Se c'è un'esperienza che ha saputo tracciare un filo tra la concezione originaria di ambient music, la sua oggettivazione concreta e le interpretazioni più spirituali della stessa, quella è senza dubbio firmata Celer. Un progetto nato, prima di tutto, come frutto dell'amore e della passione reciproca di due giovani, Will Long e Danielle Bacquet, pronti a fare un tutt'uno sonoro del sentimento che li legava e delle loro passioni comuni per la musica, la fotografia, la natura e la filosofia. Questo è stato Celer per circa cinque anni, fino alla tragica e improvvisa scomparsa di Danielle, destinata a lasciare un vuoto nella vita e nel cuore ma non nell'ispirazione e nella foga produttiva di Will. L'impressionante mole di lavori uscita a nome Celer racchiude al suo interno alcuni dei capitoli più intensi della musica ambient contemporanea, luoghi in cui la definizione di paesaggismo sonoro si è arricchita di nuovi significati, intersecando in maniera decisiva i due storici approcci che hanno caratterizzato l'ultimo trentennio di ambient music. Da un lato la descrizione oggettiva del paesaggio, chiamato a rivelare la sua poetica sensoriale attraverso il suo mondo sonoro reso via field recordings; dall'altro l'illustrazione e l'evocazione per mezzo di melodie, armonie, stratificazioni e droni in grado di trasmettere l'impressione interiore dell'osservatore, di costituire paesaggi astratti a sé stanti o ancora di generare nell'ascoltatore la sua personale prospettiva di suggestione. Tutto questo ha trovato un comun denominatore nelle opere firmate Celer e ha raggiunto in uno dei suoi ultimi parti, "Sky Limits", un'applicazione in cui il vero protagonista, schiuso in ogni molecola del soundscape, è nientemeno che il tempo - e, nello, specifico l'attimo. Qualche mese fa abbiamo raggiunto Will per farci raccontare direttamente da lui la genesi di questo suo (al tempo) ultimo capolavoro. Con colpevole ritardo arriviamo finalmente a pubblicare il risultato di quell'interessante conversazione.
Prima di tutto vorrei chiederti, riflettendo sul titolo del tuo ultimo disco: credi davvero che il cielo abbia un limite?
Se prendi letteralmente il significato, ovviamente no, dato che tutto ciò che c'è nello spazio è potenzialmente parte del cielo. Ho sempre associato l'idea di cielo a tutto ciò che è sopra di noi, a prescindere dalla sua distanza. Ho scelto il titolo più che altro come forma di ironia rispetto a quella vecchia frase che diceva "il cielo è il limite", che ovviamente non ha alcun senso se la leggi con l'intenzione di attribuire un limite a qualcosa che non ce l'ha.
Che relazione c'è fra il titolo e la musica dell'album?
Credo che il legame stia sostanzialmente nella lettura: benché il titolo sembri suggerire un significato, ne ha in realtà un altro ben diverso. Nella medesima maniera, la musica può averne tanti che dipendono dalla prospettiva di chi ascolta, non pretendo certo che il punto di vista degli ascoltatori sia analogo al mio. La mia lettura è solo una delle tante possibili, una parte di una storia ben più ampia.
Mi è sembrato che il tempo sia un elemento chiave dell'intero lavoro. Anche l'alternanza dei brani sembra rassimilare la maniera in cui il tempo entra ed esce dalla percezione di un uomo. I field recordings paiono quasi delle fotografie di istanti visti dall'esterno, con la prospettiva che poi cambia e diventa interiore nelle distese di droni. Pensi che ci abbia preso, in qualche modo?
Sì, può essere visto in questo modo, come una sorta di alternanza fra sonnambulismo e semi-veglia. Un po' come se stessi camminando verso un treno in corsa e di fatto ciò che riuscissi a vedere fosse solo la campagna prima e dopo il suo passaggio. Un po' come la nostra memoria, i cui ricordi si compongono di immagini sparse qua e là, che, ricollegate, ricostruiscono una storia. Nella realtà, come nell'album, questi frammenti sono in disordine. I field recordings non li ho inseriti presumendo che fossero particolarmente originali o straordinari, bensì solo come istantanee di un determinato spazio in un determinato tempo, registrazioni letterali di ciò che accade. E la musica è il loro negativo.
