Deadburger

Deadburger - L'electro-rock che diventa avanguardia

I fiorentini Deadburger, dopo gli inizi degli anni Novanta da paladini dell'electro-rock italiano, hanno mostrato, anno dopo anno, una continua evoluzione che spazia dalla musica cosmica alle citazioni delle avanguardie del Novecento, dal teatro alla letteratura

di Valerio D'Onofrio

I fiorentini Deadburger sono uno dei gruppi della scena underground italiana che più di altri è riuscito a coniugare la forza comunicativa del rock con la sperimentazione, la musica "giovane" con la musica colta, riuscendo a unire il tutto con svariate forme d'arte, dalla letteratura alla poesia, dal teatro alle arti figurative, mostrando una capacità di continuo rinnovamento e una cultura musicale fuori dal comune. Nell'arco della loro ventennale carriera sono sempre riusciti a migliorare cambiando, a evolversi senza guardarsi indietro; con l'eccezione del secondo album, ogni loro disco è migliore del precedente.

vittorionistri250x250_02La storia del "Panino di morto" inizia nel 1996 con la partecipazione all'Arezzo Wave con il brano "Italiano Cyborg", che voleva descrivere il nuovo italiano-berlusconiano, "metà uomo, metà televisione". Questo brano, che sarà poi presente nel loro primo album, Deadburger del 1997, segna già la strada che verrà intrapresa nei loro primi album; un industrial-electro-rock energico e frenetico che proprio in quegli anni vive una sorta di boom.
L'accoglienza è molto buona, anzi, potrebbe addirittura dirsi che l'album abbia un discreto successo commerciale. Buone recensioni su riviste specializzate e anche su stampa mainstream, proposte di contratti e vari ingaggi per concerti, accostamenti a gruppi come Nine Inch Nails, Chemical Brothers o Prodigy. Accostamenti in buona parte errati, stando agli stessi Deadburger, in quanto dei tre gruppi sopracitati solo il primo era noto alla band.
Ma la verità non è proprio quella descritta negli anni Novanta; l'album d'esordio è l'inizio di quella che si potrebbe chiamare la prima fase dei Deadburger, una fase electro-rock comprendente i primi tre album che è meritevole di elogi ma che è ancora certamente immatura, se paragonata agli ultimi lavori della band. Questa fase sembra essere stata un breve passaggio necessario da percorrere prima che i Deadburger capissero davvero quelli che dovevano essere i loro obiettivi. Il cantante dei primi due album, Vittorio Canovai, non era probabilmente il tassello adatto alla loro musica e l'esperienza di Vittorio Nistri e compagni in studio di registrazione era ancora insufficiente.
Nonostante ciò, sono tante le buone idee. Innanzitutto è uno dei primissimi enhanced cd italiano, cioè un cd audio con cd-rom pieno di filmati, testi e immagini. Per quanto riguarda i brani, molto interessante l'omaggio ai Pink Floyd di "Piano con quell'acido Eugenio”, chiaramente ripreso da "Careful With That Axe, Eugene" ("Ummagumma"). Un esperimento del genere fu tentato nel 2007 dai Verdena con "Non prendere l'acme Eugenio" ma con risultati inferiori. "Shell" affronta il tema delle compagnie petrolifere e dei danni che creano all'uomo e all'ambiente, "Hacker Dance" riprende la passione di Nistri per la fantascienza, in questo caso il filone del cyberpunk che ha come capostipite William Gibson, mentre "La donna più bella in città" attinge a un racconto di Charles Bukowski presente in "Storie di ordinaria follia".

simonetilli1275x275Nel 1999 i Deadburger pubblicano un breve Ep di cinque brani, chiamato appunto Cinque pezzi facili. Abbandonato l'analogico per il digitale, armati del loro primo Mac, Nistri e Casini, provano un esperimento che loro chiamano delle electro-matrioske. Prendono un brano, lo modificano, creano loop, ne isolano frammenti per creare un altro brano nato dal precedente ma ormai totalmente diverso, e così via. In questo caso, il primo brano "padre" o prima matrioska era "Io sto bene" dei Cccp.
Cinque pezzi facili accentua e porta all'estremo l'anima electro-rock dei Deadburger, complice anche il mixaggio di Paolo Fasati. Ma certamente l'album non mette in evidenza quelle che anni dopo sarebbero diventate le vere idee del gruppo.

