Bananarama

Bananarama

Tra sogni di gioventù e canzoni pop

Archiviate con troppa fretta alla voce "meteore anni Ottanta", le Bananarama sono state autrici di alcuni tra i ritornelli più celebri del decennio-pop per eccellenza, tanto da essere inserite, nemmeno a metà della loro carriera, nel Guinness dei primati con il titolo di "band al femminile di maggior successo di tutti i tempi". A trent'anni dal loro esordio, cerchiamo di capire meglio cosa si nasconde dietro questo exploit

di Giuseppe D'Amato

It ain't what you do, it's the way that you do it

Le Bananarama sono state una band tutta al femminile che ha raggiunto una popolarità senza eguali negli anni Ottanta e nei primi anni Novanta. Passando attraverso alcuni cambi di formazione, la formazione raggiunse il massimo della propria notorietà come trio, e grazie all'aiuto di alcuni nomi eccellenti della scena punk di fine anni 70 e al sapiente lavoro dietro le quinte di molti  dei maestri della produzione dance-pop dell'epoca, riuscì a piazzare parecchi singoli  ai vertici delle classifiche sino a vendere oltre 40 milioni di dischi, tanto da vantare l'invidiabile titolo di band femminile di maggior successo di sempre.
Molte delle loro canzoni sono diventate il marchio distintivo di un' intera epoca, in perfetto equilibrio tra velleità new wave, ritmi dance e vere proprie super-hit da juke-box, sempre mantenendo un occhio di riguardo per look, passerelle e copertine. Le tre ragazze hanno saputo interpretare al meglio lo spirito del decennio Eighties, e grazie anche a un certo impegno nella scrittura dei testi e un garbato perfezionismo per ogni minimo dettaglio, sono persino riuscite a superare lo scetticismo di chi con troppa facilità aveva visto in loro solo un'abile operazione del mercato discografico. Ma qual è stato il segreto del loro successo?

I primi passi

La storia ha inizio nel 1981 a Londra, dove il gruppo viene formato dalle tre amiche Keren, Sara e Siobhan con il nome di Bananarama, nato dalla fusione tra il titolo dello show americano per bambini The Banana Splits e la canzone dei Roxy Music “Pyjamarama”. Ma facciamo un piccolo passo indietro. Keren Woodward e Sara Dallin (nate entrambe a Bristol nel 1961) si conoscono sin dall'età di quattro anni, trascorrono fianco a fianco tutta l'infanzia e l'adolescenza, frequentando insieme la St. Georges School for girls e alla fine degli anni 70, terminati gli sudi, si trasferiscono in cerca di fortuna a Londra. La Woodward trova dei lavoretti saltuari per la Bbc, la Dallin, invece, si iscrive alla London University of fine arts (scuola di giornalismo-fashion) dove incontra Siobhan Fahey (Dublino, 1958).
Le ragazze diventano subito molto amiche, accomunate dai loro comportamenti esuberanti e dal modo di vestire trasandato, radicalmente differente da quello degli altri studenti, infatti sono tutte ferventi seguaci della scena punk dell'epoca, così iniziano a frequentare tutti i punti di ritrovo e i party della città, facendo piccole improvvisazioni vocali ed esibendosi  spesso ai cori per personaggi del calibro di Iggy Pop, The Jam, Monochrome Sets ecc.
A causa del loro stile di vita non proprio consono al regime universitario - le abitudini troppo chiassose, il tirar tardi tutte le sere e i frequenti rientri all'alba - vengono cacciate dal loro collegio, ma continuano a esibirsi nei locali notturni fin quando una sera non vengono notate al Taboo dall' ex-batterista dei Sex Pistols Paul Cook, che offre loro un posto dove vivere in una stanza sopra la sua vecchia sala-prove, dove peraltro continua ancora a lavorare con l'altro sex pistol, il chitarrista Steve Jones.

