Frankie Hi-Nrg Mc

Frankie Hi-Nrg Mc

Il nerd che voleva diventare un rapper

Alfiere della transizione dalle posse all'epoca d'oro del rap nostrano, questo nerd patentato in fissa con informatica, videogame e enigmistica classica, con i suoi Ray-Ban Wayfarer neri e le classiche lenti spesse, "a culo di bottiglia", ha funzionato da interprete di un cambiamento epocale per la musica italiana che ha alimentato anche la generazione di musicisti saliti alla ribalta a inizio millennio

di Antonio Silvestri

Rap, parola in effetto, coacervo di metafore che esprimono un concetto assoluto e perfetto, un colpo diretto assestato al sistema dal profondo del ghetto spirituale in cui vogliono relegarci ad affogare, in quel mare di chiacchiere impastate solo di quella morale falsa e opportunista che usa la censura come arma di difesa e spara a vista su quanti, credimi non tanti, rifiutano ogni forma di controllo messa in atto dai potenti, dai signori che controllan l’opinione, da quelli che correggono le bozze del copione chiamato informazione in scena tutti i giorni sugli schermi di un’intera nazione…
(Da "Potere alla parola", 1993)

Incipit

Frankie Hi-Nrg Mc, registrato all'anagrafe come Francesco Di Gesù, è nato a Torino nel 1969, ma ha origini siciliane e liguri, anche se prima di esordire ha girato l'Italia a causa di frequenti trasferimenti vivendo a Caserta, Roma e Città Di Castello, in provincia di Perugia; è uno dei rapper, autori e compositori più talentuosi della prima scena italiana di hip-hop, un catalizzatore che ha trasformato insieme a pochi altri un fenomeno underground in una rigogliosa scena artistica che continua a dare frutti dopo più di vent'anni. Ha all’attivo solo 5 album, nonostante una carriera ultraventennale. È lui l’autore di alcuni singoli più importanti del rap nostrano, alcuni dei quali capaci di filtrare anche nella cultura di massa. È anche uno dei pochi nomi storici dell’hip-hop italiano a partecipare a Sanremo, nel 2008 e nel 2014. Ha condotto parte della stagione 2004 di "Brand:new" su Mtv e presenta il programma "Street Art" sul canale SkyArte nel 2013. È attivo anche come attore, anche nel film "I più grandi di tutti" di Carlo Virzì (2011). Come regista di videoclip si è diretto in autonomia molti video, fra cui "Quelli che benpensano" e "Autodafé", e ha collaborato con artisti quali Flaminio Maphia e Pacifico, e soprattutto ha firmato il video de "La descrizione di un attimo" dei Tiromancino, premiato anche al meeting delle etichette indipendenti di Faenza. Nel 2019 ha pubblicato un'autobiografia che ripercorre il suo lungo percorso di avvicinamento all'hip-hop, quando era ancora un movimento fatto di Jovanotti, Coca-Cola e scimmiottamenti di quello che filtrava dagli Stati Uniti.

Curiosa l'origine del suo nome d'arte, come riportato nell'autobiografia "Faccio la mia cosa" (2019, Mondadori): "Il volgere del 1986 è pigro e piatto, mentre a scuola scarabocchio il banco con i miei tag, ancora alla ricerca di uno definitivo. Il primo che utilizzo è Zap, con un fulmine che trapassa la scritta verticalmente, veloce e facile da ricordare. Poi mi torna in mente quando Salvatore Gagliarde, il mio compagno di hip-hop casertano, aveva trovato su un giornale la scritta HI-NRG e aveva detto: 'Guarda, con poche lettere sintetizzano due parole lunghe: potrebbe essere un buon nome d’arte', e inizio a lavorarci su. Non mi curo molto di sapere se esista già qualcuno o qualcosa che possa chiamarsi Hi-Nrg: nella fattispecie ignoro che si tratti di un sottogenere musicale della disco, caratterizzato dal basso che sale o scende di un’ottava a ogni nota (come in 'I Feel Love' di Donna Summer o 'You Make Me Feel' di Sylvester), e che non c’entri una mazza con quello che faccio, ma il suono mi piace e tengo quello. I tortuosi sentieri della creatività mi fanno approdare al mio primo vero tag, che sviluppo su tutta la larghezza del banco, in cui la N si prolunga in orizzontale, come il simbolo della radice quadrata, a coprire la R e la G."

