Raisa K - Affectionately

2025 (15 Love)
synth, electro

A furia di seguire le uscite più liminali dei circuiti indipendenti, qualcosa la si impara; in quel di Londra, per dire, esiste una strana galleria di personaggi che gira attorno alla figura di Mica Levi e i suoi progetti – il nome più famoso attualmente è quello di Tirzah, ma possiamo includere nel circuito anche Coby Sey e suo fratello Kwes, tutti musicisti impegnati a proprio modo nella ridefinizione di un linguaggio metropolitano elettronico in lo-fi. Esiste infatti una radice comune per questa poetica fatta d’idee appena abbozzate ma suggestive, assemblate con gusto tipicamente ruvido e colloquiale, scevro di abbellimenti e distrazioni.
L’ascolto di “Affectionately” è un distillato talmente tipico di quanto appena descritto da essere tanto accattivante per gli iniziati al genere quanto forse anche troppo derivativo. Ma Raisa Khan non demorde; già vocalist nei Micachu & The Shapes (nei quali milita anche Marc Pell, batterista coi Mount Kimbie), dopo qualche prima uscita pubblicizzata addirittura da Ninja Tune, ha ri-optato per un quieto vivere nelle retrovie discografiche. Sin dall’inclemente immagine di copertina, il suo album di debutto, edito dalla danese 15 Love, è un affare particolarmente schivo e introverso.

Non che manchi un certo fascino primitivista all’opera, soprattutto nella costruzione di basi sgranate e gassose amplificate dal riverbero, riconducibili tanto all’estetica di Elysia Crampton e Astrid Sonne quanto agli artisti più concettuali del circuito Pan. È il caso dell’introduttiva title track, seguita dall’ipnotica “How Did You Know”, esempi tipici di questo cantautorato incidentale, nel quale poche frasi di circostanza sostengono l’intera impalcatura comunicativa.
Insomma, “Affectionately” è un continuo saliscendi d’idee oblique e trame solitarie; “Dreaming” lambisce vacui echi orientaleggianti (viene facile pensare proprio ad “Asiatisch” di Fatima Al Qadiri), “Step” accenna scarti drum’n’bass, mentre “Come Down” viene animata da un opprimente post-rock senza risoluzione. È con i bassi di “Tall Enough” e “As It Seems” che l’ascolto tradisce semmai qualche influenza wave, pur senza mai curare del tutto l’anemia che ne sottolinea ogni debolezza melodica, ma del resto la forma canzone qui non è esattamente una priorità.

Facile dunque collocare anche Raisa K nella propria bolla di riferimento, con un ennesimo lavoro tipico di questo circuito, al contempo insondabile ma prescelto. Certo, si avverte la mancanza d’una spinta diversa, qualcosa che elevi l’estetica dominante verso una dimensione se non nuova almeno più spiccatamente personale – un cruccio, questo, che punge l’ascoltatore proprio nel momento in cui l’emozione viene percepita davvero, grazie alla calda voce del già citato Coby Sey: è “Stay”, morbido duetto costruito attorno a un arpeggio rudimentale, quel tanto che basta per lasciar posto agli interpreti d’implorare sommessamente l’un l’altra con disarmante semplicità.

“Affectionately” non sarà dunque un’uscita da strombazzare in giro, un po’ per la natura stessa del lavoro, un po’ per l’insistenza attorno a un’estetica meglio intravista altrove. Ma chiunque trovi sintonia con tale poetica della decostruzione può benissimo perdervisi senza remore, Raisa K è qui per dilatare i bordi della percezione comune.

21/03/2025

Tracklist

  1. Affectionately
  2. How Did You Know
  3. Feel It
  4. Tall Enough
  5. As It Seems
  6. Both Still
  7. Honest
  8. Step
  9. Dreaming
  10. Stay feat. Coby Sey
  11. Come Down
  12. Final Generations




Raisa K sul web