Dieci Piccoli Italiani

N. 136 - Dicembre 2022

di AA.VV.

01_basiliscBASILISCUS P - SPUMA (Tuma, 2022)
hard-funk, psych, jazz, alt-rock

I Basiliscus P sono tre ragazzi di Messina intorno ai trent’anni; quando di esibiscono dal vivo riescono a catturare l’attenzione del pubblico sin dalle prime note, grazie a un inclassificabile mix sonoro e a una preparazione tecnica sui rispettivi strumenti davvero notevole. I loro brani integrano influenze hard-funk, jazz, alt-rock, psych e metal, e sono suonati da Federica, chitarrista dalle abilità di un novello Hendrix, Luca, batterista che arricchisce il proprio set con parti autocostruite, utilizzando materiali di riciclo, Marco, bassista con la fissa per gli effetti, il quale si occupa anche delle principali parti vocali. Dal vivo il trio si trasforma in quartetto, grazie alla presenza di Bruno Bonaiuto, un polistrumentista che - oltre alla seconda chitarra - si occupa dei fiati: clarinetto, sax tenore e sax baritono. Le nove tracce che compongono il loro secondo album, “Spuma” (che segue l’esordio “Placenta”, risalente al 2017), hanno preso forma durante lunghe jam dalle quali sono stati estratti i frangenti migliori, con la supervisione di Marco Fasolo dei Jennifer Gentle. Nell’iniziale “Silenzio” potrebbero ricordare dei Calibro 35un filino più heavy, nella più lunga e strutturata “Magenta” emergono spirali psych-rock, “Ansioai” rimanda ai Verdena di “Solo un grande sasso”, la title track mostra derive jazz-noise molto Zu, “Jackfruit” è un tripudio di groove, funk e chitarre (Claudio Lancia7,5/10)


02_burl_600BURLA22 - HABOOB (Drown Within, 2022)
trip-hop

Parallelamente allo street art, Emanuele “Burla22” Battarra (anche noto come Anobium) si esprime fin dal 2006 anche con l’elettronica downtempo, accostandosi ai concittadini Radon Squad in una dipintura spettralmente scevra della natia Rimini. Il primo album è un rozzo e brutale “Grey” (2014), mentre il secondo “Iod” (2017) si affina di musica industriale e concreta, oltre a un manipolo di vocalist. Dopo una collaborazione con Makumbo degli stessi Radon arriva “Haboob”. Qui Battarra mira ad appianare e controllare in prima persona il procedimento, a partire dalle vocals non più affidate a collaboratori esterni ma autofabbricate, campionate e deformate. Prova ne è da subito l’eponima “Haboob”, l’introitus del suo personale requiem, una deforme androide formula magica recitata lungo una suburbana promenade lenta e fosca. Gli succedono “Kokuoh”, praticamente un pezzo trap cantato da un orco e remixato dai Autechre, e “Mantram”, un grave rombo sinfonico su cui poggia un’invocazione anti-operistica da sub-Pavarotti. Altro cardine è la chitarra elettrica in altri due momenti di pregio, una “Lynn” innodica nella sua brumosa depressione (che sembra pure far risuonare gli strimpellii lancinanti della “Angel” dei Massive Attack), e una “Vagare” che è un’ode muta svolta tra glissandi tremolanti e distorsione free-form. Il disco mostra il fianco in una serie di riempitivi (ma “Jugghernaut” spicca per dinamica supersonica) e in pezzi più superficiali (come le scenografie horror-gore di “Gom Jabbar”), ma l’insieme mostra un’andatura maestosa dove il ritmo, martoriato in mille modi, gioca spesso il ruolo-chiave. E’ un raro caso di elettronica che guadagna riducendo le sperimentazioni, mossa con fredda determinazione dal germoglio oscuro dell’inquietudine. Prodotto da Rico, co-edito con Light Item (Michele Saran6,5/10)