Un passo importante in questo senso viene compiuto con due brani successivi pubblicati in due album di artisti vari: "Io non so" (1999), edito nel cd "Rock Sound Italia volume 1" che mette in musica una poesia post-apocalittica di Giuliano Mesa, e soprattutto "Antigrammatica" (2000), contenuto nell'album "Luther Blissett The Open Pop Star", che vede come protagonista la voce di Piero Cannata, noto "killer" di opere d'arte, famoso per aver preso a martellate il piede del David di Michelangelo e per avere scarabocchiato un quadro di Pollock. I dialoghi deliranti di Cannata - registrati nell'ospedale psichiatrico di Montelupo Fiorentino - contribuiscono a rendere farneticante l'intero brano, che, pur restando ancorato alla fase electro-rock, preannuncia alcune recenti sperimentazioni di Vittorio Nistri.

alessandrocasini275x275Bisogna attendere ancora tre anni per trovarsi di fronte a un altro lavoro targato Deadburger. L'album del 2003 si intitola S.t.0.r.1.e e rappresenta la prima vera svolta nelle loro scelte musicali. Abbandonata una strada già battuta che avrebbe potuto portare a più facili successi, poco interessati al marchio - cui potevano legittimamente ambire - di Nine Inch Nails italiani, dopo una lunga pausa ricca di esperienze personali che ogni musicista porterà con sé, i Deadburger iniziano un nuovo percorso tutto in salita. Vittorio Nistri ci dice di quegli anni: "Non avevamo voglia di rifare cose che avevamo già fatto, né tantomeno di ‘alleggerirci’. Ricordo un film dove Jack Nicholson dice al padre in carrozzella, ‘Devo partire di nuovo, papà, non so perché lo faccio. È come per i fiumi, se si fermano scompaiono’. Fu cosi anche per noi. Ci fermammo per non fermarci".
L'album è composto da 14 brani che sono altrettante storie separate le une dalle altre, tutte segnate da un colore diverso. Tra queste spiccano "110 giorni" (sapevate che mediamente, nell'arco di una vita di settant'anni, dedichiamo solo 110 giorni a fare l'amore, mentre ben 180 al telefono e quasi sei anni davanti la tv?), "Santo elettrone", dedicata allo pseudomedico-macellaio Walter Freeman che tra il 1936 e il 1967 praticò migliaia di lobotomie, "Luce", che affronta il tema del confine tra la vita e la morte, "Quei bravi ragazzi", dedicata a un gruppo di circa 200 giovani birmani che nel 2000 hanno tenuto testa a un intero esercito per quasi un anno, "Listino prezzi" sul turbo-capitalismo imperante.
L'album è una transizione tra l'electro-rock e i vari album sperimentali degli anni successivi. La svolta, però, non piace alla critica: l'album viene praticamente ignorato dalle riviste che avevano accolto positivamente i primi album. Avevano torto; questo era, sino a quel momento, il lavoro più innovativo targato Deadburger, tra l'altro con Roy Paci ospite alla tromba.