Con l'aiuto dei due musicisti, le tre ragazze incidono il loro primo demo, “Aie A Mwana” (cover di un vecchio pezzo dei Black Blood) e lo inviano alla Demon records. Prima di allora la loro unica esperienza in studio era stata solo come background-vocalists dei Department S nel b-side “Solid Gold Easy Action” (una cover dei T-Rex). “Aie A Mwana” (cantata in lingua swahili, con ritmo tribale e un vago sapore disco-cartoon) diventa subito una piccola hit di culto nei club e nelle discoteche del circuito, così le ragazze firmano per la Decca, futura London Records. Malcolm McLaren, manager storico degli stessi Sex Pistols, di Adam Ant e dei Bow Wow Wow fiuta subito l'affare e si propone di prendere sotto la propria ala il gruppo, ma i suoi lavori - noti per sollevare continui scandali per via di riferimenti sempre troppo espliciti alla sfera sessuale - si addicono ben poco al look da maschiaccio e all'indirizzo artistico più lineare e moderato delle ragazze, che infatti rifiutano. E sarà la loro fortuna. Le tre mostrano sin da subito un talento innato, che le accompagnerà per tutto il resto della carriera, nel saper scegliere la collaborazione giusta al momento giusto. Per questo si vantano ancora oggi, a ragion veduta, di non esser stata una band costruita artificialmente a tavolino, ma di essere state sempre padrone esclusive del proprio destino.
“In quel momento eravamo così squattrinate che per risparmiare sulla bolletta dell'acqua usavamo i bagni della piscina comunale”, raccontano con una punta d'orgoglio le ragazze, quando l'ex-voce degli Specials Terry Hall entra in possesso di una copia di “Aie A Mwana”, e dopo aver letto sul magazine The Face un articolo sulle tre, colpito dal loro look e dai loro modi scanzonati, decide che le vuole assolutamente con sé nel suo nuovo progetto Funboy Tree, sul pezzo “It Ain't What You Do (It's The Way That You Do It)”. La canzone (classico jazz riadattato a filastrocca-pop) nel 1982 balza subito al numero 5 delle classifiche del Regno Unito e regala alle Bananarama un primo significativo successo.

BananaramaDi lì al primo Lp il passo è breve, tanto che l'anno successivo, nel 1983, esce proprio Deep Sea Skiving, il loro album d'esordio . Tra i pricipali co-autori, il noto duo britannico di produttori Steve Jolley-Tony Swain, già artefici di alcuni tra i lavori migliori di Alison Moyet, Imagination e Diana Ross. Il disco si inserisce perfettamente  nel fertile quadro della dilagante mania synth-pop dell'epoca, ma con ancora più di qualche rigurgito wave, ereditato dai costumi giovanili delle tre. La peculiarità stilistica che distinguerà immediatamente le Bananarama dagli altri girl-acts di lì a venire, è che le tre ragazze cantano sempre all'unisono esattamente la stessa cosa, senza cercare di creare con le diverse voci accordi musicali, intrecci di note o armonie varie.
La formula si rivela da subito vincente (verrà accantonata solo per rari e sporadici esperimenti contenuti in qualche b-side o re-mastering poco conosciuti) così Deep Sea Skiving riscuote subito un ottimo seguito. Le ragazze infatti hanno un impatto visivo immediato, un'immagine forte che, insieme a un indubbio talento vocale e un certo appeal, va ad aggiungersi a una spiccata propensione per danze, costumi, coreografie : per questo, sin dagli esordi, ogni loro album produce una serie innumerevole di singoli, accompagnati da altrettanti videoclip, ognuno dei quali diventa ben presto un piccolo episodio di culto che passo dopo passo le proietterà verso una notorietà senza precedenti.
L'album contiene alcuni dei brani destinati a diventare tra i classici più noti della band, a cominciare dal primo singolo estratto “Really Saying Something”, giocosa nenia dal retrogusto soul, cover di una canzone delle Velvelettes (i cori sono sempre di Terry Hall, che restituisce  il favore dopo una nuova felice collaborazione con le ragazze in altri quattro brani contenuti nel suo primo omonimo album firmato Funboy Tree, dello stesso anno). “Shy Boy”, scritta dal duo Jolley/Swayne inizialmente col titolo di “Big Red Motorbike” (non sarà l'ultima disputa sulla scelta dei titoli, che spesso presentano visibili differenze tra mercato Uk e ri-edizioni americane), segna la prima di una lunga e fortunata serie di collaborazioni in studio tra le ragazze e il noto team di produttori: è un pop sbarazzino, cucito su ritmi simil-reggae, dedicato a Mark Gould (attore comico in alcune radio-pirata londinesi) che subito ricambia facendo lanciare il pezzo sulla Bbc1 durante il Natale '83.
Il video di “Shy Boy” segna l'esordio alla regia di Midge Ure e del suo braccio destro negli Ultravox, Chris Cross, e vede le tre ragazze prendersi gioco di un giovane occhialuto e un tantino imbranato che dopo alcune settimane di palestra forzata e un cambio di look radicale viene trasformato in novello Fonzie, per l'occasione interpretato da Terry Sharp degli Adventures, all'epoca boyfriend di Sara Dallin. “Cheers Then”, invece, è il primo brano scritto interamente dalle ragazze: realizzato come terzo singolo, è una delle prime ballate in cui si cimenta il trio, un dolcissimo motivetto su melodie synth, che se da un lato è una delle canzoni che vengono meglio accolte dalla critica, paradossalmente non ottiene i risultati di vendite sperati. “Il flop di 'Cheers Then' ci riportò subito con i piedi per terra. Da lì in poi cominciammo a prendere le nostre carriere seriamente”, ricorda Siobhan.

