Assalti Frontali

Assalti Frontali

Il seme dell'hip-hop che verrą

I romani Assalti Frontali sono la formazione fondamentale dell'hip-hop cantato in italiano. Hanno portato avanti una carriera estranea alle mode, militante e antagonista, imparentata con il rock alternativo statunitense. Sono un simbolo di coerenza, impegno sociale e politico oltre a un faro per l'intera scena musicale alternativa

di Antonio Silvestri

Senza paure
È un assalto, è un assalto frontale
(da "Assalto Frontale")

La band fondamentale per eccellenza del primo hip-hop italiano sono gli Assalti Frontali, provenienti da Roma e attivi fin dall'inizio degli anni 90. Nascono dalle ceneri di un collettivo musicale romano tra i più seminali, quello di Onda Rosse Posse, nato alla fine degli anni 80 come emanazione della Radio Onda Rossa, emittente fondata da un gruppo di militanti dell'Autonomia Operaia romana.

Nel 1990 Onda Rossa Posse pubblica "Batti il tuo tempo", uno dei primissimi esempi di hip-hop cantato in italiano. Il disco rimane un cimelio per pochi appassionati fino al 2005, quando viene ristampato in compact-disc. Si tratta dei 24 minuti più seminali della storia dell'hip-hop italiano, anche al netto dell'amatorialità totale del progetto. Il singolo "Baghdad 1.9.9.1", a nome Uniti Contro La Guerra, dimostra che la storia di Onda Rosse Posse si è già conclusa: l'inno antibellico è infatti attribuito a una serie di artisti fra cui i futuri Assalti Frontali.

Dicono 'state calmi'
Ma intanto io li vedo in armi
Che ci stanno cercando
Guarda al Leoncavallo, assassini al soldo
Maiali, qual è la ricompensa?
La vostra ricompensa per il Leonka morto
(da "Batti Il Tuo Tempo")

Il collegamento fra l'Onda Rossa Posse e la band più importante dell'hip-hop italiano, però, non potrebbe essere più forte: originariamente il nome Assalti Frontali avrebbe dovuto indicare l'etichetta che avrebbe curato le produzioni discografiche dell'Onda Rossa Posse. Solo in un secondo momento questo diventa il nome di una band. La svolta arriva però solo nel 1992 con la pubblicazione di quello che è probabilmente l'esordio più importante per il primo rap italiano ovvero Terra di nessuno, un album venduto nei circuiti indipendenti e registrato all'interno del centro sociale di Forte Prenestino. Questo esordio è completamente autoprodotto dalla band, in linea con una filosofia do-it-yourself dettata dalle circostanze. Per la distribuzione ci si è affidati alla diffusione capillare nel contesto delle case occupate e dei centri sociali, una soluzione che permette alla musica di filtrare subito in un certo ambiente sociale, fatto di opposizione al sistema costituito, rabbia nei confronti dello stato e dei suoi rappresentanti. Questo imprinting sottoproletario sarà fondamentale per la storia della formazione, che nasce "dal basso" e continuerà a mantenersi saldamente ancorata alle proprie radici anche quando un più ampio riconoscimento arriverà a livello nazionale.

Più che un album, per la storia della musica italiana è un grande evento: qualcuno cerca di trasporre nel nostro paese l'urgenza espressiva, militante, politicizzata, aggressiva, violenta, tagliente del più impegnato hip-hop statunitense. Cambia ovviamente il contesto sociopolitico, in questo caso l'Italia degli scandali di Tangentopoli. Il suono è ancora collegato a doppio filo con la tradizione rock nostrana, in particolare quella che già aveva attecchito nei centri sociali. Naturale, quindi, che gli strumenti di "Assalto Frontale", l'inno identitario che vede la collaborazione di un veterano dell'hip-hop italiano come Lou X, suonino un punk-rock abbastanza formulaico, condito di scratch e di una particolare attenzione al groove. Ma Militant A, voce e uomo-simbolo degli Assalti Frontali, è a tutti gli effetti un nuovo rapper, intento a rimare e fluire sul tempo, disinteressato all'intonazione e impegnato nel veicolare il messaggio ultrapoliticizzato.
Il clima è lugubre in "Terra di nessuno", altro momento notevole per comprendere come abbia mosso i primi passi l'hip-hop italiano: è la paranoia urbana di Roma Capitale, un clima asfittico e malsano, inquinato e soffocante, che avvicina gli Assalti Frontali ai Sangue Misto. Rispetto all'edulcorata versione party-oriented già sdoganata da Jovanotti della musica hip-hop, qua si propone un concentrato di invettive e minacce come "F.O.T.T.I.T.I.", già piuttosto esplicita nel titolo. Certo alcuni brani sembrano devastati dalla produzione approssimativa, come "Mai soli per il mondo" o "Dobbiamo esserci". C'è in Terra di nessuno ancora l'urgenza di mettere su disco idee politiche e convinzioni ideologiche, ma senza il supporto tecnico che arriverà nei lavori maturi della scena italiana. La scelta di utilizzare una band "vera" come i Brutopop funge da ideale compromesso con il recente passato punk dei centri sociali e trasforma gli Assalti Frontali in un curioso esempio di ibrido fra rock alternativo e hip-hop integralmente underground.

