Tanya Donelly nasce il 14 luglio 1966. Originaria di Newport, Rhode Island, è una ragazza americana che insegue il sogno di diventare una vera musicista. Ancora giovanissima si trasferisce in California con la famiglia, che frequenta le comuni hippy di San Francisco. Attiva musicalmente sin dai primi anni 80, appena quattordicenne inizia a scrivere canzoni e a esibirsi con la sorellastra coetanea Kristin Hersh (il padre di Tanya sposò la mamma di Kristin dopo che entrambi divorziarono) in piccoli locali della East Coast. Un nuovo trasloco, questa volta in quel di Boston, ed ecco che Tanya e Kristin battezzano la propria unione artistica “Muses”, proponendo uno spettacolo essenzialmente acustico e recitativo, sulla falsariga di quanto già fatto da Patti Smith.
Tanya Donelly + Kristin Hersh = Throwing Muses
Nel 1985, sui banchi della High School, quell’idea si trasforma nel primo embrione dei Throwing Muses, attraverso il reclutamento della bassista di colore Leslie Langston e del batterista David Narcizo. Le armonie sofisticate del quartetto conquistano presto i responsabili della 4AD, evento che consentirà ai neonati Throwing Muses di diventare la prima band americana a firmare un contratto per l’etichetta inglese. Alla fine del 1986 è già pronto l’album d’esordio, con Tanya nelle vesti di chitarrista e seconda voce, ruolo che conserverà per i primi quattro dischi del gruppo, abbandonando la partita all’indomani di The Real Ramona (1991), proprio quello che schiuderà loro le porte di un certo successo.
Le composizioni della Donelly sono più semplici e più tradizionali rispetto a quelle di Kristin, di fatto la vera leader. Tanya tornerà a unirsi ai Throwing Muses in occasione dell’omonimo disco del 2003, che sancirà il ritorno della band dopo qualche anno di stop, durante i quali la Hersh aveva intrapreso la carriera solista. Le loro strade si incroceranno di nuovo quando Tanya si renderà disponibile ad aprire le date sulla costa est durante il tour americano del 2014 dei Throwing Muses.
Tanya Donelly + Kim Deal = Breeders
Prima d’interrompere l’esperienza con i Throwing Muses, l’iperattiva Tanya aveva già dato vita al progetto Breeders, a fianco di Kim Deal dei Pixies (la sorella Kelley entrò successivamente, proprio per rimpiazzare la Donelly), con l’obiettivo di sviluppare meglio le proprie idee, il tutto facilitato dal fatto che le due band di provenienza erano entrambe sotto contratto con la 4AD. L’idea Breeders non fu un mero side project estemporaneo, bensì un’unità compositiva compiuta, una valvola di sfogo per le pulsioni che restavano represse all’interno delle formazioni madre, dove erano dominanti le figure di Black Francis (nei Pixies) e Kristin Hersh (nei Throwing Muses). Tanya e Kim seppero distaccarsi dal movimento riot grrrl, allora imperante nell’universo musicale declinato al femminile, facendosi interpreti di un’inquietudine esistenziale meno urlata, ottenendo peraltro una buona visibilità grazie al ben accolto esordio Pod, prodotto da Steve Albini. Pod si dimostrò determinante nel contribuire alla definizione di un suono indie-rock indolente, in grado di coniugare melodie indie-rock e frammenti noise. Di lì a poco, la fine dell’avventura Pixies promosse l’impegno nei Breeders come dominante nella carriera di Kim Deal.
Ma anche stavolta Tanya se ne distaccherà anzitempo (e sbagliando il momento?), probabilmente frustrata dal fatto di trovarsi nuovamente in una posizione secondaria nelle gerarchie del gruppo. Il materiale che stava scrivendo per il secondo album dei Breeders (che diventerà il loro disco di riferimento, Last Splash) sarà il punto di partenza per l’esordio della sua nuova creatura, alla quale darà il nome di Belly, concepita questa volta senza l’ausilio di altre prime donne.
