Puntata sostanziosa questa seconda apparizione di OndaQuadra. Giriamo la boa dell'anno aumentando in portata il numero di dischi ed inglobando anche tre album che vanno diretti nella categoria "storia": le ristampe di "Concept1" e "African Suite" e il nuovo box "Strictly Rhythm" compilato da Todd Terry.
Il panorama fosco per la techno pare diradarsi in questi ultimi mesi, e dopo le ottime prove di Smith&Selway ed Echospace su Lp, arrivano due singoli che cercano di andare a scovare una nuova strada da percorrere. Non sono i soli, perché se addirittura Donnacha Costello prova a svincolarsi dal proprio passato, c'è chi, sotto il nome di The Pig o Raiders of The Lost ARP, ritorna nelle profondità, cercando di scovare quella deepness pregna di afrore che fa parte della negritudine techno. Inaspettata e gradita doppia release per Ricardo "sbadiglio" Villalobos che dopo aver addormentato ben più di uno con le recenti uscite, questa volta cerca di sondare un suono differente dal solito.
Le acque si stanno muovendo, in Italia siamo tra i motori di questo fermento. Prestate orecchie attente, perché lo spaghettindie non sarà più hype.
Felix Da Housecat – Like Something 4 Porno! [Different]
Archi, campanelli e acid-garage: Armand Van Helden remix in da house.
(a.g.)
Christian Smith & John Selway – Transit Time [Sino]
Radici ben salde nel passato berlinese della techno e un tocco da veri punk. Un inferno percussivo, gomito a gomito con l'enorme creatura di velluto verde Flash per Coming Storm. In terza battuta c'è il take a marchio Dubfire in gran forma, forse un eccesso di mestiere.
(a.g.)
Plastikman – Nostalgik.3 [M_Nus]
Terzo capitolo per le reinterpretazioni del Plastikman d'annata e non si può che restare estasiati dal suono minimale, deep e progressivo che è il marchio di fabbrica del canadese. Due viaggi all'inferno e ritorno, delirio plastico a suon di batterie profonde e minimali, un suono cerebrale unico e perfetto. L'onnipresente Dubfire fa il suo sporco lavoro tirando fuori l'anima più angosciosa di Hawtin, lavora sulle ritmiche come un lupo che fiuta la preda: sonda le profondità e lancia la drum machine di gran carriera. Di questo passo lo troveremo nello spazio molto presto.
(a.g. & m.c.)
Deepchord presents Echospace – Untitled [Modern Love]
Rod Modell & Stephen Hitchell dopo il bellissimo The Coldest Season. Analogici come sempre, dilatano la techno con una cascata di synth ambient aggiornando al beat 4/4 la loro proposta. È un tempio in cui il duo officia il proprio rito di costruzione e microvariazione. Robert Henke apprezza già. Probabilmente gli eredi legittimi di un'altra accoppiata a nome Global Communication.
(a.g.)
Project Lamberto – Without The Things We Need [Radiance Collective]
Quinta uscita per la netlabel veneziana che vede ai controlli Lamberto e in terza battuta Pixel Music. Sono le dita sul pianoforte che comandano un'avventura speciale, come una moderna fuga suicida in un loop incatenato; dai richiami di Satie passando per Apparat "Rendez Vous" è già un piccolo classico. Pixel Music affetta e ricompone in pieno stile Delsin: dream-techno morbida e vellutata. Give rookie a chance, non deluderà.
(a.g.)
Marco Bailey – Wahnsin [MB Selektions]
È un peccato che il nostro Danilo Vigorito debba apparire su questo Ep, ci ha provato, ma se ci riusciva altroché Gesù e il miracolo di Lazzaro.
(a.g.)
Efdemin – Lohn & Brot Remixes [liebe*detail spezial]
C'è qualcuno che sta facendo proseliti, questo qualcuno è la label Delsin. Tobias Freund deve essere come noi un estimatore dell'etichetta e dopo la non brillante prova in duo con Cassy su Villalobos, qui si esprime al meglio con un remix attento ed efficace che, mantenendo fede allo spirito dell'originale, addolcisce la titanica creatura di Efdemin. Lato B occupato interamente da due rielaborazioni targate Sebo K: con la prima vince ma non convince, la seconda fa il filo a certo materiale deep con un retrogusto french da bravi gourmet del vinile.
(a.g.)
2raumwohnung – Ich Bin Der Regan (Moritz Von Oswald) [It.sounds]
Nemmeno mi fermo a parlare dell’originale o dell’altro remix, nemmeno mi domando perché ha remixato questo pezzo, certo è, che uno dei geni musicali del ventesimo secolo sta tornando tra noi, e dopo quel mega-remix su Tony Allen e in attesa di quello su Luciano (ce l’aveva promesso), ritorna con questa gomma piena di joints da paura. Un take da capogiro, se dubbi non ce n’erano ora nel trono c’è solo lui che se solo volesse, ci salverebbe da tutta una serie di iniquità elettroniche che escono oggi. Già immortale.
