Ni miedo, ni vergüenza, ni culpa, ni dinero en el banco. La culpa es de tus padres, del colegio, del Estado español. Te sientes invencible y en el fondo no te aguanta ni Dios
Così cantano le Shego in una delle canzoni simbolo di questo secondo disco intitolato “No lo volverè a hacer”. “Curso avanzado de perra” (“Corso avanzato da cagna”) è una sorta di divertito breviario per sopravvivere in una modernità che non offre spiragli a nessuno, specie se appartenente alle generazioni più giovani. C’è tanta rabbia discendente dalle riot grrrl, ma anche un’ironia che scorre sotto la pelle e finisce per essere il vero antidoto a uno scenario deprimente, fatto di gentrificazione selvaggia (“La fiesta”) e precarietà ottenebrante (“Manifesting”). Le tre madrilene Maite Gallardo, Raquel Cerro, e Charlotte Augusteijn incarnano questo sentimento inquieto in un indie punk sedato con il gusto melodico obliquo delle Breeders. Le chitarre e i coretti (ad opera di tutte e tre) sono, ovviamente, al centro di tutto.
La rabbia può essere elettrizzante, come nei brani succitati e in “BACKSTAGE”, ma anche, all’occorrenza, sciogliersi sul crinale tra depressione e malinconia in lenti come “Un secreto” e “Alguno lunes”, nei quali viene fuori una scrittura pregnante e poetica nell’immortalare l’alienazione metropolitana – siamo a Madrid, ma potremmo essere in qualsiasi grande agglomerato europeo.
Quando l’ansia e la frenesia della grande città abbandonano i testi di “No lo volverè a hacer”, perché un giorno di buon umore prima o poi tocca a tutti, le Shego confezionano un inno euforico intitolato “arghHhh!” al quale è impossibile resistere e del quale, si conosca lo spagnolo o meno, si finisce col gridare il carichissimo refrain: “Tantos días después de tantos días fatal/ Tantos días después de tanto tiempo/ Hoy me siento tan bien, hoy me siento genial/ Hoy por fin, después de tanto tiempo”.
Senza girarci troppo intorno: uno dei migliori lavori di area indie dell’anno in corso. Perché anche senza inventare nulla, si possono scrivere grandi canzoncine da canticchiare e pogare, nelle quali indentificarsi. E quindi sarebbe provvidenziale un giretto (pur in senso figurato) a Madrid, piuttosto che abbeverarsi a una scena Uk che suona sempre più come un ammasso di (poco più che) cover band – ogni riferimento alle Lambrini Girls è puramente intenzionale.
14/03/2025