Lo start up avviene a Boston, nel dicembre del 1991, quando Tanya unisce le forze con il bassista Fred Abong, che già aveva suonato con lei nei Throwing Muses, e i fratelli Tom (chitarra) e Chris (batteria) Gorman, tutti conosciuti sui banchi della high school. Tanya in realtà iniziò a occuparsi del progetto Belly già tre anni prima, appena concluso il tour promozionale di Hunkpapa, mettendo da parte qualche bozza che trovava non in linea con il sound dei Throwing Muses, elaborando un’ipotetica sintesi in grado di incrociare in qualche modo Kate Bush, Stevie Nicks e i tipici suoni alternative-rock in voga a inizio anni 90. Le cronache narrano che il primo concerto dei Belly risalirebbe al 14 marzo del 1992. Lo stesso anno arriveranno la firma del contratto per la 4AD e l’esordio del quartetto con il fulminante Ep Slowdust, che presenterà al mondo tutto il loro potenziale.
Dai primi Ep al successo di Star
Slowdust riscosse subito uno straordinario successo di pubblico e critica, raggiungendo la vetta delle indie chart nel Regno Unito, forte di alcuni dei pezzi che, ri-registrati, nobiliteranno il primo album del gruppo. In particolare l’arrembante “Dusted”, vero instant classic del rock alternativo dei primi anni 90. Ma anche “Slow Dog” e la più strutturata “Low Red Moon” fissavano già un’estetica basata su chitarre indie-rock e melodie pop, contribuendo in maniera determinante alla diffusione di quei suoni che sarebbero diventati riferimenti assoluti per l’intero decennio.
Nel novembre dello stesso anno l’Ep Gepetto bissa il successo, donando ulteriore visibilità ai Belly e spianando la strada per il primo album, che arriverà pochi mesi più tardi.
A inizio 1993 ecco finalmente Star che, grazie anche al traino del singolo perfetto, “Feed The Tree”, agguanterà la seconda piazza nelle chart generaliste britanniche (il primo in quelle indipendenti) e il disco d’oro in patria. I Belly diventano una band di successo e i brani di Star impazzano in tutte le college radio americane.
L’album viene registrato in due session: la prima a Nashville e la seconda a Liverpool, con in cabina di regia Gil Norton, producer dei Pixies. A parte i singoli già noti, che ne costituiscono la parte più elettricamente sostenuta, Star contiene un paio di ballad acustiche (“Untogether”, “Stay”) e qualche breve spunto (“Witch”, una reduced version di “King”, già apparsa più estesa come B-side) che donano dinamicità a una tracklist che unisce melodie di pop chitarristico a tendenze dreamy, vale a dire come fondere assieme l’esperienza Throwing Muses con i più eterei Cocteau Twins, un album fondamentale nel tracciare il perfetto mix fra il rock “alternativo” e l’indie-pop più tendente al mainstream. Sotto la patina di effervescenza pop, Tanya scrive canzoni dai testi a tratti morbosi e disperati: drogati, assassini, donne in crisi, eppure il pericolo è sempre tenuto a distanza, cristallizzato in vignette che vogliono rappresentare il dolore altrui in maniera “confortevole”.
Star rimarrà il vertice creativo dei Belly, quello dove meglio che altrove la band riuscirà a sintetizzare le proprie caratteristiche in un formato-canzone di grande efficacia e freschezza. Tanya, dall’aspetto delicato e vulnerabile, è anche carina e fotogenica, il perfetto contraltare dell’aggressiva Courtney Love e dell’intero movimento delle riot grrrl, elementi mediatici che non sfuggiranno all’attenzione dei nuovi fan, elementi immortalati nei set fotografici e nei videoclip prodotti per supportare il lancio promozionale dei singoli.
