Yvetta Kajanová

Musica rock. Suono, ritmo, affetto e l'invenzione della chitarra elettrica

Autore: Yvetta Kajanová
Titolo: Musica rock. Suono, ritmo, affetto e l'invenzione della chitarra elettrica
Editore: Mimesis
Pagine: 330
Prezzo: 25,00 euro

yvetta_kajanova_musica_rockLo ammetto: il titolo mi aveva stuzzicato e neppure poco. Ancor di più, la presentazione, in cui si legge: “Yvetta Kajanová, in questo volume, propone per la prima volta una teorizzazione della musica rock esaminando l'apporto di tre dei suoi veicoli espressivi fondamentali, la voce, la chitarra e la batteria. La musica rock, inoltre, vi è analizzata sotto l'aspetto estetico ed etico, e identificata attraverso l'analisi di alcune delle sue caratteristiche più tipiche, tra cui pattern ritmici, riff, power chords, schemi armonici particolari e impiego di tecniche chitarristiche come picking, tapping, hammering, e ancora booster, overdrive ed effetti di distorsione. Parametri fondamentali del rock come la sonorità e l'improvvisazione sono quindi presi in esame esaminandone diversi stili, dal rock and roll all'hard rock, fino a varianti del metal come l'hardcore, il black metal, il death metal, il grindcore, il gothic rock, il progressive metal, il metalcore, lo shoegaze e il cosiddetto post-rock. L'Autrice, nel libro, si occupa infine anche di alcune tecniche vocali, come lo screaming e il growling”.

A lettura ultimata, però, la delusione è stata enorme. E questo perché la Kajanová, che è professoressa di musicologia (pop e jazz) all’Università Comenius di Bratislava, in Slovacchia, non riesce mai davvero a penetrare a fondo la materia trattata, risultando dunque sempre superficiale nell’analisi (l’aspetto estetico ed etico del rock merita ben altro per essere sviscerato!) e mai davvero accattivante, tenendo fede fin quasi all’estremo delle sue forze a un approccio distaccato, scientifico, che insomma fa di tutto per evitare di lasciarsi accarezzare da quel sacro fuoco che pur è necessario quando si parla di rock, una musica che merita sicuramente di essere analizzata e studiata anche a livello accademico, ma che non può mai tradursi in semplice “scienza”, pena il suo declassamento a oggetto distante e, forse, totalmente inafferrabile.

La sezione più interessante del libro è sicuramente quella in cui la studiosa slovacca si concentra sull’invenzione della chitarra elettrica, lo strumento che ha avuto “un ruolo significativo per lo sviluppo della musica rock e per la sua definizione in termini di suono e di ritmo”. In questa sezione, impreziosita da un buon numero di foto, didascalie e schemi, veniamo informati dei fatti che portarono l’inventore slovacco-americano John Dopyera a costruire, nel 1931, il prototipo della chitarra elettrica, prima che il musicista George Beauchamp desse il suo contributo e che tutto si muovesse, poi, in direzione di quello che ogni buon appassionato di musica rock conosce – o dovrebbe conoscere – a menadito.  

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