carlosciannameoIl processo evolutivo continua con C'è ancora vita su Marte (2007) che è probabilmente il primo album dove Nistri e compagni riescono a creare la musica che avevano davvero in mente. Dopo anni di ricerca e dopo una fase di passaggio in cui ogni musicista aveva provato esperienze esterne da portare poi dentro i Deadburger (tra queste, "In Yonder Garden" di Vittorio Nistri e Antonello Cresti), si arriva al 2007. Quattro anni di attesa per una nuova vita, un vero nuovo inizio. Gli anni Zero stavano finendo e i Deadburger cercano di descriverne il loro vero significato, un senso di spaesamento in un'Italia in cui non si riconoscono più. Tanti i brani che descrivono questo nuova Italia 2.0; da "Nibor Dooh" (Robin Hood alla rovescia), dedicata al famoso miliardario amato dagli italiani del Duemila, a "SBS (Sandro Bondi Syndrome)", da "I veri uomini stanno a Chieti", dedicata a Nicola Cucullo, un barbaro de-evoluto eletto per tre volte sindaco di Chieti, alla descrizione dei nuovi manager italioti avulsi dalla vita reale ("Deposito 423"), fino al poetico "Come ho fatto a finire in questo deserto", che è il titolo più emblematico dell'album.
È la descrizione di un'Italia e di un popolo italiano impegnati in una folle corsa verso il baratro ("Personal Titanic"), talmente cambiati da essere non più riconoscibili, non solo dagli stessi italiani di trent'anni prima, ma forse anche dal resto del genere umano. Chi non si adegua a tutto ciò ha la libertà di farlo, ma deve pagare un prezzo: la solitudine e l'isolamento. Situazioni narrate tramite l'estrema frammentazione dell'album, ventidue brani, brevi squarci sonori che descrivono la disgregazione degli anni Zero. È un esperimento che vorrebbe omaggiare "The Faust Tapes", il terzo grande album dei Faust, del quale prende la frammentarietà, senza però quello spontaneismo o quella sensazione di idee appena accennate e mai sviluppate. In effetti, forse in modo inconsapevole, ricorda anche qualcosa di uno dei dischi della trilogia freak di Frank Zappa, quel "We're Only In It For The Money" del 1968 che, anch'esso estremamente frammentato, contiene una ventina di unità intelligenti (secondo la definizione di Scaruffi), che disegnano vari aspetti della generazione di Zappa.
Anche i Deadburger creano più di venti brani brevi, che cercano di parlare della loro generazione, della loro epoca, seppur con musica lontanissima, sia da Zappa che dai Faust. Musicalmente il lavoro è molto diverso dai precedenti. Anzitutto, c'è un grande lavoro di sottrazione, tutti i suoni o le idee non utili vengono scartati, per cercare di semplificare al massimo. Ma la vera caratteristica è la maggiore fusione tra elettronica e musica rock, non vi più è la contrapposizione degli anni precedenti, i due mondi si compenetrano in modo più uniforme, il tutto con strumenti tipici del rock, del jazz e dell’elettronica.

