Dopo averci fatto aspettare altri quattro anni (lo stesso gap separava infatti “Lament” e “Stage Four”) i giovani veterani del post-hardcore californiano tornano con un lavoro al tempo stesso maturo e pregno di freschezza e urgenza. Stesso produttore di "Lament" (Ross Robinson, curriculum “pesante”, con all’attivo nomi come Korn, Deftones, Sepultura…), nuova label (dopo due album con la Epitaph), la “specialista” hardcore Rise Records: “Spiral In A Straight Line” porta avanti il discorso intrapreso con i due lavori precedenti, accentuandone la componente “pop”.
Le virgolette sono comunque d’obbligo, dato che le vocals al vetriolo di Jeremy Bolm e le chitarre taglienti restano un must del Touché Amoré-sound. Via libera, quindi, al sing-along emozionale dell’opener “Nobody’s” e del singolo Hal Ashby (dedicato a un altro “cantore di incompresi”, il regista di “Harold e Maude”), ma anche a brani più veloci come “Disasters” e “Mezzanine”, il cui tiro viene accentuato dai passaggi stop-and-go. Altrove il passo dei T.A. si fa cadenzato, a tratti cupo (“Force Of Habit”, “Altitude”), mai greve; a livello di lyrics proseguono le tematiche di perdita e di crescita, sorta di “diario di bordo” di Bolm di cui veniamo messi a parte.
Gli ospiti, di primo livello, danno un contributo molto personale: Lou Barlow (Dinosaur Jr., Sebadoh) nella quasi-ballad “Subversion” e l’ottima Julien Baker, alla sua terza collaborazione con i losangelini, nella conclusiva e appassionata “Goodbye For Now”.
Una formula collaudata, dunque: un misto di rabbia, energia, dolore e introspezione, che a volte somiglia in maniera davvero sorprendente a quello che è la nostra vita.
07/01/2025