03_feexFEEXER - DON’T BOTHER (autoprod., 2022)
post-grunge

Ex-cantante degli Zeroin, Manuel Ciccarelli, Modena, debutta come Feexer portando spasmodicamente linde ballate folk-rock all’impeto lirico distorto. Da “Don’t Bother”, suo vero debutto, fa quindi subito da matrice l’impetuosa nevrosi quasi schizofrenica di “What It Takes”. Appena più equilibrata è “To Let You Down”, mentre la più densa di suspense (elettronica), oltre che la più vicina agli A Perfect Circle, è “Missing”. “Golden Age”, al contrario, spezza un inizio duro con intervalli a cappella degni dei CSN&Y, e “Jupiter”, altra eccezione, è l’inno di chiusa annunciato dal pianoforte. Completato a cavallo della pandemia e infatti per la sua concisione, la rapidità tutta d’un fiato e l’esposta passionalità teatrale del canto suona come uno shock terapeutico ad alto voltaggio, non tanto una semplice raccolta di canzoni rock. Anche il versante prevedibile e compiaciuto (“Don’t Bother”, “Bloody”) o quello pianamente folk (“Typical Of You”, “Without A Trace”) vantano comunque coerenti elementi avanguardisti. Aiuti dall’ex-compare batterista Stefano Mazzoli e Giuseppe Bassi al mastering. Seguito del demo “Headed To” (2017) (Michele Saran6,5/10)


04_volp_600VOLPE - APOCALISSI TASCABILI (Za Tapez, 2022)
songwriter

“Apocalissi Tascabili”, il secondo disco del cantautore pop lucchese Nicola Gaddi, in arte Volpe, si annuncia tramite il singolo elettropop “Celabbiamofatta”, uno scattante anthem amoroso. “Abbandonare la nave” lo approfondisce e lo trasfigura fino a tagliare un traguardo in qualche modo psichedelico: l’elettronica aumenta, il tempo si dilata, la voce si srotola su continue modificazioni di pitch. “Panico” ha l’interessante merito, forse più simbolico-generazionale che strettamente musicale, di aggiornare la vetusta ballata folk arrabbiata contro tutto e tutti secondo uno stile post-reggaeton. Per i meriti di fantasia armonica bisogna piuttosto andare su “58 secondi”, in cui Gaddi non si fa problemi a implodere le sue parole in un filtro elettronico e pure a frastornarle ulteriormente con arpeggiatori bizantini e synth sinfonici. Meno sfrontata ma altrettanto suggestiva “Vampiri”, tutta abrasioni digitali su un andamento caraibico. Album d’affermazione da parte di un artista che già in “Fuori dalla tana” (2018), il debutto, elargiva talento. Ora lo promuove a creatività. Se canzoni e canto, sia pur già più aggressivi, tendono ancora al caramelloso neo-soul all’italiana, la corteccia carica di sovraincisioni, voci e rumori rende tutto sfuggente, a tratti disorientante. Da ringraziare, oltre al riconfermato team di gregari Lorenzo Bertoni e Valentino Monti, soprattutto il nuovo Renato D’Amico, il maggior responsabile del nuovo suono. Packaging stampato con inchiostro ecosostenibile, allegate fotografie di commentario. Co-prodotto con Altafonte (Michele Saran6/10)


05_attosegATTO SEGUENTE - FOLLOWING FIGURES (Dirty Beach, 2022)
idm

Il canale YouTube del beneventino Andrea Vernillo, Atto Seguente, diventa concreto progetto discografico dapprima con l’Ep “The Moment Before” (2021) e poi con il debutto lungo “Following Figures”. I pezzi d’apertura indicano una maturazione in corso, forte della sua preparazione al pianoforte, di una passione digitale tanto uggiosa quanto scattante e di un canto funzionale. La tessitura percussiva post-techno con pochi versi dimessi di “Demon” tramuta in andatura panzer per la successiva “Living Up To Your Time”, dove un cantico asettico duetta con il mellotron simil-flauto prima di dissolvere il suo non-grido nel flusso tumultuoso. La voce svanita e tossica e i toni elettronici liturgici si prendono la rivincita in “Never Conscious” attenuando e bonificando i poliritmi, pur sempre turbolenti sottoterra. In chiusa “Get Lost” rilascia una danza propiziatoria che si disfa in una polifonia cosmica, rasserenante ma non troppo. Non poche altre canzoni restringono la sua visione al post-soul e all’imitazione di Yorke (“Secretly”, “Black Eye Scene”, etc), in più Vernillo infila una decima “Listen And Let It Die” ancora proveniente dalla sua scorsa collana distribuita via social, qui poco centrata. Ma le prime tre creazioni e la chiusa danno un gioiellino in grado di equiparare magicamente dinamite e meditazione, dirompenza e introspezione. All’attivo un linguaggio e un’organica ricchezza di dettagli. Co-prodotto con Stand Alone Complex (Michele Saran6/10)