isoladeimortibooklet1_01Ma se la regola dei Deadburger è cambiare e migliorare sempre, questo non poteva che ripetersi nel 2013 col mastodontico La fisica delle nuvole. Non è cosa frequente trovarsi di fronte a un triplo cd con cosi grandi ambizioni, con un elegantissimo box grigio, contenente tre cd più un corposo libretto di 72 pagine illustrato dal fumettista Paolo Bacilieri. I Deadburger diventano laboratorio di idee e cambiano nome in Deadburger Factory; così facendo si spingono molto oltre, non c'è più nulla dell'improvvisazione o dell'immaturità degli esordi. Sono ormai capaci di citare con disinvoltura Erik Satie, Don Cherry, Ornette Coleman, Dead Can Dance, il Rock In Opposition, passando alla musica cosmica, alla sperimentazione anche estrema, alla poesia di Tony Vivona, alla pittura di Munch, al teatro o al cinema di "2001 Odissea nello spazio" o di "Dr. Quatermass". Un lavoro geniale, che mostra una maturità sorprendente e consacra i Deadburger come vera avanguardia italiana. Vari fattori incidono sul nuovo corso, a partire da un amore smisurato per la musica e da una conoscenza approfondita della sua storia. Ma il passo avanti rispetto al precedente C'è ancora vita su Marte è anche rappresentato dall'abbandono della temporalità di quell'album. La fisica delle nuvole si sgancia dalla contemporaneità e per questo punta all'eternità.
Il primo dei tre cd è "Puro Nylon 100%", di Alessandro Casini, Vittorio Nistri e Tony Vivona. Il titolo sottolinea il contrasto tra il puro di una fibra naturale e il nylon, fibra artificiale. Nella musica si evidenzia quindi l'incontro-scontro tra la musica elettronica e quella realizzata con strumenti classici. Tre brani ("Re", "L’inganno" e "Ciò che la pelle spiega") sono rivisitazioni di Erik Satie, stravolte e rese quasi irriconoscibili da una serie di loop elettronici minimali. In "Re" troviamo un campione di cinque secondi del "Socrate" di Satie ripetuto a oltranza. All’atmosfera minimale contribuiscono un sestetto di archi e clarinetto che ricordano i suoni degli ultimi Dead Can Dance. Questi due brani rappresentano l’anima classica (dove in questo si intende le riscoperta delle avanguardie del 900) dei Deadburger; poche note ripetute come fossero i versi di un poeta ermetico. "L’Inganno" termina nel brano "Il Poeta", breve ma toccante poesia di Tony Vivona recitata da Giorgio Saviane.
Il brano iniziale - "1940 Madre" - alterna invece momenti industrial, rumori filtrati, chitarre distorte psichedeliche e viole. Elettricità ed energia scaturiscono nel rock di "Obsoleto Blues", un vero inno di ringraziamento al rock/blues classico, dato spesso per spacciato e invece rivaltalizzato dalla band con imprevedibile verve. "In Ogni Dove" è una citazione alla psichedelia, più alla nuova variante dei Bark Psychosis che alla classica americana. E’ un brano che sembra uscito dall’album-capolavoro "Hex". "Oltre" è segnato da basso e violino che accompagnano un testo parlato e termina con rumori elettronici che terminano nel breve "Slow Emotion". Si chiude alla grande con "Ancora più oltre", con vocalizzi rielaborati artificiosamente che sono seguiti dalla magnifica cornetta  in lontananza, triste e melanconica suonata da Nicola Cellai su partitura di Vittorio Nistri, che qui crea un suo personale e toccante omaggio al jazzista Don Cherry.
Il secondo album, diviso tra "Microonde" e "Vibroplettri" è, se non il più geniale, il più sperimentale. I primi quattro brani sono registrati utilizzando, quale unica sorgente sonora, un comune forno a microonde, i cui suoni vengono distorti, amplificati, rielaborati. Se qualcuno di voi si fosse mai chiesto quale sia il suono dell’Urlo di Munch, ecco pronta la risposta. Il primo brano - "La mia vita dentro il forno a microoonde" - è la geniale idea di Vittorio Nistri di dare voce a un dipinto, la conferma che le arti possono e devono contiuamente toccarsi e confrontarsi. "La strategia del topo" è un tassello fondamentale dell’album; immaginate un topo intrappolato nel forno a microonde, cercherà di sfuggire ma la sua fine sarà inevitabile. Il tutto è descritto dalle percussioni ottenute battendo e colpendo il forno, dall’elettronica di Nistri, fino ai rumori finali che indicano la triste fine del roditore: sinceramente geniale.
"Magnetron" e "Micronauta" vengono descritti dai Deadburger come musica cosmica fatta in cucina. Sempre tramite i rumori del citato forno si crea un atmosfera spaziale degna di Klaus Schulze; il video di Micronauta, tramite immagini che riprendono "2001 Odissea nello spazio" di Kubrick, descrive la nostra trasformazione antropologica da un uomo che ha vissuto a stretto contatto con la natura a un uomo che se ne allontana sempre più. Da qui l’immagine del neonato che nel cordone ombelicale ha una chiavetta Usb, segno di un’evoluzione la cui strada ci è ancora sconosciuta.
I restanti quattro brani sono firmati da Alessandro Casini, al quale è venuta l’insana idea di suonare la sua chitarra non con un normale plettro ma con un "vibroplettro", cioè con un fallo cromato a pile o con uno stimolatore clitorideo della Durex (non è uno scherzo). Il risultato sono quattro pezzi eccellenti, divisi tra le atmosfere ipnotiche e stralunate di "Il dentista di Tangeri", il riff blues di due minuti con distorsioni elettroniche di "Cuore di Rana" e la dedica al primo cinema di fantascienza con "DR. Quatermass, I Presume", il brano migliore di Casini, sino al breve viaggio psichedelico di "Arando i campi di vetro".
Il terzo ed ultimo cd vede l’ampliamento della line-up fino a tredici elementi, si aggiungono come ospiti tra gli altri Paolo Benvegnù, Enrico Gabrielli (Calibro 35, Afterhours) e Marina Mulopolus (Almamegretta). Stavolta quasi tutti i brani sono cantati e si afferma una maggiore vicinanza all’idea di canzone classica. I Deadburger si definiscono "un’orchestra acustico-psichedelica di otto elementi".
Il primo brano "La fisica delle nuvole" è una coinvolgente lettura accompagnata da violini e fiati. Ritmi funk dominano "Bruciando il piccolo padre", in cui si immagina che mummia di Lenin si difenda dal tentativo di essere cremata. In "Il mare è scomparso" si descrive una poesia post-apocalittica di Michael Houellebeq cantata in modo incomprensibile in quanto gli uomini regrediti in forma di lupo non sono più in grado di comunicare. Chiude l'opera l'omaggio a Sun Ra di "Starburger".

