A cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, mentre la popular music si dibatteva tra l’effimero fenomeno dei teen-idol, gli ultimi fuochi del rock’n’roll e i primi vagiti di quella che sarebbe poi stata conosciuta come surf-music, salì alla ribalta un fenomeno destinato a incidere profondamente sulla genesi della musica rock: il "folk-revival". Le sue radici risalivano almeno agli anni Venti, quando alcuni ricercatori e semplici appassionati presero a registrare sul campo i canti tradizionali di contadini e altre categorie di lavoratori. Quella che era una musica che si trasmetteva per via orale si cristallizzò durante gli anni in forme riproducibili, diffondendosi prima grazie all’avvento del grammofono e, quindi, della radio e della televisione.
Nel decennio successivo, nella zona del Greenwich Village di New York, musicisti come Leadbelly, Woody Guthrie, Pete Seeger e l’etnomusicologo Alan Lomax entrarono in contatto, condividendo idee e passioni e somministrando, di rimando, nuova linfa vitale al processo di rivalutazione della musica folk, un processo che finì, poco alla volta, per interessare un po’ tutti gli stati a stelle e strisce, tra cui, naturalmente, anche la California. Qui, intorno alla prima metà degli anni Sessanta, operarono artisticamente anche i coniugi Mimi e Richard Fariña, artefici di un paio di dischi molto importanti nel definire il passaggio dalla pura e semplice rivisitazione della tradizione folk americana a quello che sarebbe passato alla storia con il nome di “folk-rock”.Margarita Mimi Baez, per tutti semplicemente Mimi, era nata a Palo Alto, in California, il 30 aprile del 1945. Influenzata dalla passione musicale della sorella maggiore Joan, imparò a suonare violino e chitarra, spesso esibendosi con lei dinanzi a un piccolo pubblico di familiari. Anche Mimi amava cantare, ma capì presto di non essere all’altezza della sorella, preferendo quindi approfondire lo studio di quegli strumenti a corde. L’incontro che le cambiò la vita fu quello con Richard Fariña, scrittore in erba di origini newyorkesi (nella Grande Mela era, infatti, nato l’8 marzo del 1937) che gli amici chiamavano affettuosamente Dick.
Spirito ribelle e anticonformista, figlio di un inventore cubano e di una irlandese appassionata di mistica, genitori che lo avevano scarrozzato in giro per il mondo, facendolo educare da insegnanti privati, Richard era stato cacciato dalla Cornell University per aver preso parte a una manifestazione volta a contrastare le regole fin troppo repressive che ne regolavano la quotidianità. Molta dell’atmosfera di quel periodo sarà da lui trasfigurata nel suo unico romanzo, "Been Down So Long It Looks Like Up To Me", pubblicato nel 1966 grazie all’appoggio dell’amico scrittore Thomas Pynchon e tradotto in Italia con il titolo "Così giù che mi sembra di star su". Il protagonista, Gnossos Pappadopolis, è uno studente proto-hippy del college che, in qualità di novello Omero, solca i “mari” agitatissimi di una realtà in costante fibrillazione, muovendosi con distacco e spirito anarchico tra droghe psichedeliche, sesso, musica, cultura pop e rivolta contro il Potere. Gnossos Pappadopolis è per certi versi l’alter ego dello stesso Fariña, che così sarà ricordato da C. Michael Curtis, suo compagno di stanza al college: “Credo che coltivasse un alone di mistero con una certa consapevolezza. Gli piaceva far credere di aver vissuto una vita pericolosa. Era capace di prendere il dettaglio più insignificante e inserirlo in uno schema molto più elaborato. È difficile capire quanto di questo mondo fantastico che immaginava fosse effettivamente reale, e quanto di esso fosse inventato. Ne ho conosciuti di bugiardi, e anche di gente con una fervida immaginazione. Lui non era solo fantasioso, di più. C’era qualcosa di infantile e di irrefrenabile nelle sue fantasie, e non te le rifilava in maniera aggressiva. Faceva delle allusioni vaghe, che ti spingevano a formulare dei pensieri, ti diceva: ‘Non posso parlarne’, ti faceva un sorriso enigmatico, e poi andava avanti e cambiava discorso. A volte mi sembrava che si considerasse veramente uno che aveva fatto tutte queste cose e la cui vita potesse effettivamente essere stata in pericolo. Altre volte invece sembrava che volesse rendere tutti partecipi del fatto che tutti i suoi racconti erano enormi panzane.” All’alba degli anni Sessanta, con il movimento del folk-revival in rampa di lancio, Richard prese a frequentare assiduamente la scena del Greenwich Village, entrando in contatto con numerosi personaggi, tra cui anche un giovanissimo Bob Dylan, incontrato durante le sedute di registrazione del terzo disco della cantautrice Carolyn Hester, da poco diventata signora Fariña.
