Valerio D'Onofrio

La musica che resiste

Autore: Valerio D'Onofrio
Titolo: La musica che resiste
Editore: autoproduzione (Amazon)
Pagine: 342
Prezzo: Euro 19,00

 

71pxollsnlIl nuovo libro di Valerio D’Onofrio è lodevole fin dall’intento. Già autore di innumerevoli articoli per OndaRock, nonché (con Valeria Ferro) del manuale “I 101 racconti di Canterbury”, si è ora cimentato nell’impresa di confutare la diffusa impressione secondo cui i suoni del nuovo millennio non avrebbero nulla da dare a chi si fosse appassionato alla popular music con i grandi dello scorso secolo.
Strumento di questo corposo pamphlet di resistenza culturale sono non le articolate argomentazioni (presenti anch’esse, per chi desiderasse), bensì gli esempi: 252 album usciti dal 2000 in poi, raggruppati per aree stilistiche e corredati da note che inquadrano in modo essenziale ma incisivo le carriere dei rispettivi artisti.
La selezione coraggiosa è il principale punto di forza del testo. Anziché tentare un capzioso esercizio di individuazione dei “fondamentali” degli ultimi due decenni, l’autore ha deciso di concentrarsi sul suo percorso, proponendo i musicisti e i filoni con cui più ha sviluppato un legame e di cui coglie gli aspetti emotivi con maggiore profondità. Una scommessa rischiosa, ma vincente: pagine come quelle sul post-rock cantautorale dei Silver Mount Zion, sulla visceralità dark di Lingua Ignota o sulla ambient music anticapitalista di Rafael Anton Irisarri riescono a combinare competenza e passione, trasmettendo al lettore tutto il fascino che ha animato la loro scrittura.

Il lettore di OndaRock, probabilmente, non si riconoscerà nell’identikit dello scettico a priori verso la musica del presente. Ma nel testo potrà comunque trovare una miniera, grazie proprio al suo taglio personale. Disco dopo disco, artista dopo artista, si entra nel mondo musicale dell’autore e si sviluppa una sintonia con la sua prospettiva poliedrica ma — sanamente — non onnicomprensiva. Amante storico dell’esplorazione dei confini, del minimalismo americano e di Brian Eno, di esperienze avant-rock come Faust, Residents e Red Crayola, avverte una propensione naturale verso le sonorità oscure e sperimentali, il paesaggismo carico di tensione, la ricerca che sconfina nella psichedelia metallica o nel radicalismo anti-sistema.
Inutile consultare il testo per cercare ragguagli sui nuovi orizzonti dell’hip-hop o della musica tradizionale, sul nu jazz, il pop da classifica o la galassia vapor-synth-deconstructed club: i capitoli più ricchi e convincenti, capaci di incuriosire anche chi venisse da ascolti del tutto complementari, riguardano le frontiere fra ambient elettronica e modern classical, e i nomi femminili della nuova scena dark. Tim Hecker e William Basinski, Ben Frost e Max Richter, Chelsea Wolfe, Andrea Schroeder, Anna Von Hausswolff. Senza trascurare excursus suggestivi sulla musica degli Swans o di Igorrr, o su lavori recenti di Einstürzende Neubauten e Roger Waters.

Nelle trecento pagine del compendio, cinquantatré artisti o album sono trattati in modo esteso; i restanti sono raccolti nelle pagine finali, con commenti al solito asciutti e personali. A integrare il quadro, contributi di Antonello Cresti, Fabio Rossi, Fabrizio Testa, Vittorio Nistri, che approfondiscono con taglio similmente soggettivo alcune delle dinamiche chiave per gli ascoltatori di musica alternativa di questi anni (dall’impatto dello streaming alla perdita di centralità del rock).
Va ammesso che, quando le analisi escono dall’autobiografico per farsi generali, sarà senz’altro facile trovarsi in dissenso con alcune delle conclusioni raggiunte. Scopo degli interventi, come d’altra parte dell’intero libro, non è tuttavia costruire impalcature definitive, ma gettare spunti, come sassi che aiutino il lettore a guadare un corso d’acqua altrimenti troppo ostile. In questo senso, ben vengano le esternazioni un po’ azzardate o provocatorie che qua e là emergono nella trattazione.

 

“La musica che resiste” è una autoproduzione commercializzata attraverso la piattaforma Amazon. Il mezzo di pubblicazione scelto, che riduce al minimo l’intermediazione fra autore e lettori, limita anche il lavoro di revisione richiesto. Chi approccerà il libro noterà qualche termine ripetuto e diversi errori di stampa: nulla comunque che infici la validità del testo come guida alla scoperta di nuovi scenari musicali.
Chissà se il rockettaro legato a Nirvana, U2 o Dire Straits potrà trovare nelle pagine di “La musica che resiste” valide ragioni per indagare altre forme di musica. Certamente saprà farlo chi, già attento alle evoluzioni di questo o quell'altro ambito alternativo contemporaneo, volesse allargare lo sguardo con una collezione di consigli puntuali e appassionati.