Il percorso artistico di Perry Frank (nome dietro cui si cela il musicista sardo Francesco Perra) prosegue dagli esordi caratterizzati da un intimissimo ambient-guitar (“Soundscape Box I”, “Reverie”) fino ai suoni basinskiani di “Nuit Ensemble”. Con il nuovo “Atlas” - nome ispirato alla mitologia greca (Atlas è il nome di uno dei Titani condannati a sorreggere la Terra per l'eternità) - il suono della musica di Perry assume una grandezza epica, un senso di tragicità (derivato appunto dalla cultura greca) che musicalmente non può non ricordare le caratteristiche più imponenti delle composizioni di Rafael Anton Irisarri.
I temi trattati sono infatti i medesimi, cioè il senso di smarrimento e impotenza che si può avere davanti alla realtà che quotidianamente si dipana di fronte agli occhi di tutti: migrazioni di massa, guerra, povertà, pesi enormi che oggi schiacciano, come Atlas, l’uomo contemporaneo. Al confine tra l'ambient-drone, il post-rock e l’elettronica avveniristica di Vangelis, i dieci brani di “Atlas” alternano colate di rumore bianco a sovrapposizioni di suoni in crescendo che puntano tutto sull’emotività e sul tentativo di aprire un dialogo con l’ascoltatore in una visione puramente espressionista dell’arte (la musica deve puntare a ispirare sentimenti e immagini che vanno oltre le semplici note).
I riverberi di chitarra (“Laguna”), i synth eterei (“Up Towards The Sky”) che si sovrappongono tra loro creano texture dal forte impatto emotivo, tipico di un certo modo di intendere la musica ambient (“Quiet Before The Storm”) che cerca di aprirsi a sonorità sci-fi (“Desert Plain”). Unire oscurità lasciando una sensazione quasi incorporea, una leggerezza che attenua il senso di angoscia sottostante non è semplice, Perry Frank riesce a mantenere questo equilibrio con una certa classe, non sfigurando affatto dinanzi ai suoi punti di riferimento.
19/02/2025