Introduco l’intervista dicendo che parlerò con te solo rivolgendomi a Paolo Tofani Krsna Prema oggi. Credo che ognuno sia oggi anche per il percorso che ha fatto, ma che è nel presente che va considerato se ne si ha davvero rispetto, non mi interessa dunque sapere alcunché delle tue attività con band dei 60 e 70, poi tu sei liberissimo di parlarne ovviamente, se lo ritieni opportuno.
Chi non sa leggere il presente non può avvicinare il futuro, né tantomeno darne una chiave di lettura. È il destino che ha riguardato i più grandi profeti della contemporaneità, siano stati essi filosofi e penso a Nietzsche, a Derrida, a Emil Cioran, ad Adorno, musicisti, creativi o a prescindere coloro che hanno aperto strade a chi sarebbe arrivato dopo loro. Qual è la visione del presente di Paolo Tofani e quale la possibile evoluzione di un futuro in musica?
Il presente io lo vedo come una bolla trasparente che ci trasporta in superficie di un mare causale irrequieto e violento. Gli attacchi dell’ ignoranza sono costanti, la pressione della passione, talvolta raggiunge livelli insopportabili ma la bolla ci protegge grazie alla sua struttura caritatevole impregnata di virtù. Con questo arrangiamento supremo, possiamo attraversare le regioni esterne e quelle molto delicate situate all’interno di noi stessi.
Il viaggio è complesso è le opportunità di discordie mentali sono costanti, ma la bolla è magica, impregnata da i 3 materiali essenziali Sat/Cit/Ananda (Conoscenza, Eternità e Felicità). L’ascolto e l’abbandono generano la propulsione che è il movimento, quindi, con il tempo, gli esperti viaggiatori, maturando alti livelli di coscienza, possono superare le barriere della mediocrità e mantenere la rotta verso l’amore supremo. Questa è la mia visione del presente, il futuro dipenderà dalle scelte ispirate dalla mia intelligenza e dalla mia rinuncia. Il profetismo religioso è il cancro mortale della nostra esistenza.
Io ho la percezione che l’uomo oggi pretenda catastrofi. È come se, ossessionato dalle brutture, le cercasse con morbosità invece di mirare alla costruzione di valore. Cosa può generare la spiritualità in musica oggi?
La paura e il desiderio sono la sorgente del costante conflitto interiore, la perdita della consapevolezza in relazione alla nostra natura crea effetti devastanti come follia e estrema violenza. Gli artisti, a tutti i livelli, sono missionari della ragione, sono parte della dolcezza e dell’immenso amore dell’assoluto, al di là di questo esiste soltanto egoismo e ipocrisia.
A cosa porterà questo Caos secondo te? Sarà un esito apollineo o dionisiaco? Porterà bellezza formale, creatività ad emergere da un magma o solo distruzione?
Questa è l’era di Kaly che trasuda di ipocrisia e discordia, un’era complessa e difficile per l’umanità, il futuro non sarà profumato di serenità.
La maggioranza dei culti mondiali vede nell’atonalità o nella semplice dissonanza “il male”, la rappresentazione di un artificio sgradevole. Alcuni credo (il Buddismo Mahayana, ad esempio) vedono persino nell’accordo minore e nella tonalità estranea al maggiore una sorta di pericolo per l’integrità spirituale. Tu che hai concepito dischi seminali quali “Dangerous Classica”, che si abbeverano alla fonte del suono considerando questo come un flusso necessario al pari di ogni emozione, anche quella apparentemente più tossica al fine di fare evolvere l’individuo e la sua coscienza, come ti esprimeresti in materia? Lo chiedo a te perché la tua musica è principalmente microtonale (complimenti in materia per la bellezza del brano “Random”, un gioiello al pari di “Unbalance”).