Pur cullando sogni letterari, all'ombra di William Blake, della Beat Generation e della poesia delle ballate inglesi e scozzesi, Richard si appassionò al dulcimer, uno strumento a corde dall’accentuata timbrica mediorientale che, in pratica, rappresenta un’evoluzione del salterio, un antico strumento risalente almeno al IV sec. a.C.. Proprio servendosi del dulcimer, Richard cominciò a musicare alcune sue poesie, mettendosi in testa di diventare un cantautore. Fu proprio inseguendo quel sogno che, all’inizio del 1962, volò alla volta di Londra. Nella capitale inglese, riuscì a farsi un certo nome in quei pochi folk club che davano spazio ai cantautori in erba. Raggiunto dalla moglie, Fariña vide andare in pezzi il suo matrimonio quando, durante una gita in quel di Parigi, incontrò Mimi, da poco trasferitasi nella capitale francese al seguito della famiglia. Tra i due fu amore a prima vista. Per circa un anno, si scrissero lettere appassionate. Poi, una volta ottenuto il divorzio dalla Hester, lui le propose di sposarlo. Lo fecero in gran segreto, perché i genitori di Mimi (allora appena diciassettenne)i mai avrebbero dato il loro assenso a che la figlia sposasse quell’eccentrico personaggio che faceva vita da hipster.Qualche mese prima, durante un paio di giorni del gennaio 1963, Richard aveva registrato, nel negozio londinese di dischi Dobell’s Jazz Record Shop, le tracce di Dick Fariña & Eric Von Schmidt (14 tracce; 42:37), un Lp immesso sul mercato dalla Folklore Records. Nelle quattordici tracce che ne compongono la scaletta, Richard e il connazionale Von Schmidt (che si era fatto un certo nome come cantautore e pittore nel circuito folk del Greenwich Village) si cimentano con brani a cappella (“Johnny Cuckoo”), dance-song (il medley di “Old Joe’s Dulcimer”), work song (“Jumping Judy”) e deviazioni in territorio blues (“Cocaine”, dal repertorio del Reverendo Gary Davis, e “You Can Always Tell”, ispirata a “Dry Land Blues” di Furry Lewis). Tre soli gli inediti e tutti firmati da Richard: “Xmas Island”, “Stick With Me Baby” (ispirato comunque a "I Will Turn Your Money Green", brano di Furry Lewis targato 1928) e “London Waltz”, acerbi esercizi al confine tra folk e blues.
Dopo essere tornati in patria, Mimi e Richard andarono a vivere in California, condividendo anche le loro passioni musicali. Cominciarono quindi a esibirsi insieme, dapprima dinanzi a gruppi di amici e, quindi, debuttando nel 1964 al Big Sur Folk Festival dove, davanti a circa mille spettatori, suonarono tre brani, gli unici che erano riusciti a provare a dovere nelle settimane precedenti: “Pack Up Your Sorrows”, “The Falcon” e “Birmingham Sunday”, quest’ultima accompagnata anche dal canto di Joan Baez. Nonostante la brevità del set, il giorno dopo i coniugi Fariña furono contattati da Jac Holzman, che offrì loro un contratto con la Elektra. "Li volevo assolutamente", racconterà lo stesso Holzman. "Erano dinamici, Mimi era ipnotica e immensamente musicale, e Richard… era carismatico. Sembrava un folletto, spiritoso, ed era un ottimo scrittore. Dove passava lui le cose splendevano. Vicino a lui tutti si sentivano meglio, perché teneva sempre in movimento la situazione. Teneva tutto in animazione".C’era un problema, però: quando Richard si era messo in testa di diventare un cantautore, era riuscito a strappare una mezza promessa alla Vanguard, la stessa etichetta della cognata Joan Baez. Così, con grande dispiacere di Holzman, alla fine i Fariña firmarono per l’etichetta newyorkese nata nel 1950 per iniziativa dei fratelli Maynard e Seymour Solomon. In un paio di settimane circa dell’autunno del 1964, negli studi Olmstead di Manhattan, furono registrati, quindi, i brani di Celebrations For A Grey Day (13 tracce; 38:30), primo disco del duo, il cui titolo era una variazione di quello di una poesia che Richard aveva scritto a suo tempo per la Hester.
