La discesa in campo del manager e proprietario della XL Recordings con il progetto Everything Is Recorded non è più un semplice capriccio di un imprenditore annoiato che, potendo contare sul supporto di amici e dipendenti, si diletta con la materia prima del proprio impero industriale.
Richard Russell ostenta ancora più ambizione e azzardo contando non solo sulla presenza di ospiti eccellenti, ma anche su una più avventurosa progettazione artistica che alla frammentazione ritmicamente incalzante dei primi due album avvicenda una struttura più da concept-album.
“(Richard Russel Is) Temporary” è un disco da gustare nell’insieme dei suoi elementi, ed è ovviamente influenzato dalla recente sinergia artistica tra Richard Russell e Samantha Morton, egregiamente esplicitata nell’album “Daffodils & Dirt”. Il tono più riflessivo esalta però sia i pregi che i difetti del progetto, non esente da un certo autocompiacimento che attenua la forza dell’insieme.
Le voci di Sampha e Florence Welch primeggiano e risplendono nella traccia più rimarchevole dell’album, “Never Felt Better”, un dolente trip-hop soul/gospel dalle coinvolgenti trame emotive, un potenziale hit-single al pari della leggiadra divagazione pop anni 60 di “No More Rehearsals”, con Jack Penate, Yazz Ahmed e Jah Wobble a supporto.
Campionamenti di Molly Drake (“Firelight”) e Jackson C. Frank (“October”) svelano l’anima folk di “Temporary”. Il gemellaggio tra la voce di Maddy Prior in “Ether” resta invece in sospeso, mentre la presenza di Bill Callahan in due brani spiazza e convince solo in parte, con toni sufficientemente bilanciati nel duetto con Noah Cyrus di ”Porcupine Tattoo” e più originali in “Norm”, brano dedicato all’attore e comico canadese Norman Mc Donald.
Ancora una volta il progetto di Everything Is Recorded si nutre delle qualità dei vari collaboratori. L’incastro di synth e ritmi esotici di “Swamp Dream #3” è reso alquanto intrigante dalla presenza del giovane trio dei Mary In The Junkyard, il sax di Alabaster DePlume illumina la sacralità armonica di “My And Me” e la delicata fragilità della voce di Samantha Morton in “You Were Smiling” sottolinea con forza la natura sentimentale dell’album.
L’incedere da canzone folk di protesta dell’ultima traccia, “Goodbye (Hell Of A Ride)”, ha il compito di esternare tutta quella rabbia e tutto quel dolore tenuti a freno durante lo scorrere di un album che si nutre di contrasti, risultando a tratti forse sfiancante.
“Temporary” è dopotutto un disco che parla di dolore e morte. La musica di Richard Russell è ora un pugno (“Losing You”, “The Summons”), ora una carezza (“The Meadow”), un po’ come la vita, non necessariamente brillante, ma se non altro autentica.
25/03/2025