Star riesce a vendere più di qualsiasi precedente disco dei Throwing Muses, e “Feed The Tree” – forse il loro brano più importante – fa guadagnare alla band due nomination ai Grammy Awards del 1994, nelle categorie “Best New Artist” e “Best Alternative Music Performance”, e due agli Mtv Awards. E’ il loro picco di celebrità; per Tanya Donelly è il primo progetto del quale possa ritenersi e dichiararsi leader assoluta: questa è davvero la sua personale creatura.
Nel 1994 i Belly saranno invitati a prendere parte al tributo a Jimi Hendrix “Stone Free”: incideranno per l’occasione una loro versione del classico “Are You Experienced?”.
King e il declino
Subito dopo la pubblicazione di Star il bassista Fred Abong abbandona la band, sostituito prima da Leslie Langston, e poco dopo – causa insofferenze mostrate nei confronti della vita on the road - dalla bionda Gail Greenwood, precedentemente chitarrista in formazioni del circuito hard-rock di Boston. Con la Greenwood in line-up i Belly restano in tour per oltre un anno, suonando negli Stati Uniti, in tutta Europa, Australia e Giappone, assicurandosi opening band dal grande futuro, quali Cranberries e Radiohead. L’innesto della Greenwood conferisce maggiore propulsione al sound del gruppo, che nell’estate del 1994 iniziò a scrivere il materiale per l’opera successiva. King, pubblicato nel 1995, sempre per la 4AD, risulterà ritmicamente più sostenuto del predecessore, ma con un taglio più “tradizionalmente rock”, anche per via della presenza di un produttore quale Glyn Johns. King amplifica quella “malinconica allegria” che già in passato era cifra stilistica del gruppo, perfetta per i ragazzi della generazione X rimasti orfani di Kurt Cobain, stuoli di post-adolescenti con i fumi del grunge ancora appiccicati sulla pelle.
Pur continuando a coniugare istinti pop e sconquassi alt-rock, le strutture delle canzoni si fanno più “classic”, il minutaggio medio si allunga, il quartetto lavora con maggiore attenzione sui frangenti più introspettivi (“Silverfish", “The Bees”), ma nonostante la presenza di bombette iper-pop come “Super-Connected” e “Now They’ll Sleep” – non a caso scelte come singoli – e di midtempo di straordinaria e inconfutabile bellezza (“Untitled And Unsung” e “Judas My Heart” diventano meravigliosi inni per cuori infranti) non emerge la medesima forza dell’album d’esordio. La qualità della scrittura, alla quale questa volta partecipa attivamente l’intera band, non consente a King di raggiungere le aspettative di band e label: in termini di vendite risulta schiacciato fra gli ultimi vagiti del grunge e l’esplosione del britpop, che si abbatte sulle produzioni americane con inaudita violenza. Anche su chi, come le Belly, in qualche modo assecondarono – e in parte anticiparono - quel tipo di suono.
Percorsi personali
Quando i risultati non arrivano tutto diventa più difficile: conflitti personali e divergenze artistiche giungono così a minare la stabilità del gruppo, che a fine 1995 comunica l’intenzione di fermarsi, dopo l’ultimo concerto del tour a supporto di King, al Dragonfly di Los Angeles. La prestigiosa copertina di Rolling Stone, la partecipazione al seguitissimo Late Show di David Letterman e i numerosi concerti svolti da ambo le parti dell’Oceano (suonarono anche in Italia), non riuscirono a incrementare in maniera considerevole la popolarità del gruppo. Per questo motivo nel 1996 Tanya Donelly decise di interromperne l’attività, preferendo concentrarsi sull’avvio della propria carriera solista. Il risultato fu la pubblicazione di una serie di album di alternative folk-pop di buona fattura, che la consolidarono nelle vesti di rispettata musicista di culto, senza mai regalarle un successo più importante di quello ottenuto con i Belly.