La loro verve viene subito rilanciata dal successivo singolo “Na Na Hey Hey Kiss Him Goodbye”, altra cover, stavolta degli Steam, rock-band degli anni 60: il ritornello originale era già di per sé piuttosto popolare, ma è soprattutto dopo questa pop-version che nei vari eventi sportivi del Regno Unito (e non solo) ogni tifoseria che si rispetti avrà un proprio inno che ricalca le note della canzone. “Doctor Love”, invece, è scritta dall'ex-leader dei Jam, Paul Weller, all'epoca già in modalità Style Council: è senza dubbio uno dei pezzi migliori, ma curiosamente finisce presto nel dimenticatoio. L'album, infine, ripropone il loro primissimo singolo “Aie A Mwana”, riveduto e perfezionato.

Gli anni d’oro

BananaramaIl 1984 vede l'uscita dell'omonimo Bananarama, che ottiene un successo ancora maggiore rispetto al precedente e viene promosso in tutto il mondo, regalando al trio una prima piccola rivincita nei confronti di certa stampa britannica che continuava ad accusarlo di essere privo di talento e un puro risultato dell'abile lavoro dei due produttori Jolley & Swain, in servizio anche su questo disco. Keren, Sara e Siobhan, allora, tirano fuori le unghie, dedicandosi anche a una pregevole operazione di scrittura dei testi, che stavolta sono forti, impegnati, intelligenti (non a caso per la prima e unica volta vengono riprodotti all'interno del disco) e dimostrano un'avvenuta maturazione artistica e compositiva.
E' il loro album migliore, che partorisce alcune delle loro hit-monstre. “Cruel Summer” raggiunge una grande popolarità ovunque. Il pezzo, un divertente synth-pop con melodia facile e dalle tipiche cadenze uptempo, viene lanciato dagli infiniti passaggi in radio, soprattutto dopo esser stato inserito nella colonna sonora del film “Karate Kid” e in innumerevoli spot commerciali. Il video è interamente girato a New York, in una torrida giornata estiva, dove si vedono le ragazze che, inseguite da due poliziotti, rispondono con un lancio di banane.
Ma dietro alcuni ritornelli a prima vista frivoli e orecchiabili si nascondono temi a dir poco scottanti. “Robert De Niro's Waiting”, altro pezzo da novanta dell'intera produzione della band, dietro alla solita vivacità e spensieratezza delle melodie, tratta il tema dello stupro: il video mostra Sara che passeggia da sola a tarda sera lungo strade buie, pedinata  da un losco individuo sin quando non arriva a casa sana e salva. È uno dei maggiori successi in assoluto delle Bananarama, grazie al titolo accattivante, il ritmo coinvolgente e un jingle irresistibile che regala alle ragazze la loro prima apparizione dal vivo alla Tv inglese (sarà un disastro, a causa di un problema tecnico che rovinerà l'audio per tutta la durata dell'esibizione) e soprattutto una piacevole serata trascorsa col celebre attore italo-americano in persona (dove, raccontano, per vincere l'emozione dell'incontro col loro idolo arrivano quasi ubriache).
“Hot Line To Heaven” è una presa di posizione forte contro l'uso di droghe, “Rough Justice”, invece, è una canzone di protesta contro la difficile situazione sociale in Irlanda del Nord (dove, recita il testo, a bambini, poveri e affamati non viene concesso nemmeno il tempo di ridere prima di morire) e prende spunto dall'uccisione avvenuta poco tempo prima a Belfast in un sospetto “incidente militare” di Thomas “Kidso” Reilly, un caro amico delle ragazze, al quale viene dedicato l'intero album tramite una piccola poesia di Yeats del 1916, i cui versi sono incisi all'interno della copertina.
Chiudono il cerchio la brevissima e strumentale “Link” e la graziosa “Dream Baby”, scritta insieme a Cindy Ecstacy (salita agli onori della cronaca per  il duetto con i Soft Cell sulla long-version di “Memorabilia”, contenuta nei re-mix di “No-Stop Ecstatic Dancing”).

