Anche a non essere esperti di scacchi, è risaputo come si tratti di un gioco in cui la strategia conta più di ogni altra cosa, in cui ogni mossa va pianificata con estrema cautela, pena la possibile compromissione dell'intera partita. A maggior ragione, un buon inizio è fondamentale, se non si vuole rischiare di mandare all'aria ogni chance di vittoria. L'avvio può essere convenzionale o più particolare, quel che conta è che da esso si riesca a sviluppare una tattica valida, con cui condurre tutto quanto il gioco. Nel nominare il suo primo effettivo album solista con una delle mosse d'apertura più standard negli scacchi (il pedone davanti al re mosso in avanti di due caselle), viene da chiedersi quale fosse la partita che Manuel Göttsching aveva in mente, se avesse già considerato le possibilità di successo e i probabili esiti di una sfida con un avversario sconosciuto, tutt'altro che definito.
Forse aveva semplicemente intenzione di dichiarare l'avvio di una nuova fase di carriera, da affrontare da solo, senza l'impegno di vecchi moniker o passati compagni d'avventura. Quale che sia la spiegazione alla base del titolo, niente di certo poteva prevedere quella che sarebbe stata la sorte di un disco originato quasi per caso, di un futuro sempreverde inciso per tutt'altro scopo. Caposaldo per molta dell'elettronica a venire, inconsapevole precursore per tanta musica da ballo, "E2-E4" nella sua ora di durata inquadra piccoli attimi di un futuro eccitante e tutto da costruire, ponendo uno dei più grandi interpreti della cosmica e del kraut-rock a padrino di una rivoluzione in procinto per scoppiare. Conviene però riavvolgere il nastro e circoscrivere le origini di un mito contemporaneo.
Gli antefatti
È il 12 dicembre 1981, il nuovo decennio si è già avviato sotto premesse sonore ed estetiche del tutto diverse e anche la Germania dell'Ovest si è lasciata permeare dalla lunga mano della nuova onda, attraverso le forme più disparate e con finalità diversissime. È uno scenario in pieno fermento, insomma, stracolmo di nomi e tendenze, un calderone che ribolle, anche e soprattutto nel suo ricchissimo sottobosco. In effetti è proprio questo l'ambiente che nel decennio precedente ha portato la musica tedesca a toccare vertici assoluti in materia di sperimentazione e ricerca, dentro e fuori i linguaggi rock. Anche nel frenetico avvicendarsi delle novità, uno come Manuel Göttsching non si fa trovare impreparato. Archiviato il progetto Ash Ra Tempel a tempo indeterminato (con un album, "Inventions For Electric Guitar", che nella sostanza è il suo primo lavoro solista), accantonata la psichedelia a favore di una focalizzazione su sintetizzatori ed elettronica, sotto molti aspetti il musicista berlinese aveva già inteso quale era la direzione da prendere con la sua musica, quali i venti che spiravano in giro per l'Europa.
Se già sotto il profilo sonoro Göttsching aveva individuato e contribuito a diffondere gli indirizzi sintetici che avrebbero caratterizzato l'intero decennio (anche e soprattutto in materia di musica "sperimentale"), nondimeno si è rivelato letteralmente pionieristico sotto un altro aspetto, forse ancora più importante nella concezione e nello sviluppo di "E2-E4". In netto anticipo rispetto ai vari producer che avrebbero cominciato a diffondere i frutti della loro creatività home-made, è già a partire dalla prima metà degli anni Settanta che il musicista berlinese acquista la strumentazione e gli apparati di registrazione necessari a imbastire il suo studio personale, lo studio Roma, nell'ottica della più estrema libertà creativa.
È un processo lunghissimo, dispendioso, che richiede anni per portare a un ambiente di lavoro davvero soddisfacente, ma che sin da subito consente massima possibilità di sperimentazione e gestione dei tempi, nonché totale controllo sull'intero iter realizzativo. È così che prendono forma i primi album a nome Ashra, progetti di ambient sintetica sviluppati senza alcun contributo esterno, ma anche tonnellate di materiale autografo, non necessariamente destinato a uno scopo preciso o a una pubblicazione futura, quanto più volto a scopo di studio, a descrivere un particolare momento. Ma sarà proprio in una di queste sessioni apparentemente estemporanee, in un momento lontano da ogni affanno realizzativo, che trarrà origine l'ora di durata che compone la partita a scacchi del musicista tedesco.
