Titolo: Sacre sinfonie – Battiato, tutta la storia
Autore: Fabio Zuffanti
Editore: Il Castello (2025)
Pagine: 463
Prezzo: 24 €Tutti scrivono e parlano di Franco Battiato. Pochi, però, sanno penetrare davvero a fondo il grande enigma rappresentato dal compositore siciliano all’interno della storia della musica italiana, trovando le chiavi giuste per avvicinarsi alla sua variegata e spiazzante opera, tuttora troppo moderna e visionaria per essere compresa appieno. Tra i migliori esegeti del cantautore siculo, vi è senz’altro – e non da oggi – Fabio Zuffanti, musicista di rilievo della nuova scena progressive italiana post-2000, scrittore e critico musicale che ci onoriamo di annoverare tra le firme di OndaRock.
Studioso del percorso artistico e umano di Franco Battiato, Zuffanti ha dedicato al musicista di Jonia una tetralogia di volumi pubblicati tra il 2018 e il 2025: “Battiato - La voce del padrone: 1945-1982, nascita, ascesa e consacrazione del fenomeno”, “Franco Battiato: tutti i dischi e tutte le canzoni, dal 1965 al 2019”, “Segnali di vita, la biografia de La Voce del Padrone di Franco Battiato” e ora questo “Sacre sinfonie - Battiato: Tutta la storia”, che si preannuncia come una sorta di biografia definitiva, in grado di abbracciare l'intero percorso artistico e umano del genio siculo, offrendo una panoramica completa e dettagliata della sua evoluzione musicale e personale.
Pubblicata in occasione di quello che sarebbe stato l'80º compleanno di Battiato, l'opera si presenta monumentale, con le sue 463 pagine, distinguendosi per la profondità analitica e la ricchezza dei dettagli. Zuffanti offre una narrazione che va oltre la semplice cronistoria, intrecciando eventi biografici con riflessioni personali e contestualizzazioni storiche. Ne scaturisce una storia che è a tal punto un romanzo, da venire (lievemente) romanzata a sua volta, come confessa Zuffanti nella nota introduttiva, ammettendo di essersi fatto qualche volta prendere la mano.
Del resto, la vita di Battiato non potrà essere mai integralmente disvelata tant’è ricca di imprevisti e colpi di scena, depistamenti e cambi di rotta, situazioni surreali e rebus spiazzanti, perché Franco è stato “un essere irrequieto che sentiva il desiderio di mettersi in luce, in gioco, e fare sempre qualcosa di diverso” – come spiega Zuffanti – Voleva far sua qualsiasi cosa e dare una sua visione. La sua è una vita e una musica piena di sorprese. Non è solo il guru che tutti conoscono, ma un essere pieno di voglia di conoscere”.
E allora si può concedere qualche licenza romanziera a chi è chiamato alla missione (impossibile) di ricostruirla come un mosaico, tessera dopo tessera, fin dall'infanzia negli anni 40 a Riposto, piccolo paese siciliano, così remoto e distante dai centri nevralgici dello show business nazionale. È qui che emergono i primi tratti del carattere visionario di Battiato, affascinato dalla musica fin dalla tenera età, grazie anche all'influenza del nonno che gli regalò la sua prima chitarra giocattolo.
Il trasferimento a Milano nel 1964 segna la prima svolta, introducendo Battiato in un ambiente fertile per sperimentazioni sonore e incontri significativi, come l'amicizia con Giorgio Gaber, che gli suggerì di chiamarsi Franco per non confondersi con l'altro Francesco, Guccini. Battiato matura una passione per la sperimentazione musicale che lo spingerà perfino a rischiare gravi sanzioni disciplinari durante il servizio militare, quando volerà a Londra per acquistare un sintetizzatore. Ne scaturirà un ibrido straniante di elettronica, prog e psichedelia, condito inizialmente da buone dosi di mescalina, fino a quando deciderà che poteva ottenere gli stessi effetti grazie alla meditazione.
A proposito di quelle temerarie sperimentazioni senza rete, Zuffanti riporta il divertente aneddoto dell’incontro messianico con il maestro Karlheinz Stockhausen, che, incuriosito dalla dedica riservatagli su “Clic”, lo invitò nella sua abitazione a Kürten, nei pressi di Colonia. Quando il guru tedesco gli presentò la gigantesca partitura di “Inori”, una composizione per orchestra di 89 elementi, invitandolo a partecipare al progetto, il giovane Battiato arrossì come uno scolaretto, confessando con voce tremolante: “Maestro, io non so leggere la musica”. Di fronte alla reazione attonita dell’austero vate tedesco, Franco spiegò la sua formazione pop-rock e si aggrappò ai casi di artisti come Pink Floyd, Beatles e Rolling Stones, che non conoscevano la musica ma riuscivano a comporne di eccelsa. E, come in una parabola evangelica, il maestro si convinse e, colpito dalle sue capacità, iniziò a spiegargli le basi della teoria musicale, spingendolo a mettere intraprendere nuovi studi e scelte drastiche nel prosieguo della sua carriera.