(m.v.)
Yuro & Trago – Compressed Roots [Rush Hour]
Ecco cosa succede se due pompati folks da Amsterdam si mettono a far techno. Yuro, ai più conosciuto come Cinnaman, è da un po' nella scena e sta uscendo con cose hip-hop molto deep spaventevoli, Tom Trago di solito crea downtempo, disco, house. Ma questa volta l’occhio è su Detroit, e tutto sboccia in infiniti sottointesi che solo ad Amsterdam oggi può succedere.
(m.v.)
Patrice Scott – Motions [Sistrum]
Patrice Scott, boss della Sistrum from Detroit, classicheggia più di tutti oggi. Un suono deep-house fino in fondo, mai sopra le 120 battute, non impressiona ma intrattiene, si ritorna a Larry Heard, primo Felix, molto Bobby Konders. L’original è figa ma la versione "sunrise dub" splende, piena di cose baleariche, lavoro di levare e Gottsching ringrazia. Un disco che ti coccola.
(m.v.)
Donnacha Costello – Black Bag Job [Minimise]
Di solito mi causa problemi digestivi, e molto. Ma questo "Black Bag Job" impressiona, serio e fatto con passione. Molto in linea su cosa sarà il 2008 (cioè deep fino all’osso, e non di quelle menate ultraretro newyorkesi), ma restando ancorato a cosa è stato il 2007, un disco di passaggio, che alza il tiro sulle quotazione dell’uomo.
(m.v.)
Moby – Everyday It’s 1989 [Mute]
Non ci credo. Moby ritorna a fare dischi da paura, o almeno, questo è da paura, come quando ai rave ci si andava in braghette corte. Megafattanza piano house ma seria fino in fondo, tutte le cose tamarre ci sono, i rullanti, il giro di piano grossolano, gli archi, la voce della cicciona gospel in loop. Cosa volere di più oggi?
(m.v.)
The Pig – Are You Nuts? [rush Hour]
Ancora dalla Rush Hour tra le cose più future oggi. Questo è un disco che fa girare le teste, Konono sul lato A è un super tribal deep che scopre le carte, poi si gira il tutto e la trax è pronta e servita, con quel basso acidognolo che si incastra perfetto con tutti i ricami delle congas attorno.
(m.v.)
Raiders Of The Lost ARP – Beyond The Dark [Nature]
Quel che deve esser fatto per uno degli act da Roma più ispirato e talentuoso. Mario Pierro ci ha sempre regalato dei dischi bellissimi, pieni di melodie e bassline da capogiro. Oggi esce per l’intramontabile Nature il disco "Beyond The Dark", con due remix dalle stelle. Mike Banks (proprio lui, nessuno ne fa le veci questa volta) aka Galaxy 2 Galaxy e Santiago Salazar aka Los Hermanos. Il gioco è ancora quello, Mike Banks rigira la tavola ed è SOUL. Santiago non esagera e la ingrassa, mentre la original non è poi così original, sembra quasi una intro, certo una delle intro più fighe mai sentite.
Ricardo Villalobos – Sei Es Drum [Sei Es Drum]
Dopo essersi imposto come uno dei nomi di culto della scena berlinese Ricardo Villalobos dà il via a una etichetta personale, la Sei Es Drum. Per farlo ecco un triplo 12" che raccoglie alcuni pezzi già usciti nel numero 36 della serie Fabric (curato ovviamente dal cileno) e altri inediti che confermano la vena a metà fra suono latino e minimalismo che ha reso mitico Villalobos. Decisi e più caldi gli inserti vocali in un mood che sembra spingere verso un suono meno elettrico e più avvolgente. Da segnalare il primo vinile con le collaborazioni di Andrew Gillings (A1: Andruic & Japan) e Patrick Ense (A2: Fizpatrick).
(m.c.)
Odd Machine - We Brought Our Friends [Non Standard Productions]
Ricardo Villalobos è decisamente un artista vulcanico e visionario, non a caso le sue ultime produzioni stanno spingendo più in là le possibilità del suono minimale. Odd Machine (progetto in collaborazione con Tobias Freund) è una techno sommersa, sporca, sotterranea che cerca nell'ispirazione glitch e nel rumorismo di fondo una via di emersione. Due pezzi dalla ritmica minimale e dal suono sporco, una strada nuova.
(m.c.)