Storie umane nelle mille storie umane
E ogni volta e ogni volta possono fiorire o finire
E ogni volta c'è sempre
Chi ha davvero voglia o si sforza di capire
Chi finge soltanto o soltanto non ha nessuna voglia di capire
(da "Terra di nessuno")

Incredibilmente, con il secondo album Conflitto (1996) gli Assalti Frontali scartano dall'intera scena hip-hop italiana che nel frattempo è germogliata tutta intorno a loro. La nuova musica è passata dai centri sociali alle classifiche e la band capitolina, in totale controtendenza, opta per una via che più che "terza" fra pop e hip-hop è semplicemente unica, per non dire meramente sperimentale. La sfida è quella di unire il suono degli statunitensi Fugazi con l'indole hip-hop, in un connubio rap-rock che non è solo un caso isolato in Italia, ma che trova pochi paragoni nel mondo. Per rendere possibile tutto questo, alla produzione c'è lo stesso Don Zientara che ha lavorato con la band di Washington DC.
La fusione rap e rock avviene tipicamente attraverso il funk, ideale punto d'incontro. Scartando invece verso tensioni più da Slint che da Funkadelic, gli Assalti Frontali rinunciano a far fruttare il ruolo di padri del movimento hip-hop andando a esplorare una soluzione del tutto distante da quella che era stata proposta tanto dalle frange più "hardcore" (Sangue Misto, Dj Gruff, Frankie Hi-Nrg, Lou X, 99 Posse) che da quelle più smaccatamente pop (in primis gli Articolo 31). Ci sono poche opere, rock o hip-hop, italiane degli anni 90 che sembrano avere, a parere di chi scrive, la creatività e la peculiarità di Conflitto. L'unitarietà dell'opera, che esplora varie forme di resistenza alla società, di ostilità ideologica e di ribellione è sufficiente a rendere l'album una delle raccolte di brani più politicizzati di cui sia rimasta traccia nella musica popolare italiana.
L'angoscia è quella dei Massimo Volume (in particolare, nella tormentata "In Movimento"), una delle poche pietre di paragone credibile per questi Assalti Frontali spigolosi ma ovviamente molto più orientati al rap che al parlato-cantato della formazione di "Lungo i bordi". Jesus Lizard e Fugazi si riconoscono in "Devo avere una casa per andare in giro per il mondo", ma è il clima tragico di "Verso la grande mareggiata" a conquistare l'attenzione: è un nuovo modo di raccontare la depressione sociale, fra Sonic Youth e un neotribalismo urbano.
"Sud" è il singolo che diventa colonna sonora dell'omonimo film di Gabriele Salvatores, l'opera cinematografica che consacra l'hip-hop come nuovo mezzo comunicativo anche fra gli intellettuali. La title track è un arrembaggio convulso, che gode della contrapposizione con la danza scalmanata di "Fascisti in doppiopetto". Chiude l'hardcore-punk di "HC", a rinsaldare un vecchio legame con la tradizione musicale dei centri sociali.

Opera senza precedenti e senza successori, Conflitto è un album per certi versi irrinunciabile e per altri marginale. Difficile escluderlo da una qualsiasi narrazione dell'hip-hop italiano, perché estremamente originale e atipico, è anche un album che proprio per la sua estraneità al resto della scena se ne distingue senza raccontarla nella sua evoluzione. Conflitto pare rappresentare l'unico modo per suonare ancora una volta diversi, alternativi e militanti in un panorama musicale che il suono (spesso sedicente e presunto) militante dell'hip-hop delle posse lo ha dimenticato, in favore di altre soluzioni, ben più potabili presso il grande pubblico.