L’Ep Sliding & Diving esce subito dopo lo scioglimento del quartetto, nel 1996, con la 4AD che la conferma artista della propria scuderia, e dopo pochimesi è già la volta del primo album in solitaria, Lovesongs For Underdogs. Ci vorranno però cinque anni per approdare al successivo Beautysleep, lavoro dal deciso taglio cantautorale, seguito due anni più tardi da Whiskey Tango Ghosts e nel 2006 da This Hungry Life, registrato dal vivo. In anni recenti ha autoprodotto una serie di Ep digitali, denominati The Swan Song Series, nei quali ha concretizzato collaborazioni con alcuni dei suoi musicisti e autori preferiti. L’intera serie è stata pubblicata nel 2016 su supporto fisico.
Tanya oggi vive a Boston con suo marito, il bassista Dean Fisher (nel gruppo di Juliana Hatfield), con il quale non di rado suona, e le loro due figlie. Lavora come postpartum doula, assistente non medica che si occupa del supporto alle donne durante l’intero periodo perinatale.
Dopo lo scioglimento dei Belly, Gail Greenwood suonerà per tre anni il basso con le L7, per poi andare in tour con l’artista pop-punk Bif Naked. Dal 2002 imbraccia la chitarra nei Benny Sizzler, progetto metal con inflessioni power-punk. Vive nel Rhode Island con il compagno Chil Mott, con il quale suona nei Benny Sizzler e si occupa di graphic design, oltre a essere un’attiva ecologista e allevare due cani da terapia, Bear e Maurice.
Tom Gorman suonerà per un breve periodo con i Buffalo Tom, e andrà in tour nel 1999 con Kristin Hersh, prima di trasferirsi a New York per unirsi al fratello Chris (autore del riconoscibile artwork di quasi tutte le copertine dei Belly) e intraprendere la strada della fotografia commerciale.
Il ritorno
Ma il mondo non si è completamente dimenticato dei Belly: è del 2002 la pubblicazione della retrospettiva Belly’s Sweet Ride: The Best Of Belly, la quale ha il pregio di concedere una seconda opportunità a B-side che avrebbero meritato maggiore visibilità, quali “Hot Burrito #1”, “Spaceman” e “Sweet Ride”. Nell’antologia, per la gioia dei completisti, finiscono anche la cover di Hendrix "Are You Experienced?", una live version di “Dusted”, una reinterpretazione in lingua francese di “Judas My Heart” (“Judas mon coeur”) e “Broken”, incisa per la colonna sonora del film “Twister – The Dark Side Of Nature”.
Giusto un paio di decenni dopo lo scioglimento, l’8 febbraio del 2016, giunge a sorpresa la notizia, lanciata sul sito ufficiale: i Belly torneranno a esibirsi dal vivo, in alcune date previste per l’estate successiva. E’ solo il primo step: durante quei concerti vengono eseguite un paio di nuove canzoni che preludono al vero e proprio ritorno discografico.
Dove esce il 4 maggio del 2018, preceduto di qualche settimana dal singolo “Shiny One” e da un Ep dal titolo “Feel” pubblicato in occasione del Record Store Day. E’ una simpatica coincidenza che anche le Breeders delle sorelline Deal siano quasi in contemporanea tornate a incidere dopo parecchi anni, creando un parallelo che riporta i fan indietro nel tempo. Per entrambe le formazioni l’asse stilistico si è spostato ben poco, e il revival di quegli anni, unito a un certo ritorno in voga dei suoni che caratterizzarono gli anni 90, le sta riportando sui palchi di mezzo mondo, anche molto prestigiosi, come quello del Primavera Sound di Barcellona e di altri importanti festival sparsi per il globo. Ventitré anni senza pubblicare nulla, se non sono un’era geologica poco ci manca, ma i Belly formato 2018 sono tutt’altro che bolliti: attraverso una scrittura che si è conservata brillante e accattivante, ripartono proprio da dove si erano fermati, con la medesima line-up, con Gail Greenwood al basso e i fratelli Thomas e Chris Gorman confermati rispettivamente su chitarre (più synth) e batteria.
