Con una “i” in più inserita nel titolo dell’album e un membro originale fuori dai giochi (Tom Furse degli Horrors), la macchina psichedelica dei Mien si rimette in moto dopo sette anni e con un nuovo adepto, Robb Kidd della Golden Dawn Arkestra. Sfrontati, sicuri, tenaci, i Mien restano fedeli alla loro liturgia a base di raga psichedelici in chiave apocalittical-synth/kraut. Ancora una volta non indugiano nella nostalgia né esibiscono muscoli e riff, proiettando il nuovo album “Miien” verso scenari futuristici dove i sintetizzatori graffiano come chitarre e le voci si adagiano su melodie pop dal gusto retrò.
Alex Maas (Black Angels), Rishi Dhir (Elephant Stone), John-Mark Lapham (The Earlies) e il nuovo arrivato Robb Kidd si dilettano con tutti i cliché della musica psichedelica alla maniera dei Dukes Of Stratosphear, alternando con una naturalezza impressionante il furore elettro-psych di “Evil People” (brano nato dalla collaborazione di Maas con Trentemoller) alla magia ipnotica e neo-romantic dell’elettro-pop di “Mirror”.
Non c’è brano che non sia frutto di sapiente e colta elaborazione, tra rocamboleschi groove psych-rock degni dei Primal Scream (“Counterbalance”) e melodie slow-burning rette da un picchiettare ritmico che cresce fino a dilatarsi in un visionario synth-blues (“How Could You Run”).
I Mien esibiscono una versatilità che raramente si assapora nella neo-psichedelia. Ritmi serrati e sonorità elettroniche stridenti sono i due elementi base di un disco che passa dal rigore ritmico di “Empty Sun” all’estasi tribal-dance di “Slipping Away”, scendendo nelle profondità dell’universo lisergico con un tripudio di mantra che pian piano implode (la splendida “Silent Golden”), mentre un flusso di vibrazioni cosmiche incornicia una delle pagine più inquietanti e ingannevoli dell’album (“Knocking On Your Door”).
La musica dei Mien è volutamente non memorabile. Le dieci tracce sono concepite come dei percorsi tortuosi dove perdersi. “Miien” è un incessante susseguirsi di stati d’animo in cui anche al romanticismo e alla malinconia è concesso distendersi su vellutati groove (“Tungsten”), ma è nelle adrenaliniche e ossessive trame di drum machine e nelle oscurità di un algido elettro-pop che la band ritrova la forma originaria della psichedelia (“Morning Echo”,) scalzando anni e anni di inutili speculazioni concettuali.
20/05/2025