Giunta alla terza prova, la cantautrice inglese Victoria Ann “Tor” Maries, in arte Billy Nomates, abbandona le sonorità più dure vicine al post-punk del primo lavoro e in parte del secondo per avventurarsi in territori decisamente più melodici. Questo cambio di direzione è intuibile sin dall’apertura di “Metalhorse”, nella quale un raffinato pianoforte apre le danze a un pezzo dal ritmo incalzante e coinvolgente, inevitabile non percepire forti assonanze con le produzioni di Fiona Apple. La successiva “Nothin Worth Winning” vira su trame new wave grazie a synth pulsanti e ipnotici capaci di creare un’atmosfera di velata malinconia.
Più energico "The Test", singolo che ha anticipato l'album, caratterizzato ancora da un caldo pianoforte oltre che da una profonda linea di basso e da un incedere generale che ricorda il synth-pop dei Future Islands. Il brano è un inno alla resilienza ed esprime l'idea di non arrendersi di fronte alle prove anche dure che la vita può riservarti. In "Override"delle veloci chitarre, in vago stile smitshiano, donano vigore a un pezzo nel quale si possono cogliere echi country e folk, mettendo in mostra una Billy Nomates capace di esplorare nuovi territori musicali con una certa disinvoltura. Questa apertura è evidente anche in "Dark Horse Friend", che vede la partecipazione di Hugh Cornwell degli Stranglers, collaborazione che aggiunge una vena più rock alla traccia, con un testo che indaga la tematica relativa alla complessità delle relazioni umane.
L’album prosegue con un brano breve ma dai tratti solenni che lambisce territori soul come “In Life’s Unfair” a cui fa seguito la dinamica “Plans” che richiama il vivace sound pop dei B-52's.
È soprattutto nei testi che "Metalhorse" rivela la sua vera forza e la sua profondità. Billy Nomates si conferma una cantastorie acuta e disincantata, raccontando storie di periferie (intese non soltanto come luoghi fisici) e dipingendo quadri di vita quotidiana con cruda ironia e sarcasmo tipicamente British. Il fil rouge che lega poi l’intero album gira intorno al concetto di "luna-park", inteso come metafora della vita, in cui si affrontano sfide continue e dove si alternano emozioni forti come euforia e paura, allegria e delusioni.
Degna di nota anche l’ipnotica "Gas", grazie a synth avvolgenti e penetranti a cui segue "Comedic Timing" pezzo godibile dal ritmo più lento che alla distanza ha il difetto di risultare alquanto innocuo. "Strange Gift" si rivela come uno dei momenti più intensi e vulnerabili di "Metalhorse": un’intima ballata chitarra e voce nella quale Nomates affronta con grande sensibilità e delicatezza il tema della morte, facendo emergere tutta la sua fragilità espressiva.
Si giunge ai titoli di coda con la catartica “Moon Explodes”: esplosiva e liberatoria, configura la conclusione perfetta dell’album.
"Metalhorse" si rivela un lavoro indubbiamente ricercato e brillante, che conferma la statura artistica di Billy Nomates. Tuttavia, pur esplorando nuove direzioni e dimostrando grande potenziale, Tor Maries non sembra aver ancora trovato l’assetto definitivo, lasciando però intravedere ampi spazi per un'ulteriore evoluzione creativa.
02/06/2025