Autumn's Grey Solace

Autumn's Grey Solace

Nei meandri del sogno

Fra i principali esponenti dell'ondata dream-pop del nuovo millennio, Scott Ferrell ed Erik Welton hanno saputo coniugare le atmosfere sognanti dei Cocteau Twins con la rarefazione e i flussi languidi dell'ethereal-wave, in una delle scommesse più riuscite di casa Projekt. Nell'anno del decennale dal loro debutto, ripercorriamo la storia di una delle saghe più intense e importanti dell'universo ethereal contemporaneo

di Matteo Meda

Le origini del sogno

Dream-pop. Una definizione all'interno della quale si racchiude un universo di band, sottogeneri, ambientazioni e scene a dir poco enorme, in grado di resistere al trascorrere del tempo e al mutarsi delle tendenze, nonché di vantare uno spettro variegatissimo di interpretazioni sempre però fedeli alla missione del “sogno”.

Scozia, 1982: debutta sulla scena, infilato a forza nell'ampio calderone dark-wave, un trio destinato a cambiare in maniera decisiva la storia del rock. Si tratta dei Cocteau Twins, abilissimi figli (ma solo in apparenza) di Siouxsie And The Banshees e prodotto fra i primi dell'instancabile 4AD - label che sarà in grado di affermarsi con una proposta talmente distante da ogni usuale definizione da essere spesso riconosciuta semplicemente come “4AD-sound”. Ma dietro le oscure ballate della band di Grangemouth si nascondono un background stilisticamente variopinto e un'anima candida ed eterea - pronta a fuoriuscire negli emozionanti vocalizzi di Liz Fraser e nell'innovativo uso della chitarra di Robin Guthrie – che porranno le basi a un nuovo modo d'intendere la musica: il dream-pop, appunto. L'album è “Treasure”, l'anno il 1984: un reperto inossidabile e senza tempo, in grado di suonare attualissimo a quasi trent'anni dalla sua uscita e di rappresentare il riferimento primo per chiunque si cimenti nell'universo del sogno.

Dati alla mano, il dream-pop alla sua nascita è un compendio di dark-wave, psichedelia, britpop, folk, gothic e world-music: sono infatti queste le influenze principali riscontrabili nell'opera dei Cocteau Twins da “Head Over Heels” in poi. Ciò nonostante, prendendo in esempio una qualsiasi altra realtà successiva al terzetto scozzese, si noterà come gli elementi base della ricetta siano destinati a variare sempre, tenuti insieme da quello che è l'unico elemento affine alla definizione stessa del genere: il trionfo dell'emozione su qualsiasi altro elemento. Ecco perché spiegare in maniera univoca il significato di quest'etichetta è impresa quanto mai complessa: applicando quanto già detto, potremmo parlare pure di definitiva vittoria dell'ascolto sulle parole, dell'orecchio su qualsiasi altro organo sensoriale, della creatività sulla tecnica, dell'immaginazione sull'analisi – basti pensare all'incredibile quantità di idee e spunti nascosti tra le fila di un sound quantomai accessibile e per tutti.

Il dream-pop non è quindi un vero e proprio genere, bensì una bandiera sotto la quale possono classificarsi tutti quegli artisti la cui musica è in grado di condurre la mente in un sogno, oltre qualsiasi barriera.