La loro fama inizia a divenire straripante, e alla fine dello stesso anno le tre prendono parte all'evento benefico Band Aid, che dietro allo slogan “Feed the world” si propone di raccogliere fondi per contrastare la fame nel mondo, in particolare per fronteggiare in quel momento la situazione disastrosa in cui versa l'Etiopia. Insieme a una quantità infinita di stelle, come Sting, Phil Collins, Paul Young, Wham!, Duran Duran, Spandau Ballet, Midge Ure, Heaven 17, Status Quo e Culture Club, registrano il singolo no-profit “Do They Know It's Christmas?”, che viene lanciato sul mercato nel periodo natalizio: è un successo strepitoso che raggiunge il numero uno nel Regno Unito, superando ogni più rosea aspettativa degli organizzatori Bob Geldof / Midge Ure. Le Bananarama intervengono in seguito anche al Band Aid II del 1989, saranno tra l'altro le uniche artiste a comparire in  ambo le edizioni (ciononostante declineranno l'invito a partecipare al Band Aid 20 del 2004 che re-incide una nuova versione del singolo nel ventennale della sua prima uscita). La loro popolarità questo punto è smisurata, tra comparsate tv, colonne sonore e spot commerciali le tre ragazze e le loro canzoni sono praticamente ovunque.
Da un punto di vista prettamente artistico, naturalmente, non scrivono certo pagine di qualità musicale eccelsa né propongono nulla di nuovo, ma ciò che colpisce è la naturalezza con cui vivono il loro momento di gloria. Tanto in studio di registrazione quanto nei passaggi televisivi, infatti, sembrano fare solo ed esclusivamente ciò che riesce loro meglio: divertirsi e far divertire chi le guarda. Non assumono atteggiamenti da dive consumate o sguaiate, né scadono mai in volgarità, cadute di stile o comportamenti sfrontati. Il modo genuino e spensierato di affrontare la grande ribalta e la simpatia con cui continuano a ironizzare sul loro grado di superstar conquista chiunque, malgrado l'inevitabile leggerezza di alcune delle loro composizioni. Insomma, le Bananarama sono amate un po' da tutti, tanto che nel corso degli anni una schiera interminabile di artisti di un certo calibro e nomi talvolta insospettabili faranno a gara per alternarsi al loro fianco nelle vesti più disparate di produttori, registi, coristi, songwriter o collaboratori di ogni tipo.

BananaramaIl salto definitivo avviene nel 1986 con l'uscita di True Confessions. L'album segna una svolta decisiva per la band, che da qui in poi affiderà le proprie fortune ai maghi della dance Stoke/Aitken/Waterman. È un momento particolarmente prolifico per il sodalizio di produttori britannico (meglio noti con l'acronimo S A W), capaci di trasformare in oro qualunque cosa tocchino: c'è la loro griffe su hit di livello mondiale firmate Sigue Sigue Sputnik, Kylie Minogue, Samantha Fox, ma è con il loro capolavoro massimo “You Spin Me Round” dei Dead or Alive che il terzetto  inaugura un sound cui nessuno, in ambito mainstream, saprà tener testa per tutta la seconda metà degli anni Ottanta. I tre sono in grado anche di lanciare in orbita tutte le più o meno probabili next big thing del momento, come Rick Astley, Sonia, Mel&Kim, Sabrina Salerno e chi più ne ha più ne metta, così anche True Confessions si apre con il botto: il singolo “Venus” (cover degli olandesi Shocking Blue) schizza al numero uno delle classifiche Usa e regala alle Bananarama quello che rimarrà il loro cavallo di battaglia, costruito su un inarrestabile dance-groove e un refrain a dir poco travolgente. Anche sulla clip c'è una firma d'autore: è quella di Peter Care, che ha già diretto Pil, Clock Dva, Cabaret Voltaire della fase “Crackdown” e soprattutto alcuni video dei Depeche Mode in era pre-Corbijn). Le tre ragazze vengono riprese mentre si scatenano col solito contagioso entusiasmo in abiti da diavolesse, divinità greche, vampiri ecc.. Il video segna anche un radicale cambiamento nei costumi delle Bananarama, che smettono i panni delle smaliziate punkette degli esordi, divenendo richiestissime icone-gay, ruolo cui si prestano volentieri facendo tra l'altro da madrine nei Pride di Londra 1994 e Roma 2005.
Le vendite sono da capogiro e “Venus” naturalmente offusca altri episodi pur di rilievo contenuti nello stesso album, sempre diviso tra ritmi ballabili e testi brillanti, tra cui gli altri singoli “More Than Physical” e “Do Not Disturb” (che porta l'ultima firma Jolley/Swain , i due interrompono qui la loro collaborazione con le ragazze cedendo completamente il passo alla nuova produzione SAW), la ballata romantica “A Trick Of The Night” (inclusa poi nella colonna sonora di “Jumpin' Jack Flash”), il pezzo di chiusura “Hooked In Love” (con testo contro l'uso di droghe, donato al progetto benefico nato per combattere l'uso di eroina It's a live-in world), l'omonima “True Confessions” e “Riskin' A Romance”, bonus-track inserita nella soundtrack del film “Il segreto del mio successo” con Michael J. Fox.