L’utilizzo di intervalli musicali con valori e estensioni diverse rappresenta il tentativo di superare l’egemonia delle strutture arcaiche e obsolete del sistema modale in uso, lo scopo, raggiungere la totale libertà espressiva senza violenza. L’integrità spirituale si manifesta soltanto nella perfetta applicazione della conoscenza alla tua vita reale, sei e vivi quello di cui parli. Non è semplice ma è necessario per essere onesti e credibili. Io sono soltanto un servitore e ciò che manifesto musicalmente rappresenta il desiderio di servire il futuro di tanti giovani artisti dando segnali di direzioni diverse che sono ovviamente anche collegate alle mie emozioni di uomo.
A tale proposito come ti inserisci nel dialogo tra musicisti contemporanei (siano essi classici, jazz o “di confine”) rispetto al dialogo su tonale, atonale, alea, non alea? Non credi che - sulla via di genii contemporanei come Fausto Romitelli, la lezione di Sciarrino e la meraviglia del Piano Concerto di Simon Steen-Andersen - non sia arrivato il momento di aprirsi al suono di ogni latitudine ed epoca e farlo proprio? Una sorta di sistema “globale”, ancor più che “misto”?
Il suono è all’origine della creazione, quindi, considerando le infinite differenze presenti in natura, esplorarlo sembra essere decisamente di buon senso. Il mio incontro con Sciarrino non è stato convincente, lui non sembrava concepire l’improvvisazione ma con forza difendeva la progettualità e la necessità della scrittura musicale, nonostante il mio rispetto per il suo lavoro, il mio viaggio è fortunatamente molto diverso.
Quant’è vero che “gusto e soggettività vs. sostanza” è l’arcano più grande in musica oggi soprattutto a cospetto di critici che s’inventano la “poetica” di un musicista “a pelle”? Per quale motivo per essere geometri, ingegneri, matematici è richiesta una conoscenza e per parlare e fare di musica non più?
Queste argomentazioni non mi appassionano molto, il pensiero è scivoloso e il terreno pieno di speculazioni filosofiche.
Quanto credi il karma possa influenzare il destino di un individuo? Può esistere un destino, una sorta di disegno per ognuno, tenendo conto della quantità inenarrabile di vite che abbiamo attraversato a ridurre la nostra attuale a un puntino, davanti a una concezione di infinito che solo le menti vicine all’assidua meditazione possono percepire?
Il karma è decisamente il fattore primario delle nostre vittorie e sconfitte.
Gli umani sono gli unici esseri viventi con capacità di scelta, quindi noi siamo il risultato delle scelte passate e in grado scegliere il nostro futuro.
Tempo fa mi dicesti di persona che il tuo più grande desiderio era quello di regalare a ogni bambino del mondo un iPad per avvicinarsi alla musica. Hai ancora qualche legame con la musica acustica o elettrica oggi? Mi sembra di aver ascoltato in più punti del tuo “Indicazioni Vol 2” il suono della tua Trikanta Veena evoluta (su “Rasa”, “Unbalance”, “Nice Journey” e “Random” ad esempio). In quanto ad elettronica, conosci Tim Hecker e le sue evoluzioni elettroniche pari a spettrogrammi di sirene a esasperare Xenaxis in “Konoyo”?
La tecnologia decisamente ha sviluppato strumenti utili ed estremamente potenti per modificare e quindi creare nuove dimensioni sonore. La sintesi è molto avanzata e considerando l’estrema portabilità dello strumento, l’iPad è uno stimolante compagno di viaggio. L’aspetto acustico è ormai svelato nelle sue molteplici forme ed esplorazioni quindi, il grande rispetto delle tradizioni acustiche utilizzate, per esempio, nella grande orchestra sinfonica, rimane l’utilizzo che prediligo.
Su “From Asia”, brano di apertura della tua ultima pubblicazione, compare anche una batteria campionata a fornire un ritmo da dance club. Conosci Arca e le sue destrutturazioni linguistiche applicate alla musica da dancefloor?
La percussione è un mondo molto affascinante, l’utilizzo di campioni etnici e non mi regala pulsazioni di grande stimolo soprattutto in funzione di poliritmia.
Pubblicherò presto alcuni nostri dialoghi in suono tra il 2011 e oggi. Canti ancora?
Spero possano essere utili come riferimento per le nuove generazioni.
Segui ancora i percorsi di Katya Sanna?
