Con questa chiacchierata con Claudia McDowell, conduttrice radiofonica e cantante rock, già alla testa di Morgana's Kiss, Mardi Gras e Revox, inauguriamo un nuovo spazio dei nostri Approfondimenti dedicato al mondo della radio. Con un titolo che omaggia, al tempo stesso, Roger Waters (autore dell'omonimo brano) e le onde a noi care. L'obiettivo è di cercare di fornire, attraverso le testimonianze di alcuni dei principali speaker specializzati in ambito rock, una panoramica dell'universo radiofonico italiano, tra ricordi, presente e scenari futuri.
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Metti una domenica in cui la tua squadra del cuore aveva perso e non bastava Stock 84 per consolarsi. L'unico rimedio possibile era sintonizzarsi sulle frequenze di Radio Rock e godersi le scalette di Claudia McDowell. Un mix irresistibile di post-punk, wave, gothic, hard-rock e folk celtico, in omaggio alle sue origini irlandesi, orgogliosamente ostentate dalla sua cordiale esuberanza, prima ancora che dalla chioma rossa e dalle lentiggini.
Ebbene sì, in quella folla di ascoltatori che la tempestava di telefonate chiedendole brani "possibilmente integrali" (da registrare rigorosamente su musicassetta), c'era anche il sottoscritto. E non solo in quelle (numerose, ahimè) occasioni in cui si verificava il presupposto calcistico di cui sopra. Così è stato naturale partire da lei per dare l'abbrivio alla rubrica, raccontando anche una parabola piuttosto amara ed emblematica sul rapporto tra libertà editoriale ed esigenze commerciali, quella della romana Radio Rock.
Claudia, che cos'è per te la radio?
La radio per me è condivisione, anche se non puoi vedere chi ti ascolta, è comunque un dialogo ed una preziosa occasione per fare compagnia a chi si è sintonizzato.
Come ti sei avvicinata alla radio, quali sono state le tue prime esperienze?
L'inizio della mia avventura con la radio è stato del tutto casuale, giravo dalle parti di Radio Rock molti molti anni fa come fedele ascoltatrice e qualcuno dello staff continuava a dirmi che avevo una bella voce e che magari avrei dovuto provare e così, quasi per scherzo, ho provato per undici anni.
Inizialmente conducevo un programma durante il quale suggerivo e consigliavo film che davano in tv, poi mi sono occupata insieme ad altri colleghi della rubrica "Romaneggiando", nella quale si segnalavano eventi di ogni tipo a Roma. Allora internet non c'era...
Che tipo di progetto era Radio Rock? Si percepiva un clima di massima libertà nelle scelte musicali (meno, magari, sotto l’aspetto politico), era davvero così?
Quando sono approdata a Radio Rock si respirava un clima di libertà, scoperta, passione. sono stati anni molto belli (parlo dei primi anni Novanta), eravamo uniti e amici. Allora era davvero così.
Perché tu e un gruppo di altri speaker a un certo punto vi siete dissociati da Radio Rock e siete andati via?
Io sono andata via parecchi anni dopo la prima "diaspora" di speaker storici e per motivi uguali e diversi. La radio era a tutti gli effetti diventata una radio commerciale, mentre io desideravo restare in un ambiente più di "divulgazione" e volevo libertà totale sulle mie playlist e su ciò che intendevo comunicare agli ascoltatori. In più volevo dedicarmi meglio alla mia attività di cantante.
Hai seguito anche l’esperienza online di radiorock.to? (la “podcast radio” dei transfughi di Radio Rock)? E quali sono state le tue esperienza radiofoniche successive?
Ho seguito con interesse l'attività di radiorock.to perché molti degli speaker sono ancora oggi miei cari amici e mi piace riascoltare le loro voci e le loro proposte musicali.
Per quanto mi riguarda, sono stata chiamata da Prince Faster dopo tanti anni a far parte di un progetto veramente interessante, il collettivo RockAM, del quale fanno parte altri transfughi di Radio Rock. Ho trascorso con loro due anni stimolanti durante i quali ho intervistato molti artisti (musicisti, attori, registi, scrittori) veramente di alto livello e mi sono occupata di promuovere la musica indipendente romana. Un gruppo di lavoro molto compatto e armonioso, devo dire, che spero tornerà a trasmettere presto. L'anno scorso in ogni caso io sono andata via per cause del tutto personali e per il momento ho "congelato" l'idea di tornare a fare radio, anche se non si sa mai...