Nel 1988 è la volta di Wow!, il disco forse più conosciuto della band. L'album ottiene un discreto successo in patria e negli Stati Uniti, ma è in Australia che spopola letteralmente, piazzandosi al primo posto, lanciato dai singoli “I Heard A Rumour”, “I Want You Back”, “I Can't Help It” e soprattutto “Love In The First Degree” (il secondo più grande successo di sempre del gruppo dopo “Venus”), tutti e quattro spinti dalla maniera-dance disegnata ancora a pennello dal trio Stoke-Aitken-Waterman.
È proprio dopo questo boom da super-classifica che le Bananarama ottengono l'illustre riconoscimento come band femminile di maggior successo della storia, superando le Supremes ed entrando così nel Guinness dei Primati, record che detengono tutt'oggi e non sarà scalfito nemmeno dal decennio-Spice. Le ragazze festeggiano il prestigioso traguardo omaggiando proprio le Supremes, con una cover di “Nathan Jones” che viene lanciata come quinto singolo.
Ma cosa ha reso possibile un successo così clamoroso?

Bananarama“Of youth and our teenage dreams Bananarama were formed all these years ago”. Queste le parole con cui le ragazze provano a descrivere la loro incredibile vicenda musicale, e la realtà è andata ben oltre i sogni di gioventù delle tre fanciulle. Parecchie girl-band proveranno in seguito a ripercorrerne le gesta, senza mai riuscire a ottenere risultati commerciali paragonabili, tentando di accorciare le distanze tramite movenze sensuali, scelte di dubbio gusto e trucchetti da star-system. Perché la differenza vera, ripeteva in maniera profetica il loro primo fortunato ritornello, “non sta in cosa fai, ma nel come lo fai”. Keren, Sara e Siobhan lo hanno fatto con leggerezza, freschezza e giocosità disarmanti, tanto da sembrare proiettate in cima al mondo quasi in maniera involontaria, senza mai peccare di arroganza , sfacciataggine o presunzione, aggiungendo anzi un costante impegno nel tentativo di migliorarsi.
Produzioni affidate alla mano di esperti, sound alla moda e scelte oculate: con questi ingredienti e un pizzico di fortuna gettano le basi per la canzonetta-pop quasi perfetta e ci schiaffano in faccia bella una lezione di carattere e stile su come mantenere i piedi per terra quando si è quando raggiunto lo stardom. Il loro è l'entusiasmo contagioso di chi è salito sulle montagne russe per la prima volta, e ora che ci si trova si diverte un mondo e vorrebbe rimanerci il più lungo possibile. Ma presto o tardi arriva per tutti il momento di scendere dalla giostra.

Il 1988, dunque, è il punto più alto della loro carriera, reso possibile dalle decisioni sempre indovinate con il contributo non indifferente del trio di produttori SAW, ma se da una parte il felice connubio contribuisce ad accelerare la scalata alle chart con i tipici suoni elettro-pop dell’epoca, dall'altra finisce per far perdere di vista una certa lucidità compositiva e la migliore ispirazione  artistica che aveva caratterizzato i due Lp precedenti. Proprio a causa di alcune divergenze sul songwriting e sul nuovo orientamento troppo marcatamente dance, dopo alcune tensioni all'interno del gruppo Siobhan lascia la band per formare insieme alla cantautrice americana Marcella Detroit il duo new wave delle Shakespear's Sister (dal nome di un celebre pezzo degli Smiths ma senza la “e” finale nel nome del drammaturgo, per un grossolano errore di stampa che verrà tenuto in vita di proposito) e nel frattempo sposa il musicista Dave Stewart, conosciuto anni prima sul set del video dei suoi Eurythmics “Who's That Girl?”, dove le tre ragazze avevano recitato come attrici insieme a Jacquie O'Sullivan, altra loro amica di lunga data, che prende il posto proprio della Fahey all'interno delle Bananarama.
Il divorzio è tutt'altro che indolore : ne segue infatti una lunga scia polemica, tanto che i primi successi delle Shakespear's Sister propongono titoli come “You're History” (“siete storia vecchia”), “You Made Me Come To This” (s”iete voi che mi avete fatto arrivare a questo”) e “I Don't Care” (“non m'interessa”), frecciatine velenose scagliate in maniera sin troppo esplicita all'indirizzo delle ex-compagne.