06_ronceRONCEA - ACROBAZIE EP (Alter Erebus, 2022)
songwriter

Nicolas Joseph Roncea continua la sua disamina esistenziale in lingua italiana con l’Ep “Acrobazie”, ormai con un’enfasi quasi sinfonica (archi, clarinetto e vibrafono): dai ritornelli d’impeto angelico senza parole (“Al figlio che non ho”) a tortuose armonie folk esplose in un ripieno strumentale rombante (“Le opportunità”). Canzoni come “Ritorno domani” non fanno solo l’usuale retrò ma si pongono come piccole sonate che cominciano con un concertino di fiati e terminano con cinguettii di violino, aumentando “visivamente” le parole del cantante. E l’ultima confessione-fiume dell’eponima “Acrobazie” si stende su di un comodo tempo di valzer, a costo di sfondare la soglia di tolleranza della verbosità. Piccolo concept para-filosofico sull’idea di equilibrio ispirato dal padre Constantin (scatto di copertina) fatto viaggiare sull’ottovolante orchestrale del fido Manuel Volpe. Privo dei picchi del predecessore “Presente” (2019), ha una certa malacia verso la musica di consumo e l’it-pop, ma ne mantiene la classe e possiede, più di prima, un’indole spiccatamente poetica. Co-prodotto con Dischi Sotterranei (Michele Saran6/10)


07_verne_600VERNER - ALTOPIANO (Pupilla, 2022)
songwriter

Torna Verner (al secolo Gianluca Esposito, bolognese), a otto anni da “Fiori dal limbo” (2014), ancora e più che mai un acustico Donovan italico giustamente aumentato di quel tanto nel melodramma. Una certa purezza sgorga dalle più affocate, la rugiada elettronica in “Il tuo segreto”, il picco Battiato-esco in “Non fermarmi”, l’afflato quasi religioso sullo scattante ritmo drum’n’bass in “Memoria di una battaglia”, l’opaco drone d’organo nello strimpellato flusso di coscienza di “Quotidianità”, il salmo folk in stile Endrigo di “Acqua e olio”. Ma, a parte la pseudo-hit “Menti”, Esposito spreca energie e tempo nell’ipotesi di suonare contagioso, radiofonico, nonostante i suoi versi un po’ dilaganti non collimino con l’andazzo: “Flipper”, “Viaggiare da solo” (a due passi dal plagiare la “Guido piano” di Concato), “Acque torbide” (una serenata retrò alla Nada con archi), e altre, compresa la ballata pianistica finale, “Come l’edera”. Terzo album in più di una decade, una raccolta a tema centrata sul tema del segreto, è non a caso un po’ il suo dizionario, con tanto di pedanterie, ridondanze, e spesso una certa mancanza di soffio vitale. A compensare vengono, in ordine d’importanza, le sparute perle virtuosistiche della sua chitarra, e qualche tocco orientale (kebero etiope, santur iraniano, armonio indiano) (Michele Saran5,5/10)


08_arvavaARVA VACUA - TALES FROM THE HOLOGRAPHIC SEAS EP (Lagnofono Factory, 2022)
post-rock