La dinastia

Molte sono state le deviazioni fornite al canone originale del dream-pop, su tutte quella “rumoristica” britannica degli shoegazer (Jesus And Mary Chain, My Bloody Valentine, Slowdive), quella ipnotica dello slow-core d’oltreoceano (Slint, Codeine, Low) e quella più fedele agli originali – e quasi del tutto americana - dell’ethereal-wave. Altrettanti, come anticipato, sono stati i seguaci dell’opera dei Cocteau Twins, sia a breve distanza dal loro exploit che in tempi anche molto recenti. Dagli alfieri di casa 4AD (il cui opus più rappresentativo è il supergruppo This Mortal Coil, con la presenza alternata di tutti i protagonisti della label), passando per nomi fondamentali anche in altri ambiti (Bauhaus, Chameleons) e nuove leve intente a ricondurre il “sogno” alla modernità (Bel Canto, Beach House), un gran numero di artisti fu letteralmente travolto da quella che era nel frattempo divenuta una tendenza. Di questi, i più importanti oltreoceano sono senza dubbio gli alfieri della Projekt Records, l’etichetta americana fondata dal leader del progetto Black Tape For A Blue Girl, Sam Rosenthal, già protagonista indiscussa della scena dark-gothic grazie a una scuderia di autentici fuoriclasse (Unto Ashes, Arcana, Trance To The Sun, Attrition solo per nominare i più famosi). Nomi che hanno diffuso ed evoluto il dream-pop sino alla nuova definizione di ethereal-wave, come Love Spirals Downwards, Mira, Tearwave, Faith & Disease e, più recentemente, Makaras Pen e Autumn’s Grey Solace.

L'inizio del viaggio

"Io e Erin viviamo a Saint Augustine, Florida. E’ conosciuta per essere la più vecchia città degli Stati Uniti. Ci sono molte costruzioni veramente antiche che la gente pensa siano abitate da spiriti. Io trovo che il clima caldo aiuti a suonare e cantare nel migliore dei modi. In verità non presto molta attenzione alla scena musicale locale"
(Scott Ferrell)

es2004Scott Ferrell ed Erin Welton nascono e crescono a St. Augustine, in Florida, forse l'unica città degli Stati Uniti a non aver ancora visto trionfare la modernità sulla tradizione. Un luogo quasi fatato, come spiegato dallo stesso Ferrell, dove i due si conoscono poco più che ventenni, decidendo di dare sfogo alla comune passione per la musica. Nonostante questo, per i primissimi anni il loro progetto viene tenuto quasi “nascosto”, tanto che gli stessi tendono oggi a non volerne parlare. “Da dove venga la nostra musica è e deve restare un segreto, altrimenti non avrebbe più senso portarla avanti”, spiega Welton senza mai perdere la grazia e il sorriso che la contraddistinguono. Nella musica come nella vita, i due tendono a concentrarsi sugli aspetti più astratti ed emozionali, come confermato da Ferrell: “Personalmente, quando ascolto qualcosa, non m'interessa molto riuscire a classificare o a giudicare. Per piacermi, un brano non dev'essere perfetto, né innovativo, né originale a tutti i costi: deve portare la mia mente da qualche altra parte, distrarmi, conquistarmi. Una musica mai udita prima ma fine a sé stessa o che non comunica niente in maniera diretta non ha senso. Per questo basta andare in una metropoli e ascoltare il rumore del traffico”.

Il decollo della loro avventura avviene nel 2001, quando i due decidono finalmente di raccogliere quanto seminato per imbarcarsi in quello che diventerà uno degli act più intensi del dream-pop del nuovo millennio. Nascono così ufficialmente gli Autumn's Grey Solace, ovvero l'unione di due autentici talenti. Ferrell è eclettico polistrumentista, capace di padroneggiare chitarre, mandolino, basso, batteria, percussioni e tastiere, mentre Welton possiede una delle più emozionanti tra le voci di ispirazione fraseriana, con la quale riesce a prodursi in vocalizzi formidabili, contemporaneamente delicatissimi ma pregni della forza esplosiva del sentimento. Dai Cocteau Twins, il duo eredita anche la tecnica del vocalizzo: solo in alcuni casi, infatti, le parti cantate seguono un testo (la cui stesura è affidata alla stessa Welton), mentre in altri quest'ultima si produce in digressioni improvvisate che aumentano ulteriormente la dimensione ultraterrena del viaggio in cui conducono.

