Whitney K - Bubble

Il musicista canadese Konner Whitney non ha mai fatto segreto della propria adorazione per Lou Reed e Bob Dylan, non è dunque inatteso o imprevedibile il richiamo ai due artisti succitati nel nuovo disco dei Whitney K, né lo sono gli evidenti richiami a John Lennon e Bill Callahan che agitano le acque di "Bubble".
Il passaggio alla Fire non ha modificato l'assetto della band (Josh Boguski leader dei Painters, Michael Halls e Avalon Tassonyi e ovviamente il leader Konner Whitney), rendendo la coesione tra i musicisti ancor più agevole e funzionale all'interessante viaggio nella memoria offerto da "Bubble".

Arrangiamenti più sobri e una normalizzazione della scrittura offrono al gruppo l'opportunità di mettere in piedi l'album più maturo, ma anche il meno anticonformista. Un disco che scorre senza alcun cedimento tra citazioni esplicite di John Lennon in "TV Dreaming" (con frase rubata a "Jealous Guy"), brani che potrebbero essere outtake di un disco di Lou Reed ("Sunshine 2"), atipici slanci romantici in compagnia della voce di Talia Boguski ("Freud Estate") e perfino un intelligente dream-pop ("The Ocean") che potrebbe regalare alla band una visibilità finora parca.
"Bubble" più che un trionfo musicale, è un trionfo letterario: quel che è cresciuta è la forza evocativa dei testi, mentre l'estrosità sonora degli esordi è in parte sacrificata, anche se il passo alt-country della splendida e malsana "We'll See", la svogliata ballata stile Eels "Apocalypse Rock" e il concentrato di jam-country-rock di meno di due minuti di "Lately" restano dei gioiellini da custodire con cura.

È un album stuzzicante, "Bubble". Konner Whitney cita Iggy Pop e Bruce Springsteen nei testi delle canzoni (il garage-pop-soul di "Heaven"), si diletta con l'immaginario rock e folk (il country-blues di "Jolene") e ricorda all'ascoltatore che nulla è come sembra nel mondo dei Whitney K (il frizzante pop psichedelico "Something Strange"). Una piacevole conferma per i canadesi.

09/10/2025