Il trio strumentale degli Arva Vacua debutta con l’Ep “Tales From The Holographic Seas”, annunciato dal tema un po’ noir e un po’ sahariano di “Tilda”. Dalla filiforme melodia invernale della prima “Nebbia”, una “canzone” cantata dal cello, e da “H.O.P.E.”, quasi una fuga a una voce che parte da una chitarra diafana, emerge più che altro uno svolgimento piatterello e una lentezza generale, un andazzo ponderoso per tentare di rendere spettacolare la poca consistenza. Maggiore audacia sta certamente in “Landed”, pianistico trio da camera brevemente esploso a jam distorta quasi space-rock. Tutti e tre di Ravenna e non di primo pelo, Francesco Cellini, violoncello, Andrea Para, batteria e percussioni, e Emilio Albertoni, polistrumentista e produttore, confezionano un prodotto di garbo, grazia e mediocre invenzione, impersonale come appena uscito dal negoziante. Bonus: “Monica” (Michele Saran5/10)


09_misterisepMISTERISEPARLI - SPEEDBEFOREDEATH (Vina, 2022)
dance

Entrambi di Pescara ma incontrati per la prima volta in terra andalusa, Giuseppe Palmieri e Andrea Sestri inaugurano il progetto Misteriseparli sulla base di lunghe jam improvvisate. Le tracce più distinte di questi esordi semi-psichedelici nel loro primo “Speedbeforedeath” si trovano nel tenue chitarrismo allucinogeno di “Bengala” (9 minuti, troppo allungata) e nell’indianeggiante “Bang-Ra”. Più che altro però l’affare sembra uscire da una chirurgia di post-produzione. Il duo passa il tempo a replicare Clinton in “Do You Wanna Get Some?”, al massimo aggiornandosi all’eurodisco in “Houstoned”. “Fosso grande” si prende ben 10 minuti per provare a fondere una chitarra flamenco con un battito techno vecchio stile. Revival di un revival: la musica da ballo d’antiquariato con intenti terzomondisti nel solco di Nu GeneaSavana Funk e simili. La concezione d’insieme suona distratta, la mistura tra exotica e urban lascia perplessi. Nell’energia e nella pulizia dei groove non è da buttare, anche se il pericolo sottofondo è sempre dietro l’angolo. Cameo alla chitarra di Lorenzo Conti dei Santo Niente (Michele Saran5/10)


10_hersk_600HER SKIN - I STARTED A GARDEN (We Were Never Being Boring, 2022)
folk-pop

Il singolo “Bad Dates” (2019) della modenese Sara Ammendolia, in arte Her Skin, preannuncia un discreto spostamento verso un suono tirato a lucido e uno stile da pop revival. La trasformazione si conferma nel suo secondo “I Started A Garden”, con le varie “Confident” e “Sober” ormai pimpanti e arrangiate di tutto punto. Con le serenate “Older” e “Suitable” poi si aumenta il dosaggio di saccarosio romantico; quantomeno però “Forget Me” e “Heavy-Hearted” convogliano giusto un po’ di nerbo verso un’enfasi emotiva da usuale slacker-girl. Lo spirito-guida è quello dell’ambizione, della voglia matta indie internazionale, ma le canzoni appaiono inadeguate, debolucce e ancora fin troppo scorciate. Poco a che vedere con il delicato nettare artigianale da cameretta degli esordi, anche quando ridiventa un tutt’uno con la sua acustica (“Bones”, “It’s Hard To Breathe”) (Michele Saran4,5/10)

Discografia

BASILISCUS P - SPUMA(Tuma, 2022)
BURLA22 - HABOOB(Drown Within, 2022)
FEEXER - DON’T BOTHER(autoprod., 2022)
VOLPE - APOCALISSI TASCABILI(Za Tapez, 2022)
ATTO SEGUENTE - FOLLOWING FIGURES(Dirty Beach, 2022)
RONCEA - ACROBAZIE EP(Alter Erebus, 2022)
VERNER - ALTOPIANO(Pupilla, 2022)
ARVA VACUA - TALES FROM THE HOLOGRAPHIC SEAS EP(Lagnofono Factory, 2022)
MISTERISEPARLI - SPEEDBEFOREDEATH(Vina, 2022)
HER SKIN - I STARTED A GARDEN(We Were Never Being Boring, 2022)
Pietra miliare
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