Gianni Candellari

Nato l'ultimo dell'anno del 1972, montanaro dislocato sull'appennino tosco-emiliano tra Parma e Aulla; impiegato per lavoro, cronista sportivo per passione, cardiopatico per genetica.
Molto legato alla sua famiglia, vive con la madre, amante dell'Opera, la sorella, sua personale dea protettrice, il fratello, fabbro dall'animo gentile, e la cagnetta Shiva, dea del caos in giardino.

Fulminato a 15 anni dai riff di Hendrix, a 17 da "Venus De Milo" di M. Davis e da "Stella Mae" di J.L. Hooker, ascolta ingenti quantità di musica ogni giorno (rigorosamente in cuffia), cercando di scoprire nuovi dischi dei quali innamorarsi, preferisce colmare lacune storiche che affannarsi dietro alle new things del momento.

Adora (in ordine sparso): il blues e i suoi incroci, T. Buckley, N. Drake, T. Hardin, F. Neil, P. Ochs, M. Lanegan, J. Cash, J. Hendrix, M. Davis, K. Jarrett, C. Mingus, C. Baker, L. Tenco, P. Ciampi, F. de Andrè, V. Capossela, i CCCP, i CSI, B. Gibbons, Lalli, S. Kubrick, J. Cassavetes, M. Scorsese, R. Rossellini, W. Allen, J. Jarmusch, Van Gogh, Magritte, Caravaggio, J. Fante, C. Bukowski, E. De Luca, J. K. Jerome, A. Pazienza, Totò, i Monty Python e i Simpson. 

Ama l'estate, poltrire, mangiare, guardare lo sport in tv, la pizza, il gelato, passeggiare e giocare con Shiva.
Odia le camicie, le cravatte, l'inverno, la neve, Paris Hilton, i ricchi viziati figli di papà, quelli/e che se la tirano e gli sbragoni.

Sta cercando di ascoltare tutti (ma proprio tutti) i 600 dischi fondamentali di Blow Up.
Sta aspettando l'ispirazione per tornare a dipingere e disegnare.
Sta provando ad arrivare un po' più agevolmente alla fine del mese.