Neanche gli Assalti Frontali proseguiranno per l'impervia strada post-rock-hip-hop, anzi Banditi (1999) è decisamente il più canonico dei loro album. La produzione di Ice One, di grande effetto ma anche totalmente emancipata da punk e rock, stravolge le musiche e mette al centro il rap di Militant A. C'è sempre una forte tensione ideologica e politica, c'è sempre aggressività nelle rime, ma il tutto è più facile da inquadrare nella generica scena nazionale.
L'approdo alla major Bmg coincide anche con "Va tutto bene", il primo brano dal sound radiofonico della loro discografia. Alcuni momenti, però, sono cazzotti nello stomaco, soprattutto "Zero tolleranza", hardcore-hip-hop da manuale. "A 30 miglia di mare" è un nuovo manifesto di impegno politico, riguardo la guerra nella ex-Jugoslavia.

Dalla pagina ufficiale della band: "Assalti Frontali dopo l’esperienza di 'Banditi' rompe con la Bmg, in piena crisi discografica per l’avvento delle nuove tecnologie che permettono lo scambio in rete e la diffusione di massa dei cd masterizzati, non c’è spazio per un accordo tra chi va verso la condivisione dei saperi e chi cerca solo il profitto. E' tutto uno stile e un modo di proporsi che sono in collisione."

La Bmg mi ha detto non va più così
voleva molto più denaro dai miei cd
mi dice sii più Eminem o più Fatboy
o qualcosa di già conosciuto dentro il parco buoi
mi dice non ha senso se non vendi trentamila pezzi l'anno
gli dico siete scemi questo è il disco dell'anno
sarò borderline, sarò a rischio
ma sulla strada io so cosa ha senso per un disco
(da "Sulla Strada")

L'esperienza fallimentare con la Bmg si conclude molto velocemente: HSL (Hic Sunt Leones) (2004) vede la formazione tornare alla produzione indipendente, un sound decisamente più rock e contemporaneamente una nuova energia anti-sistema. "Denaro gratis", "Le merde fanno affari", "No religione" sono tre nuovi inni da oppositori. Mai, inoltre, ci si è divertiti così tanto, in brani scanzonati come "Sulla strada" o "Presto presto": è un nuovo equilibrio che costruisce un album serio ma non cupo, che recupera anche l'immediatezza funk, oltre a qualche scoria hardcore-punk.

Quando arriva il quinto album, è ancora nuovo il contesto musicale in cui la band va a inserirsi. Mi sa che stanotte... (2006) torna prepotentemente all'hip-hop, grazie anche alla produzione di Max Casacci dei Subsonica. Dal 1999 e Banditi, però, sono cambiate molte cose. La scena hardcore-hip-hop è esplosa con nomi quali Colle Der Fomento, Fabri Fibra e Kaos One, mentre una band come i Club Dogo ha imposto nel 2003 un nuovo e moderno modo di suonare hip-hop in Italia. Così, per quanto orecchiabile, impegnato e pieno di ritornelli da ripetere all'infinito (difficile non canticchiare "Che stress i Ros"!), l'album suona soprattutto come una tardiva dimostrazione di meritare un posto fra i padri della scena.

Ormai è confermata la possibilità di suonare squisitamente hip-hop, mantenere al centro l'impegno sociale e politico e concedersi momenti di divertimento irresistibile: Un'intesa perfetta (2008) contiene tanto "Senza resa" quanto la filastrocca "La mia crew", tanto "Giù le lame" quanto "Dal Bujaccaro", dedicata a una trattoria "romanaccia".

La travagliata gestazione di Profondo Rosso (2011) è dovuta alla crisi de "Il Manifesto", che pubblica molte delle opere della band. Aggressivi e scanzonati a seconda dei momenti, con una "Avere vent'anni" degna di Caparezza e una "Mamy" e una "Sono cool questi Rom" intrise di reggae. Nel pieno della nuova esplosione di rap in Italia, quella della trap, gli Assalti Frontali sono pronti a proseguire con grande coerenza la loro missione musicale in Mille Gruppi Avanzano (2016). Non sono mai stati così cantastorie ("Asbesto", "Il lago combatte" con la collaborazione de Il Muro del Canto), forse la naturale conseguenza dei primi capelli bianchi. Non devono davvero dimostrare nulla a nessuno, così rimangono estranei alla moda come sempre.
Nel dicembre 2017 esce il video di "Piazza Indipendenza", sullo sgombero del palazzo occupato da 400 richiedenti asilo etiopi e somali nell'omonima piazza l'agosto precedente, mentre ad aprile 2019 pubblicano il video della canzone inedita "Simonetta", storytelling rap sulla vita di Simonetta Salacone, la dirigente della scuola Iqbal Masih scomparsa due anni prima.

