C'è sempre un velo di dolcezza dietro la musica di Aleksandra Yakunina-Denton, la cantautrice di Manchester meglio nota come Shura. Del resto, il suo è un mondo caratterialmente introverso, dedito prima di tutto all'arte del dettaglio; sin dai tempi di "Nothing's Real", chiacchierato debutto che le aprì addirittura le porte della classifica britannica, e poi con l'ancor più raffinato "Forevher", la sua penna racconta storie d'amore cangianti e pungenti, accostandosi, con grazia, ai lavori di colleghe quali Sarah Cracknell e Tanita Tikaram.
Ma con un titolo come "I Got Too Sad For My Friends", edito da [PIAS], è Shura per prima a mettere le mani avanti di fronte a un percorso sempre più intimo e ricercato. È il folk, adesso, a predere lentamente il sopravvento, tramite mantelli di chitarre acustiche e batteria spazzolata, lasciando all'elettronica giusto qualche sfondo di tastiere e drum machine. Ma è una mescola che ancora funziona, grazie a una scrittura pop ordinata e attenta alla melodia, buona per incorniciare una voce espressiva quanto sottile e vagamente infantile.
Sin dalla confessionale apertura in stile Kings Of Convenience di "Tokyo", infatti, il lavoro si mostra subito per quel che è: piacevole alle orecchie ma inquisitorio e amarognolo nelle liriche, un cantautorato folk-pop che si fa ancor più pronunciato in "Leonard Street", nella contemplativa "America", e soprattutto con la nuda ed emotiva confessione delle proprie ansie di "Online". Nel mezzo, una "Ringpull" che sembra uscita da "Good Humour" dei Saint Etienne, e l'amica Cassandra Jenkins che viene in aiuto su uno dei momenti più quietamente passionali in scaletta: "Richardson", costruita con cura come un sentimentale d'altri tempi.
Non mancano echi funk e soul, qui condotti con mano particolarmente controllata sulla scia di Charlotte Day Wilson o della Rosie Lowe di "YU": brani quali "If You Don't Believe In Love", con i bofonchianti cori di Helado Negro sullo sfondo, e l'afflato naif di "I Wanna Be Loved By You", candeggiano pigramente sotto al sole. Per guardare al proprio passato, invece, Shura infila lo stellato synth-pop di "Recognise", arricchito da uno splendido ritornello, e il singolo "World's Worst Girlfriend", lampante esempio di una scrittura che sa essere amara anche quando inzuppata dentro una dolce confettura melodica.
Manca forse al lavoro quel qualcosa in più, uno slancio di fantasia ogni tanto come lo erano state, in passato, canzoni quali "White Light" e "Skyline, Be Mine", eccentriche e sperimentali al punto giusto per trasportare l'autrice verso platee più attente ed esigenti. Ben più pulito e ordinato, nonché notevolmente acquietato nel ritmo, "I Got Too Sad For My Friends" in un certo senso normalizza e semplifica l'arte di Shura, ma lo fa comunque con quel tanto di cuore che non lo rende lezioso né pretestuoso. Un disco limpido e cullante, uscito senza grossi clamori, da ascoltare quando si è in vena di ritrovare sé stessi senza bisogno di stupirsi del risultato.
20/06/2025