Nel febbraio del 1996 esce "Blissard", il quinto disco dei Motorpsycho. È la definitiva consacrazione internazionale per la band di Trondheim. Nel 2013 i Motorpsycho decidono di risuonare integralmente "Blissard" solo in occasione dello Pstereo Festival.
Ondarock ha seguito l'evento e li ha intervistati.
Come è nata l’idea di risuonare dal vivo “Blissard” e perché nella vostra città?
Bent: Due anni fa abbiamo fatto il rereleased box-set di “Timothy’s Monster”, perché avevamo così tante b-side, demo e strane registrazioni in giro che avevamo bisogno di rimettere insieme in un unico posto, e quando l’Øya Festival di Oslo ci ha chiesto di risuonarlo dal vivo per loro, abbiamo accettato. Quando abbiamo fatto la ristampa di “Blissard” lo scorso autunno, lo Pstereo Festival ci ha chiesto se volevamo suonarlo qui, nella nostra città, e abbiamo accettato. È stata una buona scelta e siamo contenti di farlo qui.
Vi fa provare qualcosa di speciale suonare questo disco qui diciassette anni dopo averlo realizzato?
Bent: Ci fa sentire invecchiati! Devi provare a riscoprire chi eri prima e perché lo hai scritto in quel modo, hai bisogno di rivivere lo stesso processo provando a rientrare nello stato mentale di quando lo hai registrato. E ti rendi conto di quanto tempo sia passato. Allo stesso tempo abbiamo suonato tante di queste canzoni dal vivo nel corso degli anni e quindi non erano estranee, tranne un paio che non abbiamo mai suonato live e di cui abbiamo dovuto ritrovare il nucleo. Risuonarlo non ci fa sentire come se facessimo la cover di noi stessi, non è passato così tanto tempo, ci sentiamo coinvolti allo stesso modo.
Snah: Per noi non è stato molto tempo fa. Ricordo con chiarezza che venimmo in Italia per un tour promozionale, facemmo molte interviste e alcune performance acustiche alla radio e alla tv, portammo anche il vinile della prima edizione di “Blissard”. C’era parecchio caos a causa della fitta agenda di impegni… ma sembra ieri! Noi siamo sempre in tour e non puoi dire davvero di distinguere un giorno dall’altro, ma è divertente.
Guardando il vostro percorso artistico cosa rappresenta “Blissard”?
B: I due album che avevamo fatto prima, “Demon Box” e “Timothy’s Monster”, racchiudevano tutto quello che potevamo realizzare riguardo allo stile e all’ambizione musicale, sono un mish-mash! Quando senti questi due dischi sono come una U-Box, metti insieme uno stile, più un altro, più un altro ancora. “Blissard” è stato pensato, inteso e composto come una canzone unica, una cosa sola e non tante cose messe insieme. È stato il primo album che abbiamo fatto in questo modo – come un concept, un sonic concept probabilmente – è stata la prima idea focalizzata. Ed è stato il primo disco che abbiamo registrato fuori da Trondheim, in Svezia con un nuovo ingegnere del suono, questo pure è stato strano, ci siamo per la prima volta spinti fuori dalla nostra comfort zone ed è stato in un certo senso qualcosa di nuovo. È stato anche un ulteriore allontanamento dalle cose più metal che stavamo facendo, era meno hard-rock e più indie/emo. Ed è il primo disco che abbiamo fatto con due chitarristi, la prima esperienza di questo tipo per noi – in precedenza avevamo il tastierista e Helge Deathprod Sten, che era molto rumoroso con i suoi strumenti – quindi è stato diverso dal punto di vista stilistico e compositivo. È stato importante. Probabilmente a livello commerciale abbiamo allargato il nostro pubblico in Norvegia e al di fuori con questo disco, non eravamo mai stati così conosciuti prima di allora. Prima eravamo mainstream in Norvegia, e un sacco di gente ha risposto positivamente a questo album.
Come potete descrivere questo momento per voi, con l’ultimo disco “Still Life with Eggplant” e contemporaneamente questa performance?
B: E' naturale. Penso che abbiamo stabilito qualcosa a livello sonoro e armonico che “Blissard” ancora ha, ci sono delle armonie nel disco che sono ancora buona parte del nostro suono e delle nostre composizioni. È un grande pezzo del grande puzzle che sono i Motorpsycho.
S: tornare indietro e riascoltare attentamente gli arrangiamenti e le composizioni ti ispira e ti stimola a continuare a essere solido e coerente nel modo di scrivere musica.