Quindi potremmo leggere "Sky Limits" come una sorta di viaggio nel tempo da dentro e da fuori la coscienza?
Sì, credo di sì. Direi nella realtà del presente, più che nel tempo in generale.
Da cosa è stata ispirata questa riflessione sull'unicità dell'istante?
Collego quasi sempre i miei progetti con le attività e il tempo della mia vita, un po' come fossero articoli in un giornale delle mie esperienze. Non è una cosa nuova per me. Forse in altri lavori queste descrizioni sono più difficili da trovare e cogliere, o omesse per qualche ragione particolare. Mi concentro su determinate cose in maniera e con tempi differenti, dunque non c'è sempre un legame con momenti specifici. Talvolta si tratta semplicemente di registrazioni di situazioni casuali, come anche nel caso di "Sky Limits", situazioni varie anche slegate fra di loro. Nel caso di questo disco, semplicemente ero in procinto di traslocare e il pensiero di abbandonare il quartiere dove vivevo ha aumentato la mia concentrazione nell'osservarlo e ascoltarlo, facendomene percepire dettagli, piccole cose che sarebbero sicuramente cambiate una volta trasferitomi. Ho smesso di vederli come dettagli inutili o transitori, e ho voluto immortalarli.
E riguardo ai suoni, si tratta di qualcosa che hai generato ed elaborato appositamente o di spontaneo e autonomo, come nel caso della process generation?
Talvolta con la musica tutto dipende da dove mi trovo in un determinato momento. Nono ho quasi mai direzioni particolari che voglio mantenere, e questo rende ancor più facile "guidare" il processo. Generalmente registro in pochissimo tempo e in maniera molto istintiva.
Che rapporto vedi tra questo lavoro e la mole dei tuoi dischi precedenti? Credo che si tratti in ogni caso di uno step molto diverso rispetto a "Zig Zag", il suo predecessore.
Stilisticamente sì, è lontano da quell'album, ma non così distante dalle cose che ho fatto in passato. In ogni caso ho cercato di renderlo il più accessibile e ristretto possibile, avrei potuto tranquillamente riempire 20 o 30 minuti con quei loop, ma non mi è sembrato necessario. Piuttosto, credo di aver spinto molto sul processo di missaggio, cercando meticolosamente di estrarre il suono perfetto. Di solito elaboro versioni diverse di ogni mio lavoro e le ascolto in situazioni e spazi diversi per scegliere quella che più reputo completa, questa volta il processo si è protratto ancor più a lungo del solito.
Più in generale, mi è sembrato che la tua gamma sonora si sia ampliata molto negli ultimi anni. Stai portando avanti più percorsi in parallelo?
Sì, spesso alcune di queste "direzioni" esistono solo per un paio di esperimenti, mentre altre tendono a richiedere più tempo e avere più spazi di evoluzione. Credo di avere più piani su cui lavoro e che tendo spesso a ripetere (migliorandomi sempre, si spera!) e credo anche che questo sia molto importante, perché ti permette di capire al meglio cosa funziona e cosa no, cosa merita spazio e appassiona e cosa invece non lo fa. Talvolta è difficile riuscire a esprimere esattamente quello che si vuole esprimere, ma io credo di avercela fatta abbastanza e con il tempo è diventato sicuramente sempre più facile.
Questa potrebbe essere anche una parziale spiegazione rispetto all'incredibile mole di album che hai prodotto in tutti questi anni... Da cosa dipende questa tua prolificità?