Capitolo I: 1992 - 1997

Pubblica il primo singolo, "Fight Da Faida", nel 1992, anno in cui si esibisce come supporter per leggende dell'hip-hop quali Run-DMC e Beastie Boys. Proprio questa prima canzone è stata votata come Migliore Canzone Rap della Storia della Musica Italiana dal mensile Rolling Stone Italia e da subito fu riconosciuta come un brano capitale dalla redazione di "Musica e Dischi", che le conferì il premio della critica. Il pezzo è uno dei momenti fondamentali per l’evoluzione del genere in Italia, capace di scelte molto originali e attraversato da una padronanza del ritmo, della metrica e dei tratti distintivi dell’hip-hop che assolutamente non si attribuirebbe a un singolo d’esordio. Se la struttura è quella di un brano-accusa, manifesto di una ribellione sociale, come da tradizione statunitense, alcune soluzioni sono palesemente “locali”: non solo la base è dominata da un “marranzano” (o “scacciapensieri”), tipico strumento del folklore siciliano, ma la conclusione del pezzo riporta un frammento in dialetto siculo di una filastrocca non-sense. Al contempo una riappropriazione delle origini dell’autore e una declinazione tutta italiana di uno stile che, per tradizione e principali esponenti, è tipicamente statunitense.
A proposito di questo brano-manifesto, l'autore scrive nella sua biografia: "[come] ultimo tocco lu marranzanu, lo scacciapensieri siciliano, che suono io, tirandomi potenti stecche sugli incisivi; mi piace l’idea di aggiungere una radice personale da sommare a quella hip-hop. Proprio nei giorni della registrazione, passano a trovarci a Castello mia cugina Vannina La Bruna insieme a marito e figlia, in transito verso la montagna; con Vannina ho un legame speciale fin da quando ero bambino e mi fa molto piacere quest’improvvisata, anche perché lei canta divinamente e, nel coro di famiglia sul terrazzo di Giacalone, la sua è una voce solista. Come la vedo, ho una folgorazione: entrambi conosciamo 'Setti fimmini e un tarì', una filastrocca che zio Gino ci ha insegnato e che, nonostante risalga alla fine del Settecento, sembra proprio un rap; il testo è un non-sense, i bambini la cantavano per accompagnare i giochi (o magari è un antico messaggio ermetico e nessuno se n’è mai accorto), ma ha le stesse cadenze di un pezzo di Young MC e secondo me è perfetta come terza strofa. Vannina la rappa in un solo take, quello che sentite sul disco".

Rispetto agli ingenui rap di un Jovanotti o dei Radical Stuff o agli scanzonati Otierre, che pure sono tanto rispettati dall’autore per il demo del 1992, il brano dimostra un impegno sociale e politico che ricorda da vicino l’approccio militante degli Assalti Frontali. Il flow di Frankie Hi-Nrg, però, non sembra proprio avere rivali fra i contemporanei italiani: una padronanza lessicale da capogiro, che lo trasforma in prospettiva nell’antecedente dei forbiti Caparezza e Murubutu, si unisce a una passione per la velocità, strofe lunghe e versi che costringono a esercizi respiratori intensivi. L’accusa non potrebbe essere più violenta e diretta, nell’anno dei disordini del 1992 e dell’inchiesta "Mani Pulite":

Tra la mafia e la camorra: Sodoma e Gomorra/ Napoli e Palermo succursali dell’inferno/ Divorate dall’interno, in eterno/ Da un tessuto tumorale di natura criminale/ E mentre il mondo sta a guardare/ Muto senza intervenire basta alla guerra fra famiglie/ Fomentata dalle voglie di una moglie con le doglie/ Che oggi dà la vita ai figli E domani gliela toglie/ Rami spogli dalle foglie che lei taglia come paglia/ E nessuno se la piglia è la vigilia/ Di una rivoluzione alla voce del Padrino/ Ma don Vito Corleone oggi è molto più vicino/ Sta seduto in Parlamento è il momento di sferrare un’offensiva/ Terminale decisiva radicale distruttiva/ Oggi uniti più di prima alle cosche fosche attitudini losche/ Mantenute dalle tasse, alimentate dalle tasche/ Basta una busta nella tasca giusta in quest’Italia così laida/ You gotta fight da faida!

