Traumprinz

Traumprinz

La storia del principe dei sogni

L'ascesa artistica di uno dei più importanti producer elettronici in circolazione attraverso tuffi nello spazio, discese abissali e sintesi culturale

di Angelo Molaro

Nel magma incandescente che è l'elettronica contemporanea, sia d'ascolto che da ballo, davvero in pochi hanno l'onore e l'onere di essere considerati all'unanimità artisti eccezionali. In un mondo che fa dell'hype e della ricerca della next big thing una delle sue peculiarità, di centinaia di artisti che esplodono come delle supernove, magari con un brano ben piazzato, ma che esauriscono la loro spinta in un paio d'anni e a volte anche meno, quelli che inanellano una serie pressoché perfetta di uscite senza mai sbagliare un colpo o quasi, sono pochissimi, e tra questi vi è probabilmente Traumprinz. Già, perché non possiamo fare altro che appellarci al suo moniker, visto che il suo nome reale resta ignoto. In un movimento che fa della fama e della visibilità i sui punti di forza, rimanere celati del tutto è un esercizio di impegno non indifferente: far parlare sempre la propria musica come se il compositore passasse in secondo piano, attuando il processo inverso. Le storie più belle vengono spesso dalla Germania, Weimar nella fattispecie (anche se, ad esser corretti, la storia inizia un po' più ad ovest, a Hannover per la precisione), e dall'Inghilterra.

Il primo accostamento, che viene quasi automatico, con il principe dei sogni, è con un altro artista che ha fatto dell'anonimato in suo modus vivendi, proveniente dal sud londinese, e che negli anni ha mietuto cuori e orecchie di migliaia di ascoltatori: stiamo ovviamente parlando di William Emmanuel Bevan in arte Burial. Qui la prima importante analogia con l'artista tedesco: questa decisione controcorrente di non mostrarsi mai al pubblico, mai un volto, mai un corpo, poche foto sfuggenti dalla dubbia provenienza, scarsissime interviste concesse. Solo fatti, e che fatti!
È facile rimanere nascosti e produrre musica asettica, superficiale, impassibile e fondamentalmente inutile, anzi così si è pure al sicuro dalla gogna mediatica e della critica senza pietà, non dimentichiamo che la qualità della composizione rientra sempre al primo posto indipendentemente dal compositore. Quando il tuo nome, però, rimbalza su tutte le piazze del mondo, i tuoi brani vengono apprezzati da moltissimi, la voglia di salire sul palcoscenico della ribalta, dicendo a tutti "Sì, sono io, questa è roba mia", deve essere incontenibile; mantenere ugualmente un profilo basso, dunque, è una presa di posizione quasi rivoluzionaria. Certo, a comportarsi così si potrebbe creare l'effetto opposto, questo fascino del misterioso, dell'irrisolto non fa che aumentare la curiosità generale, al punto che può venirsi a creare un circolo vizioso in cui rimanere fantasmi risulta sempre più difficile.
Un'altra analogia tra i due artisti in questione riguarda le rispettive label. Quanti sono gli artisti che da soli riescono a trascinare il nome dell'etichetta per cui incidono sulle bocche di tutti? Proprio come fece Burial che proiettò la Hyperdub di Kode9 al grande pubblico così ha fatto lo stesso Traumprinz con la Giegling.

Giegling: una cricca di ragazzini passati da una fabbrica disabitata a Weimar ai palcoscenici più importanti di Europa

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Prima di inabissarci nella discografia dell'artista tedesco è fondamentale spendere due parole per questa straordinaria storia a nome Giegling.
Nella Weimar di metà decennio del Duemila, in una fabbrica abbandonata improvvisata a bar, venivano presentate delle serate. La fabbrica era suddivisa in tre sale di pochi metri quadri ciascuna, in una di queste venivano selezionate principalmente house e techno, in un'altra microsala veniva passato jazz, mentre nell'altra dominavano hip-hop e breakbeat. Tutti questi spazi erano praticamente senza illuminazione, sporchi, fatiscenti, eppure erano sempre affollatissimi. Si venne a creare così, un ambiente unico con un'energia indescrivibile che sarebbe poi diventata la forza trainante della futura etichetta.
Nel 2009 la fabbrica venne demolita per motivi legati probabilmente alla sicurezza, tuttavia i giovani ragazzi di Weimar, quasi tutti studenti alla Bauhaus University, spinti ed esaltati dal successo delle manifestazioni, hanno perpetuato nel loro scopo, fondando quella che di fatto è l'eredità del fabbricato abbandonato: Giegling.