Lavoro per l’epoca molto coraggioso, costruito attraverso un sapiente mix di blues, folk, musica della tradizione irlandese e mediorientale, Celebrations For A Grey Day (che fu pubblicato nell'aprile del 1965) riflette anche il rapporto, molto libero, che Richard aveva instaurato con il dulcimer, uno strumento che, dialogando con la chitarra acustica di Mimi (la quale era solita utilizzare accordature modali, alternando arpeggi e strimpellii, secondo quanto aveva appreso a Parigi, dove aveva avuto modo di ascoltare molti musicisti di strada, alcuni dei quali di origine algerina), dà vita a quello che, all’epoca, Robert Shelton del New York Times definì come "un suono raga di stampo americano".
Aperto dalla briosa solarità di “Dandelion River Run”, il disco regala subito uno dei momenti più magici del duo con la malinconia dolceamara di “Pack Up Your Sorrows”, ipnotizzandoci, quindi, con la melodia circolare e gli intrecci vocali di “Michael, Andrew And James”, la cullante “Another Country”, e costringendoci, dunque, a battere il piede durante “One-Way Ticket” che, grazie all’aggiunta di pianoforte (Charles Small), basso (Russ Savakus) e chitarra elettrica (Bruce Langhorne), rappresenta, insieme alla più vibrante e minacciosa “Reno Nevada” (con riff ispirato a quello di “Watermelon Man” di Herbie Hancock), uno dei primissimi esempi di maturo folk-rock elettrico, ancor prima che Dylan ne facesse una ragione di vita.
Tra gli strumentali, da segnalare le trame cristalline di “Tommy Makem Fantasy” (dedicato da Richard a un suo amico cantautore di origini irlandesi), le infatuazioni American primitivism di “Dog Blue”, le danze medievaleggianti della title track (che riecheggia la filastrocca popolare francese “Frere Jacques”, insomma quella che qui da noi è famosa con il titolo di “Fra' Martino”), “Hamish”, “V.” (con Bruce Langhorne alle percussioni) e, per finire, i fraseggi spediti di “Tuileries”.
No use cryin', talkin' to a stranger,
Namin' the sorrow you've seen.
Too many bad times, too many sad times,
Nobody knows what you mean.
But if somehow you could pack up your sorrows,
And give them all to me,
You would lose them, I know how to use them,
Give them all to me
(“Pack Up Your Sorrows”)
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Celebrations For A Grey Day fu un’ulteriore dimostrazione che molti dei musicisti che erano cresciuti alla corte del folk non facevano più mistero di aver ascoltato, durante gli anni, anche del buon sano rock’n’roll. Come scrisse lo stesso Richard Fariña nelle note interne di Singer Songwriter Project, un’antologia di cantautori pubblicata in quello stesso 1965 dalla Elektra: “La musica folk, non per colpa sua, ci ha tratto in inganno portandoci a certe simpatie e nostalgiche alleanze con il cosiddetto passato tradizionale. Gli anni Trenta, le autostrade e le strade aperte, il Grande West, le montagne del Sud, il blues, i sindacati, le ballate di Childe [sic!]: tutto […] lasciava il segno, quasi come se Chuck Berry e Batman non avessero niente a che fare con chi eravamo, e Uncle Dave Macon o Horton Baker riuscissero a dircelo meglio. Ma il paradosso era implicito: che diavolo facevano i ribelli in cerca di radici? E fino a quando persone con una sensibilità poetica contemporanea si sarebbero accontentate di cantare materiale arcaico? Alcuni di noi ascoltavano la radio Am da parecchi anni”.Durante l'estate del 1965, il duo partecipò al Newport Folk Festival, suonando sotto la pioggia poco prima che Dylan scandalizzasse il pubblico presentandosi sul palco con una chitarra elettrica.
Nel dicembre successivo, cercando di battere il ferro finché era caldo, Richard e Mimi pubblicarono il loro secondo disco, Reflections In A Crystal Wind (13 tracce; 48:57), che riduceva da sette a quattro il numero degli strumentali, uno dei quali, “Miles” (omaggio al grande trombettista jazz), faceva registrare il primo tentativo autografo di Mimi.