Il primo risvolto del duo non tarda ad arrivare: un anno più tardi, nel 2002, Ferrell e Welton decidono di inaugurare la loro attività raccogliendo i migliori prodotti provenienti da anni di incontri e session di registrazione. Within The Depts Of A Darkened Forest segna così il debutto ufficiale degli Autumn’s Grey Solace, presentando otto gracili acquarelli acustico-sognanti ma ancora poco indicativi del lucente futuro che attende la band. I punti di riferimento in questa primissima fase sono le gracili melodie degli shoegazer più angelici (Slowdive) private di qualsiasi sotterfugio noise e interpretate in chiave dreamy grazie soprattutto alla candida voce di Welton.
In mezzo agli scarni e languidi arrangiamenti acustici, è già possibile intravvedere le intuizioni melodiche che verranno portate a compimento negli album a venire, come dimostrato dal sensuale opener di “Resonant Dusk”, dalla lenta e trasognata “Cast To The Seas In Storms” e dal preludio voce-chitarra di “Eve”, primo grande esempio delle capacità cristalline di Welton, lasciata quasi in solitaria a descrivere un miraggio onirico. Più ancorate a una matrice prettamente folk sono invece “Forgotten, Fossilized, Archaic” e “Shadow Of Moonlight Nights”, risalenti al periodo antecedente la formazione ufficiale della band e destinate a restare episodi unici nella carriera dei due. La conclusiva title track è però il vero piatto forte del disco: una ballata lenta ed estatica, capace da sola di apporre sulla band l’etichetta di promessa.
Within The Depts Of A Darkened Forest è lavoro che nasconde dietro i limiti della classica “prova acerba” le lucenti avvisaglie di una band la cui fortuna pare essere già scritta. Nonostante una proposta piuttosto conosciuta e una sostanziale mancanza di spunti particolari, è disco che a un orecchio esperto trasmette appieno le potenzialità del duo. Il viaggio può dirsi iniziato.

L’approdo alla Projekt

"Entrammo in contatto con la Projekt grazie a internet e a un amico comune di Scott e Rosenthal. A Sam piacque molto la nostra musica e quando firmammo per la Projekt eravamo al settimo cielo, pensavamo di poter arrivare molto in alto. In realtà è stato così solo in parte, ma non ci importa molto: vogliamo solo fare musica che ci piaccia per chi la ascolti, che questo ci renda “grandi” o meno"
(Erin Welton)

es2006Devono trascorrere due anni prima che gli Autumn’s Grey Solace tornino alla ribalta. Anni nei quali Ferrell e Welton, galvanizzati dall’inatteso grande riscontro del loro primo album, iniziano a esibirsi in sporadici ed emozionanti concerti, evolvendo il loro sound verso una dimensione sempre più personale. Ad uno di questi conoscono l'eterno talent-scout Sam Rosenthal, che li ricontatta successivamente grazie a un amico in comune con Scott Ferrell. Impressionato dalla loro musica, li chiama a entrare a far parte della scuderia Projekt, la label più importante della scena dark-gothic americana.

Galvanizzati dal nuovo traguardo, i due pubblicano nel 2004 il secondo album che segna il loro esordio per l’etichetta di Brooklyn, nonché il primo step verso il lancio nell'universo dei “big”. Over The Ocean mantiene l’impostazione prettamente acustica del sound, abbandonando però ogni forma di rimando folk in favore di una forma pura e cristallina di dream-pop, ispirata in maniera preponderante dai sogni vividi dei Cranes. Le melodie iniziano a svilupparsi verso una dimensione paradisiaca, pur mantenendo qua e là agganci a memorie terrene. L’elettronica fa il suo ingresso in punta di piedi, assieme a uno stile di chitarra maggiormente ispirato all’intramontabile Robin Guthrie. Il risultato è un disco fluido e malinconico, diretta evoluzione nel sound del suo predecessore, che si realizza in episodi come l'iniziale e fervida “Waning Faithful”, la twinsiana “New Dawn” e la ninna-nanna “Memory Chambers”.
Se l'umore del primo lavoro è ricalcato nella delicatezza di “The Sadness Of Year Past”, il “sogno” inizia ad assumere una forma sempre più corposa e personale rispetto a quel sound: prova ne sono l'enfatica “Mistify” - primo brano del duo con la chitarra elettrica in primo piano - la maestosa “Deserted And Desolate” e la conclusiva title track, sfumatura livida condotta in essere da una delle linee vocali più gelide della loro produzione tuttta.
Over The Ocean mantiene la promessa lanciando il nome degli Autumn's Grey Solace direttamente nell'universo delle realtà dream-pop, pur essendo album nel complesso adagiato su sonorità piuttosto canoniche. E' un disco di transizione tra l'esperienza “casalinga” di Within The Depths Of A Darkened Forest e il salto nell'olimpo dei grandi che li vedrà protagonisti di lì a poco.