La prima uscita ufficiale è un dodici pollici di nome "I Believe You And Me Make Love Forever", del duo Kettenkarussel formato da Dj Dustin e Konstantin. Con i soldi ricavati da questa uscita e dalle future, la Giegling autofinanzierà ogni sua produzione successiva. Per fortuna le cose vanno bene e lentamente l'etichetta inizia a raccogliere sempre maggiori consensi tra gli addetti ai lavori, permettendosi una produzione costante di lavori, l'inizio di una serie di podcast ad hoc, i Giegling Mix, fino a presentare i suoi spettacoli nei più rinomati club d'Europa.
Ogni esponente del cosiddetto "core" della Giegling ha un compito preciso: si scopre che Vril è il "ministro del destino", Leafar Legov è responsabile delle mutandine bagnate in pista. Dustin si occupa dei contratti, Konstantin della pressione, Prince of Denmark dei sogni. Ateq delle vibrazioni artistiche, Dwig è responsabile dei sample mentre Deer è il tutor tecnico del progetto.
Il fattore che rende questa etichetta così speciale ricade nell'ideologia di lasciar sempre e solo parlare la musica, abbandonando mirabolanti trovate di marketing, pubblicità a non finire, pressioni su webzine di ogni sorta. Uno stile incredibilmente minimal accompagna infatti ogni nuova uscita Giegling, a partire dallo scarnissimo sito web.
Quello che sta a cuore a questi ragazzi è non lasciar cadere nell'oblio quello che accadeva durante le serate nel fabbricato, quella "magia" doveva avere un'eredità, un continuum, e lo si può evincere da alcune dichiarazioni rilasciate da Dustin e Konstantin: "It's a resonance of being... of being in a certain time, with certain people... It's something immaterial, but something true, something worth living for [...] It's the feeling of seeing a sunset. A bold metaphor, maybe, but yeah. A little melancholic, very emotional [...] We wanted to carry this energy, we wanted to save this vibe".
E mai parole furono più azzeccate per descrivere la filosofia dietro la Giegling: musica che nasce nel club, ma che si espande a contesti di ascolto di qualsiasi situazione della vita quotidiana, dal divano di casa propria all'autobus, per strada, tra amici o in solitudine.
Tra questa manciata di artisti, però, emerge Traumprinz, colui che probabilmente tocca le corde più sensibili dell'essere umano caricando ogni pezzo di un'introspezione miracolosa e suscitando emozioni di fatto trasversali a quelle del dancefloor puro.

Prince of Denmark: dub techno all'ennesima potenza

La prima delle tre personalità "multiple" dell'artista tedesco è quella di Prince of Denmark.
Per semplificare il racconto partiamo da questa, poiché non è altri che la prima ad apparire nella cronologia della Giegling. Stiamo parlando del 2010, ancora agli albori di un'acerba label salta fuori il nome del "principe di Danimarca". L'uscita di celebrazione è un Ep a nome Soulfood nel quale vengono tracciate le coordinate future di quelle che saranno le produzioni della punta di diamante dell'etichetta tedesca.
L'approccio alla dub techno, come si sa, è sempre molto difficile. Un genere che fa della ripetizione costante la propria catarsi. Battiti bradicardici e bassi profondissimi formano l'accoppiata di Ep Soulfood-To The Fifty Engineers, rilasciati dalla Giegling nei primi tre anni di attività. Niente di nuovo sotto al sole, considerando che la massima espressione del genere probabilmente era stata già proposta da gente come Deepchord e Levon Vincent, il primo attraverso una produzione sconfinata aveva messo al setaccio tutte le influenze possibili del genere spaziando tra space ed ambient, mentre il secondo aggiungendo il suo "tocco personale" fatto di esperienze e ascolti della prima techno anni 90.

Tuttavia questo è il solo preludio di un'esplosione lenta ma inevitabile iniziata nel 2013 con la prima vera prova di talento da parte dell'artista tedesco. The Body è il nome della fatica, uscita per la Forum, sub-label della Giegling, che conta cinque uscite ad oggi, di uno spessore incredibile e basata su sperimentazione, grandi collaborazioni, e dub techno abissale del principe di Danimarca.
Un'ora abbondante di solennità e profondità culminante proprio nell'atto finale, "Sublimation", fa di The Body una discreta produzione. Bene ma non benissimo. Tuttavia il 2013 è un anno importante per l'artista, che incasella una serie di podcast ben piazzati per un paio di etichette extra-tedesche, dimostrando anche di sapersi cimentare con classe nell'arte del patchworking sonoro.

