Flora Hibberd

Swirl

2025 (22Twenty)
alt-folk, art-pop

Inghilterra, Francia e America: sono questi i tre punti nodali di un album maturo e convincente che consolida un immaginario artistico al femminile, ormai svincolato dal ruolo subalterno e dal cliché solitary/melanconic folk post-mitchelliano (cliché che in parte aleggiava nel mini-album d’esordio “Hold”).

“Swirl” è il primo album rivelazione del giovane 2025, e Flora Hibberd è un’autrice dal tocco personale e sorprendente, un’artista capace nell’arco di undici brani, per poco più di 40 minuti, di esplorare art-pop, folk, country, elettronica e blues, con una versatilità vocale che apre le porte a interessanti evoluzioni stilistiche.
Con un solido quartetto al seguito – Pat Keen, Ben Lester, J T Bates e il fedele collaboratore Victor Claass – Flora Hibberd mette a frutto l’esperienza della band (i quattro musicisti vantano collaborazioni con Sufjan Stevens, The Tallest Man On Earth, Bon Iver e Taylor Swift), con un set di canzoni che ricalcano con intelligenza l’estroversa e stravagante bellezza di Aldous Harding (“Code”), o che dialogano con l’art-pop post-new wave (“Auto-Icon”) e infine profanano iconiche figure country con bizzarrie pop-psych-folk e tanto di organo vintage al seguito (“Jesse”). 

Quando l’atmosfera sembra volgere verso un più tipico country-folk, le coordinate sono ricche di imprevisti: la pedal steel che regge le fila di “Remote Becoming Holy” deve infatti fare i conti con malevolenze noir e algidi tempi ritmici jazz, mentre in “Still No Closer” un flebile esotismo non riesce a mascherare del tutto una contagiosa malinconia. Anche la più classica ballad folk-blues “Every Incident Has Left Its Mark” offre continui cambi di registro melodico e ritmico, che ne modificano la struttura fino a un caotico finale hard-rock, vibrazioni che marcano con ancor più grezza energia lo schiaffo post-punk di “Lucky You”.
La deliziosa fragilità di “Canopy”, la raffinatezza della toccante “Baby”, l’oscuro minimalismo tribale dell’enigmatica “Fern”, sottolineano una versatilità della scrittura che regala a “Swirl” una duttilità stilistica che potrebbe incuriosire anche i non fan delle voci femminili, mentre l’ipnotico finale a base di fingerpicking, incursioni elettroniche d’antan e ritmi brushwork della suadente e ingannevole “Ticket” conquista un posto nella lista delle canzoni da non dimenticare di questo anno ancora giovane e imprevedibile.

24/01/2025

Tracklist

  1. Auto Icon
  2. Remote Becoming Holy
  3. Code
  4. Every Incident Has Left Its Mark
  5. Canopy
  6. Baby
  7. Jesse
  8. Lucky You
  9. Fern
  10. Still No Closer
  11. Ticket






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