Durante i primi anni sostanzialmente pubblicavo tutto ma proprio tutto quel che facevo, e credo per me sia stato parte di un processo di crescita e apprendimento. Negli ultimi anni, invece, credo di aver imparato sempre più a controllare le direzioni che seguo, anziché portare avanti tantissime cose in parallelo. Rispetto al perché fossero e siano così tanti, posso dire che mi limito a seguire spontaneamente la mia ispirazione. Recentemente ho comunque cercato di ridurre la prolificità, e di concentrarmi ancor di più su singoli progetti, concentrandomi appunto più sulla qualità che sulla quantità. Direi che è molto più difficile, ma rende anche decisamente di più.
Mi sono sempre piaciuti particolarmente i tuoi lavori più orientati al paesaggismo, come "Without Retrospect, The Morning" e "Capri", dove sei spesso riuscito come pochi altri a raccontare lo spirito e le suggestioni trasmesse a te da paesaggi e immagini, piuttosto che descriverli nel loro essere fisico in maniera oggettiva. C'è una ricerca particolare dietro questo approccio?
Ti dirò, non ne sono sicuro. O meglio, quello di cui sono sicuro è che non ho mai forzato qualcosa a suonare "in un certo modo". Ovviamente al suono do forma perché rispecchi una determinata idea, una sensazione o un'immagine, ma alla fine quel che ne esce è semplicemente quel che faccio, niente più. I mood e le atmosfere, per esempio, sono una conseguenza del risultato e non sono certo previsti e pensati in partenza. Molte persone mi dicono che la mia musica suona "in un certo modo", ma non si rendono conto che probabilmente quello è il modo in cui suona alle loro orecchie, e non necessariamente alle mie o a quelle di qualcun altro. Cerco di far sì che ciascuno dia la sua interpretazione, per quanto magari le circostanze personali siano ben diverse e distanti da essa.
Hai mai avuto una particolare relazione con la tua terra natale, i suoi paesaggi, la sua realtà? Credi che questo talvolta si ritrovi nella tua musica?
Sono cresciuto in una zona rurale del Meridione statunitense, dove c'è molta storia (buona e meno buona), natura e una miriade di piccole cose. La mia famiglia e la natura attorno a noi hanno sempre rappresentato importanti fonti di ispirazione, come lo sono stati altrettanto svariati ricordi di viaggi in altre zone dell'America, per esempio. Ciò nonostante, ora sono quattro anni che vivo in Giappone e credo di aver preso la giusta decisione nel lasciare gli States. Quest'altro è un argomento che ho in programma di sviluppare, in particolare rispetto al mio legame con l'America.
Mi pare in ogni caso che tu abbia sempre dedicato molta attenzione a tutto ciò che sta attorno ai tuoi lavori. Oltre al concept, anche gli artwork sono sempre stati curatissimi...
Sì. L'artwork, il packaging, e tutto ciò che ha a che fare con un album fa una gran differenza. Direi che tutto questo è almeno tanto importante quanto la musica. Solo una volta ho intenzionalmente evitato di usare un artwork per dei miei lavori, ed era la serie dei vinili neri, cinque Lp con note scritte in nero e copertine nere. Per il resto, senza il giusto artwork e il giusto packaging non è la stessa cosa. Talvolta ho scelto immagini e forme che hanno funzionato bene e talvolta invece no, ma in ogni caso cercavo di far esistere la mia musica nelle migliori circostanze possibili.
Che strumenti utilizzi nel fare musica? Ti capita ancora di usare qualche strumento fisico, come sintetizzatori o workstation?
Utilizzo moltissimi tape, FM synth e tastiere, e molti effetti semplici. Non mi è mai interessato comprare troppi strumenti costosi, preferisco avere poche cose e usarle in maniera rispettosa. Non comprerei mai qualcosa che so già che non mi serve o che potrei utilizzare poco. Molto del materiale che ho è economico, ma funziona bene. Non mi interessa neanche avere uno studio equipaggiato in maniera particolare, non uso nessun monitor e non avendo nessun background di studi musicali, direi che non so nemmeno effettivamente suonare uno strumento.
Come vedi questa sorta di battaglia tra analogico e digitale nella musica elettronica?
