Andrea Murgia nasce a Carbonia nel 1983 e scrive di musica sin dal 2002, quando fonda insieme ad alcuni amici l'effimera rivista "Il cavo". Da lì in poi, dopo una laurea in musicologia, scrive per una moltitudine di riviste cartacee e webzine (Sentireascoltare, OndaRock, Rockerilla, All About Jazz U.S.A., Giornale della Musica, Breakfast Jumpers, Toylet Mag, Humans Vs Robots), lavora per il festival "Ai confini tra Sardegna e jazz" e nel 2018 finisce a curare "Battiti" per Rai Radio 3.
All'inizio dell'ottobre 2024 pubblica su YouTube il documentario in due parti "Jukebox al carbone", con tanto di patrocinio della regione Sardegna. I due video raccontano la storia della scena musicale alternativa di Carbonia: il primo si concentra sugli anni Sessanta e Settanta, il secondo sugli anni Novanta e Duemila. Gli anni Ottanta sono stati saltati in quanto la scena in quel periodo si è rattrappita e, pur senza scomparire del tutto, ha lasciato dietro di sé una quantità di documentazione non sufficiente a supportare un documentario.
La narrazione dei tanti testimoni e dei protagonisti d'epoca, all'insegna di una rigorosa accuratezza storica, è inframezzata da una sezione più romanzata in cui il musicista locale Francesco Peddoni e lo stesso Murgia interpretano se stessi durante la stesura dei testi del documentario. Questa parte, per quanto sicuramente sentita dall'autore, può generare una lieve confusione in quanto in diversi punti Peddoni, nei panni di speaker radiofonico, annuncia canzoni e artisti che poi non vengono fatti ascoltare.
È comunque un pelo nell'uovo perdonabile, per un'opera che mostra un grande spirito di abnegazione per la propria terra, un orgoglio sano per il proprio contesto che si piazza all'esatto opposto del campanilismo o del nazionalismo più bieco: i musicisti ritratti, e con ogni evidenza Murgia in primis, sono fieri di essere figli di quella terra e dei risultati che hanno conseguito, ma al contempo riconoscono che il conseguimento di quei risultati è figlio di commistioni iniettate dall'esterno.
Un orgoglio che quindi celebra se stessi e al contempo lo straniero e la sua integrazione nel contesto locale, che sia fattuale (i tanti immigrati da altre parti di Italia che nel corso del tempo si sono recati a Carbonia) o anche solo culturale (il sopraggiungere di musica sia dall'Italia continentale, sia dall'estero).
Entrambe le puntate iniziano sulle ali dell'entusiasmo e terminano con cupezza: nella prima vengono mostrati i gruppi dell'era beat e psichedelica, la maggior parte dei quali rimasti a livello amatoriale, ma molto seguiti in tutto il Sulcis (Amici, Rivali, New Experience, Titti e i Kriss, Visi Pallidi, Metamorfosi, Mini Mini), la cui scena viene poi decimata nella seconda metà degli anni Settanta dal dilagare dell'eroina; nella seconda ci si concentra sul rock alternativo derivato dalla diffusione sotterranea di dischi punk, metal e grunge (band come Mab, Plasma Expander, Cue Lie, Flying Sebadas, Gabbia delle Pazze, M.I.L.F., Fratelli Detroit, Trauma, Zeta Orrù, G.M.G, Heart of Crystal, Hammamet, Skin Pazz, Alvaro Rizza, Antiruggine, Ciurma Skin, New Blood), scena andata in declino intorno al 2010, per congiunture economiche e generazionali.
L'apice è stato probabilmente toccato dalle Mab, che sono riuscite ad andare in tournée con Franco Battiato e a collaborarvi discograficamente, suonando in ben tre canzoni dell'album "Il vuoto" (2007).
Dopo aver toccato la vetta, la caduta appare purtroppo inesorabile: il finale mostra una Carbonia in piena crisi lavorativa, spopolata, con meno di 25mila abitanti (dopo averne raccolti almeno il doppio negli anni d'oro della sede locale dell'Enel e del polo industriale di Portovesme), priva di locali in cui poter suonare e di poli culturali rilevanti, traversata da corsi e passeggiate fantasma. Eppure, proprio quando il ritratto più funereo sembra completato, spunta una fiammella di speranza: se volete sapere quale, immergetevi in questo viaggio di due ore e dodici minuti, abbastanza curato da riuscire a generare malinconia e nostalgia anche su chi quelle situazioni non le ha vissute.