Autore: Massimo Padalino
Titolo: Il diavolo all’opera. Viaggio in 20 tappe liriche da questo mondo all’altro
Editore: Arcana
Pagine: 304
Prezzo: 22,00 euroPer l’appassionato medio di rock, l’opera lirica è sempre stata e sempre sarà una montagna troppo alta da scalare. Per quanto lo possa affascinare la bellezza, spesso sopraffina, della musica classica, quando questa è messa al servizio, o comunque concorre alla messinscena di un dramma musicale, il nostro appassionato finisce per storcere visibilmente il naso. Intendiamoci: non tutti quelli che masticano quotidianamente il rock sono a digiuno di opera lirica, ma sono sicuro che sono davvero pochissimi quelli che possono dirsi anche solo un filino esperti. Uno di questi è senza dubbio l’instancabile Massimo Padalino, che in questo saggio, uscito qualche mese fa per Arcana, ha voluto cimentarsi con il racconto del “diavolo all’opera”, insomma con un “viaggio in 20 tappe liriche da questo mondo all’altro”, in cui a farla da padrone è il trattamento che l’opera lirica ha riservato al diabolico “secondo le sensibilità dei tempi”, come scrive opportunamente, in sede di prefazione, Corrado Ori Tanzi, che ci ricorda anche che, nelle intenzioni dell’autore, questo vuole essere un “viaggio surreal-stralunato all’interno di un universo parallelo nel quale aleggia lo spirito di certi tipi strambi”.
Lettura sempre godibilissima, perché lo stile di Padalino ha innanzitutto nel mirino il lettore e il suo desiderio di capire, di farsi un’idea, di entrare in meccanismi che non sempre gli sono noti, e anche perché la sua penna non disdegna la digressione colta, quando questa è necessaria per focalizzare al meglio determinati concetti o per gettare ponti su cui lo stesso lettore è invitato a procedere se vuole saperne di più, “Il diavolo all’opera” ci porta per mano dentro i segreti più o meno nascosti di venti opere che vanno dalla “Lulu” di Berg al “Don Giovanni” di Mozart, passando per l’“Angelo di Fuoco” di Prokofiev, l’“Orfeo ed Euridice” di Gluck, l’“Otello” di Verdi”, “La carriera di un libertino” di Stravinskij, il “Billy Budd” di Britten e il “Fidelio” di Beethoven, giusto per citare qualche titolo in cui il Diavolo la fa da padrone, assumendo, di volta in volta, forme e significati anche molto distanti tra loro, ma sempre convergenti nel dire o, comunque, evocare il lato più oscuro, misterioso, enigmatico della nostra vita.
Epperò, visto che vi vedo mentre vi state chiedendo: “Ma perché un ascoltatore medio di rock dovrebbe leggere un libro sull’opera e, magari, darsi anche la briga di procurarsi qualcuno dei titoli citati in quelle pagine?”, ho pensato bene di rivolgere la stessa domanda a Padalino, che ha così prontamente risposto: “Perché nessuna delle opere che ho scelto è media, anzi! Il che può aiutare l'ascoltatore medio a capire meglio i riferimenti non medi del rock migliore. Per dire, se ascolti i Miriodor trovi dei riferimenti a Stravinsky. Se ascolti i Black Tape For A Blue Girl ci trovi Prokofiev…”. Non so voi, ma io ho già stilato una lista di opere da recuperare…