La chiamata (2020) segna un ulteriore cambiamento, pur mantenendosi all'interno di quell’immenso calderone che a grandi linee può definirsi avant-rock. Oltre ai quattro consueti musicisti della formazione storica troviamo un parterre di primo piano; ben otto batteristi scelti tra i migliori della scena italiana. L'album si pone  come totale alter ego del precedente, non più etereo percorso interiore ma viaggio nella materia, verso la realtà esterna. Il fulcro del cd è la figura dello sciamano presente nella cover, forse l’unico uomo libero in un mondo di uomini raffigurati nel luogo ideale della modernità - il centro commerciale - luogo di raccolta degli uomini-zombie di Romero. Le chitarre distorte sono ovunque, la doppia batteria è presente in ogni brano donando aspetti percussivi al limite del tribale.
Si parte con “Onoda Hiroo”, dedicata al tenente giapponese sopravvissuto in una giungla delle Filippine per ben trent’anni, inconsapevole della fine della seconda guerra mondiale. C’è rabbia, decisamente maggiore rispetto ai lavoro precedenti, ma una rabbia come sempre consapevole e ragionata. Questo è evidente in “Un incendio visto da lontano”, brano jazzato e urlato dove i testi di Vittorio Nistri inducono a riflettere sulla nostra passività verso le sofferenze altrui. La title track è il brano più rude, un'invettiva composta dalle urla insensate degli avventori del centro commerciale contro lo sciamano, unico uomo libero e autentico, sbeffeggiato per la sua diversità. Ma all’uomo schiavizzato dal consumismo non resta che aspettare l’ultima onda che lo spazzerà via per sempre. 
Vertice assoluto è “Triptych”, cover del brano di Max Roach del suo Lp capolavoro nonché inno di libertà e antirazzismo “We Insist! - Freedom Now Suite” (1960). Solo percussioni e voci, cioè i due primi elementi della musica primitiva (qui con qualche piccola manipolazione elettronica), che partono lentamente con archetti che stridono sui piatti, poi percussioni ripetute, canto che lentamente si trasforma in un urlo agghiacciante degno dei deliri dei Cromagnon. Il brano centrale è probabilmente “Tamburo sei pazzo”, dove lo sciamano che suona il suo tamburo (elemento che lo diversifica dalla massa di uomini-zombie, facendone un simbolo di libertà). La libertà viene vista dagli uomini non liberi come pericolosa e folle (ricordate il film “Easy Rider”?). Ciò non impedisce allo sciamano di continuare a suonare. Le parole in siciliano di Alfio Antico danno il via a un pezzo coraggioso, audace e ricco di inventiva. Tra chitarre, fiati e un dominio incontrastato delle percussioni, questo brano-racconto diviso in quattro parti è uno dei punti più evoluti della poetica di Vittorio Nistri
“Manifesto cannibale” potrebbe ricordare i film cannibal dei cinema italiano di genere degli anni 70. Qui però non c’è bisogno di andare nell’Africa nera per incontrare i cannibali. In questo brano avant-rock l’uomo cannibalizza ogni giorno il mondo che lo circonda, è quindi il cannibale di se stesso. Testi profetici su chitarre distorte fanno capire quanto valgano le moderne abitudini e le “nuove” idee che proliferano ogni giorno più pervasive (“Deadburger è come i vostri eroi: niente di niente, è come le vostre speranze, niente, la società virtuale, niente di niente, una protesta on line, niente, i vostri aggiornamenti, niente di niente, l'uomo forte al comando, niente di niente”). Chiude “Blu quasi trasparente”, brano che rende vagamente l’idea di ballad, seppur anomala. Nel futuro non ci sarà nulla oltre il centro commerciale, il mondo capitalista sarà perfettamente realizzato (“Non c’è un altrove”). I cori finali ripetuti una ventina di volte, “Happiness Is A Warm Mall” (“La felicità è un centro commerciale”), chiudono con pessimismo quello che può definirsi come un manifesto delle idee della band toscana.