Credo di essere cresciuto in un periodo in cui la manualità aveva ancora una sua importanza, ragion per cui preferisco avere spinotti, cavi, tasti, manopole, selettori e cursori, non mi sento a mio agio con le tecniche di produzione digitali. Generalmente utilizzo il computer solo in fase di mastering e missaggio, ma continuo a farlo con programmi vecchi e oggi per molti superati. Trovi piuttosto noiosi i software e i plugin, ecco.
Non ho mai avuto modo di assistere a un tuo live, credo tu non sia proprio mai venuto in Europa. Come ti trovi a suonare dal vivo?
Quando vivevo negli Stati Uniti, ho provato un sacco di modalità diverse per costruire i set, e nessuna mi dava quel che cercavo. Ho capito che era impossibile riportare dal vivo l'approccio spontaneo e diretto che volevo usando un computer, ma anche che senza un computer era impossibile portare i miei suoni sul palco. Quando mi sono trasferito in Giappone, invece, ho iniziato a usare lettori portatili e cassette, e da allora mi trovo decisamente meglio. Cerco di costruire dei set che siano un po' come osservare da una finestra per trenta minuti: lo scenario rimane il medesimo ma alcune sue componenti cambiano costantemente.
Pensi che questa tua tendenza alla contemplazione sonora possa funzionare dunque anche dal vivo?
Molto dipende dal pubblico. In Giappone, dove mi esibisco principalmente ora, il pubblico è sempre silenziosissimo e catturato, mentre nell'unico ricordo che ho di una performance negli Stati Uniti, il pubblico rimase per tutto il tempo fuori dalla serra in vetro a fumare, mentre io suonavo all'interno. Ero lì in supporto a un'altra band, sono cose che capitano. Credo però appunto che il live funzioni solo se il pubblico è nel giusto stato mentale. Che può esprimersi in vari modi: molti chiudono gli occhi, altri si distendono a terra, altri si "perdono", quasi stessero meditando. Altre volte ho voluto fornire io un elemento ulteriore all'esperienza attraverso le proiezioni: filmati di un medesimo scenario, che si sposassero appunto con l'idea del guardare dalla finestra che ti dicevo prima.
A cosa lavorerai da qui a fine anno?
Credo di avere sostanzialmente pronti tutti gli album da pubblicare quest'anno, dovrò concentrarmi principalmente appunto sul farli uscire. Poi ci sono alcuni progetti che sto concludendo. Innanzitutto, un primo progetto costruito sul CV (controlled voltage, un protocollo di interfaccia tra strumenti elettronici precedente al più noto MIDI, ndr) attraverso il sequencer Roland MC4. Usando quest'ultimo come fonte del suono, sto andando a trovare alcuni amici che sfruttano il CV per lavorare a qualcosa assieme. Poi un album per la mia etichetta previsto per il 2016 centrato di nuovo su loop e field recording. Ho usato quel materiale in uno show a Niigata, in Giappone, qualche anno fa, utilizzando le cassette e creando un vortice di rumore incredibile. Attraverso il mio EQ sembrava di trovarsi dietro una cascata. Infine, un album basato sul sound collage, dedicato a una città svedese che venne interamente coperta da una valanga.
La mia ultima domanda è piuttosto personale, ti capirei se non volessi rispondermi. L'avventura di Celer iniziò con te affiancato da Danielle, la cui scomparsa fu improvvisa e sicuramente traumatica. Come ti sei ripreso da quell'evento e dove hai trovato la forza di tornare a fare musica?
Credo che continuare con la musica sia stata proprio una delle maniere che mi ha aiutato a superare quei mesi difficili. Quando sperimenti la morte di qualcuno che ti è caro e con cui avevi condiviso qualcosa di così grande, l'unica cosa che puoi fare è andare avanti da solo. Altrimenti si rischia di perdersi nel passato e di non riuscire più a vedere il futuro. Ci sono svariate ragioni per cui ho voluto continuare il progetto. Innanzitutto dopo la sua morte avevamo già alcuni album pronti per essere pubblicati, in cui entrambi avevamo messo tanto e che non meritavano di essere persi. Poi, sin dal primo minuto, non mi è sembrato corretto considerare la musica come qualcosa che appartenesse al mio passato, e quindi abbandonarla. Sentivo ancora molto da esprimere attraverso di essa e sono stato in grado, effettivamente, di lasciare il passato alle spalle e mantenere la musica nel mio presente. Si deve sempre apprezzare e ricordare il passato, ma il passato non può condizionare il futuro. Oggi, cinque anni dopo, sono sposato, vivo in un altra nazione e ho un figlio di undici mesi. Le cose cambiano, e tutto accade sempre per un motivo.
