Mission Of Burma

Mission Of Burma

Cantautorato per ensemble noise

I bostoniani Mission of Burma sono stati tra i primi a combinare hardcore, no-wave e pop. Coniando una formula originale che influenzerà band del calibro di Sonic Youth, Pixies e Rem

di Tommaso Franci

Dovete immaginarvi una dimensione contemporanea e a-storica; un timbro nero, ma perla: così chiaro e nitido. Dovete aggiungere l'ottima incisione di allora, più un sospetto sul missaggio ("chiarificatore") recente. Ecco il perché di un suono. Del suono di un album risalente al 1982 che ha portato la no-wave, istituzionalizzata da Brian Eno nel 1978 ("No new York") come controcorrente alla controcorrente new-wave, dalla dimensione sperimentale (Glenn Branca, DNA, Lydia Lunch, Residents, Pere Ubu, Birthday Party) a quella pop (Rem e compagnia). Nel mezzo ci sono Sonic Youth, Husker Du e Pixies che si sono avvalsi di Vs come solo una delle loro fonti di ispirazione.

I Mission of Burma erano di Boston, si formarono nel 1978 e furono tra i primi a scendere al compromesso tra hardcore, no-wave e pop (che allora era oramai diventata quella che da new-wave era passata old o classic-wave). I Mission of Burma erano capitanati da Roger Miller, sostanzialmente un intellettuale “sopravvivente” che faceva della paranoia e dell'alienazione un'arte di vivere se non un cliché. Per questo i Mission of Burma sono “perfetti”; “perfetti” e quanto di più lontano si possa immaginare dallo squilibrio e dall'eccesso; dalla disarmonia: eppure sono tra i fondatori del noise (= risemantetizzatori nell'epoca hardcore del linguaggio Velvet Underground).

La differenza tra i Mission of Burma e i Flipper (l'altro grande gruppo no-wave/noise di allora) è la medesima di quella che intercorre tra Pearl Jam e Nirvana: i primi non sono legati al momento tragico dell'esistenza, come i secondi, ma a conciliarsi con l'istinto universalmente e diacronicamente condiviso di sopravvivenza e di mantenimento: nessun diaframma, solo continuum: per questo i Nirvana, come i Flipper, appaiono o apparranno musicalmente “datati”: perché si sono datati esistenzialmente autodistruggendosi; per questo i Mission of Burma e i Pearl Jam saranno dei classici sempre attuali: perché integrati con quel continuum, dalla maggioranza degli individui seguito, accettato e compreso, che è il flatus vitae. Sono entrambi del 1982 ed entrambi innegabilmente validi: eppure tra "Generic"e Vs paiono esservi in mezzo 10 anni almeno. Per quanto riguarda la storia del rock ciò è tanto più vero quanto certe sonorità alla Joy Division (come i Flipper facevano) sono state superate da medietà/mediocrità rifuggenti eccessi, bensì tranquillizzanti e rassicuranti (politically correct), quali sono quelle di U2 e REM, i due must commerciali del post-hardcore.

Vs dura 42' e consta di 12 brani. "Secrets" è un'ottima cavalcata strumentale, urlata (sgolatamente) e cantata: distorsioni, manipolazioni di nastri, hardcore, elettronica. Tra Bauhaus ed Exploited. "Train" riconcilia con dimensioni più rilassate, ma spinge subito alla meditazione dell'angoscia vitale con un andamento sincopato, talora corale, talora, rullante, talora armonico, talora disarmonico. Su ognuno degli aspetti di questa complessa architettura, in pratica i REM impianteranno tutto il loro sound (nonché Michael Stipe la sua voce).
"Trem two" è il primo dei due capolavori assoluti dell'album. Ed è una ballata esistenziale. Singhiozzante, aperta e accompagnata perpetuamente da un giro di chitarra fasciantemente desolato. Poi si ferma, e in un cosmico sospirare trova anche il tempo per un ultima, desolata commiserazione. La forma è diversa, ma i contenuti sono quelli affranti propri di Ian Curtis. Finisce in una rincorsa… verso la morte; e come un coperchio che prima di assidersi riverbera sempre più concitatamente su se stesso, termina.
"New nails" è miniera proficua per i Sonic Youth che verranno e per i gusti di Thurston Moore in particolare; influenzerà enormemente anche gli Husker Du (soprattutto, ovviamente, quelli di "Whorehouse: songs and stories").
"Dead pool" finalizza gli esperimenti umoristici e sintetizzati del pezzo precedente in una forma-canzone dal cui trampolino d'ispirazione si baseranno le generazioni a venire: dai Dinosaur Jr. agli Smashing Pumpkins. È ancora una ballata che dimostra come la musica dei Mission of Barman sia fondamentalmente un cantautorato per ensemble noise.
"Learn How" apre su dimensioni pre-grunge (Soundgarden e Screaming Trees ne plageranno in continuazione le idee): rocambolesche e incontrollabili sempre le chitarre; poi disarmonici e spiazzanti cori recitano e spostano masse di lamenti. La sezione ritmica è un vulcano in eruzione. Poi l'urlo di Miller (preparato e smorzato, delicato) è già Vedder. La melodia originaria è soggiogata, inculcata e violentata da strascichi e strascichi rumoristici.
"Mica" prova a porre un po' d'ordine. Ne acquista il tutto in potenza, dovuta soprattutto alle sempre eccezionali prove balistiche di Peter Prescott alla batteria. Poi, dopo alcune sublimi urla di sottofondo, interruzioni e ripartenze comunque senza mai deflagare e spaccare alcunché, sempre come confinati dentro un bussolotto o una bolla, arriva la sperimentazione condotta da Martin Swope ai nastri che crea il più eccezionale esperimento avanguardistico dell'album: è un secondo, ma spaziale.
"Weatherbox" concede spazio alla dialettica basso-batteria-fischi di nastri manipolati, in un paio di minuti di dj set futuristico. La cantilena vocale finale è come un modo di riconciliarsi (tramite il "non-eccesso") con l'incredulo ascoltatore. Manca violenza, regna cerebralità.
"The ballad of Johnny Burma", per quanto non dia fiato e non conceda alternative, è pur sempre power-pop e non hardcore. È una voluta ricerca di totalità attraverso un filtro o fermo limitatore di decibel all'interno del quale devono rientrare anche le forme o le grida hardcore, ma depotenziate, imbavagliate, ottuse (e così defraudate di significato).
"Einstein's day" profila già le dimensioni Sonic Youth, qui qualificate con una ballabile eleganza e raffinatezza. Ogni brano dell'album, ben circoscritto e costretto nel suo genere moderato, risulta così sapiente, calcolato e incontestabile sotto ogni punto di vista da risultare perfetto. I singoli strumenti, nell'esecuzione, lo stesso.
"Fun world" è l'altro capolavoro; cioè è l'altro brano che si distingue dal cerchio concentrico e indistinguibile in quanto caratterizzato solo da sfumature e continui richiami interni e inter-brano, proprio degli altri pezzi. La sezione ritmica è ossessivamente percussiva, sia per piatti che per pelli; le chitarre sublimano in distorsioni ed effetti al limite della concepibilità; nonostante la briglia jingle-pop alla voce, questa trova anche lo spazio per urla mozzafiato.
"That's how I escaped my certain fate" doveva essere il brano programmaticamente hardcore dell'album; in realtà gioca con l'hardcore e rimane confinato nel (pur estremo e “totale”) power-pop. Già come aveva fatto col suo mascherato garage-rock David Bowie in "Rebel Rebel" e come faranno col post-punk (e ispirandosi inevitabilmente, ma con quante meno sperimentazioni!, ai Mission of Burma) i Rem nel power-pop per eccellenza "It's the end of the world as you know it".

