Dalla seconda incarnazione dei dismessi Adam Carpet (Milano) Diego Galeri (già batterista storico dei Timoria), Francesco Capasso (chitarra e basso) e Giovanni Calella (chitarra e synth) proseguono in power-trio strumentale a nome Dow, il cui primo omonimo “Dow” si esprime grosso modo secondo due modalità: ricerca sonica dotta e melodismo pop mellifluo.
Alla prima appartiene senz’altro una “Kick-Ass Grand Finale” spartita tra lo sfondamento proto-metal dei Deep Purple e il poliritmo cibernetico della “Atrocity Exhibition” dei Joy Division. “Boards Of Canapa” è un’escursione nello space-rock Pink Floyd-iano. Nell’altra categoria casca appieno l’elegia synth-pop senza canto di “Fresh From Gulag”.
Per quanto semplici intermezzi, momenti come “M’Osho” (una danza rituale) e “Mental Brick Wall” (un incubo allucinatorio) si fanno puri distillati della loro arte, ancor più puri se possibile dei brani lunghi.
Dopo quasi dieci anni (a parte I Fiumi con Sarah Stride e Xabier Iriondo) Galeri ritorna con un progetto di vigore di groove e tempra sperimentale, espresso con una dote strumentistica che ha dell’esplosivo. Problemi di messa in piega danno un risultato finale arretrato rispetto alla potenzialità: scarsa coesione, indecisioni - specie verso la fine (su tutte “Captain Syringe”, sorta di scherzetto math-rock) - e pure una stortura, quasi una contraddizione, il power-pop cantato di “Cafard”.
28/06/2025