Om Unit - Acid Dub Studies III

2025 (autoprodotto)
dub

Dodici anni di attività e dieci album all'attivo, senza contare i progetti paralleli (Dream Continuum, Richie Brains) e gli aka (Mahakala, 2Tall, Philip D Kick). Om Unit, al secolo Jim Coles, non è certo uno che ama starsene tranquillo. Nato nel 1980, dopo aver trascorso l'adolescenza a smanettare campionatori per generare jungle forsennata e primordiale, una volta compiuti i trent'anni ha iniziato a incanalare il bagaglio accumulato, passando dallo spippolamento a una fase di costruzione, irrompendo nel sottobosco club con un ingresso tutt'altro che in sordina: quello nel mondo Fabric, lo storico locale londinese che con la sua raccolta di nuove promesse "Elevator Music Vol. 1" ha dato i natali al giovane autore. Un artista che, più che attingere dalla club-culture in senso stretto, si rifà alla tradizione soundsystem: quella litania profondamente bass-oriented (non a caso nota anche come bass-music) costruita su stregonerie di strada come dubstep, jungle, footwork e Uk-bass, con quell'inconfondibile venatura metropolitana che ha scolpito l'elettronica britannica tra fine anni Zero e inizio anni Dieci.

"Acid Dub Studies III" prosegue e stratifica il sentiero dei due capitoli precedenti, alternando codici acid di estrazione Roland Tb-303 a liturgie dub in terzina, eredità diretta dei maestri giamaicani del delay. Il vertice emotivo è forse "Lost And Found", che al sostrato dub-acid affianca un lirismo da ballad in controluce. Ma anche la successiva "Usurper" non scherza: un intreccio ritmico da scienza del beat, dove magniloquenze riverberate ed echi siderali danzano sopra sub-sculture telluriche, vibrazioni profonde modellate su masse incalcolabili di basse frequenze.

A pesare è forse l'assenza di una tessitura coerente: acid e dub condividono radici analog potenti, qui però solo parzialmente evocate. Il risultato suona più esile rispetto a ciò che hanno saputo evocare i profeti di Jah o i naviganti psicotropi del futuro. A mancare, poi, è quella spinta al rischio, quel desiderio di trasformare il suono in flusso magmatico o in fenditura viscerale. Più un esercizio stilistico che un'incursione autentica, anche se questo lo si poteva intuire già dal titolo. Eppure, l'esperienza che trasmette, pur non bruciante, resta preparata e dotata di una dignitosa lucidità artigianale.

23/04/2025

Tracklist

  1. Frosted
  2. Hungry World
  3. The Chase
  4. Lost And Found
  5. Usurper
  6. Ascension
  7. Circulate / Thunderflies
  8. Altitude
  9. Lonely Cities

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