Maria Teresa Soldani

Itinerari della canzone tra i media. Immaginari, narrazioni, trasmissioni

Autore: AA.VV. a cura di Maria Teresa Soldani
Titolo: Itinerari della canzone tra i media. Immaginari, narrazioni, trasmissioni.
Editore: NeoClassica
Pagine: 206
Prezzo: 25,00 euro

 

itinerari220Immaginari, narrazioni, trasmissioni. Il sottotitolo di "Itinerari della canzone tra i media" (edizioni Neoclassica), a cura di Maria Teresa Soldani, raccoglie tre sostantivi esplicativi di un testo che unisce otto saggi esplorativi sul ruolo della canzone popolare in accezione "contemporanea". Un'indagine specifica, espressa però in modalità corale, che colma una lacuna, purtroppo invisibile, nel panorama dell'editoria musicale italiana. E non solo. Perché Maria Teresa Soldani, assegnista di ricerca all'Università di Bologna, ma anche esperta e apprezzata redattrice di questo sito, ha il dono dell'ubiquità. E raccoglie a sé accademici, tra gli altri, dalle università di Pavia, Firenze, Torino, giostrando con estrema competenza il nocciolo di una visione allargata della musica nella forma canzone, passando dal rock all’hip-hop all'Edm. Si va dunque da "I Wanna Be Your Dog" degli Stooges a "Love Will Tear Us Apart" dei Joy Division fino a "Tran Tran" di Sfera Ebbasta, incrociando, tra le altre, "Kool Thing" dei Sonic Youth e "Straight Outta Compton" degli N.W.A.
Epoche, fascinazioni, storie diversissime, va da sé. Eppure c'è un filo conduttore che sorregge lo stravolgimento politico che tutto converte. Del resto, se, come spiega Claudia Durastanti in prefazione, le canzoni attuali oggi nascono "minime" e senza una "vocazione a farsi altro", è soprattutto perché il modello occidentale frantuma senza soste le esigenze dell'uomo per farne poltiglia, in quanto lontano dalla dinamica dei sistemi strutturali di una società contadina, al netto degli smartphone appoggiati sui trattori che trasmettono, grazie a Spotify o YouTube, musiche a tutto volume anche nei luoghi più remoti del pianeta.

Tornando in tema, "Itinerari della canzone tra i media" punta a definire come - riprendendo le parole della Soldani nell'introduzione quando cita Simon Frith - "la musica pop permette di collocarsi nella società, di crearsi un'identità".
I testi delle canzoni si avvalgono di mezzi, che per quanto diversi tra loro, come ad esempio radio e web, accolgono in ogni istante le "fattezze" secondo regole mai scritte - per dirla con Gianni Sibilla, anch'egli citato in attacco - di "un grande racconto". Che è poi il racconto dell'uomo, l'incedere della sua quotidianità, il suo flusso. Insomma, la colonna sonora del suo ciclo di vita.
Il libro mira dunque a comprendere in che modo la galassia canzone finisce per fondersi con la galassia trans-mediale. Per intenderci: in che maniera le due entità concludono il loro incontro/scontro con una danza, restituendo nell'ascoltatore, nella fattispecie al lettore, un balletto unico, in quanto sommatoria di una serie infinita di movimenti, interpolazioni sensoriali. Tutto a cominciare dalle fascinazioni visive, che sono a loro volta espanse, quando proprie del cinema, ridotte se riferite ai videoclip e ultra-sintetiche se espresse su Instagram o TikTok.

"Il libro ha preso concretamente forma - racconta Maria Teresa Soldani - circa due anni fa, quando proposi l'idea ad Alessandro Cecchi per la collana musica.performance.media, che dirige per NeoClassica. Il progetto è frutto di riflessioni che porto avanti da tempo attraverso le mie ricerche universitarie e che ho avuto modo di condividere con colleghe e colleghi negli anni, anche nel lavoro di critica musicale. Fondamentalmente sono sempre stata affascinata da certi dispositivi discorsivi, mediali e culturali universali che hanno anche una dimensione trans-storica, quindi che sono sì capaci di raccontare un'epoca e un contesto ma che sono anche in grado di relazionarsi con altri momenti storici senza necessariamente vedere in questi "itinerari" – per l'appunto – una progressione. Esattamente come è la canzone, che appartiene a chi l'ha creata e a tutti noi, ha una dimensione personale e collettiva, è collocata eppure in grado di superare i confini di spazio e di tempo".