Un'ultimissima curiosità: non hai mai abbandonato il marchio Celer. C'è una ragione particolare per questa scelta?
Il nome lo abbiamo scelto all'epoca in maniera piuttosto casuale, ma calzava. Credo che nessuno si aspettasse all'epoca che sarebbe stato qualcosa di più di un progetto fugace. Da allora, non ho quasi mai usato nessun altro nome e a questo punto, dopo dieci anni e avendo continuato a fare musica simile a livello stilistico a quella che facevamo, non ho visto alcuna ragione per cui cambiarlo. Se avessi deciso di mettermi a fare musica acustica o deep-house, probabilmente avrei cambiato anche il nome del progetto. Anche se di per sé non significa niente, è una questione di concretezza.
CELER(Will Long & Danielle Baquet-Long 2004-2009; Will Long 2009-now) | |
CD & LP | |
Discourses Of The Withered (Infraction, 2008) | |
Nacreous Clouds (and/OAR, 2008) | |
The Everything And The Nothing (ltd, Infraction, 2008) | |
Engaged Touches (Home Normal, 2009) | |
In Escaping Lakes (Slow Flow, 2009) | |
Close Proximity And The Unhindered Care-All (Sentient Recognition Archive, 2009) | |
Brittle (Low Point, 2009) | |
Capri (Humming Conch, 2009) | |
Rags Of Contentment (cass, Digitalis, 2009 / Dronarivm, 2012) | |
Salvaged Violets (2xCD, Infraction, 2010) | |
Dwell In Possibility (LP, Blackest Rainbow, 2010 / MP3, Autoprodotto, 2013) | |
Vestiges Of An Inherent Memory (LP, Blackest Rainbow, 2010 / MP3, Autoprodotto, 2011) | |
Dying Star (Dragon's Eye, 2010) | |
Panoramic Dreams Bathed In Seldomness (Basses Frequences, 2010) | |
Pockets Of Wheat (Soundscaping, 2010) | |
Foolish Causes Of Fail And Ruin (LP, MP3, Autoprodotto, 2011) | |
Ever, Irreplaceable Beauty (LP, Autoprodotto, 2011) | |
Relief And Altruism (LP, Autoprodotto, 2012) | |
Tightrope (Low Point, 2012) | |
An Immensity Merely To Save Life (LP, Autoprodotto, 2012) | |
Without Retrospect, The Morning (Glacial Movements, 2012) | |
I, Anatomy (2xLP, Streamline, 2012) | |
Redness + Perplexity (ltd, Somehow, 2012) | |
Evaporate And Wonder (Experimedia, 2012) | |
Climbing Formation (Entropy, 2013) | |
Radish (ltd, Commune Disc, 2013) | |
Viewpoint (Murmur, 2013) | |
Diving Into The Plasma Pool (LP, Autoprodotto, 2014) | |
Voyeur (LP, ltd, Humming Conch, 2014) | |
Zigzag (Spekk, 2014) | |
Sky Limits (Two Acorns / Baskaru, 2014) | |
How Could You Believe Me When I Said I Loved You When You Know I've Been A Liar All My Life (Two Acorns / White Paddy Mountain, 2015) | |
Jima (LP, ltd, I, Absentee, 2015) | |
CD-R, MP3, cassette | |
White Prism (Autoprodotto, 2004) | |
Ariill (Autoprodotto, 2005 / MP3, Archaic Horizon, 2007) | |
Belsslsssll (Autoprodotto, 2005 / MP3, Rope Swing Cities, 2007) | |
