La techno a Detroit merita ancora un posto d'onore. E soprattutto, non è un fenomeno che si nutre solo delle proprie glorie passate. The Abstract Eye ne è la dimostrazione più tangibile: al secolo Gabriel Reyes-Whittaker, conosciuto nell'underground d'oltremanica come Gifted & Blessed, ha avviato questo side-project all'inizio degli anni Dieci pubblicando nel 2011 l'eccellente Ep "Cool Warm Divine". Giunti al 2025, "You Can't Unsee Me" ne rappresenta il debut-album, un crogiolo di idee in cui otto esplorazioni, registrate in presa diretta nell'arco di un decennio, prendono forma attraverso un setup essenziale e una palette timbrica ridotta all'osso. Ciò che distingue l'opera è l'attrazione per autentiche deformazioni ritmiche, figlie di un broken beat dall'anima progressive ("Skyfather") e soprattutto una venerazione per i sintetizzatori vintage, come gli Yamaha, che hanno dipinto il paesaggio elettronico dagli anni Ottanta in poi.
Quelle di The Abstract Eye sono autentiche visioni di universi sconosciuti, habitat intangibili in cui poliritmie in continua mutazione sorprendono l'ascoltatore a ogni battuta ("True Freedom Without Boundaries", piccolo capolavoro per il djing notturno). In un arsenale che schiera drum machine Roland, synth bass e una manciata di oscillatori a scolpire incessanti evoluzioni armoniche, l'approccio è chiaro: ottenere il massimo della creatività con il minimo indispensabile. Non è tanto la ricerca timbrica a guidare il percorso, fortemente marcato dall'estetica electro, quanto piuttosto l'esplorazione di strutture che si deformano e si ricompongono in visioni ipnagogiche, vere e proprie allucinazioni da dancefloor ("Connected To Life").
I riferimenti sono tutti di stampo detroitiano: Mike Banks, Dark Matrix (in particolare il glorioso Lp "Techelectro" del 2002), Dj Bone. Ma nessuno viene citato in modo esplicito. Mancano le derive sci-fi dei Drexciya o le pulsioni acid di Underground Resistance; è come se l'alchimia della Motor City fosse stata distillata fino a rivelare il suo scheletro più puro, con arpeggi e trame sintetiche che si impongono come protagonisti assoluti, sostenuti da sequenze ritmiche tanto tortuose quanto sferzanti.
"You Can't Unsee Me" è un disco che in alcuni momenti potrebbe risultare spigoloso, dato che dalla scena club ci si aspetta spesso prevedibilità ritmica o strutture convenzionali. Qui ce n'è poca traccia; sia nei momenti più composti che in quelli imbevuti di un groove impetuoso, il risultato è un folgorante caleidoscopio di emozioni: un terzo occhio che illumina la percezione.
28/02/2025