A proposito del brano, Fabri Fibra scrive nel suo "Dietrologia" (2011, Rizzoli): "Quando il rapper aggiunge qualcosa di suo, i giornalisti ne parlano, nel modo sbagliato o giusto che sia fanno esistere questo genere. È successo con gli Articolo 31 che ci hanno messo molto del loro e hanno funzionato, potevano piacere come non piacere ma funzionavano eccome. Lo stesso è successo con Frankie Hi-Nrg: ha parlato della mafia vera con 'Fight Da Faida' e ha funzionato".

Nel 1993 l'album d'esordio Verba Manent lo propone come esponente di punta del movimento hip-hop italiano, con testi caustici e insolitamente impegnati, accoppiate a basi funk flessuose e dinamiche. Il contributo di Dj Style è fondamentale, la tela su cui il flow del nostro può scatenarsi liberamente. Oltre al capolavoro "Fight Da Faida", troviamo altri singoli sensazionali: "Faccio la mia cosa", manifesto di impegno rap-militante; l’estasi rave di "Disconnetti il potere", come sentire dei Prodigy piegati al verbo hip-hop; il rapping fulmineo e la base retrò di "Omaggio Tributo Riconoscimento", dedicata ai varesotti Otierre, destinati a diventare delle star nazionali insieme agli Articolo 31; "Libri di sangue", con un appeal lounge che alleggerisce la tensione di un album conscious il quale, anche in questo brano, non rinuncia comunque a un certo contenuto politico del “messaggio”; "Potere alla parola" (che campiona i King Crimson di "Elephant Talk" e gioca sui cambi di tempo) sono gli episodi maggiori di un’opera che declina secondo i problemi politici e sociali italiani il verbo del rap, ponendosi come punto di riferimento per quella scena che stava nascendo nello Stivale.
I testi sono una Bibbia tutta italiana per questa nuova musica, con soluzioni rocambolesche e virtuosistiche a vari livelli: metriche imprevedibili e articolatissime, lessico ampio fino al forbito e un intreccio di rime, anche interne e parziali, che costituisce la vera ossatura dei testi. I riferimenti sembrano essere più i Public Enemy e Rakim che le posse dei centri sociali che stanno spuntando in tutta la penisola. Pur con la necessità di scegliere fra tanti momenti da ricordare, è forse "Potere alla parola" che meglio rappresenta l’esplosione verbale dell’autore, con strofe come: "Questo è il messaggio che ti sto indirizzando/ Il crimine sonoro che sto perpetrando/ Violando quel tacito codice incivile/ Del silenzio da cui mi differenzio in quanto/ Presenzio e sentenzio ritmica la rima/ Ossessiva e percussiva offensiva e persuasiva/ Dirada la nebbia luminosa come il Sole/ Perché la lingua batte se la mente vuole".
Un’ultima nota sull’album, a riguardo dell’emancipazione rispetto alla scena statunitense: pochi termini in inglese, riferimenti soprattutto nazionali in termini di pop-culture e la scelta di evitare persino “intro” e “outro”, sostituiti da degli autarchici “entro” ed “esco”.

Segue un tour nazionale di un anno e mezzo. Sempre nel 1993 produce con Vittorio Gassman parte della colonna sonora dello spettacolo "Camper", interpretato da Vittorio e Alessandro Gassman al “Festival dei due mondi” di Spoleto. Come diventerà sua abitudine, si allontana dai riflettori in attesa del nuovo album, con la significativa eccezione del 25 aprile 1995, quando insieme al celebrato sassofonista Michael Brecker, vincitore di 15 Grammy Awards, suona "La cattura" in piazza Plebiscito a Napoli.

