Titolo: Il Festival di Umbria Jazz - Una ricostruzione storica
Autore: Francesco Rondolini
Editore: Morlacchi Editore (2025)
Pagine: 448
Prezzo: 20€Le quasi quattrocento pagine de “Il festival di Umbria Jazz” di Francesco Rondolini - edito da Morlacchi Editore - non contengono soltanto una fedele ricostruzione storica della rassegna musicale umbra. Dalla prima edizione fino a quella della svolta del 1987, il libro ripercorre oltre quindici anni di cronaca del festival, arricchendola di riflessioni e soprattutto di aneddoti, che rappresentano il sale di una rassegna musicale nata come radicalmente popolare e quindi contraddittoria, se si accettasse di considerare il jazz come un genere intellettuale. In verità - come giustamente sottolineato nella lettera di presentazione della prima edizione del festival, preziosamente riportata da Rondolini - la matrice del jazz è indubitabilmente “pop”, laddove al termine “pop” non si attribuisce un significato qualitativo, bensì sociologico e anagrafico. Jazz come germinazione spontanea dunque, come musica nata nei ghetti, nelle vie della povertà, prima ancora che nei locali fumosi ed esclusivi, “riflesso di ciò che il popolo nero era in quel periodo”, come riportava il compianto Arrigo Polillo nel suo seminale “Jazz -
Cronaca pertanto, ma anche archivio di immagini - nel senso ampio e stretto del termine - e di punti di vista differenti, raccontati da musicisti, giornalisti e spettatori, con giudizi talvolta diametralmente opposti sia sugli artisti che sulla macchina organizzativa, che negli anni Settanta - quando il formato era ancora fortemente itinerante - doveva fare i conti con un pubblico complicato, distante da quello attuale, più consono a un evento rock che a un concerto jazz, ma soprattutto disinteressato, proiettato a ideologizzare e strumentalizzare la musica per scopi politici. Ma c'era da aspettarselo. Il contesto storico e la modalità di fruizione - completamente gratuita - agevolavano il proliferare di disagi e screzi che, nei peggiori dei casi, si trasformavano addirittura in disordini e scontri. Curioso e fascinosamente autentico il pasticciaccio del 1974 nel centro storico di Todi, prima di un concerto di Charles Mingus, quando un gruppo di ”.hippie in attesa del concerto decise di inveire contro la processione religiosa della Madonna del Campione, per poi scatenare una vera e propria bagarre, sedata solo dall'intervento delle forze dell’ordine.
È terra di tradizioni l’Umbria, di spiritualità atavica, profonda e ancestrale, e il contatto con un festival di massa non può che generare un connubio tanto affascinante quanto pericoloso. A tal riguardo, Rondolini racconta il difficile rapporto tra i cittadini locali e i giovani spettatori, la cui maggioranza accorreva nel cuore d’Italia più che per ascoltare jazz, per vivere un’esperienza totalizzante, con tanto di rapporti sessuali en plein air, come raccontato dal pianista Pieranunzi, costretto a chiedere a due ragazzi di fare più piano mentre provava a “godersi” in mezzo al pubblico l’esibizione di Count Basie del 1975.
Effetti collaterali di un festival “aperto”, che con il tempo - dal 1982 in poi, per la precisione - perderà parte dei suoi originari connotati. Non servì a molto la cancellazione dell’edizione del 1977, così come l’idea del 1978 di svolgere due concerti in contemporanea in due differenti località umbre. Fece invece di più il fisiologico tramonto degli anni Settanta e la selezione dell’audience attraverso eventi e iniziative a pagamento e a misura d’uomo.
“L’Umbria che fa pace con il jazz”, scrive giustamente Rondolini, ma c'è di più, come racconta nell'ultima parte lo stesso autore. L’Umbria che piano piano si apre a nuovi suoni, fino al 1986 sempre e comunque riconducibili al jazz. Poi lo show di Sting e Gil Evans allo Stadio Curi, in diretta tv, ha aperto una nuova era di Umbria Jazz, quella della “mescolanza”, che - progressivamente e con molta calma - dagli anni Novanta in poi porterà a Perugia artisti come Phil Collins, Eric Clapton, Alicia Keys, Prince, Santana, Elton John, John Legend, R.E.M., Lady Gaga e Bob Dylan. Mondo che cambia e musica che segue inevitabilmente le sue vorticose dinamiche.
Per chi cerca una bussola per orientarsi nel passato di Umbria Jazz, il libro di Francesco Rondolini è uno strumento prezioso, se non indispensabile, che guida con metodo e con ordine tra le pagine di un festival destinato a durare - si spera - ancora a lungo.
12/05/2025