Barry Miles

Beatles - The Zapple Diaries

Autore: Barry Miles
Titolo: Beatles - The Zapple Diaries
Editore: Jaca Book
Pagine: 272
Prezzo: 30 euro

9493959_4149671_01Di libri dedicati ai quattro baronetti di Liverpool ne sono stati pubblicati a bizzeffe. Tutto (o quasi) del loro universo musicale (e non) è stato indagato e sviscerato a dovere. Nessuno, però, a quanto mi risulta, aveva ancora affrontato il racconto della Zapple Records, l’etichetta discografica con cui Paul McCartney (che dei quattro Beatles fu il più curioso nei confronti delle sperimentazioni artistiche di quegli anni) cercò di dare voce “all'effervescenza e all'avanguardia della controcultura degli anni 60”, come recitano le note di copertina di “Beatles-The Zapple Diaries”, il libro che Barry Miles ha recentemente dedicato a quella breve ma intensa avventura.
La Zapple Records nacque come una sussidiaria della Apple Records, l’etichetta varata l’11 agosto del 1968 con lo scopo di curare la pubblicazione degli album dei Beatles e di quelli di altri artisti emergenti. A dirigerla, McCartney chiamo l’amico Barry Miles, già proprietario della libreria "Indica Gallery" e coorganizzatore del leggendario “The 14 Hour Technicolor Dream”, il concerto, tenutosi il 29 aprile del 1967 all'Alexandra Palace di Londra, in cui band quali Pink Floyd, Soft Machine, Tomorrow e Pretty Things suonarono per tirare su il gruzzolo necessario a sostenere l’”International Times”, la prima rivista underground europea che lo stesso Miles aveva contribuito a fondare.
Insomma, l’uomo originario di Cheltenham, nel Gloucestershire, era la persona giusta per intraprendere un’avventura che, come egli stesso scoprirà nel giro di pochissimo tempo, si sarebbe rivelata tremendamente erratica. Pur mettendoci grande impegno e passione, infatti, Miles dovrà fare i conti con il lento e inesorabile disimpegno dei Beatles, sempre più lacerati da conflitti interni e sempre meno interessati a occuparsi di un’etichetta in cui, a conti fatti, solo McCartney aveva inizialmente creduto.

Alla fine, gli unici due dischi a portare impresso il marchio della Zapple Records furono “Unfinished Music No. 2: Life With The Lions” (registrato da John Lennon e Yoko Ono in pieno trip pseudo-avanguardista) ed “Electronic Sound” (opera di un George Harrison da poco invaghitosi del sintetizzatore Moog). Miles, però, si era concentrato soprattutto sulla registrazione di letture poetiche e, per questo motivo, era andato a vivere per qualche mese negli Stati Uniti. Qui aveva raggiunto e registrato poeti e scrittori quali Charles Olson, Lawrence Ferlinghetti, Robert Creeley, Richard Brautigan, Charles Bukowski e Allen Ginsberg. Tutto, però, restò lettera morta, fatti salvi alcuni ripescaggi, ma solo su altre etichette e solo qualche anno dopo.
In queste pagine ricchissime di testimonianze fotografiche, Miles ci racconta tutto con dovizia di particolari, aggiungendo un tassello fondamentale per tutti quelli che hanno vissuto i mitici anni Sessanta e la Beatlemania, ma anche per quelli che continuano a sognare di averlo fatto.