Preceduto dal successo di alcuni singoli, che hanno brillantemente superato il vaglio delle trasmissioni della Bbc, l’album dei londinesi Wonder 45 è uno dei più solidi debutti soul-funky degli ultimi tempi.
Il gruppo nasce come ensemble puramente strumentale, concepito in un primo momento come potenziale session band per altri artisti, poi evolutosi in formazione a sei con annessa una ricca sezione fiati. Dietro le quinte c’è la longa manus di Holley Gray, noto per una serie di nomination e premi come autore e produttore soul/r&b, ad affiancarlo in quest’avventura Jessica Greenfield, componente della band High Flying Birds di Liam Gallagher e affermata corista e tastierista per Paul Weller, Melanie C e Rod Stewart. L'organico è completato dal chitarrista Ross Ewart, dal batterista Chris Nickolls, dal tastierista Steve Pringle, e dal cantante Gavin Conder.
Al di là del piacevole effetto deja-vu, il loro esordio “Wonderland” è un album solido e ispirato, non privo di quel tocco tipicamente rough del British soul. Il livello della scrittura è decisamente elevato, più classico e retrò di quello esibito dal buon esordio di Fabiana Palladino e più a fuoco dell’ultimo disco di Aaron Fraser. Gli arrangiamenti sono corposi e nello stesso tempo ricchi di swing.
Le voci fanno la parte del leone nelle due tracce più interessanti dell’album, Jessica Greenfield regala sangue, sudore e lacrime alla splendida “Cry”, una di quelle canzoni soul che grondano di rabbia e sensualità e che prima o poi ci ritroveremo in qualche film o serie tv; l’ottimo Gavin Conder risponde con egual intensità e spessore nella struggente e viscerale title track, una ballata con una sezione fiati in piena forma e un hammond in sottofondo che evoca gli anni migliori della Tamla Motown.
A completare il trio delle meraviglie ci pensa l’unico strumentale dell’album , “Intermission”, un soul-blues dal pregevole tocco chitarristico che profuma di anni 70 stile Booker T. & the M.G.'s.
Il resto dell’album si mantiene su livelli elevati, passando dalle romanticismo di “Nothing’s Gonna Change” alle nuance noir alla Amy Winehouse di “Round And Round”, intercettando l’effervescenza soul-funky di Sly Stone in “Make It Happen” e la leggerezza soul lounge in “Superman”.
Quella dei Wonder 45 è in fondo una classica formula soul-funky con il giusto dosaggio di melodie avvincenti e voci profonde ed emozionanti, suonata in maniera esemplare, condita con la giusta dose di influenze jazz e psichedeliche e tanta classe, qualità tanto desuete che qualcuno troverà forse superflue, mentre i puri di cuore e i più accorti appassionati di musica gradiranno senz'altro.
“Wonderland” è un disco che mantiene tutte le promesse del titolo e i Wonder 45 sono una band da tenere costantemente sott’occhio.
24/11/2024