Negli ultimi anni, l'Australia è diventata un fervente laboratorio musicale. Dalla meditazione ambient-techno di Priori alla eterea minimal-wave di Carla Dal Forno, emergono realtà sempre più affascinanti, specialmente nei meandri elettronici. Lontano da quell'intimismo, Young Franco, nato a Brisbane nel 1994, dichiara di essere cresciuto con i Backstreet Boys e gli A Tribe Called Quest; queste influenze si riflettono nel suo disco d'esordio, "It's Franky Baby!", una raccolta di vivaci escursioni electro-dance che esplorano le più frizzanti atmosfere estive, senza la pretesa di prendersi troppo sul serio.
Il dj-producer concede ben poco spazio all'introspezione futurista della club music d'oltremanica, preferendo celebrare feste piene di vita, tra fiumi di alcol e sorrisi su danze spensierate, senza alcuna preoccupazione per il domani. I brani, tutti brevi (due o tre minuti), evidenziano un'inclinazione più pop che club-oriented: poco male, perché in poco tempo riescono a suscitare entusiasmo e a sprigionare un groove che deve tanto alle drum machine quanto ai vocal, onnipresenti e vero fulcro dell'opera.
Che si tratti della suadente melodia di "Sing It Back" o dell'hip-house di "Stunt Like This", la voce resta il perno di un progetto che si nutre di collaborazioni e che sembra cucito su misura per il flow dell'amico o dell'amica con cui Young Franco si diverte a spippolare i sintetizzatori. Ne è un esempio "Daydreaming", che con il suo retaggio funk, appassionato quanto stralunato, forse si candida a essere la più affascinante del lotto.
Non si esclude che un pizzico di profondità in più avrebbe giovato. L'impressione è di trovarsi di fronte a un disco un po' pop, forse house, con sfumature disco e hip-hop, confezionato per le radio ma con una costruzione del beat che nelle reminiscenze synth-funk riesce a dare il meglio di sé. Un album che forse non lascia tracce indelebili, ma che risulta inconfutabilmente accattivante.
04/03/2025