Con la sua voce, dolente, febbrile e scorticata, ha segnato la storia del rock. Introducendo un nuovo stile, a metà tra liturgia free form e invettiva proto-punk. E oggi, lungi dal ritirarsi, ha ancora tanta energia positiva da regalare ai fan. Viaggio nel mito di Patti Smith, enigmatica sacerdotessa del rock.
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Patti Smith
Con la sua voce rabbiosa, febbrile, dolente, scorticata, Patti Smith ha incarnato una delle figure femminili più dirompenti della storia del rock. Una voce caotica e gracchiante che vomita simbolismi e poesie in forma libera, finendo per ridurre il possente rock&roll del gruppo di accompagnamento in un'inaudita poltiglia abrasiva
I suoi primi lavori, con la mente proiettata nella avanguardie free-form e nelle improvvisazioni jazz e i piedi ben piantati in un primitivismo rock'n'roll, hanno gettato le basi per la nascente new wave. E la sua figura, a metà tra una oscura sacerdotessa e una pasionaria politica, è emersa come una delle più carismatiche del rock al femminile (e non solo).
Patti Smith porta nella storia del rock un nuovo linguaggio musicale: una sorta di commistione tra recitazione "free form" e musica in cui il testo diventa il punto di partenza, ma mai un limite; anzi, è spesso il veicolo che permette ai brani di espandersi e dilatarsi costantemente. Uno stile che si esprime essenzialmente attraverso due anime: quella punk, feroce e straziata, e quella più cupa e solenne, che trova espressione in ballate d'intensità quasi liturgica.
L'universo poetico della sacerdotessa del rock ruota attorno a un miscuglio di beat generation, misticismo biblico, decadentismo ed esistenzialismo underground. I suoi riferimenti prediletti sono soprattutto i cantici di Allen Ginsberg, la narrativa di Jack Kerouac, le liriche di Williams Burroughs. Un miscuglio caotico e affascinante che si riflette nelle sue magnetiche performance dal vivo: come scrisse Dave Marsh su Rolling Stone, “Nessun altro nel campo della musica rock ha il coraggio di mettere insieme Lou Reed, la Bibbia, Jim Morrison, Bruce Springsteen e gli Mc5”.
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