Le canzoni che hanno fatto la storia del soul al centro della nuova puntata di Rock in Onda, il programma condotto da Claudio Fabretti sulle frequenze digitali di Radio Città Aperta (www.radiocittaperta.it).
Una carrellata che parte dai pionieri del genere, fino ai grandi autori degli anni 70, sospesi tra radici soul, funk, r'n'b e psichedelia, da una schiera di sofisticate vocalist fino ai nuovi intrepidi protagonisti della "musica dell'anima" nel Duemila.
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Masters of soul
Una puntata tutta dedicata ai Masters of Soul, i giganti che hanno reso immortale la "musica dell’anima": un mix di hit, classici e chicche del genere, per un’ampia panoramica sull'inimitabile stile che nacque dalla fusione delle sonorità del jazz e del gospel con i modi della canzone pop. Una musica che fu il risultato dell'urbanizzazione del rhythm and blues negli anni 60, con tanti filoni: dai gruppi orecchiabili e melodici della Motown, che a Detroit puntò su un sound orientato sul pop, alla versione del sud, dove il genere assunse tratti più duri, con ritmi sincopati, voci grezze e fiati squillanti. E poi, verso la fine degli anni 60, il soul iniziò a frammentarsi, quando artisti come James Brown e Sly Stone scoprirono il funk, così come altri artisti si orientarono su nuove varianti. Ma nonostante questa evoluzione, negli anni il soul resterà un riferimento costante per i musicisti di tutto il mondo che lo aggiorneranno in svariate formule.
Il nostro lungo viaggio parte dai primi grandi pionieri del genere: Sam Cooke, James Brown, Otis Redding, Wilson Pickett, Aretha Franklin, Solomon Burke, Smokey Robinson, Ray Charles. Sulle fondamenta da loro edificate, arrivano poi nuovi maestri come Marvin Gaye e Bill Withers, abili nell'aggiornare la formula classica del soul alle suggestioni politiche, sociali e sentimentali di inizio anni Settanta, formidabili balladeer come Ben E. King ("Stand By Man") e Percy Sledge ("When A Man Loves A Woman") e una pattuglia di straordinarie vocalist, da Diana Ross - la cantante d'oro della Motowon, dalle Supremes alla carriera solista - alla musa bacharachiana Dionne Warwick, fino alle inflessioni disco-soul di Gloria Gaynor.
Ma dagli anni 70 in poi c'è stata anche l'irresistibile contaminazione con il funk, il r'n'b e la psichedelia, che ha portato ai capolavori firmati dai vari Stevie Wonder, Sly & The Family Stone, Isaac Hayes, Curtis Mayfield e Bobby Womack, parallelamente all'affermarsi del fenomeno delle colonne sonore della blaxploitation, genere di lungometraggio interpretato prevalentemente da neri e destinato a un pubblico nero, le cui trame vogliono segnare la rivincita black nei confronti di una società americana ancora infettata dai germi della discriminazione razziale. E sul versante più "politicizzato", impossible non omaggiare l'anthem-song per eccellenza di Gil Scott-Heron, "The Revolution Will Not Be Televised", attuale oggi come allora.
A rafforzare la componente rosa della scaletta, alcune interpreti che hanno aggiornato il soul in un'ottica sempre più raffinata e vellutata - da Randy Crawford ad Anita Baker fino alla rivoluzione "baduista" di Erykah Badu. In chiusura, invece, colui che è oggi probabilmente il nome più caldo del nuovo soul mondiale: Michael Kiwanuka, con la sua ormai già classica "Cold Little Heart".
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05/05/2025
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