Capitolo II: 1997

La morte dei miracoli
(1997) è forse il suo album più maturo e quello che contiene i brani migliori, ma ha il limite di dimostrarsi un po’ diluito: la tracklist di ben 14 brani conta incipit, “outcipit” e ben 4 altri brani che fungono da interludi, poco più che curiosità. La versione completa aggiunge anche 4 remix, fino a disgregare il senso di coesione dell’opera originale. Il flusso sonoro e il messaggio dell’album sembrano infatti accomunati da un senso di tensione, angoscia e cupidigia, seguendo un’unica prospettiva disperata sull’Italia e la sua società malata. Che sia per il razzismo, per la violenza, per l’ipocrisia o per la gretta ignoranza, l’Italia è destinata a morire: è una “corte dei miracoli” dove si radunano persone ai margini della società, una congrega di disastrati poveri nell’anima e nel corpo, destinati, come dice il titolo dell’album, alla morte.
È uno dei più importanti album italiani degli anni 90, che arriva quando la spinta iniziale del movimento hip-hop si è ormai esaurita e dei padri fondatori è rimasto ormai poco. Frankie Hi-Nrg torna dopo 4 anni, quando il rap è arrivato molto in alto nelle classifiche e si è diffuso in tutta la penisola. Saggiamente, propone un album profondamente diverso dall’esordio, che accantona completamente il lato più gioviale e barricadero per preferire i toni cupi, drammatici e sarcastici, in un'atmosfera di tetra riflessione. Non rinuncia alla denuncia sociale, declinata però con meno irruenza e più severità, ammantata in un'amarezza che confina col disprezzo.
Il brano fondamentale è "Quelli che benpensano", ipnotica accusa alla borghesia contraddittoria, ai benpensanti opportunisti che vivono solo per scalare la società. Questi individui sono bersagliati nella prima strofa: "Come lucertole s’arrampicano/ E se poi perdon la coda la ricomprano/ Fanno quel che vogliono si sappia in giro fanno/ Spendono, spandono/ E sono quel che hanno". La seconda strofa attacca chi vive nell’apparenza del possesso, dello status-symbol e della competizione economica, nell’alveo di un consumismo esasperato e disperato: "Vivon col timore di poter sembrare poveri/ Quel che hanno ostentano e tutto il resto invidiano/ Poi lo comprano". Infine, l’ultima stoccata va agli ipocriti, protagonisti della terza strofa: "Ognun per sé, Dio per sé/ Mani che si stringono tra i banchi delle chiese alla domenica/ Mani ipocrite, mani che fan cose che non si raccontano/ Altrimenti le altre mani chissà cosa pensano/ Si scandalizzano/ Mani che poi firman petizioni per lo sgombero". Il video, fra i più iconici di quella stagione, meriterebbe una trattazione a parte. In questa sede, basti segnalare che è considerato una delle pietre miliari del videoclip italiano, un insolito caso di un brano italiano dello scorso millennio con 30 milioni di views su YouTube. Non è un caso se il brano è stato reinterpretato anche da Fiorella Mannoia, Caparezza e Jovanotti, a testimonianza del non essere solo un classico del genere ma un capolavoro per la musica italiana del periodo. Nel 1998 vince anche il Premio Italiano della Musica (PIM) come canzone dell'anno.