Dove non suona quindi come il risultato di cìnquantenni a caccia di spiccioli per pagare le bollette di casa e l’università dei figli: dimostra un bel tiro, e un songwriting niente affatto appannato, basti ascoltare la sontuosa “Army Of Clay”, tripudio post-grunge denso di quelle chitarre che inesorabilmente si stampano in testa. C’è tanta luce fra le pieghe di “Shiny One” (arricchita da chitarre un po’ più “cattive” e a tratti shoegaze) e “Human Child”, forte di un ritornello che tende verso i migliori Fleetwood Mac, facendo scattare di nuovo il parallelo fra la Donelly e Stevie Nicks. L’attitudine indie-pop da college radio torna e risplendere con prepotenza in brani come “Girl” e “Stars Align”, alle quali tante American teen band emergenti potrebbero oggi volgere lo sguardo. La presenza di diverse ballad acustiche (“Suffer The Fools”, “Quicksand”, la conclusiva “Heartstrings”) mostra comunque un certo avvicinamento ai lavori della Donelly solista, portando il marchio Belly verso certa Americana (vedi anche le slide di “Artifact”) ed evitando di immobilizzarlo nel recinto dell’indie-pop placcato di teen spirit.
A giugno 2021, per celebrare il trentennale di carriera, i Belly danno alle stampe Bees, una raccolta di b-side e rarità, per la prima volta raccolte in un’unica pubblicazione. Inizialmente diffusa per il Record Store Day 2021 in un’edizione limitata e numerata, compilata personalmente da Tanya Donelly e soci, Bees contiene 19 tracce mai pubblicate prima in album ufficiali della band. La maggior parte dei brani inclusi trovarono posto come b-side di lusso nei primi tre Ep diffusi dal gruppo per la 4AD, a cavallo fra il 1992 e il 1993: “Slowdust”, “Gepetto” e “Feed The Tree”.
C’è spazio anche per la cover di “Are You Experienced?”, incisa nel 1994 per il disco tributo a Jimi Hendrix, e per “Hushabye Mountain”, pubblicata nel 2017 in free download, e successivamente inclusa nell’Ep “Army Of Clay” che segnò il ritorno discografico dopo oltre vent’anni di assenza. Bees mostra il consueto approccio Belly: da un lato perfette indie-pop songs, muscolari e chitarrose (“Sexy S”, “Baby’s Arm”, “Broken”), ideali per spaccare nelle college radio americane degli anni 90, dall’altro lato ballad intrise di malinconia, pronte a spezzare il cuore di qualsiasi post adolescente, fra le quali le imperdibili “Sweet Ride” e “Hot Burrito #1”, fra i vertici assoluti della loro discografia. Molto più che semplici outtake, il completamento di quanto inciso da un progetto che avrebbe meritato un successo di ben più vaste dimensioni.
BELLY | ||
Slowdust (Ep, 4AD, 1992) | ||
Gepetto (Ep, 4AD, 1992) | ||
Feed The Tree (Ep, 4AD, 1993) | ||
Star(4AD, 1993) | 8 | |
King (4AD, 1995) | 7,5 | |
Belly's Sweet Ride: The Best Of Belly (antologia, Rhyno, 2002) | 7,5 | |
Dove (Belly Touring, 2018) | 7 | |
Bees (b-sides & rarities, 4AD, 2021) | 7,5 | |
TANYA DONELLY | ||
Sliding And Diving (Ep, 4AD, 1996) | ||
Lovesongs For Underdogs (4AD, 1997) | ||
Beautysleep (4AD, 2002) | ||
Whiskey Tango Ghosts (4AD, 2004) | ||
This Hungry Life (live, Eleven Thirty Records, 2006) | ||
Beautysleep And Lovesongs Demos (4AD, 2006) | ||
The Swan Song Series(2016) |
Feed The Tree (videoclip da Star, 1993) | |
Gepetto (videoclip da Star, 1993) | |
Super-Connected (videoclip da King, 1995) | |
Now They'll Sleep (videoclip da King, 1995) |