Questo nuovo lavoro approfondiva il discorso iniziato con Celebrations For A Grey Day, presentando brani più omogenei ma complessivamente meno affascinanti. Tuttavia, anche questi solchi riuscirono a dare ancora il senso di una consapevole e creativa operazione di attraversamento della materia folk, in qualche caso (come, ad esempio, nella pachanga* afro-indiana dello strumentale “Dopico”) giocando ancora la carta di particolarissime commistioni sonore.
Al centro del disco, nel quartetto “Sell-Out Agitation Waltz”, “Hard-Loving Loser”, “Mainline Prosperity Blues” e “House Un-American Blues Activity Dream”, ci sono comunque le radici blues, pur se declinate con gusto folk-elettrico, nel solco del Dylan di "Bringing It All Back Home", disco che era stato pubblicato nove mesi prima. Altrove, invece, la magia del folk sta tutta negli intrecci strumentali e vocali: così, se “Bold Marauder” è dominato da un feeling drammatico e “Children Of Darkness” assomiglia a una ninna-nanna, sia “A Swallow Song” che “Raven Girl” vivificano dentro scenari musicali carichi di misteriosa desolazione.
Al disco, oltre al solito Bruce Langhorne e ad altri sessionmen, partecipò il futuro produttore dei Cream, Felix Pappalardi, che suona il basso elettrico in un paio di brani.
“Bold Marauder” e “House Un-American Blues Activity”, insieme alla ballata “Birmingham Sunday” (rievocazione della strage causata il 15 settembre del 1963 da una bomba del Ku Klux Klan nella Chiesa Battista dell'omonima cittadina dell'Alabama: ventidue feriti e quattro bambine morte tra gli undici e i quattordici anni), erano già stati resi disponibili, qualche mese prima, sulla compilation Singer Songwriter Project, di cui si è già detto e in cui comparivano anche brani dei cantautori Patrick Sky, Bruce Murdoch e David Blue.
If there's a way to say I'm sorry
Perhaps I'll stay another evening beside your door
And watch the moon rise inside your window
Where jewels are falling, and flowers weeping, and strangers laughing
Because you're grieving that I have gone
(“Reflections In A Crystal Wind”)
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Quando tutto sembrava andare ormai per il meglio, l’avventura dei coniugi Fariña fu costretta a fare i conti con i capricci del destino. Il 30 aprile del 1966, i due erano piuttosto euforici, visto che il primo romanzo di Richard era stato da poco pubblicato e Mimi compiva ventuno anni. All’una di quel giorno era prevista una presentazione di "Been Down So Long It Looks Like Up To Me" alla Thunderbird, una libreria della Carmel Valley, la zona in cui i due si erano stabiliti fin da quando erano tornati dall’Europa. Richard fu brillante e affabile: firmò numerose copie del suo libro (la cui dedica era tutta per sua moglie: “Questo è per Mimì”) e chiacchierò senza sosta con gli amici e le altre persone che erano andate a sentirlo parlare del suo romanzo.
Quel pomeriggio, egli volle anche festeggiare il compleanno della moglie con una festa a sorpresa preparata insieme a Pauline, l’altra sorella di Mimi. Poco prima che calasse la sera, Richard andò a fare un giro con la Harley Davidson Sportster di Willie Hinds, uno degli invitati della festa. I due si lanciarono lungo le strade della Carmel Valley. Fu l’ultimo viaggio di Richard, sbalzato dalla moto in prossimità di una curva, alla fine della quale la stessa andò a schiantarsi contro un recinto di legno. Con la morte di Richard Fariña se ne andava uno dei protagonisti più eccentrici ed interessanti del folk-revival americano.
Smarrita e addolorata Mimi decise di trasferirsi a San Francisco, dove per qualche periodo prestò la sua voce al gruppo rock Only Alternative and His Other Possibilities, prima di entrare a far parte dei Committee, una compagnia di commedie satiriche. Nel 1967, arrestata insieme alla sorella Joan nell’ambito di una manifestazione pacifista, fece anche l’esperienza del carcere. Un anno dopo, cercò, senza molta convinzione, di intraprendere la carriera solista, registrando, nell’immediato, un paio di brani del defunto marito, “Quiet Joys Of Brotherhood” e “Morgan The Pirate”, che finirono su Memories (1968; 12 tracce, 45:07), disco che raccoglieva anche registrazioni dal vivo, singoli e outtake provenienti dall’esperienza del duo. In copertina, la bellissima Mimi è colta in uno scatto che la ritrae immersa in un campo e con un fiore in mano. Guarda nell’obiettivo e prova a sorridere, ma è evidente tutta la sua tristezza.