Un gioco miracoloso
Un po' come per tanti dischi che hanno marchiato a fuoco il corso del rock e dei suoi vasti dintorni, anche "E2-E4" è opera per cui genesi e storia rivestono un'importanza primaria, capace talvolta di oscurare addirittura i meriti del contenuto. Non è senz'altro il caso del lavoro in questione, va da sé però che il mito si costruisce anche e soprattutto con quanto circonda e completa il processo realizzativo. La storia, in questo caso, non si snoda attraverso scandali, litigi o altre questioni ben più triviali, punta invece dritta ai prodigi, a contingenze talmente irripetibili che davvero si possono ritenere miracolose. Perché quanto ha portato all'ideazione di questo progetto reca i tratti del miracolo.
Viene quasi da immaginarselo Göttsching, con la chitarra tra le braccia e il ricchissimo armamentario di sintetizzatori disposto a circolo attorno a lui, e un'idea nella testa, da registrare senza particolari intenti discografici. D'altronde, con tutti i mezzi a sua disposizione, non aveva difficoltà a lavorare sul nuovo album, e parallelamente svagarsi o addirittura imbastire qualcosa da ascoltare durante un viaggio in aereo, per raggiungere l'ex-compagno di avventura Klaus Schulze, in vista di un concerto il giorno successivo. Tutto molto rilassato, nessuna foga o premeditazione, se non la testimonianza di un giorno in studio, di un'ora spesa a improvvisare attorno a due accordi di chitarra col suo battaglione di synth. Tanto basta, per far nascere un caposaldo che avrebbe fatto innamorare Derrick May e Larry Levan.
Nessuna interruzione, nessun dislivello nei volumi dei vari strumenti, niente che potesse arrecare disturbo: poco importa che la progressione inizialmente non piacesse a Göttsching, che lo stesso fosse in procinto di interrompere il tutto e possibilmente dedicarsi ad altro. I sessanta minuti scarsi che compongono "E2-E4" vengono condotti e portati a termine senza che niente ne corrompa l'incanto, pronti per essere trasferiti su nastro. Il risultato, forse anche per la sua stessa concezione e la fortuita mancanza di impedimenti, ha dello straniante. In seguito il musicista ne parlerà come di un flusso perfetto di musica, senza velleità tecniche, ma è una perfezione che lì per lì fatica a essere scorta, nella ricerca di quell'errore da correggere, il difetto a cui ovviare. E invece, non vi era proprio nulla che dovesse essere modificato, ogni cosa è al suo posto.
Da quella che partiva quasi come una dimostrazione di savoir-faire nella gestione di un pezzo improvvisato, si ottiene invece un lavoro che mette in discussione le intere premesse sonore, che traghetta le sperimentazioni elettroniche degli anni Settanta verso un modo totalmente diverso di intenderne forme e finalità. Il tutto, senza sacrificare le premesse, tradire il proprio ricchissimo background artistico. In effetti, l'estrazione krauta di Göttsching fatica ben poco a palesarsi. Il tappeto di sintetizzatori che costituisce l'ossatura principale del lavoro reca impresso quello studio sulla ripetizione già proprio di "Inventions For Electric Guitar", per quanto comprensibilmente ammorbidito alla luce delle più recenti esplorazioni ambient. Allo stesso modo, l'ossessivo pattern di base, tutto retto da due soli accordi (mi2 e mi4, esprimibili per l'appunto in E2-E4 attraverso il formato alfanumerico) ha in sé quel potentissimo fascino minimalista che attraverso varie forme aveva permeato molti tra gli esponenti della stagione krauta. Eppure, le possibili influenze, quand'anche rilevanti, non possono che mettersi da parte, di fronte a un lavoro capace di spalancare porte impensate.
Per sua ovvia natura concepito come progetto da ascoltare in un'unica sessione (per quanto la stampa in vinile abbia necessariamente portato a una divisione in due metà), "E2-E4" riesce comunque a presentare cambiamenti nel suo decorso tali da giustificarne la ripartizione in vari segmenti. L'ingresso della chitarra, dedita a un assolo caldo e avvolgente, all'incirca a metà dell'opera è la più evidente tra le variazioni messe in atto, ma il fitto lavorio dei sintetizzatori sa come strutturare sin dall'inizio una progressione convincente, che stratifica e asciuga dove necessario, nell'ottica di una visione d'insieme unitaria e totalizzante. Soprattutto, si mantiene un equilibrio sopraffino tra umanità e astrazione, tra concretezza e tensione all'estasi, in un dialogo tra opposti che si riscontra anche nel perfetto connubio tra synth e sei corde (evidente specialmente nel chiudersi del lavoro). Proprio in questo scambio reciproco tra macchina e uomo (parallelamente approfondito e sintetizzato anche dai Kraftwerk nei monumentali "Die Mensch-Maschine" e "Computerwelt"), nonché nell'apportare variazioni sul tema e nuovi pattern melodici a partire da un canovaccio di base, si manifesta la lezione che di lì a poco le nascenti techno e house avrebbero fatto proprie.
