Jon Savage - Il (grande) sogno inglese

Autore: Jon Savage
Titolo
: Il (grande) sogno inglese
Editore
: Arcana Edizioni
Pagine: 1092
Prezzo: 39,50 euro

Jon Savage_sognoinglese"Il sogno inglese", capolavoro del giornalista Savage sulla storia del punk inglese, e dei Sex Pistols in particolare, uscì nel 1991, diventando subito il testo di riferimento obbligatorio sull'argomento. Recentemente è uscita in Italia questa nuova edizione che aggiunge una corposa seconda parte, contenente la trascrizione integrale delle interviste che avevano fornito la documentazione per il testo originario. Si tratta sicuramente di un'occasione per riscoprire un'opera ancora oggi insuperata, ma la seconda parte non è certo un'aggiunta pleonastica, anzi. Vi si colgono infatti ricordi brucianti su fatti che allora non potevano ancora essere percepiti come lontani o "storicizzati", inoltre alcune testimonianze si rivelano inevitabilmente definitive, come nel caso di protagonisti scomparsi quali Joe Strummer o Tony Wilson.

Le interviste possono essere lette nell'ordine che si preferisce, ma è necessario passare prima attraverso il testo originario per capire appieno lo sforzo svolto dall'autore: qui si tratta di un magma debordante di personaggi, ricordi, teorie, che Savage è riuscito convogliare in un libro che ha invece la linearità e il ritmo di un romanzo. Quando si entra nel cuore della vicenda (con l'arrivo di Johnny Rotten alla corte di Malcolm McLaren e Vivienne Westwood ) "Il sogno inglese" si rivela una storia straordinaria, avvincente quanto un prodotto di fiction, a cui si intrecciano il personale romanzo di formazione dell'autore (presente a molti degli eventi descritti e amico personale dei protagonisti) e un'analisi sociologica lucida e mai invadente.
E' qualcosa che ricorda le grandi epiche sovversive care ai nostri Wu Ming, con gli anarchici Sex Pistols che partono da un piccolo negozietto di King's Road a Londra fino a conquistare un intero paese allo sbando, prima di essere travolti da un'ondata di repressione furiosa scatenata dai media. Gli episodi leggendari ci sono tutti, ma c'è anche grande lucidità nell'interpretarli e contestualizzarli, come nel caso della famosa rissa verbale in Tv con Bill Grundy, ritenuta da Savage l'inizio della fine per il gruppo.
Per il lettore italiano è l'occasione di comprendere appieno lo sconvolgimento creato da una sola band di rock n'roll (per quanto straordinaria) e da un manipolo di sovversivi (l'entourage di Sex) in un paese dove la contestazione giovanile non è mai avvenuta e la struttura sociale era, alla fine dei Settanta, ancora tremendamente statica e basata sul sistema delle classi.

Passando alle interviste il fiume impetuoso della narrazione si allarga nel mare ribollente delle persone che sono state il punk: artisti e agitatori culturali, anarchici situazionisti e seguaci della moda, rockettari e semplici fiancheggiatori, figure famose, icone, giornalisti, carneadi. Un prisma con infinite sfaccettature, estremamente contradditorie da cui si sarebbero potuti trarre infiniti libri diversi. Savage vi si è immerso sulla scorta della sua sensibilità e del suo spirito critico, traendone una grande storia, ma oggi l'autore dà ai lettori la possibilità di fare altrettanto, di crearsi la propria interpretazione di quello che è stato un momento unico della storia del rock e del costume inglese.
Tra le cose che più hanno colpito me è la rilevanza che assume la figura del grafico Jamie Reid, autore di tutto il materiale visivo relativo ai Sex Pistols e vero e proprio ideologo dell'intera operazione di assalto all'industria culturale inglese condotta insieme a McLaren, per cui rappresentava il ponte di collegamento col Situazionismo artistico. Oggi le opere di Reid sono ospitate da musei e mostre, come quella in corso a Roma a Villa Medici nel 2011.

Un altro elemento affascinante è il contributo preminente delle donne a quello che era stato un ambito esclusivamente maschile: la figura diabolica di Vivienne Westwood (geniale stilista, socia di McLaren nel negozio Sex) giganteggia insieme a quella di Reid, connotando il punk come un fenomeno politico operante su più livelli, un esperimento di comunicazione complesso e affascinante. Ma c'è tutta una folla di fotografe coraggiose, poseur, ragazze terribili (le sconvolgenti commesse di Sex), musiciste, tutte giovanissime e agguerrite nel rappresentare l'altra faccia della medaglia rispetto alla Regina e alla Lady di ferro, il Nemico.

Infine non si può non citare la quantità di aneddoti esilaranti che alleggeriscono un quadro connotato a tutti i livelli da una violenza (sociale, psicologica, fisica, a volte cercata a volte subita dagli stessi protagonisti) a cui si intrecciano inesorabilmente. Non può non scappare un sorriso all'ennesima menzione di Jah Wobble nelle vesti di iniziatore di una rissa, né si può trattenere l'ammirazione per un Sid Vicious che, di fronte a un terrorizzante pubblico di texani, esordisce con un diplomatico "voi cowboys siete tutti una massa di finocchi repressi, no?", provocando il lancio di boccali interi di birra sul palco. Quasi commovente è infine la storia di Jones e Cook ragazzini che scelgono, come vittime delle loro rapine, soltanto i loro musicisti preferiti, in un gesto di ammirazione e condivisione.
A colpire è la straordinaria umanità, l'entusiasmo contagioso che emergono da parte di personaggi che sono sostanzialmente dei delinquenti: Jones, Vicious, Rotten sono paragonati dallo stesso Savage a figure da romanzo dickensiano, alla Oliver Twist. Per loro il rock non era un lavoro, ma l'unico modo di esistere nella società.

Cosa manca in questo libro? Il culto della morte e dei musicisti defunti, per esempio, ma anche la nostalgia, il revisionismo, il fighettume da rivista patinata o da curatori di mostre, dato che tutti i protagonisti di questa storia sono reali e vivi in modo assolutamente straziante e fastidioso.
Proprio questo era il loro scopo: rappresentare un'alterità irriducibile e scomoda rispetto a qualunque forma di convenzione sociale e culturale, anche a costo dell'annientamento personale.
Jon Savage, ancora  una volta, è riuscito a rendere loro il dovuto.