Ancora vivi, ancora attivi, coerenti nel loro percorso diverso e personale, gli Assalti Frontali hanno sviluppato una versione personale dell'hip-hop, che monda la scena italiana delle accuse di imitazione e derivatività. Il loro mondo e la loro storia sono solo in parte una questione di album, canzoni, concerti e video, ma anche una lunga esperienza umana e artistica, che è ancora meglio raccontata nei libri pubblicati da Militant A. A seguito della decisione di entrare in una major, scrive "Storie di Assalti Frontali" (1997), dove ripercorre la storia del gruppo durante gli anni 80 e 90, che si intreccia con la storia collettiva del movimento dei centri sociali italiani. Bissa con "Il viaggio della parola", sulla vicenda zapatista, e poi ancora "Soli contro tutto - Romanzo non autorizzato" (2014), sulla Roma meticcia che lotta per la scuola pubblica, laica e solidale. Nel 2018 con "Conquista il tuo quartiere e conquisterai il mondo - La mia vita con il rap" l'autore racconta il laboratorio rap nelle scuole e in giro per il mondo. "Storie di Assalti Frontali", invece, ripercorre la vita ultratrentennale del progetto.

La raccolta 1990 - 2020  (2020) è un’occasione imperdibile per tributare una formazione hip-hop senza eguali in Italia, che non dovrebbe più attendere una più ampia e condivisa celebrazione come una delle realtà fondamentali della nostra scena alternativa.

Quando ritornano con il nono album in studio, Courage (2022), dimostrano di credere fermamente nella loro missione, nonostante il passare inesorabile degli anni. Occasione di un nuovo tour promozionale che è l’occasione ideale per vedere con i propri occhi l’indistruttibile perseveranza del gruppo, è un album che non indica nessuna nuova direzione, trovando la sua forza nel suo non omologarsi al trend.
Prevedibilmente, i 13 nuovi brani sono nello stile consolidato della formazione, definito con ostinazione dagli anni Zero in poi: un hip-hop capitolino con ampio spazio al messaggio politicamente impegnato, variegato qua e là da qualche elemento di modernità sotto forma di basi più elettroniche (“Strade perse”, “Sogno ancora”) e testi aggiornati ai temi di questi anni, dalla guerra in Ucraina al green pass (“La morale”), arrivando al cambiamento climatico (“Difendi l’albero”). L’inno che dà il titolo, “Courage”, è praticamente un messaggio a sé stessi, a raccogliere le forze ancora una volta e portare avanti, col cuore in mano, la militanza di sempre. In un album scritto per superare anche la morte della madre di Militant A e gli anni difficili della pandemia, il brano centrale è forse “Ufo nella scena”, quello che colloca gli Assalti Frontali nel contemporaneo, alieni del content e del sociale in tanto “edonismo depressivo”, per citare Mark Fisher. Le più docili e malinconiche “Perdere la testa” e “Vecchi pirati” sono invece l'anima meno barricadera della scaletta, secondo una poetica più recente del gruppo, emersa con l'accumularsi degli anni.
In chiusura due brani assai diversi ma tenuti insieme dalla volontà di arrivare al pubblico anche con soluzioni più immediate: prima l’impegno sociale di “Gol gol rap - Evviva il calcio popolare”, cantata insieme al Piccolo Coro dell’Antoniano, poi la danza popolare di “Brest”, chiusura dedicata alla madre che commuove mentre descrive dei passi di ballo.

Assalti Frontali

Discografia

Terra di nessuno(autoprodotto, 1992)

Conflitto(Il Manifesto, 1996)

Banditi (Bmg, 1999)

HSL (Il Manifesto, 2004)

Mi sa che stanotte (Il Manifesto, 2006)

Un'intesa perfetta(Il Manifesto, 2008)

Profondo rosso (autoprodotto, 2011)

Mille gruppi avanzano (autoprodotto, 2016)

1990 - 2020(raccolta, Daje Forte Daje, 2020)
Courage (autoprodotto, 2022)
Pietra miliare
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