A nemmeno un anno di distanza, infatti, il duo pubblica il secondo album per Projekt, che sarà anche il disco della consacrazione e la prima vetta della loro produzione. Riverine si pone come un autentico manifesto della band, che apporta un passo decisivo alla personalizzazione del proprio suono. Il riferimento primo non sono più i Cranes, bensì i Cocteau Twins di “Head Over Heels” e “Garlands”. Ferrell è ora polistrumentista a trecentosessanta gradi, e la voce di Welton, come da lei stessa ammesso, ha abbattuto le barriere tonali dei primi due lavori raggiungendo un'estensione ben più ampia: “Ho preso molta più confidenza, cosa che mi ha permesso di evolvere. I miei polmoni sono più forti ora e questo ha dato più forza alla mia voce”. Altra grande novità è il corposo ingresso dell'elettronica, sotto forma di archi sintetici e sospesi soundscape di tastiere, decisivi nell'impianto prettamente dream che pervade i brani del disco.
La ballata livida di “Human Shell”, cui spetta il ruolo di aprire le danze, e la dolce “Sorrow Ashes” si offrono come ponti di collegamento tra passato e presente: la chitarra acustica e la voce sono sostenute nel fondale da uno sciame di riverberi eterei, che si issano in primo piano nell'evocativa “Dormant”, dove il debito con la coppia Fraser-Guthrie si fa ancor più evidente. “Cold And Empty Costellations” trasporta il sogno all'interno di un impianto più vicino al rock, mentre “The Unshakable Demon” si abbandona a un inedito scenario di stampo gothic.
I restanti episodi interpretano invece la formula con un piglio più spiccatamente pop: è il caso di gemme come la conclusiva “Inward Bound”, la languida “Eclipse” e l'acustica “Outlive”.
Riverine è il vero crocevia per la carriera degli Autumn's Grey Solace: completata la trasformazione da riciclatori nostalgici ad affermata realtà della moderna scena dream-pop, il disco è una sorta di nuovo punto di partenza, dal quale i due si allontaneranno però quasi subito, salvo poi farvi ritorno con maturità producendo l'episodio più riuscito della loro intera carriera.

La svolta gothic e il passaggio al rock

"Al suo interno il disco (Shades Of Grey, ndr) è diverso. La maggior parte delle canzoni hanno uno stile alla Cocteau Twins, ma altre sono più cupe e pesanti. Poi ci sono ballate tranquille come "Edge Of The World", ma sicuramente si tratta di un lavoro profondamente diverso dai precedenti. Cerchiamo di evolvere musicalmente con ogni album. Abbiamo pubblicato quattro dischi in quattro anni, e quindi considero la nostra già una considerevole evoluzione."
(Scott Ferrell)