Il resto della tracklist non eguaglia questo vertice leggendario, ma continua a sorprendere. La lugubre "Accendimi", sulla televisione e il suo potere ipnotico ("Ti dico quel che vuoi, ti mostro come sei/ accendimi la bocca e ti vedrai/ nel mondo nella scatola/ e vivere una favola potrai/ se resterai a casa senza uscire mai") anticipa la funebre "Giù le mani da Caino", l’accusa a riguardo della pratica della condanna a morte a mezzo di un rintocco spettrale di chitarra ("Ma ancora non è nato il delinquente/ che veda nella pena della morte un deterrente/ E spesso capita di fare fuori un innocente come niente/ E questo me lo chiami un incidente?/ Boia dal cappuccio trasparente vivi nell’anonimato/ Immune dal peccato, signore incontrastato della tua mediocrità/ Orfano del dubbio, testa nella sabbia: vittima della tua stessa rabbia").
La durissima "La cattura", che si apre con i versi da brivido "Sono solo, braccato come un cane e non mi muovo, se abbaio muoio" e prosegue con "L’adrenalina sale in un flash/ e spalanco le ganasce in un grido silenzioso/ e l’angoscia di colpo si mette a riposo/ perché c’è la morte, di cuoio, con una frusta/ Ingoio la saliva e me la gusto/ e se questa dunque deve essere la mia ora/ dico: prego, dopo di lei Signora". In questo tunnel di sofferenza l’unico momento più sereno, dove quantomeno l’agitazione prevale sull’alone mortifero, è "Il beat come anestetico", il brano che è più facile ricollegare al dinamismo dell’esordio. "Autodafé" è un altro momento di crisi personale estremamente buio: "In cattiva compagnia soprattutto se sto solo/ Negativo come i G in una picchiata/ Prendo il volo, salgo, stallo e aspetto il peggio/ Che non sta nella caduta ma nell’atterraggio/ Come dice Hubert/ Malato immaginario più di quello di Molière/ Sono il mio gregario e mi comporto da Salieri/ E non chiedermi il perché/ Che come il Tethered quando perdo il filo poi non mi puoi più riprendere". Nel ritornello un campionamento di Ice One ammicca alla “scena” nazionale, per la quale Frankie Hi-Nrg rimane un mezzo alieno, ben distante dalle dinamiche di contaminazione, collaborazione e scambio che pure hanno caratterizzato molte esperienze di inizio anni Novanta.
Album nerissimo, irripetuto e irripetibile, è un lasco concept sociale, tutto negativo, attraversato da un profondo malessere. Al centro del decennio d’oro dell’hip-hop italiano interviene uno dei padri fondatori e consegna un’opera che sarà di grande ispirazione per i più intellettuali fra i rapper a venire.  Segue anche questa volta un lungo tour, di oltre 18 mesi, che porta in giro per la penisola le sue rime, vecchie e nuove.

Interludio: 1998 - 2003

Nel lustro abbondante che lo separa dal terzo anno partecipa insieme a Elisa al progetto La Comitiva, con la canzone "Nottetempo" (1999), localizza la canzone "Hate Me Now" di Nas e Puff Daddy (1999) e dirige nel 2000 una serie di video musicali, fra cui quello già citato che accompagna e contribuisce al successo de "La descrizione di un attimo" dei Tiromancino. A dimostrazione di una grande vivacità musicale, nel 2002 si esibisce persino in un concerto di musica contemporanea con l'ensemble Alter Ego per Rai Radio 3, diretto da Frederic Rzewski. Non contento, partecipa con il maestro Alvin Curran e i succitati Alter Ego anche all’opera contemporanea “Brut Beat Brute Bruit” (2002) per il “Festival delle Nazioni” della sua Città di Castello. Nello stesso anno realizza con l'esilarante Banda Osiris la sigla della fortunata trasmissione ultraventennale “Caterpillar” di Rai Radio2. L'anno successivo collabora attraverso il brano "Passaporto Per Resistere" con Rza del Wu-Tang Clan per "The World According to RZA", unico italiano presente al raduno internazionale messo su dal produttore e rapper statunitense .

