Sevish - One With The Fractal

2025 (autoprodotto)
idm

Cos'è la microtonalità? In un certo senso, è un atto di eresia verso i dogmi musicali che, come collettività, abbiamo finito per prendere per verità assolute. È un gesto di rivolta estetica che scardina l'idea di intervallo tra le note, spalancando uno spazio inedito, dove tra un Do e un Re possono annidarsi infinite gradazioni, calcolate con rigore quasi esoterico o pura libertà speculativa. È come dire: rendere l'errore intonato, trasformare la stonatura in fondamento.

In verità, questo scardinamento non è affatto nuovo. La tonalità, per come ci è familiare, è una creatura relativamente recente, risalente al genio di Bach. Se ci catapultassimo nel Medioevo, ci sembrerebbe di ascoltare una bizzarra sequenza di note stonate, eppure erano perfettamente sensate per l'epoca. E anche nel Novecento non sono mancati i dissidenti sonori (basti pensare al mitico Giacinto Scelsi) che hanno provato a ridisegnare la mappa della percezione musicale.
Senza contare che molte culture extra-occidentali, dall'India alla Cina passando per il mondo arabo, hanno da sempre operato su logiche microtonali, senza neanche doversi inventare la parola per definirle. Nemmeno il rock ne è rimasto immune: "Trout Mask Replica" ha già mostrato la via dell'assurdo intonato, e negli ultimi anni il folle progetto Jute Gyte ha spalancato i cancelli di un dissonant-black-metal che sembra provenire da una dimensione parallela.

Quindi no, la microtonalità non è un genere. È un linguaggio che può essere parlato tanto dagli alchimisti del noise quanto dai matematici della sintesi. Sevish si inserisce in questa corrente con l'aria di chi ha studiato le formule per edificare una Idm deformata, proveniente da un mondo acid-psytrance simile al nostro ma come visto attraverso uno specchio convesso: le melodie sembrano riconoscibili, eppure c'è qualcosa di straniante, una leggera uncanny-valley dove presunti guru elettronici trovano meditazione in schemi improbabili ("Day For Night").
Ogni traccia si fonda su una struttura intonativa diversa e documentata con pignoleria zen sulla pagina Bandcamp, e si muove secondo poliritmie disegnate da un Golem della glitch-music. Per farla breve, il disco è l'euforia di un complesso fusion ubriaco ("Soundways") piuttosto che la meditazione galattica degli Orb.

Ma non immaginiamoci un esperimento alieno. Le melodie, per quanto intonate su scale non convenzionali, mantengono molta riconoscibilità, e talvolta sembrano più figlie di un'ebbrezza jazz-rock (anche se, qui dentro, nessuno dei due generi è minimamente presente) di chi ha bevuto un bicchiere di troppo, piuttosto che il lascito di una visione extraterrestre ("Don't Worry Too Much About It"). "One With The Fractal" si muove tra l'estroso e il bizzarro, ma senza affondare il colpo, anche e soprattutto per un sound design tendenzialmente ordinario.
La sua forza è l'atmosfera da giostra sbilenca, non certo l'ambizione di ridisegnare i confini dell'elettronica. E forse è proprio questo che manca: una tensione reale verso la rottura, un desiderio di disintegrare lo schema invece che piegarlo dolcemente. Il risultato resta comunque interessante, con l'aria di una festa tra androidi filosofi. Ma la sensazione, alla fine, è quella di un lavoro che poteva dire molto di più.

07/04/2025

Tracklist

  1. This Track
  2. The Dreamer
  3. Day For Night
  4. Don't Worry Too Much About It
  5. Good Looking Aft
  6. Soundways
  7. Fusillification
  8. Wait What
  9. Durationplex
  10. Triple Trouble
  11. Automaton
  12. False Awakening
  13. Cosmic Playtime

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