Nel 2005, dopo 19 anni di totale silenzio e assenza dalle scene intervallati soltanto dalla reunion di tre anni prima e da una raccolta non ufficiale, il nome Mission of Burma inaspettatamente riappare con l’album On Off On. Rispetto alla formazione originale, c'è la defezione di Swope, sostituito però all'elettronica da Bob Weston, già Shellac e Volcano Suns (con Prescott) e produttore di alcune importantissime formazioni come Sebadoh, June of 44, Polvo, Rachel's e Rodan.
Il suono è roccioso come ai vecchi tempi, "The Setup" è una energica sferzata hardcore, la chitarra trattate elettronicamente sono stranianti, Prescott pesta sulla batteria come un forsennato. "Hunt Again" è leggermente più orecchiabile, soprattutto per quel che riguarda il cantato, mentre "The Enthusiast" riporta il tutto a un livello decisamente più becero, merito soprattutto dei cori degni dei peggiori anthem punk dei bei tempi che furono. Grande protagonista dell'album è ancora la chitarra di Miller, dissonante e catartica ("Falling", la bellissima "Max Ernst's Dream"), un vero e proprio muro chitarristico già marchio di fabbrica del gruppo nei precedenti lavori. L'anthem "Fake Blood" anzi, ci mostra come la rumorosità del gruppo sia decisamente aumentata.
I nuovi Burma, dopo aver influenzato pesantemente i Sonic Youth, suonano come loro. L'antica vena melodica, come sempre profondamente deturpata, riaffiora nella eroica "Wounded World" e nella ballata "Prepared". "Dirt" e "Into The Fire" riecheggiano dell'hardcore dei primi 80, Husker Du in primis. La chiusura dell'album è affidata alla canzone che più si avvicina ai loro classici, ovvero "Absent Mind", hardcore puro dove la melodia viene orrendamente sfigurata dalle dissonanze chitarristiche e dall'uso dell'elettronica. Tra le influenze del disco, quella, significativa e meditata, dei Television.

Dopo l'Ep Snapshot (2005) che raccoglie rarità e brani recenti, il secondo album originale post-reunion, The Obliterati (2006) ribadisce il rinnovato affiatamento del gruppo, tra rabbia punk ("Man In Decline", "2wice"), scomposizioni hardcore ("Let Yourself Go", "Good, Not Great") e muraglie di noise ("Nancy Reagan’s Head"). Con The Sound The Speed The Light (2009) e Unsound (2012), pur con qualche ambiguità tra mestiere e sincera passione, il terzetto consolida ulteriormente la sua seconda giovinezza.

Contributi di Enrico Biagini ("On Off On")

Mission Of Burma

Discografia

Signals, Calls And Marches Ep (Rykodisc, 1981)
Vs (Rykodisc, 1982)

8

Mission Of Burma Ep (Rykodisc, 1987)
Forget (anthology, Taang, 1987)
Mission Of Burma (anthology, Rykodisc, 1988)
On Off On (Matador, 2005)

7

Snapshot (anthology, 2005)
The Obliterati (Matador, 2006)6
The Sound The Speed The Light (Matador, 2009)
6
Unsound (2012)6
Pietra miliare
Consigliato da OR

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