Melodia (2xCD-R + DVD-R, Autoprodotto, 2006) | |
Sunlir / Scols (2xCD-R, Autoprodotto, 2006 / MP3, Expanding Electronic Diversity, 2007 / CD, Conv, 2011) | |
Sampling Pond (Autoprodotto, 2006) | |
Continents (Autoprodotto/Unlabel, 2006 / MP3, Autoprodotto, 2008) | |
Descender (Autoprodotto, 2006 / FLAC, Autoprodotto, 2011) | |
Ceylon ( ltd, Autoprodotto, 2006) | |
Tingshas (Autoprodotto, 2006) | |
Ammonia (Autoprodotto, 2007) | |
Sieline (4xCD-R, Autoprodotto, 2007 / FLAC, Autoprodotto, 2009) | |
Sadha (2xCD-R, Autoprodotto, 2007) | |
Dilue (Diluted) (CD-R + box set, Autoprodotto, 2007) | |
Para (Autoprodotto, 2007) | |
Red Seals (Autoprodotto, 2007) | |
Neon (2xCD-R, Autoprodotto, 2007 / FLAC, Autoprodotto, 2009) | |
Cantus Libres (2xCD-R, Autoprodotto, 2007) | |
Tropical (ltd, Mystery Sea, 2008) | |
Cursory Asperses (Slow Flow, 2008) | |
I Love You So Much I Can't Even Title This (The Light That Never Goes Out Went Out) (Autoprodotto, 2008) | |
George Orwell's Glass House (as Environments, MP3, Resting Bell, 2008) | |
A Close Look At The Painting (MP3, Play My Tape, 2009) | |
Compositions For Cassette (cass, Digitalis, 2009) | |
Fountain Glider (ltd, Students Of Decay, 2009) | |
Poulaine (ltd, Students Of Decay, 2009) | |
Breeze Of Roses (ltd, Dragon's Eye, 2009) | |
Honey Moon (cass, Stunned, 2010) | |
Sequoia (as Will Long, MP3, basic_sounds, 2010) | |
When You Fall In Love With Me (MP3, Autoprodotto, 2010) | |
Constructions (MP3, Autoprodotto, 2011) | |
Spumes Mistaken For Snow (MP3, Autoprodotto, 2011) | |
Chirp (MP3, Autoprodotto, 2011) | |
D'entre Les Morts (MP3, Autoprodotto, 2011) | |
Evening (MP3, Autoprodotto, 2011) | |
Pathways In The Inverted Forest (as Will Long, MP3, Absence Of Wax, 2011) | |
Butterflies (MP3, Autoprodotto, 2011) | |
Noctilucent Clouds (MP3, Autoprodotto, 2011) | |
Menngayakan (ltd, Analogpath, 2011) | |
Endes (MP3, Autoprodotto, 2011) | |
Emotion (ltd, Autoprodotto, 2011) | |
Dearest Ices (cass, ltd, Northern Twilights, 2011) | |
Bliskem (ltd, Autoprodotto, 2012) | |
Truth Abandonds (cass, Prairie Fire, 2012) | |
Canopi (MP3, Autoprodotto, 2012) | |
A Couple Of Swells (I, II, III) (MP3, Autoprodotto, 2012) | |
Perfectly Beneath Us (Still*Sleep, 2012) | |
Epicentral Examples Of The More Or Less (Futuresequence, 2012) | |
Lightness And Irresponsibility (cass, Constellation Tatsu, 2012) | |
Recumbent In Wishes (AIFF, Autoprodotto, 2012) | |
In The Finger-Painted Field Of The Heart (cass, ltd, Prairie Fire, 2012) | |
日没 Nichibotsu (Autoprodotto, 2013) | |
Sendai 08/24/13(live, MP3, Autoprodotto, 2013) | |
Fogbound (MP3, Autoprodotto, 2013) | |
Harmony State (as Ragefinder, cass, ltd, A Guide To Saints, 2013) | |
Night Ride (as Ragefinder, cass, ltd, Bun Tapes, 2013) | |