Nella nuova formazione con la O'Sullivan, vengono anzitutto ri-registrati i singoli “Nathan Jones” e “I Want You Back” (la promozione dei rispettivi video in precedenza era stata interrotta a causa della maternità della Fahey) che saranno inseriti nella loro The Greatest Hits Collection del 1988, insieme all'inedita “Love, Truth And Honesty”, primo e unico brano scritto dal nuovo terzetto e dal ritmo sorprendentemente lento e rilassato per le abitudini del gruppo. Ma la O'Sullivan viene praticamente esclusa da ogni scelta creativa di natura artistica, musicale o compositiva, motivo che porterà anche lei, dopo soli due anni, ad abbandonare la band, non prima però di aver raggiunto uno strepitoso successo nel 1989, e sarà l'ultimo vero per le Bananarama, con una riuscita cover di “Help!” dei Beatles, che viene prodotta come singolo per il progetto benefico Comic Relief. Il video è una spassosa parodia dove le ragazze sono giocosamente affiancate e sbeffeggiate da tre improbabili sosia, volutamente goffe, ingrassate e stonate (per l'occasione interpretate dal brillante trio comico femminile Lananeeneenoonoo) insieme a una numerosa schiera di ballerini dalla prestanza fisica più o meno verisimile. Il brano è praticamente identico all'originale, naturalmente aggiornato al sound elettronico tipico eighties, che insieme all'entusiasmo trascinante delle ragazze getta una luce nuova e una ventata di allegria contagiosa su quello che invece era stato il mood di John Lennon al momento della scrittura venticinque anni prima. Ne esce fuori una clip divertentissima e il successo è clamoroso, così subito dopo il terzetto intraprende il suo primo tour mondiale in Gran Bretagna, Nordamerica e Asia, costringendo curiosamente i colleghi Pet Shop Boys a fare lo stesso. Entrambi i gruppi erano da sempre accusati di essere un bluff da studio, dunque incapaci di cantare e suonare dal vivo, così Neil Tennant aveva più volte dichiarato che avrebbe portato la sua band a esibirsi live solo se lo avessero fatto anche le Bananarama. E così fu.

Il 1991 esce Pop Life, che segna un brusco stop nella loro scalata e anche il punto di non-ritorno di un processo di involuzione creativa che d'ora in avanti porterà a un lento calo di popolarità e allo sfaldamento definitivo delle ambizioni del gruppo. Per la realizzazione di questo Lp, le ragazze avevano dichiarato di volersi distaccare dalla produzione Stock/Aitken/Waterman, e l'album è caratterizzato da un apprezzabile quanto maldestro tentativo di rimettersi in gioco, sperimentando una varietà infinita di generi musicali: c'è il flamenco di “Long Train Running” (interpretata insieme agli Alma de noche, pseudonimo dietro al quale si nascondono i Gipsy Kings), la acid-house di “Tripping On Your Love”, remixata da George Michael (con lo zampino di Martin Glover, alias Youth dei Killing Joke, che ha da poco inaugurato la prima storica label di psychedelic-trance Dragonfly Records e sta mettendo mano ad alcuni lavori di Art of Noise, Primal Scream, The Orb e produce buona parte di questo disco delle Bananarama), il reggae di “What Colour R The Skies Where U Live?”, il retro-rock di “Outta Sight” e la dance-strumentale di “Megalomaniac”.
Malgrado le buone intenzioni, nel complesso “Pop Life” è un flop, e subito dopo l'uscita, come già detto, Jacquie O'Sullivan abbandona il trio, mentre Keren Woodward e Sara Dallin sono decise a continuare come duo e nel 1993 pubblicano “Please Yourself”, album che per la prima volta non uscirà negli Stati Uniti.

And then they were two...