Sono soltanto le prove generali, infatti nell'anno seguente il ritorno alla Giegling è provvidenziale a confezionare il primo della fortunata serie di podcast Live At Planet Uterus. La formula solvi et coagula trova una delle sue espressioni massime proprio in questa situazione: dub techno ridotta all'osso, impreziosita da derive ambient e da quello che poi si rivelerà essere uno dei marchi di fabbrica dell'artista tedesco; questo synth larghissimo, da colonna sonora, che cresce e poi decresce nell'arco di cinque-sei secondi e ripetuto più e più volte aggiunge alla trama sonora un piglio decisamente più elevato, extraterrestre appunto.

Il 2015 è un anno sabatico (si fa per dire), il principe cura altri progetti, vara altre possibilità e sonda altri territori con successo ancora maggiore. Il 2016 sembra ricalcare la stessa impronta, ma prima dello scadere dell'ultimo dell'anno, con un colpo da maestro, ecco sbucare sui nostri radar l'uscita della consacrazione definitiva: 8.
Ritorno alla Forum a tre anni da quel The Body, 8 è semplicemente l'album-antologia della dub techno. Uscito in tiratura limitatissima in box con all'interno ben otto dischi in vinile, ha trovato il suo valore di mercato raddoppiato in appena dieci giorni dall'uscita ufficiale, così i fortunati possessori si sono ritrovati tra le mani, oltre che un pezzo di artigianato straordinario, un investimento vero e proprio.
Dunque, mettetevi comodi e prendete tempo, molto tempo, data la mastodontica durata di tre ore dell'opera. Nelle oltre venti tracce che compongono il lotto, il principe di Danimarca passa al setaccio almeno un decennio di scuola berlinese: techno, minimal, industrial, spogliandola di tutti quegli artifici elettronici di contorno, scheletrizzandone la base e impiantando una cassa dub a volte paranoica, a volte ossessiva, a volte psichedelica. L’opera maxima del “mentalismo” come ci aveva abituati un certo Luke Slater nei panni del demolitore Planetary Assault Systems. Da "Neoclassicaldub" a "Mentalbeam", passando per "Squidcall", "Desire", "Pulseriendes Leben", fino a "Desire" e "Tool 517", deliri sensoriali, allucinazioni acustiche e prese di posizioni integraliste, frazionate a tre alla volta per ogni 12 pollici: il principe traccia una filo conduttore più che mai saldo tra Weimar e Berlino. Felicissimi i fanatici del genere e i neofiti che da qui in poi avranno un punto di riferimento a cui appellarsi mentre tutti gli altri abbassano il cappello.

traumprinz005djmetatronDj Metatron: un tuffo tra le stelle

Già da qualche anno il nome di Prince of Denmark era sulla bocca di tutti.
Il 2014 è un anno fondamentale per l'artista teutonico: abbandonate momentaneamente le spoglie del principe della dub techno, si dedica appieno a quello che poi è il progetto principale della sua per ora breve ma intensa carriera musicale: Traumprinz.
C'è grandissimo fermento nel sottobosco degli addetti ai lavori, e dopo un paio di Ep, rispettivamente Intrinity e All The Things, e con l'ennesimo podcast della fortunatissima serie dei Giegling Mix This Is Not, curata interamente dal misterioso producer, il 2014 pare già ipotecato in modo glorioso. A fine anno, però, compare sui nostri radar una nuova uscita che ci lascia letteralmente di stucco: U'll Be The King Of The Stars di un fantomatico Dj Metatron. L'accostamento ci risulterà del tutto innaturale, conoscendo le pregresse esperienze di Traumprinz/Prince Of Denmark e data la virata possente di genere e sound, se non fosse che l'etichetta che porta alla luce questa uscita è proprio quella personale di Traumprinz.
Superato lo spaesamento iniziale, legittimo, storciamo un po' il naso circa l'ennesimo sdoppiamento di personalità dell'artista tedesco, remore che finiscono nel dimenticatoio a una velocità supersonica dopo aver ascoltato U'll Be The King Of The Stars.
È evidente a tutti che ci troviamo di fronte a un genio visionario, qualsiasi cosa tocca diventa oro per i nostri timpani.
Dj Metatron, poi, è il picco massimo della vena creativa dell'artista, che inizia con questo Ep, dove sono presenti alcune delle tracce più riuscite degli ultimi anni, su tutte "Oh Ah" e la title track "U'll Be The King Of The Stars". Nel suo piccolo, il talento tedesco opera una rivoluzione di quello che è il concetto classico della house: musica danzereccia, votata all'edonismo più che alla riflessione, in questo caso invece la formula si arricchisce di una serie di sensazioni completamente intime e antitetiche a quelle evocate dal campionario house: nostalgia, solitudine, vulnerabilità, malinconia. Il suono di Dj Metatron è un catalizzatore di sentimenti, amplifica lo spettro di emozioni a tal punto che sembra veramente di galleggiare tra le stelle, attraverso un distacco totale provocato tra mente e corpo.