È un tempo che combina universi paralleli attraverso metodiche che si ripetono, al di là dei generi musicali. Ne è prova "I Wanna Be Your Dog" degli Stooges che fornisce a Rossella Catanese (Università degli Studi della Tuscia) il gancio per esprimere concetti di intermedialità e rimediazione secondo il verbo di un'icona precursora del movimento punk che rivive più volte fino a tracciare un loop temporale dal quale riaffiora la tesi di Marshall McLuhan: "Il contenuto di qualsiasi medium è sempre un altro medium". La storica hit della band dell'Iguana del rock non a caso trae nuova linfa in ogni epoca mediante un processo iconografico "immanente" nella sua esclusività, che passa dal documentario "Gimme Danger" di Jim Jarmusch all'omaggio a Vivienne Westwood in "Crudelia" di Craig Gillespie.

"La canzone e le pratiche musicali hanno poi forme che potremmo definire pre-mediali - prosegue Maria Teresa Soldani - e credo che ci aiutino profondamente a capire chi siamo e la nostra società, il sistema dei media in cui siamo immersi e che alimentiamo con le nostre più piccole abitudini e i nostri dispositivi, in cui si insinuano memorie individuali e storie comuni a migliaia, se non milioni, di persone. Così ogni canzone ha una sua storia ed è in grado di entrare in contatto con altre storie creando traiettorie, anche inizialmente impensabili nel momento in cui incontrano un altro medium e un'altra narrazione. Questo ci fa riflettere ancora di più sui suoi significati, sui meccanismi di identificazione, così come su quelli di ricezione/assimilazione/condivisione: dal grado più scontato, cioè il farsi videoclip presentandosi in una forma visuale, all'intersecarsi coi significati di un film, una serie tv o un videogame, fino al risignificarsi attraverso pratiche anche di fandom nei social media. La canzone è un oggetto solido e allo stesso tempo è liquido e gassoso, perché possiamo coglierla e comprenderla con qualsiasi medium anche come frammento. Attraversa la vita con noi senza alcuna linearità, ma è collocata in momenti determinati, ci serve a comunicare e ci può aiutare a capire meglio la nostra storia culturale".

Interessante e inedita è anche la ricerca dei "frammenti di Ian Curtis tra i media" di Alessandro Bratus dell'Università di Pavia. Si procede in un sentiero che collega lo spartito del memorabile ritornello, inteso come big bang a mo' di punto di diffrazione, e l'istogramma che raffigura la distribuzione cronologica delle cover, alcune delle quali esaminate tecnicamente attraverso le singole variazioni. E ancora Francesco Spampinato dell’Università di Bologna che analizza la "dimensione cinematica del treno in corsa sulla copertina del singolo 'Trans-Europe Express' dei Kraftwerk" e le ricadute culturali che una delle canzoni più celebri dei pionieri dell'elettronica ha avuto sia sulla società che sul mondo della musica, come, ad esempio, la techno di Detroit.
Puntuale e altrettanto singolare è il focus della stessa curatrice sull'impatto di "Kool Thing" dei Sonic Youth, atto ad alienare i network underground newyorkesi e l'intreccio tra le pratiche corporate-mainstream con quelle più propriamente alternative nel macrocosmo mediatico statunitense, per uno scavo narrativo che sfocia nelle strutture testuali del brano vicine al linguaggio di LL Cool J.

Si potrebbe continuare accendendo lanternini sugli angoli nascosti degli otto saggi. Ma si correrebbe il rischio di "spoilerare" i pezzi di un mosaico che, pur rivolto in partenza a un pubblico "accademico", riesce miracolosamente ad affacciarsi anche alle masse.
È doveroso, tuttavia, citare il focus sul film biopic "Nico, 1988" di Susanna Nicchiarelli su Nico, con due interviste della Soldani alla regista e al gruppo Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo, che ha curato l'adattamento del repertorio della cantautrice e le musiche originali. Dialoghi che accendono riflessioni inedite sulla figura di Nico, in quanto ancora oggi figura madre della musica tutta e del suo potere mediatico.

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