Una straordinaria eredità
E pensare che era molto alto il rischio di non poter ascoltare il frutto di quella fatidica ora in studio di fine 1981! Appurato che il brano, per quanto si divertisse a esaminarlo e sezionarlo, risultava totalmente bilanciato sotto ogni singolo aspetto, Göttsching lo terrà comunque da parte per tre lunghi anni, considerando come al tempo le sessioni per il nuovo album volgevano verso tutt'altra direzione. La partita a scacchi viene quindi ripresa nel 1984, quando il musicista, finalmente intenzionato a fornire uno sbocco discografico a quell'ora di registrazioni, raggiunge il fondatore della Virgin Records, Richard Branson, sulla sua casa galleggiante e gli fa ascoltare il nastro. La storia vuole che il capo dell'etichetta stesse cullando nel mentre la figlia, che si addormentava tra le sue braccia: le prime impressioni sono alquanto entusiaste, il patron afferma che questa musica potrebbe valere una fortuna. D'altronde sono anni in cui questo tipo di elettronica progressiva e dalle vaghe potenzialità new age è riuscito a conquistare una notevole fetta di mercato, tra colonne sonore, torme di dischi d'atmosfera e un'infatuazione generalizzata per i sintetizzatori, capaci di aggiornarsi a getto continuo. Eppure, questa fortuna esploderà negli anni a venire, in maniera del tutto indiretta.
Ricredutosi infine sulle potenzialità di successo del lavoro attraverso una distribuzione con la Virgin ("era diventata troppo grande, avevo il timore che l'album si sarebbe smarrito tra tutte quelle pubblicazioni destinate al mainstream, quindi ho portato via la cassetta con me", ha affermato di recente il musicista), Göttsching infine pubblicherà "E2-E4" attraverso la Inteam, l'etichetta dell'amico Klaus Schulze, in un'edizione limitata di 1000 copie. Se le prime impressioni della critica faticano a scorgere le peculiarità del progetto, bollandolo come muzak di poco conto, nondimeno alcuni degli esemplari viaggiano lontano, destinati a lasciare un'impressione duratura. Alla totale insaputa del suo ideatore, Larry Levan metterà le mani sul vinile e comincerà a proporlo con assiduità nei suoi celebri dj-set al Paradise Club di New York, intuendo le potenzialità ritmiche e i tratti propri della house-music a venire, anche nella più totale assenza di linee di basso e di un reale battito percussivo.
Qualche anno dopo sarà la volta di due pionieri della techno di Detroit quali l'"innovator" Derrick May e il suo collega Carl Craig, entrambi dediti a remix club-friendly che incrociano il complesso minimalismo dell'originale a un altrettanto intricato sistema di pattern sonici e direttrici compositive. Dalle nostre parti, invece, un quartetto di producer italiani scorgerà le qualità latine nascoste tra le pieghe di "E2-E4" e le riadatterà in un classico della italo-house tout-court, quella "Sueño latino" che rivolta le fogge del prototipo abbinandogli una sensuale linea vocale e un corposo comparto ritmico ed effettistico, il quale lancia sponde al nascente suono balearico. Si potrebbero insomma snocciolare gli omaggi, i rimaneggiamenti e le ispirazioni dichiarate ancora a lungo, ad ogni modo non farebbero che ribadire la potenza suggestiva di un baluardo nato per caso, volto a cambiare per sempre i connotati dell'elettronica.
A quasi quarant'anni dalla sua concezione, "E2-E4" ha superato il test del tempo come ben pochi altri album del settore, rivelandosi ancora capace di comunicare col presente attraverso la sua peculiare storia realizzativa e le sue singolarità di contenuto. Nell'inclemente universo elettronico, invecchiare con una simile grazia è un privilegio tutt'altro che insignificante.
17/06/2018