autumnsgreysolaceew3Il quarto album degli Autumn's Grey Solace arriva nel 2006 e s'intitola Shades Of Grey. Dopo aver pubblicato tre lavori ciascuno in potenza del precedente, i duo decide di rompere con il passato e svoltare verso una dimensione di stampo rock, figlia dell' ethno-gothic di Arcana e Unto Ashes e lontana dall'atmosfera leggiadra e sognante di Riverine. E' l'intero impianto sonoro a mutare in maniera drastica: le chitarre si fanno più pesanti e distorte, la batteria più presente e pesante. La voce di Welton si assesta su tonalità decisamente più basse del passato, mettendo da parte i vocalizzi eterei in favore di testi tristi e malinconici. La nuova formula, però, non riesce a colpire nel profondo e a emozionare quanto quella originale, regalando un lavoro di buona fattura ma privo della carica emotiva necessaria per reggere il confronto con i precedenti.
Così l'inquietante “Last Tear”, l'oscura “Cold Sea”, l'enfatica “In The Darkest Night” e la mistica “Treasure Box” vorrebbero trasformare il “sogno” in incubo, incupendo le trame sonore e lasciando da parte melodie paradisiache e serenità. Il risultato, però, è ben distante dagli intenti: la “svolta” pare non essere nelle corde del duo, che non riesce in questi episodi a trovare l'impatto suggestivo cercato.
I risultati migliori arrivano laddove Welton e Ferrell ripescano dal recente passato: è il caso della spensierata title track, della “leggera” “Fodderwing” e della sospesa “Still”, unico possibile outtake da Riverine. “Angel Of Light” interpreta tali sonorità in chiave rock, anticipando le sonorità che saranno proprie del successivo lavoro, mentre “Edge Of The World” cerca di applicare le trame del “nuovo sound” all'impianto compositivo del passato, fallendo clamorosamente nel suo intento.
Shades Of Grey è album nel complesso incompiuto, che cerca di dare una svolta non necessaria alla musica della band proprio quando questa pareva aver trovato la sua espressione più pura e personale. Risulterà, ad oggi, l'unico vero passo falso di un percorso per il resto quasi privo di ostacoli.

La battuta d'arresto alla vertiginosa ascesa del duo pare ripercuotersi sui piani del progetto. Scott Ferrell ed Erik Welton decidono così di prendersi più tempo per sviluppare le tante idee già pervenute durante le session di Shades Of Grey. In un'intervista rilasciata per presentare l'album, infatti, è la stessa Welton a confessare la svolta in arrivo: “Il nuovo album ci vedrà tornare all'ambiente dream-wave dei Cocteau Twins, ma con un piglio più rock”.
Messi da parte oscurità e deviazioni gotiche, il duo riparte dunque dal sogno che aveva interrotto in Riverine: ma se allora questo era rappresentato da atmosfere colorate e gracili, la sua nuova interpretazione si rifà appunto maggiormente all'impianto ritmico-sonoro del rock più puro, con il risultato di suonare incredibilmente “terreno” rispetto all'intangibile dimensione dei primi tre album.

Il progetto si concretizza in Ablaze, il disco che rilancia il nome degli Autumn's Grey Solace e segna la ripartenza del percorso precedentemente interrotto. La nuova formula guadagna in uniformità e concisione quel che perde in suggestione, liberando dall'elettronica la voce di Welton e mostrando mai come prima l'incredibile talento di Ferrell nel gestire da solo e con maestria l'armamentario del classico quartetto rock. Il risultato è un album solare e luminoso, nonché il più “estivo” e vivace della loro discografia: a dimostrarlo sono sufficienti i candidi languori di “Fluttermoth”, l'invocazione vivida di “Immortal Muse” e le cavalcate zuccherine di “Endlessly” e “Imaginary Grey”.
A collegare l'ormai dimenticato passato acustico sono gli arpeggi gitani di “Sea Of Honestly” e il rarefatto finale della meravigliosa “Angelspeak”, mentre i sinistri ricami di “The Moon Nocturnal” e l'energia etereo-macabra di “A Rythm That Writhes” rivisitano con successo le ambientazioni oscure di Shades Of Grey, riuscendo a lasciare da parte sterzate ed eccessi d'ambizione.
Discorso a parte lo merita il trio “Into The Scream”-”Tusk”-”Eternal Light”: sono questi i primi episodi a presentare una pelle squisitamente dream-pop, in quella formula che verrà approfondita nei lavori successivi e che conduce anche qui ai risultati migliori. E' l'evoluzione diretta della ricetta di Riverine, dove alle chitarre acustiche e alla grazia si sostituiscono ambientazioni soffuse e suggestione allo stato puro.
Con Ablaze gli Autumn's Grey Solace rialzano la testa partorendo un disco che, col senno di poi, risulterà più importante in quanto giro di boa per la transizione dalla prima alla seconda fase della loro carriera. Considerato unicamente per sé, l'album è prodotto di notevole caratura, forte di un sound, un'uniformità e una schiettezza del tutto inediti, tali da renderlo il disco più accessibile del duo.

