Anna Kavan – Ghiaccio (1967, ultima traduzione pubblicata nel 2021 da 451 libri)
Ci si avventura dentro un paesaggio gelido, nel buio, guidati dalla presenza enigmatica di un narratore sconosciuto. Questi è partito alla ricerca di una donna per la quale un tempo aveva coltivato un sentimento profondo. La donna, anch'essa priva di nome, emerge come figura vulnerabile segnata da abusi e ferite, dal pallore mortale e da capelli biondi al punto da sfiorare il bianco, o l'argento. Attualmente è legata a un personaggio potente e violento che la tiene confinata in una sorta di fortezza montana.
Il narratore ha fatto ritorno da un luogo sempre più stretto nella morsa implacabile dei ghiacci, a seguito di una catastrofe non chiaramente definita. Ghiacci che sempre più stanno prendendo il sopravvento a livello planetario. Mosso dalla preoccupazione per il destino della donna, l'uomo cerca un contatto con lei, facendo progressivamente emergere quanto tale preoccupazione sia più una sorta di ossessione. Le intenzioni del narratore, inizialmente orientate a salvare la sua antica fiamma, rivelano sfumature sempre più torbide.
Poco dopo, la donna e il suo aguzzino svaniscono nel mistero.
Da questo punto inizia una caccia epica ai due, un'avventura che si sviluppa in una serie di vicende intervallate da visioni che di frequente si incuneano nella narrazione e contribuiscono a rendere la trama via via più sfuggente. Nel mentre, la cornice del mondo oppresso dalla catastrofe glaciale diventa sempre più opprimente.
“Ghiaccio” è un'opera di grandissimo potere evocativo che può essere interpretata come un'allegoria della dipendenza da eroina vissuta da Anna Kavan, scrittrice di altissimo talento visionario la cui vita è stata segnata da insidie e lotte turbolente per l'affermazione di sé. La sua opera più celebrata si presenta come una guerra di potere tra il narratore - eroe apparente - e la donna, una figura oggettificata, priva del diritto di possedere un nome e di esprimere la propria volontà.
L'ambientazione glaciale, riflettendo le tensioni interiori della scrittrice, diventa specchio della sua arte, che si sposta agevolmente tra il realismo magico e la sperimentazione.
“Ghiaccio” potrebbe non offrire un percorso agevole al lettore, ma si configura come analisi intensa e unica della compulsione, della sottomissione e del caos generato dall'incapacità di avere controllo sulle proprie azioni e sul proprio destino.
Colonna sonora: Thomas Köner – Permafrost (1993)
La scelta dell'accoppiamento libro-disco si spiega da sola: “Permafrost” rappresenta la visione di una realtà nella quale i ghiacci hanno prevalso sull'esistenza umana. La maggior parte delle tracce è pervasa da un senso di minaccia enfatizzato dal rimbombo dei sub-bassi. La musica si dipana come una coltre nevosa, evocando colonne glaciali e picchi oscuri che fluttuano attraverso la percezione.
La curiosità guida l'esplorazione, costeggiando il limite delle possibilità come una nave che veleggia lungo un fiordo sconosciuto, scrutando nella gola di questa terra misteriosa. La musica evolve in silenzio, crescendo lentamente e mettendosi a fuoco man mano che la scena si svela: pareti oscure si innalzano su entrambi i lati, aridi golfi di roccia raschiano contro il cielo, un ghiacciaio riversa pezzi nell'oceano, ostacolando il passaggio. Ma è proprio questo volto minaccioso e impenetrabile che accresce l'intrigo.
Poi la comprensione si evolve, si scoprono macro e microsistemi. Droni infestati fluttuano nel nucleo della musica con un respiro gelido, le correnti sotterranee pregne di attività invisibili tradiscono la presenza della vita in questa terra spietata ma al tempo stesso incontaminata e bellissima.