Luxury Centre (as Will Long, MP3, basic_sounds, 2013) | |
Melancholy And Resistance (MP3, Autoprodotto, 2013) | |
Weak Ends (Autoprodotto, 2013) | |
Bells Remixed (CD-R-remix, Yard Rec, 2013) | |
Cold Traps (MP3, Autoprodotto, 2015) | |
EP, MiniCD, MiniCD-R, 10", 7" | |
Canopy (ltd, Autoprodotto, 2007) | |
Elias (ltd, Autoprodotto, 2007) | |
Voodoo Crows (ltd, 2xMiniCD-R, Autoprodotto, 2007) | |
Untitled (Frozen Loops) (ltd, Autoprodotto, 2007) | |
Levitation And Breaking Points (ltd, 3xMiniCD-R, Autoprodotto, 2007) | |
Four Pieces / One (ltd, Smallfish, 2009) | |
Four Pieces / Two (ltd, Smallfish, 2009) | |
Four Pieces / Three (ltd, Smallfish, 2009) | |
Four Pieces / Four (ltd, Smallfish, 2009) | |
Hell Detoured (ltd, Rural Colours, 2010) | |
Weaving Of A Rapid Disenchantment (10", ltd, Basses Frequencies, 2010) | |
At Once Is What Eternity Is (ltd, taâlem, 2010) | |
The Die That's Caste EP (ltd, Conv, 2010) | |
Rosy Reflections (as Will Long, ldt, cass, Avant Archive, 2011) | |
Give Your Best To The World And The World Will Give Its Best Back To You (MP3-EP, Autoprodotto, 2011) | |
Caves With No Faces (MP3-EP, Autoprodotto, 2011) | |
The Raw Energy Of (MP3-EP, Autoprodotto, 2011) | |
Windows (MP3-EP, Autoprodotto, 2011) | |
CELER & MACHINEFABRIEK | |
Greetings From Celer & Machinefabriek (MP3, Autoprodotto, 2012) | |
Compendium (Collected Songs & Remixes) (raccolta, Irrational Arts, 2015) | |
ALTRE COLLABORAZIONI (CELER) | |
Symphony 19: Duet For Improvised Low End And Electronics (with Devin Sarno, ltd, MiniCD, 2007) | |
Mesoscaphe (with Mathieu Ruhlmann, Spekk, 2008) | |
Generic City (with Yui Onodera, Two Acorns, 2010) | |
Gau (with Jan Kleefstra, Romke Kleefstra & Rutgert Zuydervelt as CMKK, Monotype, 2013) | |
Vain Shapes And Intricate Parapects (with Hakobune, cass, Chemical Tapes, 2013 / CD, Purre Gohn, 2015) | |
Here, For Now (with Nicholas Szczepanik, FLAC, Autoprodotto, 2015) | |
HOLLYWOOD DREAM TRIP(Christoph Heemann & Will Long) | |
Intuition (CD-R, ltd, DOM Bartwuchs, 2013) | |
Second Album (CD-R, ltd, DOM Bartwuchs, 2013) | |
Would You Like To Know More? (LP, Streamline, 2013) | |
OH, YOKO(Will Long & Rie Mitsutake) | |
Seashore (ltd, Normal Cookie, 2012) | |
I Love You... (Normal Cookie, 2013) | |
CHUBBY WOLF(Danielle Bacuqet-Long) | |
L'Histoire (CD-R, Gears Of Sand, 2009) | |
Meandering Pupa (4xCD-R, Autoprodotto, 2009) | |
Ornitheology (cass, Digitalis, 2010) | |
Maudlin + Elusive (cass, Teosinte, 2011) | |
Turkey Decoy (LP, Digitalis, 2011) | |
Los Que No Son Gentos (CD-R, ltd, Dragon's Eye, 2011) | |
Seasick (ltd, Mystery Sea, 2012) | |
The Lows; The Sows (cass, ltd, Northern Twilights, 2013) |
Sito ufficiale | |
Bandcamp | |