All’attivo in Captain Croock, Quasar, Cosmolab, Japan Suicide e Varanasi, il multistrumentista ternano Saverio Paiella si concentra esclusivamente sulle tastiere elettroniche ribattezzandosi ChronoKyma per un album omonimo di tre tracce lunghe.
Il crescendo che porta a ispessire l’unione di battito house blando e avvicendarsi lento di droni di “Kalapathar” suona disorganizzato e fin troppo informale, inelegante. La più estesa e senza beat “Ksheera Sagara” (16 minuti) diventa anzi a tratti un guazzabuglio, una elegia elettronica polifonica fatta passare per un wormhole senza climax né sviluppi, un traboccare interminabile di effetti timbrici. La migliore è la terza e ultima “Zhi”, clima d’elettrostatica rarefazione su ritmo cardiaco che muta in balletto/fantasia cibernetico piuttosto asettico, mai realmente drammatico.
Trascendentale e professionalizzata evoluzione del suo primo casalingo tentativo di alter-ego analogico 99942 Apophis, Paiella s’è incaponito in un esercizio di destrezza tecnica alla “machinery”, di conoscenza elettronica, prolisso e con poca ciccia. Non mancano i momenti di musica profonda e ci sono tratti metafisici Cluster-iani. Microscopia di copertina: l’unione di due cristalli d’oro via nanoponte atomico (cortesia NCEM).
08/05/2025