Forte degli arrangiamenti orchestrali di Peter Schickele (che aveva già collaborato con la sorella Joan), “Quiet Joys Of Brotherhood” apre il disco con le sue arcane atmosfere di matrice irlandese (Richard, infatti, l’aveva scritta prendendo in prestito la melodia di “My Lagan Love”, un brano tradizionale dell’Irlanda del Nord): pensate a una versione leggermente più solare della Nico di "The Marble Index" e sarete sulla strada giusta. Uscito come retro del singolo “Pack Up Your Sorrows”, “Joy ‘Round My Brain” sposta il baricentro della musica su trascinanti cadenze folk-rock, infilzate dalla scoppiettante armonica di John Hammond.
Seguono, quindi, il canto di lavoro di “Lemonade Lady” (che Richard aveva registrato per la prima volta, senza poi pubblicarlo, ai tempi della collaborazione con Eric Von Schmidt), lo strumentale “Downtown” (che fa pensare a una variazione di “Tuileries”), il canto marinaresco di “Blood Red Roses”, la dolceamara “All The World Has Gone By” (con la sorella Joan alla voce), una “Almond Joy” che zompetta senza esagerare e versioni leggermente diverse di “House Un-American Blues Activity Dream”, “A Swallow Song” e “Pack Up Your Sorrows”, più il medley di “Dopico: Celebration For A Grey Day", registrato dal vivo al Newport Folk Festival del 1965.
Il brano più rockeggiante è “Morgan The Pirate”, che pare Richard avesse scritto in risposta a “Positively 4th Street”, la feroce invettiva indirizzata da Dylan contro alcuni dei protagonisti della scena folk del Greenwich Village, tra cui lo stesso Fariña, che pure qualche tempo prima aveva ricevuto apprezzamenti da parte di Mr. Zimmerman…
Well Ok buddy, have to thank you for the ride,
don't know how I would have made it without you.
Had to push when you got busted,
had to help you get adjusted,
had to pick up pieces after you'd been through.
But you had to have assistance
in confirming your existence
and establishing resistance
to the one or two hard feelings
one or two hard feelings
one or two hard feelings left behind
(“Morgan The Pirate”)
Dopo aver sposato l’attore Milan Melvin, Mimi continuò a suonare in giro insieme alla sorella Joan e al cantante folk Tom Jans, registrando dunque un duetto con l’attrice Katherine Ross (“If You Love”) per la colonna sonora del film “Fool”, diretto nel 1970 da Tom Gries. Un anno dopo, firmato un contratto con la A & M Records, a seguito di un’ottima performance nell’ambito del Big Sur Folk Festival e di una serie di concerti come band di supporto prima di Cat Stevens e poi di James Taylor, Mimi e Tom Jans registrarono Take Heart (10 tracce; 38:43), con Emil Richards e Jim Keltner alle percussioni, Sneeky Pete alla pedal steel guitar e Craig Doerge all'organo e al pianoforte.
L’album è un onesto lavoro di folk-country, conteso tra la dolceamara spigliatezza di “Carolina” e “Madman”, l’andamento svagato di “Kings And Queens”, l’afflato deliziosamente gospel di “Letter To Jesus" e le dolci ballate di “Charlotte”, “The Great White Horse” (quest’ultima una rilettura dell’omonimo brano del 1970 di Buck Owens e Susan Raye) e, per finire, “In The Quiet Morning (For Janis Joplin)”, che Mimi passò anche alla sorella Joan, ben felice di inserirlo nella scaletta di “Come From The Shadows”, suo tredicesimo album uscito nel 1972. A completare il quadro di Take Heart, il duetto strumentale per sole chitarre di “After The Sugar Harvest”.