Possiamo stare a pontificare per ore sul talento del suddetto, al di là delle sensazioni uniche che ogni diverso ascoltare può provare con la sua musica. Se non fosse che l'anno seguente l'artista ci consegna quello che è di fatto, universalmente riconosciuto, uno dei podcast più incredibili degli anni 10 della musica elettronica meno sperimentale.
Mentre con U'll Be The King Of The Stars era stato gettato il seme dell'intento, l'espressione massima (probabilmente irraggiungibile) viene toccata con il settimo della serie Giegling Mix, This Is Not. Una produzione che definire commovente è dire poco. Cinquanta minuti abbondanti di house subacquea, synth armoniosi, cassa melodica, riprese dolci mai invadenti, culla per le sinapsi ed elevazione spirituale.
Un'altra prova schiacciante ce la fornisce lo stesso artista, con beneplacito unanime, sintomo assoluto della sua grandezza, del suo modo di intendere e di produrre musica: taglia e cuce un discorso di un allor giovanissimo Jake Gyllenhal durante un'intervista di cui si parlava nel film "Donnie Darko", presente a metà del podcast e riportato successivamente:

For me, personally, when approaching the role, it was sort of hard to figure out, because there's so many things that he gets hit with.
In the simplest terms, like, in most abstract terms, I could say it's... It's a journey, like just a journey about discovering.
And the irony of the whole thing is that hopefully by the end and they have to go back and watch it again, and then watch it again.
It's just this ridiculous, fantastic,
completely absurd mixture of humour,
it's sadness, madness...
It forces you, if it does force you at all, to come to your own conclusion about what it's about, it's like an individual experience for everyone. It's not about one thing.
And no one can really come to any finite or objective conclusion.
Come se non fosse abbastanza, nel podcast è presente probabilmente una delle tracce più incredibili del suo repertorio. Già, perché proprio dopo il discorso, parte un brano inedito che per un anno e mezzo ha tenuto con il fiato sospeso tutti gli addetti i lavori, e non solo, del mondo, nella speranza che un giorno trovasse la luce. Desiderio che si è realizzato in occasione della compilation straordinaria della Giegling uscita sul finire del 2016 Mind Over Matter. Abbiamo il nostro nome: "State Of Me". Un potenza evocativa senza eguali, forse solo Burial si è mai avvicinato a tanto, eppure nella traccia non viene pronunciata una parola. Diceva Brian Eno, in occasione della produzione di "Remain In Light" dei Talking Heads: "Non considero il testo il punto centrale di una canzone, ma la melodia". Mai come ora possiamo essere tutti d'accordo.

Traumprinz: tesi, antitesi e sintesi

Per correttezza era giusto e sacrosanto parlare prima delle "identità" parallele del Principe dei Sogni, che convergono, in ultima analisi, proprio nel progetto Traumprinz.
Da un lato il padre, la techno di Prince of Denmark, dall'altro la madre, la house di Dj Metatron. Le due grandi istruttrici della musica elettronica da cui si diramano centinaia di sottogeneri, correnti differenti, opinioni, personalizzazioni varie ed eventuali.
Il loro figliolo putativo ovvero il "beat", nel senso più generico del termine, chiude un cerchio che pesca in uno spettro dell'elettronica amplissimo, inclusi persino ambient e minimalismo, due correnti del macrocosmo elettronico che influenzano e impreziosiscono la discografia dell'artista tedesco. Quel "beat" che aveva gettato le basi per la nascita dell'hip-hop e di una serie sconfinata di produzioni che mischiavano una base elettronica fatta di "battiti" appunto e fiumi di parole dei migliori parolieri del mondo.
Il nome Traumprinz era ancora sconosciuto ai più a quel tempo, una promessa non ancora mantenuta, si guardava con un certo scetticismo e irriverenza nonostante una mezza dozzina di Ep già all'attivo del principe e quel The Body che aveva convinto a metà gli addetti ai lavori.