Grande rispetto, ma no.
Ti va di spendere due parole su Alvin Curran e poi su Claudio Scozzafava di Aventino Music?
Alvin è un riferimento importante dato il fatto che è vivo. Un gioiello luminoso pieno di emozioni del passato, un riferimento inestimabile, grande artista e ottimo uomo. Claudio Scozzafava percorre strade da me già vissute, ma necessarie per ristabilire un principio fondamentale nella difficile trama della ricerca. Ha bisogno di tempo e assistenza soprattutto dai superstiti di un mondo duro ma fondamentale e sono sicuro che ci sarà continuità a beneficio degli artisti ricercatori del futuro.
Cosa mi racconti della tua esperienza con l’etichetta Dark Companion?
L’altruismo è raro ma anche le sue ombre sono utili perché l’utilità è lo stimolo della mia esistenza.
Quando abbiamo iniziato a lavorare assieme al progetto Strepitz, interpretavi spesso dei tuoi poemetti o ero io a farlo in tuo luogo (la cosa si ripeté nel 2018 col tributo a Claudio Rocchi). Credi di pubblicarli in futuro in formato cartaceo? Sarebbe un delitto non farlo a mio avviso.
Già fatto e Giovanni Floreani lo ristamperà molto presto (Note di Viaggio I).
Ora che non ci vediamo da qualche tempo ti faccio una domanda… puoi dirmi cosa pensasti quando, saliti a bordo di un aereo diretto in Serbia, mi vedesti in preda a un attacco di panico e una signorina di Alitalia sorridente arrivò con un siringone da farmi sul braccio? Io ricordo solo che mi girai perplesso verso di te e tu dicesti “Hare Krsna”… poi crollai e mi risvegliai a Belgrado.
Caro Claudio, il caso esiste soltanto nelle menti degli ignoranti con bassa coscienza. È mediocre conoscenza. In realtà anche se viviamo con il pensiero di essere liberi siamo soltanto pupazzi sciocchi e molto vulnerabili ma, per fortuna, il Burattinaio Supremo ci regala la sua protezione carica di inconcepibile amore puro.
Nel suo “Musicofilia”, Oliver Sacks dice: “Mentre ascoltano la musica, alcune persone – un numero sorprendentemente alto – vedono colori o provano varie sensazioni gustative, olfattive o tattili. Tale sinestesia, d’altra parte, può essere considerata non tanto un sintomo, quanto un dono”. Tutto questo in un’indagine tra l’evenienza neurologica per cui un musicista finisce per porre meno alla “normale associazione fra intellettuale ed emozionale” e valuta la cosa tanto in maniera positiva che negativa. Tenendo conto di quanto concepito da Skrjabin e da tutte le avanguardie contemporanee affini all’idea di “musica sinestetica”, credi ci possa essere dono più bello del percepire la musica quale flusso che tutto direziona?
La nostra missione è quella di stimolare la consapevolezza della nostra vera natura e identità originale. Chi trova la verità, manifesterà gioia infinitamente più alta dei comuni effetti epidermici che tu descrivi, perché, nonostante la nostra temporanea presenza in questa dimensione grossolana, la sorgente distribuisce nettare che trascende la materia.
Ti eri proposto di pubblicare 100 album solisti prima di lasciare il corpo. Oggi che sei arrivato all’incirca a 110, qual è il tuo obiettivo in musica oggi? Quale quello di Paolo Tofani uomo?
Credo che continuerò fino a quando Krsna vorrà ma fare musica non è più primario per me, sono molto attratto dal vestirla con immagini contando su di una tecnologia molto stimolante e sempre disponibile.
Vuoi lasciare una considerazione a una webzine come OndaRock che permette quotidianamente di avere accesso a cultura senza necessariamente acquistare del cartaceo?
Non ho conoscenza di questo, da molto tempo, ammetto di vivere come un Avaduta (Senza interessi esterni), il mondo dei nomi non è più molto attraente per me ma semplicemente, utilizzo quello che mi serve per continuare a crescere come uomo, artista e anima spirituale eterna. Hare Krsna.
(03 luglio 2022)
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