Il percorso del punk italiano incrocia da subito quello del cosiddetto "rock demenziale": su tutti Skiantos e primissimi Gaznevada, da Bologna, capostipiti di entrambi i filoni; il movimento esprime un approccio antitetico a quello del cantautorato "impegnato", ben rappresentato da "Largo all'avanguardia": "Compran tutti i cantautori/ Come fanno i rematori/ Quando voglion fare i cori/ Che profumano di fiori" o dalle provocazioni di "Nevadagaz" ("A mezzanotte per le strade di Berlino Est/ automi con le divise delle S.A./ cospargono le strade di Nevada Gaz/ svastiche al neon sui muri della città").
È solo uno dei modi con cui il fenomeno scoppiato nell'Inghilterra del 1976 viene recepito nella nostra penisola: a Milano il centro sociale Santa Marta fa da sfondo alla formazione sia delle Kandeggina Gang (della futura popstar Jo Squillo) che dei Kaos Rock di Gianni Muciaccia, futuro produttore e marito proprio di Giovanna Coletti; gruppi che cercano di coniugare le influenze Uk e Usa, mentre le lyrics in italiano veleggiano tra toni appunto demenziali e "trasgressione".
Sempre nel capoluogo meneghino avvengono i primi passi dei Decibel, con l'album "Punk" e un concerto-truffa in puro stile Rock'n'Roll Swindle, mentre i Krisma della coppia Arcieri-Moser declinano in veste elettronica la lezione carpita durante le trasferte londinesi. Con "Il leader" la band di Enrico Ruggeri prende di mira il movimento studentesco, a conferma del percorso accidentato intrapreso da questi prime-mover, incompresi tanto dalla borghesia benpensante quanto dall'establishment di sinistra; diversa sarà la posizione ideologica dei gruppi anarco e hardcore che faranno la loro comparsa negli anni successivi, ma questa è un'altra storia.
In quegli anni Bologna resta la "capitale" del primo punk tricolore: il festival Bologna Rock (tenutosi nell'aprile del 1979) vede sul palco, oltre ai citati Skiantos e Gaznevada, i Luti Chroma e i Windopen, qui rappresentati rispettivamente da "Siamo tutti Dracula" e "Sei in banana dura" (sic!). E, a proposito di Capitale, degni di nota sono senza dubbio gli exploit degli Elektroshock (patrocinati da Ivan Cattaneo), pionieri assoluti sulla piazza romana.
Fa storia a sé Pordenone: una scena concentrata nel capoluogo del nord-est, caratterizzata da eterogeneità creativa e assoluta indipendenza dal resto della penisola; "UFO Dictator", scheggia impazzita confezionata dai Tampax, proviene da uno storico split con i concittadini HitlerSS (a proposito di moniker problematici...), mentre "I'm In Love With My Computer" degli Andy Warhol Banana Technicolor fa parte dei brani scelti per la storica e omonima compilation del Great Complotto. Sempre da Pordenone provenivano i ramonesiani Ice & The Iced, qui rappresentati dalla coinvolgente "We've Had Enough".
Il "viaggio" prosegue nel Nord-Ovest della penisola con Dirty Actions (Genova) e Johnson Righeira (Torino), che sarebbe giunto alla fama nazionale in campo italo-disco negli anni Ottanta, in coppia con il "fratello" Michael; sempre di Torino i Rancid X, dalle influenze glam-rock. Billy Blade & The Electric Razors era un progetto solista della voce dei Gaznevada, autore unicamente di questo 7'' single-sided; arrivano dall'Emilia anche i modenesi Rats, la cui "Skizo" vede alla voce la prima cantante Claudia Baracchi, alias Claudia Lloyd.
Nei furiosi brani di Chelsea Hotel e Cheetah Chrome Motherfuckers troviamo le avvisaglie della sopracitata scena hardcore-punk italiana; chiude il tutto la wave di Faust'o: "Benvenuti tra i rifiuti" è presa da "Suicidio" (1978), esordio del cantautore oggi attivo con il nome di Fausto Rossi.