Il quadrimestre settembre-dicembre è un momento frenetico, ci si aspettava che la bomba esplodesse da un momento all'altro, l'hype schizzato alle stelle dopo il Podcast 387 firmato dalla rivista musicale più importante del settore "Resident Advisor" doveva trovare un degna conclusione di un 2013 straordinario per la Giegling e per l'artista tedesco.
La vecchia formula dei beat, ma completamente nuova per il Principe, trova finalmente il suo completamento a dicembre, con l'uscita di una delle sue opere più riuscite e apprezzate in assoluto: Mothercave.
Questa nuova spinta artistica si concretizza soprattutto nel mezzo dell'opera grazie a tracce del calibro di "Believe", "The Monkey" e "There Will Be Xtc", dove viene, tra le altre cose, riconosciuto un backgroud musicale all'artista enorme, pescando sample nei contesti più variopinti dell'hip-hop, del breakbeat e persino della drum'n'bass inglese. Senza stare qui a tessere ulteriori lodi, possiamo dire che Mothercave è stato il punto di rottura con le vecchie produzioni acerbe del principe dei sogni. Da questo momento in poi, infatti, inizierà un'escalation di opere straordinarie che continua tuttora e ci auguriamo possa proseguire per parecchi anni.
Il dado è tratto. Traumprinz è sulla bocca e nelle orecchie di tutti. Ogni sua uscita viene celebrata all'inverosimile, tutti si contendono foto (mai pervenute), interviste rarissime, snippet, anteprime, qualsiasi indiscrezione possibile. Dal conto suo, la Giegling mantiene sempre un profilo pacato soprattutto sulla base delle intenzioni del Principe di evitare i riflettori come la peste.
Negli anni seguenti, alterna uscite su tutti e tre i fronti, mischiando continuamente le carte in tavola e rilasciando la "roba grossa" sempre a fine anno, mandando in tilt le classifiche di tutti gli addetti i lavori. Sotto il moniker di Traumprinz, comunque, si segnalano soprattutto le uscite All The Things (2014) e Diva (2016), nelle quali l'artista si diverte a giocare con la vecchia scuola house di Chicago, unendola con quel suo tocco personale introspettivo che tanto ha fatto la sua fortuna.

Questo è Traumprinz: tesi, antitesi e sintesi della musica elettronica, della sua produzione e delle sue personalità stesse; unisce e costruisce, operando su larga scala, un immaginario unico e inimitabile.

Traumprinz

Discografia

TRAUMPRINZ

Freedom (Ep, Traumprinz, 2011)

6,5

Into the Sun (Ep, Traumprinz, 2012)

6

Paradise With a Lobotomy (Ep, Cann Records, 2012)

6

Mothercave (Giegling, 2013)

7,5

Say Or Do (Ep, Traumprinz, 2014)

6

Intrinity (Ep, Traumprinz, 2014)

All The Things (Ep, Giegling, 2014)

6,5

Diva (Ep, Traumprinz, 2016)

6

DJ MIXES

Resident Advisor Podcast 387 (Resident Advisor, 2013)

8

This Is Not (Giegling Mix 05, 2014)

Live at Planet Uterus (Giegling, 2016)

DJ METATRON

U'll Be the King of the Stars (Ep, Traumprinz, 2015)

7,5

2 the Sky (Ep, Giegling, 2016)

7

DJ MIXES

This Is Not (Giegling Mix 07, 2015)

9

PRINCE OF DENMARK

Soulfood (Ep, Giegling, 2010)

5,5

To the Fifty Engineers (Ep, Giegling, 2012)

6

The Body (Forum, 2013)

7

8 (Forum, 2016)

8

DJ MIXES

This Is Not (Giegling Mix 02, 2012)

7

Live at Planet Uterus (Giegling, 2014)

7

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