Robtnik - A Coffee Shop In Rotterdam [Endless Flight]
Maurizio Dami è storia, storia della italo-disco e della scena dance nostrana che sembra non esaurire mai gli stimoli per ritornare frequentemente a far parlare di sé con nuove uscite. Ad inaugurare un anno iniziato da pochissimo, ecco questo nuovo 12" su Endless Flight, un buon pezzo che viaggia da reminescenze acid passando per suoni techno berlinesi stile BPitch, non dimenticando sonorità d'epoca. Da dimenticare i remix dei M.A.N.D.Y. (di solito prodigiosi) qui banali e davvero poco ispirati.
(m.c.)
Roland Clark pres. Urban Soul – Have a Good Time 12" [ King Street]
Roland Clark ci regala il ritorno sulla scena degli Urban Soul, con un classico brano deep-house caldo e avvolgente. il brano ha continui rimandi ai canoni del genere, compreso un canto-sermone da chiesa "totally black". Da ascoltare rigorosamente a luci soffuse.
(r.dc.)
Sir Piers – Back When 12" promo [Curious]
Prolifico produttore britannico Sir Piers ci regala un brano di grande intensità. Una sezione ritmica dichiaratamente funk accompagna la voce di Robert Owens in un piccolo viaggio "deep", dove cori gospel e un basso profondo ti catapultano direttamente in un oscuro club di Chicago. Profondamente house.
(r.dc.)
Monkey Brothers Feat Shaun Escoffery – Losin’ My Head 12"[ Sub-Urban]
Un brano davvero insolito per la scena dance odierna, basandosi tutto su atmosfere profondamente soul. Un cantato "vecchio stile" si adagia dolcemente su una sezione ritmica totalizzante e di grande coinvolgimento, accompagnata da un basso che viene dalle viscere della terra. Fortemente consigliata la "Restless Soul Dub" version.
Richie Hawtin – Concept 1 (Reissue) [m_nus]
Correva l'anno 1996 e Richie Hawtin era intento a scrivere un nuovo, intenso capitolo della techno minimale con dodici uscite rigorosamente su 12" a nome "Concept 1". Ora, a più di un decennio di distanza, il tutto viene ristampato da m_nus su doppio cd; da una parte la serie completa di vinili e dall'altra 96:VR, la versione che vede il produttore tedesco Thomas Brinkmann a remixare il tutto.
Un passo fondamentale che ha gettato le basi per il suono minimale che diventerà trend negli anni Duemila, algido e freddo quanto caldo e capace di grande profondità. Un'occasione unica per riascoltare o riscoprire una fetta stupenda di storia.
(m.c.)
African Suite – s/t [MCA Records]
Ci sono appuntamenti nella vita di ognuno che non andrebbero persi per nulla al mondo, questo è uno di quei momenti. Il 12 novembre l’etichetta MCA ha fatto uscire, come ristampa, un disco che nessun amante del ballo dovrebbe farsi sfuggire: African Suite – "s/t".
Questo disco uscì nel 1980, quando le piste da ballo di Chicago stavano sudando sui primi mix house, andandosi a porre come perfetto ponte tra la disco-music e le nuove sonorità. Incredibile come nelle varie tracce assistiamo a spudorati inserimenti di synth su strutture fondamentalmente disco (non è in fondo l’essenza della prima house?). Non contenti, gli African Suite decidono di rendere onore al loro nome infarcendo i brani di tribalismi dannatamente coinvolgenti (non faticherete a vederne l’influenza in producer affermati come i Masters At Work), mostrando quindi, già da allora, la "Via" da seguire a molti giovani house dancer. Album che riesce a essere non solo importante da un punto di vista storico ma, soprattutto, incredibilmente coinvolgente anche dal lato prettamente musicale. Assolutamente da avere.
(r.dc.)
Todd Terry (Variuos) – Strictly Todd Terry [Strictly Rhythm]
È sempre un piacere ascoltare nuove uscite della Strictly Rhythm dopo i problemi vissuti negli anni passati; lo è ancor di più se ci permette di assistere al ritorno "produttivo" di una leggenda come Todd Terry, personaggio che non ha certo bisogno di presentazioni. Ci troviamo davanti a una compilation doppia, dove Todd riesce con grande maestria ad amalgamare brani attuali e classici del passato, creando un coinvolgente flusso sonoro unico, senza distinzione tra ciò che è moderno e ciò che non lo è. Veniamo cosi proiettati nel territorio della "pura house", circondati come siamo da: bonghetti, sax, voci negrissime, chitarrine, bassi funk e spruzzi acid. A Todd Terry possiamo sicuramente riconoscere il merito di non essersi limitato a dar vita a un lavoro meramente retrospettivo, ma a un disco nel quale i classici del passato non rappresentano un'apologia di un tempo "leggendario", bensì materiale da riutilizzare nell’ambito di un più complessivo approccio moderno e attuale alla musica house.
(r.dc.)