La maturità artistica e la ripresa del sogno

“Recentemente ho scoperto Violet Indiana, Soul Whirling Somewhere, Lycia, e Love Spirals Downwards. Da questi ultimi credo anche di aver preso molto per il nostro settimo disco (Eifelian, ndr), è una strada nuova e molto più sognante dei lavori precedenti”
(Scott Ferrell)

Oggi conosciamo gli Autumn's Grey Solace come una delle band più importanti dell'ethereal-wave contemporanea. Ma la strada che li ha portati a coniare la loro formula è stata caratterizzata, come visto in precedenza, da passaggi variegati e in alcuni casi ben distanti dall'indirizzo che il progetto avrebbe poi preso in definitiva. Escludendo Shades Of Grey, autentica eccezione nella loro discografia, il processo è partito da un pop acustico, gracile e sognante, evolvendosi di album in album dallo stadio embrionale (Over The Ocean) a quello compiuto (Riverine), fino a giungere alla sua nuova dimensione in Ablaze, con le componenti dream a sovrastare quelle pop e l'eredità dei Cocteau Twins a surclassare nell'influenza quella dei Cranes. Ma per il salto decisivo, i due si prendono addirittura tre anni di tempo, lontani da studio e palchi. “Non ci vedrai molto facilmente suonare in locali affollati e fumosi. Erin ha bisogno di aria pulita per produrre i suoni puri della sua voce. Suoneremmo con piacere in grandi spazi oppure all’aperto se ne avessimo l’opportunità”, confessa Ferrell spiegando le ragioni della scarsissima attività dal vivo del duo (un solo tour, successivo a Over The Ocean).

autumnsgreysolaceArriva così nel 2011 l'attesissimo settimo album della band, un ideale punto d'approdo nella ricerca di un sound personale: delle esperienze passate rimane solo l'atmosfera sognante, che diviene anche la principale fonte sonora, a discapito anche dei recenti flirt con il gothic e il rock. Ma il disco è anche il primo parto della maturità di Ferrell e Welton, ormai padroni assoluti dei loro mezzi e della loro peculiarissima musica. I nuovi Autumn's Grey Solace sono quindi finalmente una band ethereal-wave, ben più vicina ai Love Spirals Downwards che agli Slowdive. L'elettronica è ora il mezzo principale nelle ambientazioni, il ritmo è dilatato e non c'è traccia del rock di Ablaze né della spensieratezza dei primi lavori. Il risultato sono ben quattordici acquarelli soffici e sospesi, che conducono per la prima volta in un vero e proprio universo parallelo: quello, autentico, del sogno.
Laddove Riverine e precedenti si limitavano a musicare le cronache del sonno, Eifelian vi si immerge in pieno, regalando perle di suggestione come la seducente “Devonian Serene”, l'astratta “Archean Earth” e le cullanti cronache di “Holocene” e “Fauna”. Il contatto con il mondo del rock è quasi impercettibile, e si limita al solo velocizzarsi dei ritmi negli episodi più vicini ai Cocteau Twins di “Head Over Heels”, come l'arcana “Faint Young Sun”, la più sinistra “Unfamiliar Spirits” e la meravigliosa title track, uno dei brani più belli mai scritti dai due.
Lungo i 14 passaggi del disco si avverte un'energia nuova, che rende grazia nella migliore delle maniere al talento di Ferrell e Welton. Eifelian è così l'album della maturità degli Autumn's Grey Solace e uno dei loro lavori più compiuti, superato esclusivamente dal suo maestoso successore.