Nel frattempo ti sei dedicata anche a un’attività parallela di cantante rock, che va ancora avanti...
In realtà io "nasco" come cantante, non ricordo neanche quando ho cominciato a cantare, l'attività di conduttrice radiofonica è arrivata molti anni dopo. Quindi non ho mai smesso di cantare, ho fatto parte di alcune band molto valide con le quali ho condiviso belle avventure musicali. Da un decennio ormai sono orgogliosa di fare musica come Claudia McDowell & Revox. Con loro c'è un affiatamento artistico e personale decisamente fuori dal comune. Stiamo molto bene insieme, suoniamo spesso in giro e riusciamo a tirar fuori, perdona l'immodestia, un poderoso rock pieno di sfumature, dal blues alla wave, del quale sono molto fiera.
Oggi cosa è cambiato, secondo te, per chi fa radio? In teoria c’è più spazio e più libertà, soprattutto grazie al web, eppure l’impressione è che ci sia ancora tanta omologazione, almeno nei network più importanti.
Non so esattamente cosa sia cambiato per chi fa radio, sicuramente con il proliferare delle web radio c'è tanta offerta e l'indipendenza necessaria per mandare musica lontana dal mainstream. Ma il bello e il cattivo tempo della radio lo fanno ancora i network e trovo veramente azzardatissimo definire rock alcuna musica decisamente pop e commerciale che passa sulle radio più conosciute. Per chi come me ha fatto radio anche per divulgare il verbo del rock, definire alcuni musicisti come rock è un abuso, senza aver paura di esagerare.
Ascolti altre radio? Ci sono emittenti, oltre a Radio Rock, che hanno contribuito alla tua formazione musicale?
Devo essere sincera, non ascolto molta radio, non ho tempo e quando ne ho (raramente) metto un disco, infilo le cuffie e mi immergo nell'ascolto.
Radio Rock è stata seminale per la mia formazione musicale, quando sono arrivata lì ero a malapena una conoscitrice del rock che partiva dal punk e post-punk ed è in quegli studi che ho imparato a conoscere ed apprezzare ciò che c'era prima.
Oggi quando posso mi piace ascoltare Radio Città Aperta, mi aiuta a tenermi al passo con le novità, e spero in un ritorno on air del collettivo RockAM al più presto, con o senza di me.
Ci puoi raccontare qualche esperienza particolare che ti è capitata in diretta, una telefonata strana, una richiesta particolare, un messaggio di un ascoltatore che ti ha colpita?
Mi sono capitate veramente tantissime cose in più di un decennio dietro il microfono. Tralasciando le esperienze spiacevoli del tipo stalking, ricordo per esempio con grande tenerezza le telefonate di ascoltatori immobilizzati a casa da terribili malattie, ma che usavano la radio come finestra sul mondo, qualche richiesta timida proveniente dalle carceri, un tentativo di suicidio sventato grazie ad un'azzeccata canzone, il saluto di una sposa che voleva ringraziarmi poco prima di entrare in chiesa per aver suggerito al suo futuro marito un brano con cui farla innamorare...
Tanti sono stati i messaggi degli ascoltatori che non posso dimenticare, soprattutto, nel caso di ascoltatori che hanno pubblicato libri, i ringraziamenti rivolti a me, proprio a me, per aver fatto loro da colonna sonora mentre scrivevano. Conservo comunque tutte le lettere e tutti i regali che ho ricevuto durante la bellissima avventura della radio e sono lusingata dal fatto che molti ancora si ricordino delle mie bislacche trasmissioni.
I dieci brani che passeresti sempre in una tua scaletta?
I dieci brani che passerei sempre sono sicuramente questi:
"Second Skin" dei Chameleons
"Release" degli Anathema
"Station To Station" di David Bowie
"When The Levee Breaks" dei Led Zeppelin
"A Place Called Home" di PJ Harvey
"The Thrill Is Gone" di B.B. King
"A Strange Kind Of Love" di Peter Murphy
"Siùil a rùn" dei Clannad
"Atlanta" degli Stone Temple Pilots
"All Sparks" degli Editors
P.S. "A Strange Kind Of Love" è proprio una delle mie canzoni del cuore che ho scoperto grazie a lei.
La terza foto è di Roberto Scorta
Claudia McDowell & Revox |