B: E' un buon disco. Prima di “Blissard” molte volte eravamo entrati in studio con le canzoni composte con la chitarra acustica da me e Snah, registravamo la chitarra, la linea vocale e poi costruivamo le altre parti lì, componendo i brani in quel momento e in quel modo. Questa volta abbiamo provato moltissimo tutte le canzoni così da ripercorrerle tutte, da cima a fondo, anche nel sonno. Ci confrontavamo molto e passavamo un sacco di tempo cercando di mettere a punto tutti i dettagli della composizione. Quella è stata la nostra prima volta e non penso che siamo stati più così meticolosi e completi. Ha tolto un po’ del divertimento al processo di registrazione ma il risultato è stato positivo, abbiamo fatto la cosa giusta.
È stato il primo disco che avete pensato in termini concettuali, una modalità che avete sviluppato nel tempo fino a “The Death Defyng Unicorn”. Cosa v’interessa del concept?
B: Se hai l’immagine di un mood, di una storia, o di qualcosa che da unità all’album è più facile comporre una grande quadro. Non riguarda piccoli componimenti ma la realizzazione di una dichiarazione importante. Ti ispira in modo diverso, è più ambizioso ma è anche più divertente.
In questa direzione cosa vi ha ispirato concettualmente nel realizzare “Blissard”?
B: A livello di testi riguarda il sentirsi invecchiati, il crescere e guardarsi indietro per osservare quali sono state le tue aspettative e quello che non sei riuscito a ottenere. Alcune canzoni sono diverse, per esempio “S.T.G.” riguarda la questione di Charles Manson, quindi non appartiene molto a quel mood. Il disco parla soprattutto di promesse mancate. Più che un lyrical concept è un harmonic concept, riguarda più la struttura armonica delle canzoni. Ha molto a che fare con me, tutto il disco è green perché tutte le canzoni sono in chiavi che io percepisco come green. Questo per me è chiaramente concettuale. Non ha niente a che vedere con maghi o unicorni, ma con colori armonici!
S: Eravamo molto preparati e compatti prima di entrare in studio, perché quando abbiamo iniziato le registrazioni sentivamo ogni dettaglio, andavamo avanti e indietro, lavoravamo intensamente a ogni minima parte. Eravamo molto contrariati e sconcertati, non era così facile perché sentivamo veramente che potevamo farcela. Andava così per ogni brano del disco.
Non è stato registrato a Trondheim come gli altri dischi, ma c’è qualche mood del posto che è catturato nel disco?
B: E' un disco che ha molto a che fare col suo tempo, per me suona davvero come il 1995, riguarda quell’era ed è ancora autentico. Nei testi e nella musica suona di sicuro come un disco fatto a Trondheim. Ma è difficile per noi vederlo in quest’ottica perché eravamo qua quando lo abbiamo scritto e pensavamo molto a cosa volesse significare e a cosa fosse, eravamo estremamente coinvolti in tutto e non avevamo realmente la prospettiva che hanno gli ascoltatori. Diciassette anni dopo posso rileggere le recensioni di allora ed essere per la maggior parte d’accordo con quello che dicono… è strano ma anche interessante.
Stasera suoneranno con voi anche alcuni ospiti che avete invitato per l’occasione.
B: Matt Burt sarà qui per la prima volta dopo molti anni per suonare la canzone che ha registrato nel disco. Poi Ohm, il violinista, con la moglie. Reine Fiske dei Dungen, un formidabile musicista, che suonerà le parti della seconda chitarra. Sarà bello! Gebhardt vuole ubriacarsi quindi non vuole suonare… Helge Deathprod Sten è a Oslo a lavorare, mi sembra a un progetto d’arte in un museo… il resto di noi sarà qui. Ci sono molte persone che sono cresciute col disco che saranno qui stasera. Per alcune persone sarà molto emozionante, lo spero.
Qualche anticipazione sul nuovo disco o i prossimi progetti?
B: Entreremo in studio domani o dopodomani per registrare nuova musica e il disco dovrebbe essere pronto per l’anno prossimo, gennaio-febbraio probabilmente se tutte le cose vanno come ci auguriamo. Stasera filmeremo il concerto e abbiamo un sacco di materiale girato che vorremmo far uscire, anche il live di “The Death of Defying Unicorn” all’Opera House è stato filmato, così come molti altri show similari. Sempre impegnati, sempre a lavoro. Speriamo anche di tornare in tour in Italia a primavera probabilmente.
Lo registrerete qui?
B: Sì. Per l’ultimo disco “Still Life With Eggplant” abbiamo registrato circa 15 canzoni, ma la tempistica ci ha limitati, quindi non abbiamo finito tutti i mix e solo una parte è stata conclusa. Dopo l’uscita del disco abbiamo chiuso le altre canzoni, quindi abbiamo 10 canzoni già pronte. Ora registreremo altre materiale e penso che poi lo metteremo insieme per fare un unico grande disco. Speriamo che sia coerente, dovrebbe essere un buon disco.