Capitolo III: 2003 - 2008

Ero un autarchico
(2003) attende altri sei anni, seguendo un ritmo che porta l’opera a essere pubblicata in un momento totalmente diverso rispetto al 1997: una nuova generazione di rapper è arrivata a invadere la scena, una compagine che non ha mai vissuto la fase eroica delle posse e dei centri sociali ma che conosce a fondo la musica statunitense degli anni 90. Così, questo terzo lavoro diventa un album fuori dal tempo, scritto da un outsider della scena che prosegue un discorso personale molto lontano da quello dei colleghi. "Rap lamento"(anagramma di “Parlamento”) è l’attacco alla politica di turno, su un motivetto irresistibilmente fischiettabile, mentre "L’inutile" è un divertente momento di critica alla musica massificata e commerciale, con improbabili variazioni di uno Zappa del rap e la partecipazione esilarante di Paola Cortellesi.
"Chiedi Chiedi", l’hit del lancio, è aggressiva e cupa, ma con "Anima nera" il disco e l’artista giungono a un nuovo livello di comunicazione emotiva, trovando l’incontro fra pop e hip-hop in un profondo rap con ritornello poetico per la voce di Pacifico: è uno dei brani più riusciti della carriera e uno dei più significativi del periodo, il ponte ideale fra le origini di Verba Manent e un’anima cantautorale che poi diventerà di successo pochi anni dopo, fino a conquistare le classifiche.
Più leggero, nei toni e nelle atmosfere, l’album non rinuncia alle accuse politiche, sociali e al mondo musicale, senza mai eguagliare i vertici paranoici, ansiogeni e depressi de La morte dei miracoli. D'altronde, dopo il pinnacolo è inevitabile una, pur dignitosa, discesa. Il fuoco degli esordi, quello del pioniere, e la fiamma del rapper conscious sono state addomesticate dal tempo e forse anche dall'età che avanza. Questa volta il tour è meno colossale, ridotto a 10 mesi.

In mezzo ad altri lavori di regia per videoclip, per sé e conto terzi, riesce nel 2004 anche a esibirsi alla finale del Festival di Sanremo con l'amica Paola Cortellesi. Nello stesso anno, oltre all'importante conduzione di "Brand:new" sulla defunta Mtv, tiene anche una rubrica su Rockstar, in cui si interessa di critica televisiva.

Non è un caso che si consideri essere questo il momento ideale per una retrospettiva, pur altamente creativa, dell'intera carriera: Rap©ital (2005), derivato dall'omonimo spettacolo, raccoglie versioni riviste e stravolte dei suoi brani classici, secondo la logica del mash-up. Frankie Hi-Nrg gira l'Italia per 8 mesi, facendo conoscere i suoi brani a una nuova generazione e rinfocolando negli aficionados l'interesse grazie alle versioni rinnovate e spesso stravolte. Prosegue anche nel biennio 2006-2007 a essere impegnato nelle attività più disparate, dai dj-set alle canzoni fiabesche per bambini.
Il 2008 è un anno importante per la sua carriera, non solo per il ritorno a Sanremo, finalmente come artista in gara, ma perché viene pubblicato anche l'ultimo album che lo lega alla multinazionale Sony-Bmg. DePrimoMaggio (2008) si interessa alle tragedie del mondo lavorativo, del precariato e del disagio sociale che da questi derivano. "Call-center", il singolo da radio di "Rivoluzione" e "Precariato" valgono, più che singolarmente, nel clima di un’opera pensierosa e raccolta, con refrain meno immediati che in passato ma con tematiche sempre impegnate e basi e collaborazioni a impreziosire. Sono 33 minuti e poco più di materiale, seguendo un'onesta riduzione della produzione di pari passo con la sempre meno vivace ispirazione.

Interludio: 2009 - 2013

Seguono la tanto attesa pubblicazione di brani da artista indipendente, un nuovo tour iniziato nel 2009 che si articola in 50 date e la partecipazione al brano-tributo ai terremotati "Domani 21-04-2009", a conferma di una sensibilità sociale, dopo le collaborazioni con Emergency nel 2008 e, in nome del risparmio energetico, alla campagna "M'illumino di meno" promossa da Rai Radio 2.
Fra i momenti più importanti del periodo lo spettacolo teatrale "Potere alle parole" di Massimiliano Bruno, con cui collabora direttamente, basato sui testi delle sue canzoni. Scrive anche per Raf nel 2011 e per Fiorella Mannoia nel 2012, accompagnando quest'ultima in un tour trionfale lungo la penisola. Alla già citata conduzione su SkyArte di "Street Art", segue infine l'agognato nuovo capitolo discografico.