Nel 2022 Vittorio Nistri e Simone Tilli pubblicano il primo album di un nuovo progetto, Ossi, che nasce lateralmente alla storia dei Deadburger, quasi uno spin-off che si allontana dalla strada maestra sperimentale, per spostarsi verso un sound che incontra il rock psichedelico, il garage rock con vari collage tipicamente zappiani. La musica del progetto Ossi - quindi pur partendo da due mondi sonori ormai storicizzati - è totalmente inserita nell'Italia di oggi, un garage-rock-psichedelico-freak con ambizione di cantautorato, di storytelling, di musica che vuole a suo modo rappresentare la propria contemporaneità.

"Ossi" ci porta quindi negli orrori dell’Italia di oggi, nella volgarità delle sempre più violente campagne elettorali o delle deliranti tesi complottiste che negli ultimi due anni tra alieni e microchip nascosti nei vaccini hanno raggiunto livelli parossistici. Per molti versi l’esordio del progetto Ossi potrebbe rappresentare quello che “La macarena su Roma” di Iosonouncane ha rappresentato nel 2010, un affresco realistico dell’Italia peggiore, dell’Italia opportunista, razzista e irrazionale, capace soprattutto di odiare e urlare senza capire.

Il rock scarno di “Ventriloquist Rock” è quindi un manifesto d'intenti che condensa in appena due minuti la politica italiana degli ultimi venti anni. Le registrazioni di comizi e trasmissioni Tv partono col “Basta” urlato a squarciagola da Giorgia Meloni alla tolleranza zero di Giancarlo Gentilini, ai vaffanculo di Grillo sino ai consueti insulti di Sgarbi e l’immancabile Salvini, in un becero circo che è lo specchio di un paese manipolabile dal pifferaio di turno. Il grande coro "Vaffanculo" che giunge dopo circa un minuto è l'inevitabile punto di arrivo dopo queste premesse.

Altro collage di registrazioni che descrive perfettamente l’Italia di oggi, aggiornato al Covid, si trova in “Out Demons Out”, cover "italianizzata" del brano dei The Edgar Broughton Band. Questo geniale e tragicomico collage di blues psichedelico è un viaggio tra deliri di alieni, Dna modificati, vaccini con trasformano gli uomini in robot e assurdità di questo tenore. Episodi reali di cronaca fanno da tema a brani come “Toy Boy”, “Miss Tendopoli" e “O’ Pisciaturu”, quest'ultimo dedicato alla “brillante” carriera politica dello sconosciuto Domenico Zambetti, con musica rock ridotta all’osso. Oltre alla cover dei Monks, “Monk Time” ancora una volta aggiornata alle vicende italiche - in questo caso un parroco che accusò le donne di essere le vere colpevoli dei femminicidi - uno dei brani più interessanti e più elettronici è “Naturalmente non possiamo pagarti”, che affronta in modalità ultra-weird la piaga del lavoro giovanile non pagato.

In questo orrore, affrontato costantemente con una ironia, si ha solo un’eccezione rappresentata del gran finale, che sembrerebbe dare una speranza al nostro paese.
"Navarre”, con chitarre distorte quasi desert-rock racconta l'unica storia positiva, quella di una volontaria di un Centro di Protezione Animali che salvò la vita a un lupo agonizzante.

Deadburger

Discografia

DISCOGRAFIA SELEZIONATA

Deadburger(Fridge Records, 1997)

5 Pezzi facili(Sony/Fridge Records, 1999)

S.t.0.r.1.e(Wot4, 2003)

C'è ancora vita su Marte(Goodfellas, 2007)
La fisica delle nuvole(Snowdonia/Goodfellas, 2013)
La chiamata (Snowdonia, 2020)
OSSI
Ossi (Snowdonia, 2022)
Pietra miliare
Consigliato da OR

Streaming

 

Shell
(videoclip, da Deadburger, 1997)

 

Antigrammatica
(videoclip, da Luther Blisset The Open Pop Star, 2011)

 

Obsoleto blues
(videoclip, da La fisica delle nuvole, 2013)

Trypthic
(videoclip, da La chiamata, 2020)

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