Non mancano altri aneddoti curiosi, che contribuiscono a offrire uno sguardo intimo sulla personalità di Battiato: dall’infortunio che interruppe la sua carriera calcistica giovanile – uno spaventoso schianto con il naso sul palo della porta, che contribuì a plasmare il suo aspetto distintivo – alla vicenda del suo primo contratto discografico, ottenuto grazie a un lavoro come fattorino, fino all’inatteso regalo da parte di Frank Zappa, che gli donò un paio di stivaletti alati per spronarlo a perseguire i suoi traguardi.
Se la sperimentazione degli anni 70 ha regalato all’Italia un compositore versatile e sorprendente, capace di tenere testa ai giganti delle avanguardie europee del periodo, è però a partire dalla svolta pop della fine del decennio, affinata poi in quello successivo, che Battiato si è imposto come personalità unica e inarrivabile nel panorama nazionale, coniando un linguaggio musicale popular e colto insieme, capace di sposare ritornelli accattivanti e tecniche sonore avantgarde, tormentoni estivi e liriche filosofiche, ricchissime di riferimenti culturali, storici e geografici senza precedenti. Rendere accessibile al grande pubblico una musica così colta e sofisticata, coniugando fruibilità e profondità espressiva, resterà il traguardo massimo – e ineguagliabile - del compositore siciliano.
Una svolta avviata a partire da quell’invito esplicito rivolto ai piani alti della Emi: “Sono venuto qui per avere successo, ditemi come devo fare e lo faccio”. Da qui alla sempiterna fama, il passo fu brevissimo, a partire da quella magica estate del 1982 che gli schiuse le porte della celebrità e delle classifiche di vendita, grazie al successo immane del bestseller “La voce del padrone”. Il libro si sofferma in particolare sul concerto-evento all’Arena di Verona, dove oltre ventimila persone accorsero per applaudirlo e celebrarne il trionfo. Lui sul palco non si era risparmiato e con i fidi musicisti alle spalle aveva snocciolato brani da “L’era del Cinghiale Bianco” e da “Patriots”, rispolverando addirittura la mitologica “Areknames”. Ma il motivo che aveva spinto tutta quella gente ad andare a sentirlo era uno solo, ricorda Zuffanti: ascoltare le canzoni di “La voce del padrone”, il disco che segnerà uno spartiacque definitivo – e non solo nella sua carriera.
Così tra hit, sperimentazione, colonne sonore, opere sacre e musica d’autore, si arriva alle sferzate rock, e poi di nuovo alla musica da camera, mescolando sempre stili e culture disparate. Un moto di incertezze, cambi di prospettiva, ammiccamenti al grande pubblico e imprevedibili virate artistiche, sempre frutto dei suoi inquieti viaggi esistenziali. Di ogni tappa, Zuffanti passa in rassegna gli album cruciali: gli scenari apocalittici di “L’arca di Noè”, perfetto sequel di “La voce del padrone” – inevitabilmente meno popolare ma ricco di spunti geniali – l’elettronica permeata di malinconia di “Orizzonti perduti”, le atmosfere mistiche ed esoteriche di “Fisiognomica”, “Come un cammello in una grondaia” e di quel capolavoro di sincretismo culturale e religioso di nome “Caffè de la Paix”, i progetti spiazzanti concepiti con il filosofo Manlio Sgalambro - “L'ombrello e la macchina da cucire”, “L'imboscata” e il formidabile “Gommalacca”, esperimento alt-rock tra elettronica futurista e suoni striscianti – le sentite cover della serie “Fleurs” e gli ultimi acuti (“Ferro battuto”, "Apriti Sesamo", “Joe Patti's experimental group”) prima della malattia e dello struggente commiato di “Torneremo ancora”.
La biografia non si limita all'aspetto musicale, ma approfondisce anche le altre passioni di Battiato, a partire dalle tematiche filosofiche e spirituali che ne hanno permeato l'opera. L'interesse per la meditazione, la filosofia teoretica, la mistica sufi (in particolare tramite l'influenza di Georges Ivanovič Gurdjieff) e la ricerca interiore sono analizzati in relazione alle composizioni musicali e alle scelte artistiche, mettendo in luce come queste dimensioni abbiano influenzato non solo i testi delle canzoni, ma anche l'approccio compositivo e la struttura stessa delle opere dell’artista di Jonia.
Il libro sottolinea inoltre il ruolo di Battiato come figura chiave nella cultura italiana, non solo come musicista, ma anche come regista, pittore e intellettuale, ricordando anche l’impegno sociale, il rapporto con le religioni (primo artista pop a esibirsi in Vaticano), le idee politiche (è stato un sostenitore del Partito Radicale, quindi - per poco - assessore nella giunta Crocetta in Sicilia), le filosofie, le mutazioni estetiche, il vegetarianismo, il cinema, la letteratura e la pittura. Sfide sempre nuove che lo hanno spinto a confrontarsi con le arti in senso lato, delineando i contorni di una figura complessa, dall’adolescenza fino alla malattia e agli ultimi anni della sua esistenza.
Scorrevole, pur nella sua temibile mole ponderosa, "Sacre Sinfonie" si rivela dunque lettura imprescindibile sia per chi desidera avvicinarsi per la prima volta all'universo di Franco Battiato, sia per i fan di lunga data, offrendo una panoramica completa e affascinante su un artista che ha contribuito in modo decisivo a ridefinire i confini della musica italiana, attraverso una profondità e una complessità uniche nella scena nazionale.
23/03/2025