BananaramaLe ragazze si rimettono nuovamente nelle mani dei loro produttori tradizionali, a loro volta ridotti a duo, dopo la defezione di Aitken. Mike Stock e Pete Waterman provano a rilanciarle, cucendo sui dieci brani che compongono la tracklist originaria le nuove  sonorità euro-pop (ovvero quella forma di dance-music tipica di inizio anni 90 che vuole risollevare le fortune di star in declino come le stesse Bananarama, Kim Wilde, Mandy Smith ecc.) tentando di  riaggiornare il sound disco reso celebre dagli ABBA, che in quel periodo stanno vivendo un ennesimo fortunato revival grazie all'Ep “Abba-Esque” degli inglesi Erasure. Ma i risultati sono mediocri, e in effetti l'album sembrerebbe essere un malriuscito disco della band svedese, tanto che le ragazze ne prendono subito le distanze. I singoli “Movin' On” e “Last Thing On My Mind” non ottengono il risultato sperato, mentre riscuote un piccolo riscontro solo “More More More”, probabilmente per via del titolo che porterà i fan più sfegatati a intonarla ai concerti in attesa del bis. “More More More” (l'originale è un pezzo disco degli anni 70 di Andrea True Connection) è l'unica cover dell'album, l'ultimo delle Bananarama inciso per la London Records, che dopo il clamoroso insuccesso di Please Yourself non rinnoverà loro il contratto.

Nel 1995 esce un  settimo album in studio della band, dalla distribuzione quantomai controversa. Originariamente pubblicato solo in Giappone col titolo di “I Found Love” (dall'omonimo brano di chiusura), in seguito viene lanciato in varie parti del mondo (ma non nel Regno Unito) sotto diverse etichette col titolo modificato in Ultraviolet, per via del colore della copertina e del video (il più economico mai girato dalla band) di “Take Me To Your Heart”, che ritrae Sara e Keren a passeggio in un campo di violette. L'album ripropone il discorso euro-pop quasi esasperandolo (fanno eccezione solo le due ballate acustiche “Take Me Away” e la stessa “Take Me To Your Heart”) e riceve critiche negative quasi ovunque, tranne in Italia (raccoglie un moderato successo nelle discoteche) e in Canada, dove il primo singolo e brano d'apertura, la malinconica “Every Shade Of Blue” riesce a raggiungere la top 40.
A questo punto inizia un lungo silenzio, interrotto nel 1998 da una breve reunion con Siobhan per il singolo “Waterloo”, cover del celebre brano degli stessi ABBA.

Il 2001 vede l'uscita solo per il mercato francese di Exotica, che alterna inediti (le poche copie del promo-singolo “If” vengono subito ritirate dal mercato, diventando curiosamente materiale per collezionisti) a riletture r'n'b di alcune hit storiche, oltre allo stravagante samba di “Cruel Summer”. L'album propone anche una cover di “Careless Whispers” di George Michael: non è una scelta casuale, la Woodward, infatti, è fidanzata con l'altro ex-Wham! Andrew Ridgeley, co-autore del brano, con cui convive in Cornovaglia da oltre quindici anni.
L'anno successivo, nel 2002, celebrano il loro ventennale con una performance al London Astoria: per l'occasione sono riunite ancora in formazione originale insieme a Siobhan.

Nel 2005 il duo pubblica Drama, undici tracce inedite più un remix di “Venus”, realizzato da Marc Almond. A sorpresa, i singoli dell'album ottengono un incredibile successo soprattutto in patria, grazie a un discreto ritorno alle sonorità synth-pop che quasi venti anni prima avevano fatto la fortuna della band, tanto che qualcuno già ipotizza un loro rientro in grande stile. “Move In My Direction” riporta Keren e Sara nella Top 20 britannica (non accadeva dal 1993), anche “Look On The Floor/ Hypnotic Tango” e l'acustica “Middle Of Nowhere” sono piacevoli esempi di un'ispirazione tornata quanto meno apprezzabile. Ma è solo un fuoco di paglia.

Nel 2009, infine, esce Viva, loro ultimo lavoro pubblicato dalla Fascination Records: l'album presenta la solita alternanza tra cover e inediti, si segnalano solo il singolo “Love Comes” e alcune prove alla chitarra e al basso delle ragazze, che curano gli arrangiamenti.