Capitolo IV: 2014 - 2020

Essere umani
(2014) è un ritorno che si limita a soli sette brani, evitando intro, outro e skit. Sette canzoni, a partire dalle due presentate a Sanremo 2014, ovvero una title track indebolita dal ritornello à-la Jovanotti e un canto un po’ incerto e una "Pedala" che riesce meglio a trasporre lo stile dell’autore in un pezzo radiofonico.
Poi c’è il jazz soffuso di "L’ovvio", ma il brano da conservare è "Atteso imprevedibile", fra Battiato e una dance veloce e minimale. Ridotto così all’osso, il sound di Frankie Hi-Nrg si dimostra meno esuberante di quello dei primi due album, raccolto e intimista. Simile è il flow, minimali le basi e i groove: un esercizio di pulita essenzialità.

Il 2015 è uno degli anni fondamentali per il Frankie Hi-Nrg impegnato nel sociale, dal rifiuto del ruolo di ambassador per EXPO 2015 al viaggio in Zambia con la Ong ACRA. Ma è oggettivamente instancabile: partecipa persino al 58° Zecchino D'Oro (bisserà due anni dopo!) e tiene mostre di livello nazionale e internazionale, fra Milano e New York. L'anno successivo continua a dividersi fra divertissement e impegno sociale, fra la sigla del film del coatto Chef Rubio alla missione umanitaria in Mozambico della Ong ACRA. Riesce nel 2017 a esordire come poeta con lo spettacolo teatrale "#ANTROPOCENE", a fianco di Marco Paolini e Mario Brunello, e continua l'impegno umanitario, ora in Senegal, oltre che con altri contributi solidali. Commenta anche con "Estate 2020" e "Nuvole" il lockdown, affrontando anche le conseguenze psicologiche. Se potrebbe non arrivare mai un nuovo album in studio, sembra difficile che non sentiremo parlare ancora di Frankie Hi-Nrg, fosse anche in una veste diversa da quella del rapper.

Outcipit

Alfiere della transizione dalle posse all'epoca d'oro del rap nostrano, questo nerd patentato in fissa con informatica, videogame ed enigmistica classica, con i suoi Ray-Ban Wayfarer neri e le classiche lenti spesse, "a culo di bottiglia", ha funzionato da interprete di un cambiamento epocale per la musica italiana. Mai particolarmente prolifico, ha sempre rispettato il proprio pubblico, evitando inutili pubblicazioni autocelebrative, che pure sarebbero giustificate dal rispetto tributato da molti rapper e non che lo annoverano fra i più importanti musicisti italiani degli anni 90. Se immaginiamo di far coincidere la golden-age italiana con il periodo 1993-1997, concludendola con il capolavoro di Frankie Hi-Nrg, allora possiamo individuare sempre nel Nostro i semi della rinascita che avviene a inizio secolo, anche attraverso artisti che non sembra facile assimilare all'autore di "Quelli che benpensano". A titolo di esempio, quindi, possiamo far parlare direttamente quel Fabrizio Tarducci, in arte Fabri Fibra, che ha stravolto e rivoluzionato una scena stagnante fra il 2002 e il 2004. Proprio lui ha scritto, in prefazione al libro-autobiografia "Faccio la mia cosa": "Io non avevo progetti e nemmeno particolari interessi, non seguivo il calcio, non uscivo con le ragazze, non andavo a ballare, ero in cerca di qualcosa che però non stava arrivando. Fino a quel giorno in cui, guardando la tv, appare un tipo che comincia a fare rap in italiano. Non era Jovanotti, ma faceva rap in italiano. Io ero sconvolto. Le rime che sentivo non erano dedicate a una ragazza, ma parlavano di cronaca con una metrica mai sentita prima, le parole venivano scandite perfettamente catturando tutta la mia attenzione. [...] La canzone era 'Fight da Faida' e il rapper era Frankie hi-nrg mc. Ecco, da quel momento in poi, il rap italiano era la cosa che mi interessava, non pensavo ad altro, volevo imparare a fare le rime come quel ragazzo in tv che sembrava arrivato dal futuro e che mi aveva cambiato la vita con un paio di strofe".

Frankie Hi-Nrg Mc

Discografia

Verba manent(Bmg, 1993)

La morte dei miracoli(Bmg, 1997)

Ero un autarchico (Bmg, 2003)

Rap©ital(Rca, raccolta, 2004)

DePrimo maggio (Bmg, 2008)

Essere umani(Materie Prime Circolari, 2014)

Pietra miliare
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