Dressed Like Boys - Dressed Like Boys

2025 (Mayway)
singer-songwriter chamber pop

Già cantante e bassista della band indie-rock belga Dirk (formazione nota in patria, spesso ai vertici delle classifiche nazionali e considerata un mix tra Weezer e Pixies), Jelle Denturck sveste i panni di frontman del gruppo per una nuova identità sonora che coincide con una profonda autoanalisi, con la quale il musicista affronta a spada tratta le proprie fragilità emotive e l'essere omosessuale. Jelle Denturck rispolvera la propria collezioni di album di David Bowie, Elton John, Beatles, Lou Reed, Anohni & The Johnsons, Sufjan Stevens e Perfume Genius, tirando fuori dal cappello undici brani midtempo ricchi di echi anni 70, tra tastiere vintage e melodie disinvolte e gradevoli.

A volte una canzone riesce a sollevare più clamore di una scarica di chitarre urlanti, ed è in questa metamorfosi sonora che è racchiuso il fascino dell'album "Dressed Like Boys", nato casualmente dopo che la casa discografica ha scoperto dei demo registrati dal musicista per puro diletto personale. Quelle dell'artista belga sono canzoni intime e personali che affrontano storie d'amore tormentate, ma anche la viltà degli omofobi che dietro la violenza e la sopraffazione nascondono le proprie debolezze.
Da buon rocker, Jelle Denturck conosce a menadito le regole del gioco, quando le note di "Nando" introducono l'album, il mix di John Lennon ed Elton John prima maniera cattura la magia di quel pop melodico che nei tardi anni 70 dominava le classifiche internazionali, grazie a poche note di un piano a coda, archi e cori gospel-blues e una voce sofferta: "Nando, senti il dolore, è passato tanto tempo da quando mi hai guardato negli occhi, l'unica volta che mi hai lasciato è stata l'unica volta che ho pianto".

"Dressed Like Boys" è un album che celebra la fragilità emotiva con una musica altrettanto delicata ma nello stesso potente: sulle parche note di "Stonewall Riots Forever" l'autore ricorda una delle pagine più importanti per il movimento gay, a far da contrappunto al piano c'è il violoncellista Frederik Daelemans, già apprezzato alla corte di Tamino. La canzone più vigorosa dal punto di vista politico è l'intrigante "Jaouad" dedicata all'artista, poeta e performer queer e musulmano che ha sfidato apertamente il regime omofobo di Orban, le sonorità sono sospese tra sogno e realtà con il piano che incrocia eteree sonorità di synth. Il tema della violenza contro la comunità gay è al centro di un'altra divagazione per piano e voce, che è anche la traccia più minimale ed essenziale del disco, "Pride": "Ti picchieranno, sarai distrutto e non proveranno alcuna vergogna. Per favore, non attaccare briga, ingoia il tuo orgoglio".

L'album di Dressed Like Boys è sia liricamente che musicalmente solido, scorre senza incertezze tra citazioni del connubio artistico Bowie/Ronson (la vibrante "Healing"), inebrianti sunshine pop con archi e assolo di chitarra elettrica anni 70 al seguito ("Lies") e ricorrenti richiami al primo Elton John ("Pinnacles", "Finger Trap"), con una qualità della scrittura che resta costante e accattivante.
Jelle Denturck dimostra di aver assimilato anche la poetica di eroi del country-rock contemporaneo come WilcoEels e Sufjan Stevens, da qui nascono brani come "Agony Street", "Our Part Of Town" e "Gregor Samsa", altri pezzi di un puzzle chamber-folk-pop dove i colori sono quelli dell'arcobaleno.

10/10/2025

Tracklist

  1. Nando
  2. Lies
  3. Pinnacles
  4. Pride
  5. Healing
  6. Jaouad
  7. Agony Street
  8. Stonewall Riots Forever
  9. Our Part of Town
  10. Finger Trap
  11. Gregor Samsa










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