La produzione ufficiale della Bananarama per il momento si interrompe qui. Oltre agli album in studio, la loro discografia presenta un gran numero di raccolte più o meno ufficiali, la più importante delle quali è senz'altro The Greatest Hits Collection del 1988, sia perché è la prima a essere riconosciuta dal gruppo, sia per una più azzeccata scelta della tracklist, che riesce a ripercorre gli anni d'oro della band, dai primi passi di “Aie A Mwana” sino all'ultimo grande successo della cover di “Help!”. L'edizione cd presenta anche un libretto con numerosi aneddoti sulla nascita delle loro canzoni, tra collaborazioni illustri, gustosi retroscena e naturalmente un pizzico di gossip.
Il 2012 è l'anno che segna il trentennale dalla loro nascita: Keren e Sara proseguono una serie di concerti-revival tra Inghilterra, Dubai e Singapore, quindi viene lanciata la compilation 30 Years Of Bananarama poco prima delle Olimpiadi di Londra, dove si esibiscono alla finale di beach-volley maschile. Tempo dopo, il 23 aprile 2017, si concretizza una clamorosa re-union: Siobhan Fahey torna nella band e tra i fan è delirio, tanto che le ventitré date nel Regno Unito dell' "Original Line-Up Tour" in pochi giorni fanno registrare il tutto esaurito. La magia durerà poco: nell'agosto 2018 Siobhan lascia di nuovo e stavolta definitivamente, in compenso di lì a pochi mesi arriva una gradita novità dagli studi. Il 19 aprile 2019 Keren e Sara pubblicano difatti In Stereo, che interrompe, almeno a livello di inediti, un silenzio che durava da Viva del 2009. Il disco viene anticipato dal singolo "Love In Stereo", rilettura di un brano composto originariamente dalle colleghe britanniche Sugababes, ma non produce ulteriori scossoni in classifica malgrado un synth-pop giocoso che trova in "On Your Own", "Intoxicated" e "Dance Music" tre delle sue espressioni più riuscite. Gli altri singoli  "Stuff Like That" e "Looking For Someone" ricevono invece un'accoglienza piuttosto tiepida, così In Stereo viene archiviato presto come l'ennesima occasione sprecata.

Nel 2020 Dallin e Woodward si raccontano nell'autobiografia "Really Sayin Something", quindi, due anni dopo, tornano in pista col gradevole Masquerade (2022), dodicesimo album firmato Bananarama che rilancia il brand in maniera accettabile in concomitanza con i festeggiamenti del loro quarantennale. Il brano d'apertura “Favourite” rielabora in chiave elettro-pop un r'n'b di Alice Dallin-Walker, figlia di Sara Dallin e dell'ex ballerino di Michael Jackson Bassey Walker con il quale la cantante ebbe una relazione a inizio anni Novanta. Il resto della scaletta scorre via senza intoppi, disegnata dal produttore Ian Masterson su gradevoli tastiere techno (“Running With The Night”, “Waiting For The Sun To Shine”) che ricalcano i lavori da lui già confezionati per Pet Shop Boys, Paul Oakenfold, Kylie Minogue e Sophie Ellis-Bextor.
La maggior parte delle canzoni paga una certa somiglianza, ma nel complesso il sound funziona. Tra le highlights spiccano “Forever Young”, “Brand New” (firmata ancora Alice D), l'inno “Stay Wild” e la malinconica title-track “Masquerade”, tutte accomunate da un' elegante veste retrò. Le performance vocali non hanno il timbro post-punk che aveva marchiato gli esordi, ma un taglio sognante ed etereo. Da apprezzare anche "Velvet Lies" e la contagiosa “Bad Love”, in equilibrio tra passato e modernità, un gradino sotto le altre “Need A Little More Time”.

Bananarama

Discografia


Deep Sea Skiving (London Records, 1983)

7

Bananarama (London Records, 1984)

7,5

True Confessions (London Records, 1986)

6,5

Wow! (London Records, 1988)

6

The Greatest Hits Collection (antologia, London Records, 1988)

Pop Life (London Records, 1991)5
Please Yourself (London Records, 1993)

4

I found love/Ultraviolet (Mega Records/Avex Trax, 1995)

4,5

Exotica (M6 Interactions, 2001)

5

Drama (A&G Productions, 2005)

6

Viva (Fascination, 2009)5
Masquerade (In Synk, 2022)6
Pietra miliare
Consigliato da OR

Streaming

Fun Boy Three & Bananarama - It Ain't What You Do (It's The Way That You Do It)
(videoclip, 1982)

Shy Boy
(videoclip, da Deep Sea Skiving, 1983)

Really Saying Something
(videoclip, da Deep Sea Skiving, 1983)

 

Cruel Summer
(videoclip, da Bananarama, 1984)

Robert De Niro's Waiting
(videoclip, da Bananarama, 1984)

Venus
(videoclip, da True Confessions, 1986)

Love In The First Degree
(videoclip, da Wow!, 1988)

I Heard A Rumour
(videoclip, da Wow!, 1988)

Help!
(videoclip, 1989)

Take Me To Your Heart
(videoclip, da Ultraviolet, 1995)

Move In My Direction
(videoclip, da Drama, 2005)

Bananarama su OndaRock

Bananarama sul web

Sito ufficiale
Myspace
Testi