E’ giunto l’ora dell’appuntamento con il third difficult album per i W. H. Lung. Per la band di Manchester è l’occasione per consolidare una formula che mette insieme post-punk, synth-pop e kraut-rock con un tratto raffinato e colto che, pur non conquistando le classifiche, si è dimostrato vincente nella dimensione live.
Ed è proprio dall’energia del palco che trae linfa “Every Inch Of Earth Pulsates”, un disco che modifica la strategia della band inglese affidando la produzione alle graffianti mani di Ross Horton e concentrando l’attenzione non solo sulla composizione ma anche su sonorità energiche e grezze.
Da potenziali emuli di Stone Roses e Lcd Soundsystem, i W.H. Lung si evolvono verso una musica dance-rock dai tratti epici, dove convivono luci e ombre, aprendo le porte a un maggior riscontro commerciale.
“Every Inch Of Earth Pulsates” è un disco dal fascino alterno, con potenziali hit-single che catturano in pieno le intenzioni del gruppo di creare un sound pop pungente (“How To Walk”) o di convogliare le influenze Edm e kraut-rock verso sponde sonore più ruvide (“The Painting Of The Bay”).
Con il nuovo progetto, i W.H. Lung rinunciano al superfluo, guadagnando in comunicatività e vitalità (“Bliss Bliss”), ma anche smarrendo parte di quel fascino che permeava le loro pagine più psych-oriented, in tal senso brani come “Lilac Sky” e “I Will Set Fire To The House” sembrano pallide concessioni a quelle influenze (Hawkwind, Urban Verbs, Slowdive) che li differenziavano dalle tante band post-punk baciate dal successo.
Un brioso richiamo agli esordi (“Thinner Wine”), il synth-pop radiofonico di “Bloom And Fade” e l’inevitabile ballad in chiave dream-pop/shoegaze (“Flowers In The Rain”) completano un quadro decisamente non del tutto a fuoco.
Forse i W.H. Lung con “Every Inch Of Earth Pulsates” riusciranno finalmente a conquistare le classifiche, ma questa volta non hanno conquistato la nostra ammirazione.
03/11/2024