Le vendite poco soddisfacenti dell’album spinsero Mimi, che nel frattempo aveva divorziato da Melvin, a mettere fine alla sua collaborazione con Jans. Invitata dalla sorella a suonare insieme a B.B. King per i prigionieri di Sing Sing, Mimi sviluppò un profondo interesse per le persone in difficoltà, fondando nel 1974 l’organizzazione non profit Bread And Roses, con lo scopo di “portare musica dal vivo e intrattenimento gratuito a bambini, adulti e anziani isolati in contesti istituzionali: asili nido e scuole per bambini con bisogni speciali, ospedali, strutture di detenzione per adulti e minori, rifugi per senzatetto, centri di recupero per adulti, case di riposo e di convalescenza”. Il nome Bread And Roses fu suggerito a Mimi dalla lettura dell’omonima poesia del 1912 di James Oppenheim, che di solito viene associata allo sciopero che i lavoratori dell'abbigliamento di Lawrence, nel Massachusetts, proclamarono nel 1912. Mimi aveva scritto una melodia nuova di zecca per musicarla e il risultato sarà, durante gli anni, apprezzato da diversi cantautori, tra cui Judy Collins, Josh Lucker, Utah Phillips ed Ani DiFranco.
As we go marching, marching in the beauty of the day,
A million darkened kitchens, a thousand mill lofts gray,
Are touched with all the radiance that a sudden sun discloses,
For the people here are singing: "Bread and roses! Bread and roses!"
L’impegno profuso per la gestione di Bread And Roses allontanò Mimi dal mondo della musica fino al 1985, anno in cui, per la Philo Records, uscì Solo, che, oltre a qualche cover (“How Can We Hang On To A Dream” di Tim Hardin, giusto per fare un esempio) e al ripescaggio di “Quiet Joys Of Brotherhood”, raccoglieva sei brani scritti di suo pugno, tra cui la tenera elegia di “Best Of Friends” e quella chiaroscurale di “Old Woman”, una “Big Party” che declina folk-jazz con la preziosa collaborazione del chitarrista Lowell Levinger, già negli Youngbloods, l’ariosa escursione nella musica tradizionale irlandese di “Mary Call” e quella spassosa, in odor di mariachi, di “Disappointed Again”. Appesantiti da qualche inserto di synth e da un suono “gommoso” di basso (erano pur sempre gli anni Ottanta!), questi solchi solo lontanamente riuscirono a rievocare i bei tempi andati della coppia Fariña.
Negli anni successivi, Mimi continuò a dedicarsi alla gestione di Bread And Roses, tenendosi sostanzialmente lontana dal mondo della musica, prima di spegnersi nel luglio del 2001 per le complicazioni di un cancro neuroendocrino. Erano trascorsi circa trentacinque anni da quel maledetto pomeriggio di fine aprile del 1966.
Now is the time for your loving, dear
And the time for your company
Now when the light of reason fails
And fires burn on the sea;
Now in this age of confusion
I have need for your company
For I am a wild and a lonely child
And the son of an angry man;
And now with the high wars raging
I would offer you my hand;
For we are the children of darkness
And the prey of a proud, proud land
It's once I was free to go roaming in
The wind of a springtime mind;
And once the clouds I sailed upon
Were sweet as lilac wine;
So why are the breezes of summer, dear
Enlaced with a grim design?
And where was the will of my father when
He raised his sword on high?
And where was my mother's wailing when
Our flags were justified?
And where will we take our pleasure when
Our bodies have been denied?
So now is the time for your loving, dear
And the time for your company
Now when the light of reason fails
And fires burn on the sea;
Now in this age of confusion
I have need for your company
(“Children Of Darkness", 1965)
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Note
* Genere musicale veloce e sincopato, sviluppato nei primi anni Sessanta da piccole formazioni musicali chiamate charangas. (Wikipedia)
Bibliografia
David Hajdu: Positively 4th Street. Come quattro ragazzi hanno cambiato la musica. Joan Baez, Bob Dylan, Mimi Baez Fariña, Richard Fariña (Arcana, 2004)
MIMI & RICHARD FARINA | |
Celebrations For A Grey Day (Vanguard, 1965) | |
Reflections In A Crystal Wind (Vanguard, 1965) | |
Memories (Vanguard, 1968) | |
RICHARD FARINA | |
Dick Fariña & Eric Von Schmidt(Folklore, 1963) | |
Singer Songwriter Project (Elektra, 1965 - compilation condivisa con Patrick Sky / Bruce Murdoch / Dave Cohen) | |
MIMI FARINA | |
Take Heart (A & M, 1971 - con Tom Jans) | |
Solo (Philo, 1985) |