Se questo aveva infatti fissato il personalissimo standard sonoro degli Autumn's Grey Solace, a confermarlo e portarlo alla sua massima espressione è, nel 2012, l'ottavo lavoro del duo, nonché vetta al momento inarrivata del loro percorso. Rispetto al predecessore, Divinian si caratterizza per un maggior impatto ambientale, una rarefazione sonora che impreziosisce ulteriormente il sound dei due, abbinata a una ripresa del garbo e della dolcezza dei primi lavori. E' l'ultima evoluzione, che passa attraverso una raccolta di quanto di meglio seminato nelle incarnazioni precedenti, nonché l'espressione più pura del “sogno” avviato con Eifelian.
A introdurre il lavoro è il languido sinolo di droni dilatati e rarefatti di “Shadow, Light, Echo”, seguito a breve distanza dagli eterei sintetizzatori della strepitosa "Nífara" e dal bagno di serenità di "Sáwol". Malinconia e placido torpore si appropriano dei vocalizzi di "Meremennen", highlight d'intensità incredibile, così come la preghiera di "Écelic".
L'affresco di "Sanctuary" e la chitarra elettrica di "Unravel" si concentrano sull'aspetto prettamente spirituale del sogno. Il capolavoro si materializza nella catarsi immobile della title track, forse il vertice emotivo della loro intera carriera, prima di lasciare spazio alle profondità ambientali di "Summered And Flowered" e all'inno alla gioia di "Halo", unico episodio in cui il soundscape si spezza regalandoci uno spaccato acustico memore dei tempi di Riverine.
A concludere ci pensano la strepitosa catarsi strumentale di "Zenith" e il sereno congedo di "Síscéal", che salutano su note eteree una delle prove più emozionanti dell'ethereal-wave tutta.
Divinian, prima ancora che un disco, è un viaggio in un mondo perfetto, che solo l'ascolto può rendere nella sua interezza. E' l'album più compiuto degli Autumn's Grey Solace, il più etereo e rilassato, il più intimo, evocativo e personale, nonché il più difficile da definire in maniera univoca. E' senz'alcun dubbio il capolavoro del duo, l'evoluzione verso l'astratto della personalità emersa in Eifelian e il segmento più intenso e sentito del “sogno”.

Nel 2012 Scott Ferrell ed Erin Welton festeggiano i dieci anni della loro avventura congiunta. Ed è il polistrumentista a ribadire una volta di più la peculiare natura del duo, che ha reso la loro musica inossidabile e intangibile: “In tutti i nostri album facciamo tutto da soli, la nostra è un'alchimia che ha sempre funzionato proprio per questo. Siamo sempre stati liberi di scegliere dove e come muoverci”.
Mediante le loro varie incarnazioni, gli Autumn's Grey Solace sono divenuti uno dei gruppi cardine della scena dream-pop attuale, quella stessa spesso tacciata di limitarsi a riciclare dai nomi storici. A costoro il duo risponde con i fatti, proseguendo il suo cammino all'insegna del “sogno”: quello che Ferrell e Welton vivono ininterrotamente da dieci anni, ma anche quello stesso in cui è impossibile non perdersi ascoltando i loro ultimi due lavori. Come riescano a fare ciò resterà un segreto probabilmente per sempre, datoché un'eventuale confessione sarebbe causa di un risveglio che è auspicabile avvenga il più tardi possibile. Per il momento, quel che resta da fare è continuare a lasciarsi trasportare, deliziati da una voce candida e straordinaria e da un ensemble di strumenti sempre pronto a circondarla e completarla.

Autumn's Grey Solace

Discografia

Within The Depts Of A Darkened Forest(autoprodotto, 2002)
Over The Ocean(Projekt, 2004)
Riverine (Projekt, 2005)
Shades Of Grey(Projekt, 2006)
Ablaze (Projekt, 2008)
Eifelian (Projekt, 2011)
Divinian (Projekt, 2012)
Pietra miliare
Consigliato da OR

Streaming

Still
(videoclip da Shades Of Grey, 2006)

The Moon Nocturnal
(videoclip da Ablaze, 2008)

A Soul Ensnared
(videoclip, da Eifelian, 2011)

Devonian Serene
(videoclip, da Eifelian, 2011)

Phobic Sea
(videoclip, da Eifelian, 2011)

Sáwol
(videoclip, da Divinian, 2012)

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