Classe 1968, originario di Johannesburg ma trapiantato stabilmente a New York dalla prima metà dei Novanta, Brendon Moeller ha iniziato a scrivere musica soltanto dopo il trasferimento, sospinto da suggestioni afrobeat, shoegaze e dub. Noto anche come Echologist e Beat Pharmacy, per decenni ha modellato il suo lessico sonoro tra le brume degli echi giamaicani, riflessi nel battito siderale della techno e aderendo al minimalismo in tutte le sue declinazioni: da quelle più luminose e tecno-positive dei primi Duemila ai ritmi marziali e granitici dell'estetica Berghain e Tresor. Eppure, la vena polimorfa dei suoi gusti non era mai emersa del tutto: compressa nel connubio ossessivo tra cassa dritta e mantriche derive dub, in un'ortodossia che saccheggiava i Basic Channel riducendone il verbo a scatti coincisi e ridotti al midollo.
Negli ultimi anni, però, qualcosa è cambiato. Un'inversione di marcia, sorprendente dopo decenni passati a forgiare gli stessi blocchi. "Blue Moon" segna una nuova traiettoria: intrecciare la sensibilità dub-techno con il lessico ritmico della minimal drum and bass, cesellando una atmospheric-jungle che guarda più a Looking Good Records che al catalogo di cv313 e DeepChord.
In realtà, l'acerbo "Further", uscito a fine 2024, aveva anticipato la mutazione, ma è "Blue Moon", a rappresentarne l'epifania: un ventaglio di paesaggi fluttuanti che riscrive le coordinate di Seba, Lotek e PFM (non il gruppo prog italiano, ma Mike Bolton, figura chiave della drum and bass, conosciuto anche come Progressive Future Music). Qui, la dnb è destrutturata in armonie gentili e dettagli impregnati di un immaginario acquatico e futurista ("Signals"), che sembra esplorare un pianeta sospeso in un millennio remoto ("Ruins").
In appena sei brani, Moeller riesce a rifondare il proprio percorso, riscoprendo l'estasi contemplativa di Aural Imbalance e Deep Space Organisms, filtrata attraverso le geometrie spezzate del riddim jungle e l'astrazione numerica dell'Idm. L'eco degli anni Novanta risuona forte, ma viene rifratta dallo sguardo sobrio e misurato di chi quella stagione l'ha attraversata fino in fondo. Un vagabondaggio pacifico tra galassie ancora ignote, la cui unica nota dolente è quella di racchiudersi in soli trentadue minuti.
26/04/2025